Dopo l’Ordinazione Sacerdotale e un periodo di animazione missionaria in Spagna, P. Juan Pablo ha passato 13 anni in Corea. Ora al tempo della celebrazione dei suoi 25 anni di sacerdozio si trova in Colombia, suo paese natale.
Trovandosi a Roma per il Corso di Formazione Continua organizzato per coloro che celebrano i 25 anni di Professione Perpetua o Ordinazione Sacerdotale, ha condiviso con noi alcuni aspetti significativi della sua esperienza missionaria.
P. Dietrich Pendawazima ha spiegato i numeri dal 50 al 55 delle nostre Costituzioni. Il n. 50 afferma che la professione religiosa è un atto pubblico, aperto alla gente e quindi un impegno davanti a tutta la comunità.
Il n. 51 fornisce le indicazioni necessarie dall'ammissione alla prima professione alla professione perpetua.
Il n. 52 spiega che questo intervallo temporale cerca la maturità della vocazione e l'idoneità della persona. Attualmente, questo intervallo è quasi sempre superiore a tre anni.
Il n. 53 è la formula della professione, dove ogni parola è studiata ed è importante.
Il n. 54 indica che chi riceve la professione è il Superiore Maggiore, cioè il Superiore Generale o il Superiore Regionale.
Il n. 55 indica alcuni punti costitutivi della vita consacrata. Insiste sullo spirito di corpo e sull'uguaglianza di tutti i missionari nel rispetto delle specifiche funzioni.
P. Pendawazima ha invitato tutti a leggere gli altri numeri delle nostre Costituzioni che si riferiscono al servizio missionario dell'Istituto.
Il resto della mattinata c'è stato tempo per il lavoro personale e a mezzogiorno si è unito al gruppo il giornalista Christophe Henning che ha scritto il libro sui Beati Martiri d'Algeria.
Nel pomeriggio, p. Adelson Dos Santos ha condiviso la preparazione e lo sfondo del Sinodo sull'Amazzonia, i lavori del Sinodo a cui questo gesuita ha partecipato e l'accoglienza del Sinodo attraverso il suo Documento Finale e l'Esortazione Apostolica "Querida Amazonia".
Tutto il gruppo si è poi recato a Bravetta per partecipare all'Eucaristia presieduta da p. Helder António Da Rosa Bonifácio. Ci ha invitato ad avere un cuore pulito che vede gli altri come fratelli e facilita la vita in fraternità. Ha insistito sull'importanza della preghiera e di un rapporto profondo con Dio per vincere la battaglia spirituale.
Dopo cena alcuni missionari hanno condiviso la loro esperienza missionaria e formativa e il rettore del teologato, p. José Martin, ha condiviso gli sforzi della comunità di Bravetta per aprirsi alla realtà del IMC in Italia (e ora nella Regione Europa), alla realtà del quartiere dove si trova il nostro teologato e alla realtà ecclesiale diocesana. Ha sottolineato la calorosa accoglienza che i giovani professi hanno ricevuto nelle comunità IMC in Italia dove sono stati inviati e ha invitato i missionari a visitare la comunità di Bravetta e a condividere la loro vita missionaria.
Al mattino Chiara Giovetti, responsabile dell'Ufficio Progetto Consolata a Roma, ha condiviso il lavoro svolto negli ultimi dodici anni dal suo ufficio e ha dato alcune chiavi per il discernimento, la scrittura, l’accompagnamento e la valutazione dei progetti presentati dai missionari.
Poi p. Rinaldo Cogliati, Amministratore Generale, ha mostrato la geografia attuale dei Missionari della Consolata e i loro luoghi di origine e formazione. In una seconda presentazione ha ricordato le linee guida riportate al n. 41 del Notiziario IMC dell'8 dicembre 2018.
Nel pomeriggio Christophe Henning, giornalista francese della rivista cattolica La Croix, ha condiviso l’esperienza dei Beati Martiri d'Algeria, nostri protettori quest'anno. All'incontro hanno anche partecipato la comunità locale della Casa Generalizia, le Suore Missionarie della Consolata e la comunità di Bravetta. Henning ha sottolineato il martirio della vita quotidiana vissuta da tutti questi testimoni della misericordia di Dio.
Poi il cardinale Michael Czerny, gesuita e Sottosegretario del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale, ha presieduto l'Eucaristia, durante la quale ci ha invitato a lottare con tutto ciò che ci separa da Dio nel nostro cuore e a farlo seguendo il consiglio del Vangelo per diventare bambini, con quella fiducia e quella fedeltà. Ci ha anche invitato a pregare per il Papa e per una Chiesa ministeriale, missionaria e sinodale. La sua semplicità ha toccato il cuore di tutti i missionari.
Croce pettorale di S. Em. Card. Czerny fatta con il legno di una barca dei migranti.
La sera, la Commissione Animazione ha invitato tutti a vedere un filmato su San Filippo Neri intitolato "Preferisco il Paradiso" che mostra la gioia e l'amore per i bambini di questo grande santo romano.
Father Dietrich Pendawazima explained the articles from number 50 to 55 of our Constitutions. Number 50 claims that religious profession s a public act, open to people and therefore, a commitment in front of the whole community.
Number 51 provides necessary indications for the admission to the first profession and to perpetual profession.
Number 52 explains that the time interval between the two professions seeks for the vocation maturity and the person’s eligibility. Currently, this interval is almost always longer than three years.
Number 53 is the profession formula; every word is well studied and important.
Number 54 indicates that the one receiving the profession is the Major Superior that is, the Superior General or the Regional Superior.
Number 55 indicates some constitutive points of consecrated life. It insists on the body spirit and on the equality of all missionaries in due respect of their specific functions.
Father Pendawazima invited all to read the other articles of our Constitutions referring to the missionary service of the Institute.
The rest of the morning was left for personal work and in the afternoon, the journalist Christopher Henning who wrote the book on the Blessed Martyrs of Algeria joined the group.
Also in the afternoon, Father Adelson Dos Santos, a Jesuit priest, talked about the preparation and background of the Amazon Synod, the works of the Synod in which he participated and the Synod welcoming through its Final Document and the Apostolic Exhortation "Querida Amazonia".
In the evening, the entire group went to Bravetta to celebrate the Eucharist presided over by Father Helder António Da Rosa Bonifácio. He invited us to have a clean heart that sees others as brothers and thus facilitate life in fraternity. He insisted on the importance of prayer and a deep relationship with God in order to win the spiritual battle.
After supper, some missionaries shared their missionary and formative experience; and the Rector of the Theologate, Fr. José Martin, shared on the efforts of the Bravetta community to open itself to the IMC reality in Italy (and now to the European Region), to the reality of the neighborhood where our theologate is built and to the diocesan ecclesia reality. He underlined th warm welcome that our young professed received in the IMC communities in Italy where they have been sent and he has invited missionaries to visit the Bravetta community wherever they willed and share their missionary life experience.
In the morning, Chiara Giovetti, the in-charge of the Consolata Office of Project in Rome, talk about the work her office has done in the last ten years and gave a few keys for discernment, the writing, the accompaniment and the evaluation of projects presented by missionaries.
Then, Father Rinaldo Cogliati, the General Administrator, showed the present geography (graphics) of the Consolata missionaries and their countries/continents of origin and formation. In a second presentation, he reminded the guidelines reported in number 41 of the IMC News bulletin of the 8th December 2018.
In the afternoon, Christophe Henning, the French journalist of the Catholic magazine La Croix (The Cross), shared the experience of the Blessed martyrs of Algeria, our protectors of this year. The local community of the General House, the Consolata Sisters and the Bravetta community participated also in this meeting. Henning underlined the everyday martyrdom lived by all these testimonies of God’s mercy.
Then, Michael Cardinal Czerny, Jesuit, Undersecretary of the Disaster for the Promotion of Integral Human Development, presided over the Eucharist during which he invited us to fight against all that separates us from God in our heart and to do it following the Gospel advice of becoming children, with that trust and that faithfulness/loyalty. He invited us also to pray for the Pope and for a ministerial, missionary and synodal Church. His simplicity touched the heart of all missionaries.
In the evening, the Animation Commission invited all to see a movie on Saint Philip Neri entitled "Preferisco il Paradiso" (I prefer the Paradise) that shows the joy and love for children of this great Roman Saint.
El p. Dietrich Pendawazima ha explicado los números 50 al 55 de nuestras Constituciones. El n.50 expone que la profesión religiosa es un acto público, abierto a la gente y, por lo tanto, un compromiso delante toda la comunidad.
El n.51 da las indicaciones necesarias desde la admisión a la primera profesión hasta la profesión perpetua.
El n.52 explica que este intervalo temporal busca la madurez de la vocación y la idoneidad de la persona. En la actualidad, este intervalo es casi siempre superior a tres años.
El n.53 es la fórmula de la profesión, donde cada palabra está estudiada y es importante.
El n.54 indica que el que recibe la profesión es el Superior Mayor, es decir, el Superior General o el Superior Regional.
El n.55 señala algunos puntos constitutivos de la vida consagrada. Insiste en el espíritu de cuerpo y en la igualdad de todos los misioneros respetando las funciones específicas.
El p. Pendawazima ha invitado a todos a leer el resto de números de nuestras Constituciones que hacen referencia al servicio misionero del Instituto.
El resto de la mañana ha habido un tiempo de trabajo personal y al mediodía se ha incorporado al grupo el periodista Christophe Henning que ha escrito el libro sobre los beatos mártires de Argelia.
Por la tarde, p. Adelson Dos Santos ha compartido la preparación y los antecedentes del Sínodo de la Amazonia, los trabajos del Sínodo en los que este jesuita participó y la recepción del Sínodo a través su Documento Final y la Exhortación Apostólica “Querida Amazonia”.
A continuación, todo el grupo ha ido a Bravetta para compartir la eucaristía que ha sido presidida por el p. Helder António Da Rosa Bonifácio. Él nos ha invitado a tener un corazón limpio que ve a los otros como hermanos y facilita la vida en fraternidad. Y ha insistido en la importancia de la oración y una relación profunda con Dios para vencer en el combate espiritual.
Después de la cena, algunos misioneros han compartido su experiencia misionera y formativa y el rector del teológico, p. José Martin ha compartido los esfuerzos de la comunidad de Bravetta para abrirse a la realidad del IMC en Italia (y ahora, en la Región Europa), a la realidad del barrio donde está nuestro Teologado y a la realidad eclesial diocesana del Arciprestazgo. Ha resaltado la buena acogida que los jóvenes profesos han recibido en las comunidades IMC de Italia donde han sido enviados y ha invitado a los misioneros a pasar por la comunidad de Bravetta y compartir su vid misionera.
Por la mañana, Chiara Giovetti, responsable de la oficina de Proyectos de la Consolata en Roma, ha compartido el trabajo realizado en estos últimos doce años por su oficina y ha dado algunas claves para el discernimiento, la redacción, el seguimiento y la evaluación de proyectos que presentan los misioneros.
A continuación, p. Rinaldo Cogliati, administrador general, ha mostrado la geografía actual de los misioneros de la Consolata y sus lugares de procedencia y formación. En un segundo partido, ha recordado las orientaciones dadas en el nº41 del Notiziario IMC del 8 de diciembre de 2018.
Por la tarde, Christophe Henning, periodista francés de la revista católica La Croix, ha compartido la experiencia vivida por los Beatos Mártires de Argelia, nuestros protectores de este año. EL encuentro ha contado con la participación de la comunidad local de la Casa General, de las Misioneras de la Consolata y de la comunidad de Bravetta. EL señor Henning ha subrayado el martirio de la vida cotidiana vivido por todos estos testigos de la misericordia de Dios.
A continuación, el Cardenal Michael Czerny, jesuita y Subsecretario del Dicasterio para la Promoción del Desarrollo Humano Integral, ha presidido la eucaristía durante la cual ha invitado a luchar con todo lo que nos separa de Dios en nuestro corazón y a hacerlo siguiendo el consejo del evangelio de hacernos niños, con esa confianza y fidelidad. Ha invitado también a orar por el Papa y pour una Iglesia ministerial, misionera y sinodal. Su sencillez ha llegado al corazón de todos los misioneros.
Por la noche, la Comisión de la Animación ha invitado a todos a ver un film sobre San Felipe Neri titulado “Preferisco il Paradiso” que muestra la alegría y amor por los niños de este gran santo romano.
P. Daniel Bertea ha presieduto l'Eucaristia e ha ringraziato il Signore per il dono della vita. Durante l'omelia ha ringraziato Dio perché la missione ha dato un senso alla sua vita. Ha condiviso che il missionario è colui che testimonia l'amore di Dio per i poveri, colui che è povero e lascia la sua terra, unificando la fede e le opere nella sua vita quotidiana.
P. Efrem Baldasso ha spiegato i numeri 43-49 delle nostre Costituzioni. Il n. 43 sviluppa il contenuto cristologico del voto di povertà: "Annunciamo con la nostra vita la beatitudine della povertà”.
Il n. 44 mostra come crescere nell'opzione della vita in povertà: attraverso la conversione del cuore e dell'atteggiamento; coltivando la fede nella Provvidenza; essendo solidale con i poveri per essere voce di coloro che non hanno voce. Nella povertà possiamo trovare il senso delle nostre scelte pastorali. Questo tema incoraggia il missionario a tener conto della situazione dell'ambiente in cui si trova.
Il n. 45 indica che la povertà è vissuta nell'Istituto anche attraverso il servizio ai poveri: "l'amore per la povertà deve portare a un'effettiva comunione di beni, lavoro e iniziative”.
Il n. 46 sviluppa che la povertà deve portare alla responsabilità, non alla passività. In questo modo, si parla di spirito di iniziativa e di operosità, citando San Paolo.
Il n. 47 introduce il criterio del dialogo e del discernimento in comunità con il consenso del superiore, perché siamo un'unica famiglia.
Il n. 48 è un numero giuridico che si riferisce al Diritto Canonico. Spiega l'amministrazione dei beni prima e dopo la professione.
Il n. 49 indica che il testamento deve essere fatto prima della prima professione. Il Fondatore dice nella Vita Spirituale: "se si osserva la povertà secondo la Regola e secondo lo spirito, la comunità andrà avanti benedetta da Dio, ma guai se venisse meno su questo punto. Quando si trascura il voto di povertà, la comunità è prossima alla fine" (cfr. p. 283).
Poi c'è stato il tempo di lavorare per continente sulla "missione e la vita dell'Istituto" indicando due aspetti essenziali su cui lavorare dopo quello che abbiamo vissuto in questi giorni; trovare un'icona biblica che ispiri questo cammino, oltre che un'illuminazione dai documenti della CIM; concludere individuando i passi e le tappe che possono essere valutati per raggiungere i due aspetti che sono stati proposti. Al finale, alla presenza di p. Stefano Camerlengo, c'è stato un dialogo sulla continuità dei processi nella missione e sulla continentalità.
Il gruppo è andato ad Assisi. Là, i missionari hanno pregato le Lodi nella cappella che i francescani hanno nel loro Centro di Spiritualità. C'è un magnifico mosaico di Rupnik che ha suscitato l'ammirazione e la preghiera di tutti.
Fratel Carlos, un francescano brasiliano, ha accolto i presenti e ci ha invitato a non pensare al passato o al futuro, a vivere l'ora di questo momento e a fare di questo viaggio un pellegrinaggio ai luoghi francescani. Siamo partiti da Santa Chiara, una donna con una forte personalità, determinata e un'autentica rivoluzionaria nei tempi in cui viveva.
Il gruppo si è poi recato alla chiesa costruita sul luogo di nascita di San Francesco, ringraziando Dio per i suoi genitori che lo hanno messo al mondo. Lì, fratel Carlos ha condiviso che il cambiamento in San Francesco non è stato brusco, ma il frutto di un processo. All'inizio voleva cambiare le cose attraverso il denaro, ma si è reso conto che Dio chiedeva qualcosa di più grande: doveva donarsi completamente e liberarsi da ogni sicurezza.
In continuità con questo processo, il gruppo si è recato al Santuario della Spogliazione e ognuno ha avuto l'esperienza di liberarsi di alcune delle sue sicurezze: il portafoglio, il telefonino... E alcuni hanno condiviso ciò che questo ha suscitato nei loro cuori. Il gruppo si è poi recato nella parrocchia di Santa Maria Maggiore, dove il Vescovo ha annunciato a tutta la diocesi che il Papa ha appena ufficializzato che il Servo di Dio Carlo Acutis, un giovane morto a 15 anni nel 2006, sarà beatificato in primavera. Tutto il gruppo, insieme ai presenti della diocesi e al vescovo, ha pregato davanti alla tomba del futuro beato Carlo Acutis.
Dopo il pranzo, nel pomeriggio, il gruppo ha visitato la Basilica di San Francesco sotto le ampie e organizzate spiegazioni di un altro frate francescano. In seguito, ognuno ha avuto l'opportunità di pregare in silenzio davanti alla tomba di San Francesco. Un luogo pieno di significato oggi per i missionari della Consolata che cercano la rivitalizzazione personale, comunitaria e dell'Istituto che San Francesco ha saputo realizzare a suo tempo.
P. Stefano Camerlengo ha presieduto l'Eucaristia e fratel Carlos ha tenuto l'omelia che si è concentrata sulle letture della giornata. Alla fine ha parlato dell'ammirazione che ha sempre provato per i Missionari della Consolata che lavorano nella sua nativa Amazzonia. Tutto il gruppo ha cenato ad Assisi e la sera siamo tornati a Roma accompagnati da un indimenticabile rosario guidato da p. Arbey.
Video di P. Albino Brás IMC
P. Daniel Bertea ha offerto al gruppo e a tutta la comunità della Casa Generalizia un “churrasco”. È stato un momento di gioia, di festa e di fraternità. Nel pomeriggio, un gruppo di partecipanti si è recato in un Centro di Accoglienza della Caritas diocesana, dove ha aiutato a distribuire cibo alle persone che vivono per strada. Così, ha scoperto questo luogo semplice e consolante nel cuore della città romana che è stata visitata a sorpresa da Papa Francesco un paio di mesi fa.
El p. Daniel Bertea ha presidido la eucaristía y ha agradecido al Señor por el don de la vida. Durante la homilía ha agradecido a Dios porque la misión ha dado sentido a su vida. Ha compartido que el misionero es aquel que testimonia el amor de Dios con los pobres, el que es pobre y sale de su tierra unificando la fe y las obras en su vida cotidiana.
El p. Efrem Baldasso ha explicado los números 43 al 49 de nuestras Constituciones. El n.43 desarrolla el contenido cristológico del voto de pobreza: “proclamamos con la vida la bienaventuranza de la pobreza”.
El n.44 muestra cómo crecer en la opción de la vida en la pobreza: a través la conversión del corazón y de las actitudes; cultivando la fe en la Providencia; siendo solidarios con los pobres para ser voz de los que no tienen voz. En la pobreza podemos encontrar el sentido de nuestras elecciones pastorales. Este número anima a que el misionero tenga en cuenta la situación del ambiente en el que se encuentra.
El n.45 indica que la pobreza también es vivida en el Instituto a través del servicio a los pobres: “el amor a la pobreza tiene que conducir a una efectiva comunión de bienes, de trabajo y de iniciativas”.
El n.46 desarrolla que la pobreza tiene que llevar a la responsabilidad, no a la pasividad. De esta forma, habla de espíritu de iniciativa y de laboriosidad citando a San Pablo
El n.47 introduce el criterio del diálogo y el discernimiento en comunidad con el consenso del superior porque somos una sola familia.
El n.48 es un número jurídico que hace referencia al Derecho Canónico. Explica la administración de los bienes antes y después de la profesión.
El n.49 indica que antes de la primera profesión se tiene que hacer el testamento. El Fundador dice en la Vida Espiritual, “Si la pobreza se observa de acuerdo a la Reglamento y al espíritu, la comunidad seguirá siendo bendecida por Dios, pero ¡ay! si falla en este punto. Cuando se descuida el voto de pobreza, la comunidad está cerca del final” (cf. p.283 de la edición en italiano).
A continuación, ha habido un tiempo para trabajar por continentes “la misión y la vida del Instituto” señalando dos aspectos esenciales a trabajar tras lo vivido estos días; encontrar un icono bíblico que inspire este camino, así como una iluminación desde los documentos IMC; para finalizar identificando pasos y etapas evaluables para alcanzar los dos aspectos que se han propuesto. Al final, ha habido un diálogo en presencia del p. Stefano Camerlengo sobre la continuidad de los procesos en la misión y sobre la continentalidad.
El grupo ha ido a Asís. Allí, los misioneros han orado Laudes en la capilla que los franciscanos tienen en su Centro de Espiritualidad. En ella hay un magnífico mosaico de Rupnik que ha despertado la admiración y la oración de todos los misioneros.
El hermano Carlos, franciscano brasileño, ha acogido a los presentes y ha invitado a no pensar ni en el pasado ni en el futuro, a vivir el ahora de este momento y hacer de este viaje una peregrinación a los lugares franciscanos. Se ha empezado desde Santa Clara, mujer de una fuerte personalidad, decidida y una auténtica revolucionaria en los tiempos que vivió.
A continuación, el grupo ha ido a la iglesia construida sobre la casa natal de San Francisco, agradeciendo a Dios por sus padres que lo trajeron al mundo. Allí, el hermano Carlos ha compartido que el cambio en San Francisco no fue brusco, fue fruto de un proceso. Al principio, quiso cambiar las cosas a través del dinero, pero se dio cuenta que Dios le pedía algo mayor: tenía que darse completamente y liberarse de toda seguridad.
Siguiendo este proceso, el grupo ha ido al Santuario de la Spogliazione y cada uno ha hecho la experiencia de liberarse de algunas de sus seguridades: la cartera, el móvil… Y algunos han compartido lo que eso suscitaba en el corazón. A continuación, el grupo ha ido a la parroquia de santa Maria Maggiore, donde el obispo ha anunciado a toda la diócesis que el Papa venía de hacer oficial que el Siervo de Dios Carlo Acutis, joven que murió a los 15 años en 2006, sería beatificado en primavera. Así todo el grupo, junto con los presentes de la diócesis y el obispo han orado delante de la tumba del próximamente beato Carlo Acutis.
Tras la comida, por la tarde, el grupo ha visitado la Basílica de San Francisco bajo las extensas y organizadas explicaciones de otro hermano franciscano. Luego, cada uno, en silencio, ha tenido la oportunidad de orar delante de la tumba de San Francisco. Un lugar lleno de significado hoy para los misioneros de la Consolata que buscan la revitalización personal, comunitaria y como Instituto, lo que San Francisco fue capaz de llevar a cabo en su tiempo.
A continuación, la eucaristía ha sido presidida por el p. Stefano Camerlengo y el hermano Carlos ha hecho la homilía centrada en las lecturas del día. Al final, él ha tenido unas palabras en las que ha resaltado la admiración que siempre ha tenido por los misioneros de la Consolata que trabajan en la Amazonia, en su país natal. Después, todo el grupo ha cenado en Asís y por la noche hemos regresado a Roma acompañados por un inolvidable rosario animado por el p. Arbey.
El p. Daniel Bertea ha ofrecido un churrasco al grupo y a toda la comunidad de la Casa General. Ha sido un momento de alegría, fiesta y fraternidad. Por la tarde, un grupo de los participantes del curso ha ido a un Centro de Acogida de la Caritas diocesana donde ha ayudado a distribuir la comida a personas que viven en la calle. Así, ha descubierto este lugar sencillo y de consolación en medio de la ciudad romana que fue visitado por sorpresa por el Papa Francisco hace un par de meses.
P. Nestor Iland'a Nkulu ha presieduto l'Eucaristia e ha invitato le persone a non discriminare a causa del loro aspetto o della loro condizione, seguendo il pensiero della prima lettura di San Giacomo. Ha poi riflettuto sulla nostra identità e sull'identità di Cristo, invitandoci a dargli l'identità che gli appartiene non quella che ci conviene, il figlio di Dio incarnato, perseguitato, crocifisso e poi risorto.
P. Efrem Baldasso ha spiegato i numeri dal 36 al 42 delle nostre Costituzioni, che iniziano il blocco dei voti. Ci sono cinque numeri che sviluppano il voto di obbedienza; due sul voto di castità e sette sul voto di povertà.
Il n. 36 inizia con il voto di obbedienza, che il Fondatore considerava "il più eccellente". Ha detto che una comunità senza obbedienza “è un ergastolo". Lo scopo dell'obbedienza è la missione. Il beato Allamano ha detto: "Sono in pace perché ho sempre cercato la volontà di Dio”.
Il n. 37 mostra come comandare e come obbedire. Ora parliamo di obbedienza nella fede perché cerchiamo lo spirito di famiglia, non progetti privati. Per questo, il dialogo e il discernimento sono importanti. Poi il superiore fa la sintesi che viene accettata da tutti con un cordiale consenso. È un rischio organizzare le votazioni o fare scelte senza discernimento perché la maggioranza non implica necessariamente la volontà di Dio.
Il n. 38 indica tre aree di obbedienza: la vita, l'Istituto e i voti. Il n. 39 sviluppa altri aspetti giuridici dell'obbedienza. Il n. 40 riconosce il carattere ecclesiale dell'obbedienza al Papa che è presente in tutte le nostre Costituzioni perché viene dal Fondatore.
Il n. 41 sviluppa teologicamente la castità consacrata. Si sottolineano due aspetti: il missionario la vive "a immagine di Cristo"; e "è un'opzione per il Regno di Dio". In questo modo si manifesta la novità del Vangelo e l'anticipazione del Regno futuro. La castità nel celibato è un carisma, un dono di Dio ricevuto da Cristo. Per questo motivo è un valore, non un obbligo, poiché è stato accettato con libertà e ringraziamento a Dio. Il numero termina con l'esortazione a vivere un amore senza riserve. In questo modo la missione dei Missionari della Consolata sarà fruttuosa.
Il n. 42 dà consigli pratici e ci ricorda che il missionario segue Gesù in modo particolare. Ci invita a vivere il voto di castità con maturità umana ed equilibrio personale in modo comunitario e teologico, chiedendo la grazia di Dio perché dobbiamo rispondere ogni giorno della nostra vita.
Poi c'è stato il tempo di lavorare per continente sulla "vita fraterna in comunità" indicando due aspetti essenziali su cui lavorare dopo quello che abbiamo vissuto in questi giorni; trovare un'icona biblica per ispirare questo cammino, oltre che un'illuminazione dai documenti dell’iMC; per finire con l'individuazione di passi e tappe valutabili per raggiungere i due aspetti che sono stati proposti. Alla fine, c'è stato un dialogo alla presenza di p. Stefano Camerlengo sulla stabilità/itineranza nelle comunità IMC e sul ruolo del superiore locale.
El p. Nestor Iland’a Nkulu ha presidido la eucaristía y ha invitado a no discriminar las personas por su apariencia o estado, siguiendo el pensamiento de la primera lectura de Santiago. A continuación, ha hecho una reflexión sobre nuestra identidad y la identidad de Cristo, invitando a darle la identidad que nos atrae sino la que le pertenece, el hijo de Dios encarnado, que ha sido perseguido y crucificado y, después, resucitado.
El p. Efrem Baldasso ha explicado los números 36 al 42 de nuestras Constituciones, que inician el bloque sobre los votos. Hay cinco números que desarrollan el voto de obediencia; dos sobre el voto de castidad; y siete sobre el voto de pobreza.
El n.36 empieza con el voto de la obediencia, que el Fundador consideraba “el más excelente”. Decía que una comunidad sin obediencia es una “condena para toda la vida”. La finalidad de la obediencia es la misión. El Beato Allamano decía: “Estoy tranquilo porque siempre he buscado la voluntad de Dios”.
El n.37 muestra cómo se manda y cómo se obedece. Ahora se habla de una obediencia en la fe porque se busca el espíritu de familia, no los proyectos privados. Para ello, es importante el diálogo y el discernimiento. Luego, el superior hace la síntesis que es acogida por todos con un consenso cordial. Es un riesgo organizar votaciones o hacer opciones sin discernimiento porque la mayoría no implica necesariamente la voluntad de Dios.
El n.38 indica tres ámbitos de la obediencia: la vida, el Instituto y los votos. El n.39 desarrolla otros aspectos jurídicos de la obediencia. El n.40 reconoce el carácter eclesial de la obediencia al Papa que está presente en todas nuestras Constituciones porque proviene del Fundador.
El n.41 desarrolla teológicamente la castidad consagrada. Hay dos aspectos que son subrayados: el misionero la vive “a imagen de Cristo”; y “es una opción por el Reinado de Dios”. Así se manifiesta la novedad del evangelio y la anticipación del Reino futuro. La castidad en el celibato es un carisma, un don de Dios recibido de Cristo. Por eso es un valor, no una obligación, ya que ha sido acogido con libertad y agradecimiento a Dios. El número termina con una exhortación a vivir un amor sin reservas. De esta forma, la misión de los misioneros de la Consolata será fecunda.
El n.42 da recomendaciones prácticas y recuerda que el misionero sigue Jesús de un modo particular. Por eso, invita a vivir el voto de castidad con madurez humana y equilibrio personal, de forma comunitaria y teologal, pidiendo la gracia de Dios porque se necesita responder cada día de nuestra vida.
A continuación, ha habido un tiempo para trabajar por continentes “la vida fraterna en comunidad” señalando dos aspectos esenciales a trabajar tras lo vivido estos días; encontrar un icono bíblico que inspire este camino, así como una iluminación desde los documentos IMC; para finalizar identificando pasos y etapas evaluables para alcanzar los dos aspectos que se han propuesto. Al final, ha habido un diálogo en presencia del p. Stefano Camerlengo sobre la estabilidad/itinerancia en las comunidades IMC, así como sobre la figura del superior local.
Padre Nestor Iland'a Nkulu presidiu à Eucaristia e convidou os presentes a não discriminarem por sua aparência ou condição, seguindo o pensamento da primeira leitura de São Tiago. Refletiu depois sobre a nossa identidade e a identidade de Cristo, convidando-nos a dar-lhe a identidade que lhe pertence, não a identidade que nos convém, o Filho de Deus encarnado, perseguido, crucificado e depois ressuscitado.
O padre Efrem Baldasso explicou os números 36 a 42 das nossas Constituições, que iniciam o bloco sobre os votos. Há cinco números que se centram no voto de obediência; dois no voto de castidade e sete debruçam-se sobre o voto de pobreza.
O número 36 começa com o voto de obediência, que o Fundador considerou "o mais excelente". Ele disse que uma comunidade sem obediência "é uma sentença de prisão perpétua". O propósito da obediência é a missão. O Beato Allamano disse: "Estou em paz porque sempre procurei a vontade de Deus.
O número 37 mostra como mandar e obedecer. Agora falamos de obediência na fé porque buscamos o espírito de família, não projetos pessoais. Para tal, o diálogo e o discernimento são importantes. Depois, o superior faz a síntese que é acolhida por todos, com um cordial consenso. É um risco fazer votações ou fazer escolhas sem discernimento porque a maioria não implica necessariamente a vontade de Deus.
O número 38 indica três áreas de obediência: a vida, o Instituto e os votos. O número 39 desenvolve outros aspetos jurídicos da obediência. O número 40 reconhece o carácter eclesial da obediência ao Papa que está presente em todas as nossas Constituições porque vem do Fundador.
O número 41 desenvolve teologicamente a castidade consagrada. Dois aspetos são enfatizados: o missionário vive-a "à imagem de Cristo"; e "é uma opção para o Reino de Deus". Desta forma, manifestam-se a novidade do Evangelho e a antecipação do Reino futuro. A castidade no celibato é um carisma, um dom de Deus recebido de Cristo. Por esta razão é um valor, não uma obrigação, já que foi colhido com liberdade e ação de graças a Deus. O número termina com uma exortação a viver um amor sem reservas. Desta forma, a missão dos Missionários da Consolata será fecunda.
O número 42 dá conselhos práticos recorda-nos que o missionário segue Jesus de uma maneira especial. Ele convida-nos a viver o voto de castidade com maturidade humana e equilíbrio pessoal, de forma comunitária e teológica, pedindo a graça de Deus, porque devemos responder todos os dias da nossa vida.
Depois houve o tempo de trabalhar, reunidos por continentes, sobre a "vida fraterna em comunidade", indicando dois aspetos essenciais para trabalhar a partir do que vivemos nestes dias; encontrar um ícone bíblico para inspirar este caminho, assim como uma iluminação dos documentos do IMC; terminar com a identificação dos passos e etapas que podem ser avaliados para alcançar os dois aspetos que foram propostos. No final, decorreu um diálogo, na presença do padre Stefano Camerlengo sobre a estabilidade/itinerância nas comunidades IMC e o papel do superior local.
P. Carlo Biela ha presieduto l'Eucaristia e ci ha invitato ad essere attenti ai segni dei tempi per leggerli in profondità. Ha esortato la comunità a vivere le difficoltà nella fede e ad ottenere così una pazienza positiva che non sia solo un atteggiamento passivo e riduzionista. In questo modo il missionario raggiungerà la speranza che la saggezza dà. Questa è la gioia perfetta di cui San Francesco è stato il più grande esponente.
Durante tutta la giornata, p. Alberto Trevisiol ha condiviso in un clima familiare la sua lettura del nostro Istituto dal 28 giugno 1933, termine della Visita Apostolica all'Istituto, al 7 ottobre 1990, giorno della beatificazione del nostro Fondatore. In questo modo ha fatto un percorso dei diversi momenti vissuti dall'Istituto, mettendoli in relazione con le vicende della storia e della Chiesa. La sua condivisione profonda, fraterna e confidenziale ha suscitato l'interesse e l'attenzione di tutto il gruppo.
P. Arbey de Jesús Llanos Franco ha presieduto la celebrazione eucaristica e ha condiviso la situazione che la Colombia sta vivendo con l'arrivo di tanti immigrati venezuelani in una situazione molto precaria. Ha sensibilizzato l'intera comunità a questa drammatica situazione e al grido dei poveri venezuelani in fuga da un regime che non dà loro né presente né futuro. Ha sottolineato che il servizio concreto ai poveri disturba alla comunità perché i poveri disturbano, chiamano le nostre case quando non è il momento e interrompono i nostri ritmi.
Per tutta la giornata, p. Stefano Camerlengo ha ascoltato i commenti e le reazioni del gruppo sia alla presentazione di p. Alberto Trevisiol che all'intervento del Padre Generale a Torino. È stato un momento molto fraterno in cui ognuno si è espresso liberamente dalla propria esperienza personale e dalla visione che ha di ciò che l'Istituto vive attualmente.
Alla fine della mattinata e del pomeriggio p. Stefano ha arricchito questa condivisione con altri aspetti della missione, della vita del missionario, della formazione di base e de ciò che aveva condiviso sui continenti dov'è l'IMC.
La sera, la Commissione Animazione ha proiettato il film "Quasi amici" che ha commosso i missionari a causa della sua naturalità e amicizia chi è raccontata nella storia basata in fatti reali.
P. Lino Tagliani ha presieduto l'Eucaristia e ha spiegato che si possono avere gli occhi ma senza vedere in profondità. Sulla scia di questa riflessione, lui chiese alla comunità: "Tu che vedi, cosa fait dei tuoi occhi?”
P. Efrem Baldasso ha spiegato i numeri 30-35 delle nostre Costituzioni. Il n. 30 indica alcuni atteggiamenti che favoriscono l'autentica vita comunitaria. Si tratta di un processo che richiede l'impegno di tutti i membri; non deve essere dato per scontato. Gli atteggiamenti citati provengono dal Fondatore. L'amicizia è importante per non chiudersi al rispetto di ciò che è privato e personale, perché chi non ha amici in casa li cerca all'esterno. Sincerità e comprensione possono trasformare le nostre case in famiglie di perdono e riconciliazione. Questi atteggiamenti dimostreranno che "le persone sono il primo bene dell'Istituto" e che lo spirito di famiglia sta crescendo.
N. 31: evidenzia l'identità consolare della nostra vocazione missionaria ad gentes. Questo stile va notato nelle case dei missionari e nel loro modo di vestire secondo la povertà evangelica e le indicazioni della Conferenza Episcopale del luogo in cui vivono. È importante identificare che la comunità è "la mia casa", non solo dove si habita.
N.32: Chiede ai missionari di prendersi cura della loro salute senza andare agli estremi dell'ipocondriaco o senza darne nessuna importanza. L'Istituto si impegna a prendersi cura di ogni missionario quando è anziano o malato. È importante essere missionari anche nella sofferenza. Attraversare questa esperienza aiuta a ridimensionare la vita.
N.33: sottolinea l'importanza di accettare il momento della morte con fede e di prepararsi a questo incontro con Dio Padre.
N. 34-35: chiedono che i missionari si occupino delle tombe dei confratelli. Il Beato Fondatore ha detto: "Noi non dimentichiamo i nostri confratelli defunti. Preghiamo per loro ogni giorno. La comunità sarà sempre fatta di vivi e di morti. Che consolazione appartenere a un istituto che durerà fino alla fine del mondo!".
Poi c'è stato il tempo di lavorare per continenti "la persona del missionario" indicando due aspetti essenziali su cui lavorare dopo quello che abbiamo vissuto in questi giorni; trovare un'icona biblica che ispiri questo percorso, oltre che un'illuminazione dai documenti dell'IMC; per finire con l'individuare i passi e le tappe che possono essere valutati per raggiungere i due aspetti che sono stati proposti.
Nel pomeriggio, ogni continente e il gruppo che è a Torino (e che tornerà a Roma domani) hanno condiviso ciò su cui hanno lavorato. In seguito, c'è stato un momento di fraternità con la comunità della Casa Generalizia, durante il quale alcuni missionari hanno condiviso la loro vita missionaria con video e foto delle situazioni missionarie in cui vivono.
El p. Carlo Biela ha presidido la eucaristía y ha invitado a estar atentos a los signos de los tiempos para leerlos en profundidad. Ha exhortado la comunidad a vivir las dificultades desde la fe y así obtener una paciencia positiva que no sea sólo un simple soportar pasivo y reduccionista. Así, el misionero alcanzará la esperanza que otorga la sabiduría. He aquí la perfecta alegría de la que San Francisco ha sido el máximo exponente.
Durante todo el día, el p. Alberto Trevisiol ha compartido en un ambiente de familia su lectura de nuestro Instituto desde el 28 de junio de 1933, fin de la Visita Apostólica al Instituto, hasta el 7 de octubre de 1990, día de la beatificación de nuestro Fundador. Así, ha hecho un recorrido de los diferentes momentos que ha vivido el Instituto poniéndolos en relación con los acontecimientos de la historia y de la Iglesia. Su compartir profundo, fraterno y confidencial ha suscitado el interés y la atención de todo el grupo.
El p. Arbey de Jesús Llanos Franco ha presidido la celebración eucarística y ha compartido la situación que está viviendo Colombia con la llegada de tantas personas inmigrantes venezolanas en situación de mucha precariedad. Ha sensibilizado a toda la comunidad a tener presente esta situación dramática y a escuchar el clamor de los pobres venezolanos que huyen de un régimen que no les aporta ni presente ni futuro. Ha enfatizado que el servicio concreto a los pobres molesta en comunidad porque los pobres son molestos, llaman a nuestras casas cuando no es el momento y trastocan nuestros ritmos.
Durante todo el día, el p. Stefano Camerlengo ha escuchado los comentarios y reacciones del grupo tanto a la exposición de p. Alberto Trevisiol como a la intervención del Padre General en Turín. Ha sido un momento muy fraterno donde cada uno se ha expresado con mucha libertad desde la propia experiencia personal y desde la visión que tiene de lo que está viviendo el Instituto en la actualidad.
Al final de la mañana y por la tarde, el p. Stefano ha enriquecido este compartir con otros aspectos sobre la misión, la vida del misionero, la formación de base y con lo que había compartido por continentes IMC.
Por la noche, la Comisión de Animación ha propuesto la película “Quasi amici” (“Intouchables” en francés) que ha conmovido a los presentes por la frescura y amistad que se narra en el largometraje.
El p. Lino Tagliani ha presidido la eucaristía y ha explicado que podemos tener ojos y no ser capaces de ver en profundidad. Al hilo de esta reflexión ha interpelado la comunidad y le ha preguntado: “tú que ves, ¿cómo usas tus ojos?”
El p. Efrem Baldasso ha explicado los números 30 al 35 de nuestras Constituciones. El n.30 indica algunas actitudes que favorecen una auténtica vida comunitaria. Ésta es un proceso que requiere el compromiso de todos los miembros, no hay que darla por descontado. Las actitudes citadas vienen del Fundador. La amistad es importante para no encerrarse en el respeto a lo privado y personal porque quien no tiene amigos dentro de casa, los busca fuera. La sinceridad y la comprensión pueden hacer que nuestras casas sean familias de perdón y reconciliación. Estas actitudes mostrarán que “las personas son el primer bien del Instituto” y que crece el espíritu de familia.
N.31: resalta la identidad Consolata de nuestra vocación misionera ad gentes. Este estilo se debe notar en las casas de los misioneros y en su forma de vestirse siguiendo la pobreza evangélica y las indicaciones de la Conferencia Episcopal del lugar donde se vive. Es importante identificar que la comunidad es “mi casa”, no sólo donde se vive.
N.32: pide a los misioneros que cuiden su salud sin llegar a los extremismos de ser hipocondríacos o de no hacerle ningún caso. El Instituto se compromete a cuidar de cada misionero cuando sea mayor o enfermo. Es importante ser misionero también en el sufrimiento. Pasar por esta experiencia ayuda a redimensionar la vida.
N.33: subraya la importancia de aceptar con fe el momento de la muerte y prepararse a este encuentro con Dios Padre.
N.34-35: solicitan que los misioneros cuiden las tumbas de los hermanos. El Beato Fundador decía: “Nosotros nos olvidamos nuestros hermanos difuntos. Todos los días rezamos por ellos. La comunidad estará siempre formada por los vivos y los muertos. ¡Qué consolación pertenecer a un instituto que durará hasta el fin del mundo”!
A continuación, ha habido un tiempo para trabajar por continentes “la persona del misionero” señalando dos aspectos esenciales a trabajar tras lo vivido estos días; encontrar un icono bíblico que inspire este camino, así como una iluminación desde los documentos IMC; para finalizar identificando pasos y etapas evaluables para alcanzar los dos aspectos que se han propuesto.
Por la tarde, cada continente y el grupo que está en Turín (y que volverá mañana a Roma) ha compartido lo que ha trabajado. Más tarde, ha habido un momento de fraternidad con la comunidad de la Casa General durante el cual algunos misioneros han compartido su vida misionera con videos y fotos de las situaciones misioneras donde viven.
O padre Carlo Biela presidiu à Eucaristia e convidou-nos a estarmos atentos aos sinais dos tempos para os ler em profundidade. Exortou ainda a comunidade a viver as dificuldades da fé e assim obter uma paciência positiva que não seja apenas uma atitude passiva e reducionista. Desta forma, o missionário alcançará a esperança que a sabedoria dá. Esta é a alegria perfeita da qual São Francisco foi o maior expoente.
O dia ficou por conta do padre Alberto Trevisiol que partilhou, num ambiente familiar, a sua análise histórica do nosso Instituto, desde 28 de junho de 1933, ao terminar a Visita Apostólica ao Instituto, até 7 de Outubro de 1990, dia da beatificação do nosso Fundador, o beato Allamano. Deste modo, percorreu os diferentes momentos vividos pelo Instituto, colocando-os em relação com os acontecimentos da história e da Igreja. A sua partilha profunda, fraterna e confidencial despertou o interesse e a atenção de todo o grupo.
O padre Arbey de Jesús Llanos Franco presidiu à celebração eucarística e partilhou a situação que a Colômbia está a viver, com a chegada de tantos imigrantes venezuelanos numa situação muito precária. Ele sensibilizou a todos para esta dramática situação e para o grito dos pobres venezuelanos que fogem de um regime que não lhes dá a perspetiva nem do presente nem de um futuro. Ele sublinhou que o serviço concreto aos pobres perturba a comunidade, simplesmente porque os pobres perturbam, batem ás nossas portas fora de horas e interrompem os nossos ritmos.
Ao longo do dia, o Stefano Camerlengo ouviu os comentários e reações do grupo, tanto à apresentação feita pelo padre Alberto Trevisiol como à intervenção do Superior Geral, em Turim. Foi um momento muito fraterno, no qual cada um se expressou livremente a partir da sua experiência pessoal e da visão que tem do que o Instituto está a viver atualmente.
No final da manhã e da tarde, o padre Stefano enriqueceu esta partilha com outros aspetos da missão, da vida do missionário, da formação de base e do que tinha partilhado nos continentes onde o IMC está presente.
À noite, a Comissão de Animação exibiu o filme "Quasi Amici", que emocionou os missionários por causa da sua naturalidade e amizade, que é narrada numa história que é baseada em fatos reais.
O padre Lino Tagliani presidiu à Eucaristia e explicou que se pode ter olhos, mas sem ver em profundidade. Na esteira desta reflexão, ele perguntou à comunidade: "E vocês, o que veem? O que fazeis com os vossos olhos?".
O padre Efrem Baldasso explicou os números 30-35 das nossas Constituições. O número 30 indica algumas atitudes que favorecem a vida comunitária autêntica. Trata-se de um processo que requer o compromisso de todos os membros; não deve ser dado nada como garantido. As atitudes citadas vêm do próprio Fundador. A amizade é importante para uma pessoa não se fechar ao que é privado e pessoal, porque aqueles que não têm amigos em casa, procuram-nos fora. Sinceridade e compreensão podem transformar as nossas comunidades em famílias de perdão e reconciliação. Estas atitudes mostrarão que "as pessoas são o primeiro bem do Instituto" e que o espírito de família está a crescer.
O número 31 destaca a identidade consoladora da nossa vocação missionária ad gentes. Este estilo deve ser notado nas casas dos missionários e na sua maneira de se vestirem, segundo a pobreza evangélica e as indicações da Conferência Episcopal do lugar onde eles vivem. É importante identificar que a comunidade é "a minha casa", e não apenas onde se vive.
Já o número 32 pede aos missionários que cuidem de sua saúde, mas sem caírem nos extremos: nem ser hipocondríaco nem viver sem dar qualquer importância às questões da saúde. O Instituto está empenhado em cuidar de cada missionário quando ele é idoso ou fica doente. É importante ser missionários, mesmo em sofrimento. Passar por esta experiência ajuda a redimensionar a vida.
O número 33 das Constituições enfatiza a importância de aceitar o momento da morte com fé e de se preparar para este encontro com Deus Pai.
Os números 34 e 35 pedem que os missionários cuidem dos túmulos dos confrades. O Beato Fundador dizia: "Não nos esqueçamos dos nossos confrades falecidos". Nós rezamos por eles todos os dias. A comunidade será sempre constituída por vivos e defuntos. Que consolação pertencer a uma instituição que vai durar até o fim do mundo!".
Em seguida, houve tempo para trabalhar por continentes o tema: "a pessoa do missionário", indicando dois aspetos essenciais a partir dos quais trabalhar, depois do que vivemos nestes dias; encontrar um ícone bíblico que inspire este caminho, assim como um deixar-se iluminar pelos últimos documentos do IMC; terminando com uma definição dos passos e etapas que podem e devem ser avaliados, com vista a alcançar os dois aspetos que foram propostos.
Durante a tarde, cada continente, e o grupo que ainda está em Turim (e voltará a Roma amanhã) partilharam o que trabalharam. Em seguida, houve um momento de fraternidade com a comunidade da Casa Geral, durante o qual alguns missionários partilharam a sua vida missionária, recorrendo a vídeos e fotos das situações missionárias em que vivem.