Io sono arrivato al Cuamm (Collegio Universitario Aspiranti Medici Missionari) nel ‘94 e quindi ho iniziato in Africa questa mia vita da medico e da prete. Se uno mi chiedesse qual’è la cosa più rilevante che vedo nella nostra società europea, dovrei dire che vedo gente stanca, gente un po’ depressa, perfino gente un po’ musona. Non siamo più capaci di sorridere.
Ho l’impressione che siamo diventati così perché sottilmente abbiamo incamerato dentro un approccio per cui vogliamo sostanzialmente tutto e subito. Quindi se quello che vuoi non succede immediatamente, allora non vali niente, non vale la pena, non ha significato e siamo vittime di una specie di delirio di onnipotenza che portiamo dentro a tanti livelli.
Penso anche alla categoria dei preti -io faccio parte della categoria, la difendo strenuamente e la promuovo- eppure stiamo sempre sottolineando il negativo.
Pensiamo invece all’Africa: i problemi sono così grandi! Abbiamo a che fare con povertà e con situazioni per le quali non sembra esserci possibilità di soluzione che, o molli tutto e dici che non vale la pena, oppure acquisti quel valore che tante mamme e tanti papà africani ci stanno insegnando e che io chiamo l'arte del "rammendo".
Pensiamo concretamente nel 2014 quando ero in Serra Leone: c'era l'epidemia di ebola, una malattia mortale. Come fai ad affrontare una malattia così? Sei preparato a sufficienza? Ce la fai da solo? No! Lo devi per forza fare insieme e devi fare del tuo meglio.
Quando arrivi a sera avrai avuto anche paura, ma sentirai che hai fatto qualcosa e che, nell'essere insieme, sarai riuscito a coltivare dentro di te, in un angolo del tuo cuore, una allegria e una forza che anima. Hai Risolto tutto? No! Ma vai a letto e dirai, "ho avuto una giornata difficile ma abbiamo coltivato l'allegria, domani avremo un'altra battaglia".
Ecco, questa è l'arte del rammendo: credo che faccia bene e possa far bene; è una cosa che in Africa mi ha fatto davvero bene. Ci vuole pazienza, ci vuole tenacia, ci vuole forza interiore e ci vuole lucidità nel sapere che i problemi sono tanti ma possiamo sempre rammendare assieme.
* Dante Carraro è sacerdote chirirgo e direttore del CUAM