Gli atteggiamenti, che possono essere definiti come la tendenza ad agire in un certo modo, li apprendiamo nel corso della nostra vita: sono il risultato dell'esperienza e orientati ad ottenere un certo fine. Il beato Giuseppe Allamano ha proposto alcuni atteggiamenti che ogni Missionario della Consolata dovrebbe avere e di cui voglio parlarvi in dettaglio qui di seguito.
La passione missionaria è sinonimo di ardore missionario o zelo apostolico. È lo spirito più tipico dell'evangelizzatore perché l'evangelizzazione procede anche grazie alla passione missionaria degli evangelizzatori. L'ardore missionario era come quello che appassionava Gesù: la suprema preoccupazione per il Regno di Dio e la gloria del Padre che si manifesta nella salvezza integrale degli uomini. Gli evangelizzatori con passione missionaria sono aperti all'azione dello Spirito Santo dal momento che, come ci ricorda papa Francesco, “lo Spirito Santo infonde la forza per annunciare la novità del Vangelo con audacia (parresia), a voce alta e in ogni tempo e luogo, anche controcorrente. (EG, 259).
Anche il Beato Giuseppe Allamano è stato un missionario totalmente appassionato della causa del Regno di Dio e della sua estensione nei luoghi dove non era ancora conosciuto. Per lui non si trattava di essere semplici missionari, ma missionari con ardore apostolico. Al riguardo ci ricorda che “l’ardore apostolico è il carattere proprio del missionario e della missionaria. Non si va in missione per capriccio, o per turismo, ma unicamente per amore di Dio, che è inseparabile dall’amore del prossimo. Non solo dunque come cristiani, ma anche e più come missionari, abbiamo l’impegno di procurare la gloria di Dio collaborando alla salvezza delle anime" (Così vi voglio n. 121).
Poi l'Allamano chiarisce che la passione missionaria è strettamente legata alla carità e per questo, “Il vero apostolo è infiammato dalla carità, cioè dalla passione di far conoscere il Signore e di farlo amare, cerca il bene delle persone e non di se stesso” (Così vi voglio n. 122). L'amore per Dio provoca lo zelo per la missione e quello zelo è il fuoco che accende il missionario nel suo apostolato. Senza di esso è difficile essere veri missionari in modo tale che, secondo l'Allamano, “non saranno mai missionari o missionarie quanti non ardono di questo fuoco divino!” (Così vi voglio n. 122).
Per concludere la passione missionaria è legata anche alla scienza e allo studio. Ogni epoca ha le sue sfide, e la scienza missionaria aiuta a contestualizzare e valorizzare con nuovi metodi e nuove espressioni il nostro lavoro missionario. Giuseppe Allamano lo diceva in questo modo: “il nostro impegno apostolico deve essere completato e perfezionato dalla scienza. (...) È necessario sapere e studiare; bisogna fin d’ora procurarsi la scienza necessaria, non aspettare la scienza infusa. (...) In missione ci vuole anche scienza” (Così vi voglio n. 122).
Sono atteggiamenti tipici degli evangelizzatori. L'energia evita lo scoraggiamento nei momenti in cui i risultati attesi sono scarsi. A questo proposito il Beato Giuseppe Allamano ricordava che “più lavoro c’è e più se ne fa; ma bisogna lavorare con energia, che è la caratteristica del missionario. Un vero missionario e una vera missionaria sanno raddoppiare le forze. Se si è attivi, si ha sempre tempo per tutto e ancora tempo di avanzo” (Così vi voglio n. 126). L'energia missionaria deve essere accompagnata dalla forza poiché “lo scopo dell’Istituto è di formare missionari e missionarie eroici! Non vi è infelicità più grande che vivere rilassati in comunità. Il Signore non favorisce la pigrizia. Nella via della perfezione non dobbiamo trascinarci mollemente, ma adoperare il pungolo!" (Così vi voglio n. 128).
Allo stesso modo, è tipico del missionario avere come atteggiamento la costanza e a questo proposito afferma: “quando si è conosciuto che una cosa è di dovere, bisogna andare fino in fondo. È necessario sapersi dominare, in modo da essere sempre uguali a se stessi. (...) Bisogna servire il Signore con fedeltà costante ed energica. Per fare un vero missionario, una vera missionaria ci vuole spirito e volontà, indefettibile costanza ed equilibrio di spirito” (Così vi voglio n. 129). Per questo, un missionario senza energia e perseveranza raramente riuscirà a creare un impatto nella sua evangelizzazione.
Lo spirito di famiglia è una caratteristica peculiare dei Missionari e Missionarie della Consolata. Spiega in proposito il beato Allamano: “ricordate che l’Istituto non è un collegio, neppure un seminario, ma una famiglia. Siete tutti fratelli; dovete vivere assieme, prepararvi assieme, per poi lavorare assieme per tutta la vita. Nell’Istituto dobbiamo formare una cosa sola fino a dare la vita gli uni per gli altri” (Così vi voglio n. 134). Lo spirito di famiglia è la testimonianza della carità del missionario che si manifesta in questi aspetti: gioire delle gioie degli altri; soffrire con chi soffre; correggere i propri difetti per amore e sopportare quelli degli altri; perdonare le offese.
Lo spirito di famiglia anima la vita quotidiana del missionario della Consolata. È la raccomandazione che Giuseppe Allamano ripeteva spesso ai suoi missionari: “voglio che ci sia una carità fiorita. Non potrete amare il prossimo lontano, se fin d’ora non avete carità verso quelli con i quali trattate tutti i giorni. Se non si è ben fondati nella carità fraterna, in certe circostanze non si saprà superare le difficoltà, e allora si sarà tentati di chiedere di essere tolti o che venga cambiato quel compagno o quella compagna! Ma che cambiare! Cambia tu e tutto resta a posto” (Così vi voglio n. 131).
Lo spirito di sacrificio deve sempre caratterizzare i missionari della Consolata. Il sacrificio dei missionari è ispirato dalla croce di Gesù Cristo, poiché Egli è il prototipo di ogni sacrificio. Non c'è vita missionaria senza croce e spirito di sacrificio. Lo ribadisce il beato Giuseppe Allamano: “bisogna che tutti ci persuadiamo della necessità del sacrificio per essere veri discepoli di nostro Signore. Non dimenticate mai che siete apostoli e che le anime si salvano con il sacrificio. Nella vita apostolica ci sono tante rose, ma anche tante spine, riguardo sia al corpo che allo spirito. Qualcuno si figura l’ideale missionario tutto poetico, dimenticando che le anime non si salvano che con la croce e dalla croce, come fece Gesù” (Così vi voglio n. 136).
Lo spirito di sacrificio deve essere accompagnato dalla mortificazione, perché i missionari senza lo spirito di mortificazione non possono fare molto; La mortificazione esterna ed interna è necessaria per tutti gli annunciatori del Vangelo.
Pazienza, umiltà e mansuetudine sono atteggiamenti essenziali per la vita missionaria. La pazienza è una virtù che deve essere praticata in ogni momento. Questa virtù è estremamente importante perché “la maggiore o minore pazienza nel missionario e nella missionaria incide molto sulla conversione delle persone” (Così vi voglio n. 139). “Senza pazienza non c’è pace nel cuore, non c’è pace nella comunità, non c’è pace nel mondo” (Così vi voglio n. 140).
L'umiltà è un altro atteggiamento che ogni missionario dovrebbe abbracciare. Gesù Cristo è l'esempio di umiltà che dobbiamo imitare. L'umiltà è la manifestazione della fede nel Signore. La mancanza di questa virtù è sinonimo di incredulità. Il beato Allamano afferma a questo proposito: “come potrà il superbo sottomettere il proprio intelletto e la ragione all’autorità della Chiesa? Chi è superbo non crede. Come infatti si affiderà tutto a Dio chi confida soltanto in se stesso? Il superbo ama se stesso e non il Signore” (Così vi voglio n. 142). L'umiltà è molto necessaria nel ministero dei missionari poiché è un servizio e dobbiamo viverlo come Gesù ci insegna (Lc 22,26).
La mansuetudine è anche molto necessaria per il servizio missionario. È una virtù strettamente correlata alla pazienza e all'umiltà e non è una virtù facoltativa, ma piuttosto è obbligatoria nel Vangelo. È una virtù morale necessaria nei rapporti con gli altri e in vista del bene che vogliamo offrire loro. È il controllo su se stessi, è il modo in cui reagiamo a ciò che ci rende violenti o ci irrita. La mansuetudine è la virtù dei pacifici, che sono coraggiosi senza violenza, che sono forti senza essere duri. È una virtù assolutamente necessaria nella vita quotidiana dei missionari. Lo dice il beato Giuseppe Allamano: “la mansuetudine, quando sarete in missione, sarà per voi di una importanza straordinaria (...) L’esperienza prova che i missionari e le missionarie fanno del bene in quanto sono miti. Non dimenticate mai quanta importanza io dia a questa virtù” (Così vi voglio n. 124).
Il beato Giuseppe Allamano è stato uno straordinario missionario di Gesù Cristo. È il Padre e il Maestro dei missionari della Consolata. Egli è perenne ispiratore della missione Ad gentes, carisma che caratterizza i due istituti missionari da lui fondati. Per questo gli atteggiamenti missionari da lui proposti aiutano ogni missionario a svolgere con successo ed entusiasmo l'opera evangelizzatrice.
* Lawrence Ssimbwa è missionario della Consolata e lavora con la popolazione afro della diocesi di Bueventura in Colombia.