Noi, giovani economisti, imprenditori, changemakers, chiamati qui ad Assisi da ogni parte del mondo, consapevoli della responsabilità che grava sulla nostra generazione, ci impegniamo ora, singolarmente e tutti insieme, a spendere la nostra vita affinché l’economia di oggi e di domani diventi una Economia del Vangelo. Quindi:

un’economia di pace e non di guerra,

un’economia che contrasta la proliferazione delle armi, specie le più distruttive, un’economia che si prende cura del creato e non lo depreda,

un’economia a servizio della persona, della famiglia e della vita, rispettosa di ogni donna, uomo, bambino, anziano e soprattutto dei più fragili e vulnerabili,

un’economia dove la cura sostituisce lo scarto e l’indifferenza,

un’economia che non lascia indietro nessuno, per costruire una società in cui le pietre scartate dalla mentalità dominante diventano pietre angolari,

un’economia che riconosce e tutela il lavoro dignitoso e sicuro per tutti, in particolare per le donne, un’economia dove la finanza è amica e alleata dell’economia reale e del lavoro e non contro di essi,

un’economia che sa valorizzare e custodire le culture e le tradizioni dei popoli, tutte le specie viventi e le risorse naturali della Terra,

un’economia che combatte la miseria in tutte le sue forme, riduce le diseguaglianze e sa dire, con Gesù e con Francesco, “beati i poveri”,

un’economia guidata dall’etica della persona e aperta alla trascendenza,

un’economia che crea ricchezza per tutti, che genera gioia e non solo benessere perché una felicità non condivisa è troppo poco.

Noi in questa economia crediamo. Non è un’utopia, perché la stiamo già costruendo. E alcuni di noi, in mattine particolarmente luminose, hanno già intravisto l’inizio della terra promessa.

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Il principio del cammino

Sr. Francesca Allasia, Originaria di Torino, dopo la laurea in Filosofia e un'esperienza in Kenya, è entrata tra le Missionarie della Consolata e lo scorso 18 agosto, precisamente nel santuario della Consolata e dalle mani di Giorgio Marengo, da poco cardinale di Ulan Bator, ha ricevuto il suo primo mandato missionario che la porterà prossimamente in Mongolia.

Sr. Francesca, puoi dirci brevemente chi sei, cosa fai?

Ho 34 anni e sono Missionaria della Consolata dal 2020. Mi piacciono i tulipani, le montagne e la primavera, che mi parla della forza, del garbo e della novità del Dio della Vita. Amo camminare e leggere e mi affascina l’incontro e l'intreccio tra le culture. Gioisco delle relazioni, ma allo stesso tempo cerco di custodire spazi di silenzio per ricaricare le batterie. Attualmente mi trovo a Nepi, in provincia di Viterbo, mentre mi preparo alla partenza per la prima destinazione missionaria: la Mongolia! In comunità faccio un po' di tutto, cercando di avere mani, occhi e cuore attenti a dove c’è bisogno. Qui ospitiamo due famiglie dell’Afghanistan e sono coinvolta in questo percorso con loro, in modo speciale con i bambini, che sono sette, con i quali abbiamo costituito “la banda dei piccoli di casa”!

Cosa più ti ha attratto della vita e del carisma delle Missionarie della Consolata?

Quando sono venuta a contatto con le Missionarie mi hanno subito colpito l’accoglienza, la semplicità e lo spirito di famiglia che si respirava nelle loro comunità. Lo stile affabile e sciolto con cui si relazionano con le persone e i racconti delle loro esperienze tra i popoli più diversi mi hanno immediatamente affascinato. La loro testimonianza era viva, ricca di volti e di eventi concreti, intessuta sempre di profonda spiritualità e di preghiera pratica, e per questo rivolta anche verso l’altro, in modo attento e costante. Spesso sentivo affermare che dobbiamo vivere il quotidiano con un’intensità d’amore straordinaria, nelle relazioni, nei piccoli gesti, nella cura dell’ambiente; essere sante senza strepiti, facendo bene il bene e senza rumore; insomma, ho incontrato un carisma umile e profondo che mi ha conquistato e che non smetto mai di scoprire!

Ti trovi in un momento particolare della tua vita di consacrata, la vigilia della tua partenza per la Mongolia: come immagini sarà l'incontro con quel popolo, quella cultura? Quali opportunità e quali possibili difficoltà?

Tutte le volte che inizio a immaginare la mia presenza in terra mongola, il cuore accelera e il respiro si ferma per l’emozione. Penso che i primi tempi tutte le energie saranno impegnate nello studio della lingua: ascoltare, osservare, conoscere, lasciarmi guidare dalle sorelle della comunità che sono lì da più tempo e cercare di entrare con cuore, anima, forze nell’incontro con questa terra e con queste persone. Ho l’opportunità di ricevere la novità che per me costituisce una cultura nomade; incontrare una spiritualità nuova sciamanica, buddhista; conoscere valori e tradizioni per poi camminare con la piccola comunità cristiana del posto ed essere segno della presenza di Dio tra chi incontrerò. Saranno necessarie tanta delicatezza, umiltà, pazienza, silenzio, preghiera e fiducia in un cammino di relazione trasformante con il popolo mongolo e con le mie sorelle. 

Come ti stai preparando a questa nuova tappa? 

Ho da poco concluso un anno di studi interreligiosi alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, studi che mi hanno appassionata. Ho ascoltato testimonianze di missionarie che non hanno fatto altro che alimentare il desiderio di essere già lì. Leggo alcuni articoli o studi sulla missione e porto in preghiera questo nuovo inizio, chiedendo al Signore di insegnarmi ad uscire e ad entrare.

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Suor Francesca dopo aver ricevuto la croce dell'invio missionario da Mons. Giorgio Marengo nel santuario della Consolata lo scorso 18 agosto

Articolo pubblicato su Andare alle genti, rivista delle Missionarie della Consolata

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