Il Dicastero per il Clero in collaborazione con il Dicastero per l’Evangelizzazione e il Dicastero per le Chiese Orientali (Tre dicasteri insieme pare sia una prima volta per la Curia romana) hanno promosso dal 6 al 10 febbraio a Roma, un Convegno sulla formazione permanente dei sacerdoti. L'incontro aveva il significativo titolo: “Ravviva il dono di Dio che è in te” (2Tim 1,6). La bellezza di essere discepoli oggi. Una formazione unica, integrale, comunitaria e missionaria.
Vi hanno partecipato circa 800 sacerdoti diocesani provenienti da 60 nazioni apportando ognuno il suo contributo di sfide, proposte e di esperienze durante i vari lavori di gruppo ormai tutti modellati sul diffuso metodo sinodale. Anche Padre Ernesto Viscardi, missionario della Consolata, ha partecipato all'evento e lo ha riassunto con le sue parole.
La formazione permanente definita come. “un’esperienza di discepolato permanente, che avvicina a Cristo e permette di conformarsi sempre di più a lui” (Papa Francesco).
La necessità di ripensare la formazione come un “continuum”, cioè un cammino che inizia con la formazione iniziale e continua lungo le varie fasi della vita e del servizio del ministro ordinato.
Una formazione che dev’essere integrale, articolando armoniosamente l'ansia umana che ne è la base, con le sue estensioni spirituale, intellettuale e pastorale.
Nell’Udienza Papa Francesco ci ha poi sfidati a dare a questo nostro cammino il sapore evangelico della gioia e della misericordia, di cui egli stesso è sempre un bell’esempio declinando il tutto in tre tipologie: La gioia del vangelo, uomini del popolo di Dio e la generalità del lavoro pastorale.
Udienza con il Papa Francesconella Aula Paolo VI
Leggi qui il discorso del Papa Francesco ai partecipanti al convegno
Un tema di spicco e in un certo modo un po’ sorprendente trattandosi di clero diocesano, è poi stata la sottolineatura della necessaria dimensione comunitaria della formazione permanente con il vescovo come l’animatore principale. La fraternità sacerdotale, nelle sue varie espressioni, è stato detto, è una buona medicina del presbitero nei momenti ordinari per uscire da un senso di isolamento e una buona spalla soprattutto nelle fasi più critiche della sua vita pastorale.
Da ultimo la missionarietà della formazione che si allarga oltre i propri spazi geo-culturali.
La complessità del momento e la solitudine del sacerdote nell’affrontarle; la diminuzione del clero diocesano e il super attivismo di conseguenza richiesto; una certa visione del sacerdote che lo si vuole quasi “senza corpo”, senza proprie emozioni come un “asessuato”, sempre pronto a rispondere a tutto e a tutti….
Padre Ernesto Viscardi, missionario della Consolata, in uno dei vari lavori di gruppo durante il Convegno
L’attenzione al proprio equilibrio personale, il dare spazio e tempo ad una profonda impostazione spirituale della propria vita e ministero con la sua nota contemplativa; la capacità non di negare ma di gestire in modo maturo le proprie sensibilità, emozioni e le relazioni assolutamente necessarie nell’attività pastorale, compresa la propria sessualità che non può più essere un tabù nel sviluppo formativo; il ritorno della necessità della direzione spirituale; il tanto bisogno di accompagnamento e cura del clero da parte dei vescovi, l’uso sapiente dei social network…
Tutto sommato riteniamo che questo convegno, che nelle parole del Card. Lazzaro You Heung, responsabile del Dicastero per il clero, voleva essere l’inizio di un percorso di riflessioni, confronti e proposte da continuare nel tempo anche attraverso la nuova piattaforma di dialogo, il sito web clerus.va ci sembra abbia fatto centro e ne aspettiamo quindi gli sviluppi nel tempo.
* Padre Ernesto Viscardi, IMC, Ufficio Generale per la Formazione.