Pane e Parola

 Pane e parola “Voi stessi date loro da mangiare” (Mc 6,37)

Fede cristiana, Eucaristia, responsabilità sociale

VEGLIA DI PREGHIERA

 

[I canti possono essere inseriti secondo le possibilità]

Saluto iniziale

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.

[Se presiede un presbitero o un diacono]

Il Signore che guida i nostri cuori nell’amore e nella pazienza di Cristo, sia con tutti voi.

E con il tuo Spirito.

Introduzione

In preparazione alla Giornata Diocesana Caritas, vogliamo riflettere non tanto su “come” possiamo sfamare e dissetare quanti mancano di cibo e di acqua, ma imparare dal Dio cristiano che in Gesù sazia, e in abbondanza, confermando la logica dell’eccesso e del buono presente nel segno di Cana e che diventa principio e forma dei segni dati alla nostra umanità.

Preghiamo a cori alterni con la preghiera di papa Francesco

O Dio, ci hai affidato i frutti di tutto il creato 

perché possiamo prenderci cura della terra 

ed essere nutriti dalla sua abbondanza. 

                  Hai mandato a noi il tuo Figlio 

                  per condividere la nostra carne e il nostro sangue                                                 

                  e insegnarci la tua legge d’amore. 

                  Attraverso la sua morte e risurrezione, 

                  siamo stati costituiti come una sola famiglia umana. 

Gesù ha mostrato una grande attenzione 

verso coloro che non avevano niente da mangiare, 

moltiplicando cinque pani e due pesci in un banchetto 

in grado di sfamare cinquemila persone e molti altri ancora.

                  Veniamo alla tua presenza, o Dio, 

                  consapevoli delle nostre colpe e delle nostre mancanze, 

                  ma anche ricolmi di speranza, per condividere 

                  quel che abbiamo da mangiare con tutti i membri 

                  di questa grande famiglia umana. 

Per mezzo della tua sapienza 

ispira i capi di governo e i responsabili delle imprese, 

così come tutti i cittadini del mondo, 

a trovare soluzioni giuste e generose per combattere la fame, 

garantendo a tutte le persone 

il pieno godimento del diritto all’alimentazione. 

                  (tutti): Ti preghiamo, o Dio, perché quando saremo dinanzi a te, 

                  nell’ora del giudizio divino, potremo proclamarci 

                  “Una sola famiglia umana, cibo per tutti”. 

 

Intronizzazione della Parola di Dio

[Durante il canto dell’Alleluia viene collocata la Bibbia e una grande pagnotta, che verrà spezzata e distribuita al termine della veglia, in un luogo centrale e ben preparato, dove avviene la celebrazione]

PRIMO MOMENTO

La fede cristiana

Il cristiano, ciascuno di noi, è sollecitato ad avere fame e sete non del potere umano ma, anzitutto, della volontà di Dio che si compie perché si realizzi il regno dell’amore di Dio.

 

Lettura del Vangelo secondo Luca (Lc 22,24-34)

E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.

Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù d’Israele. Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».

 

Dalle catechesi del mercoledì di Papa Francesco (2 ott. 2013)

…Che cosa posso fare io che mi sento debole, fragile, peccatore? Dio ti dice: non avere paura della santità, non avere paura di puntare in alto, di lasciarti amare e purificare da Dio, non avere paura di lasciarti guidare dallo Spirito Santo. Lasciamoci contagiare dalla santità di Dio. Ogni cristiano è chiamato alla santità (cfr Cost. dogm. Lumen gentium, 39-42); e la santità non consiste anzitutto nel fare cose straordinarie, ma nel lasciare agire Dio. È l’incontro della nostra debolezza con la forza della sua grazia, è avere fiducia nella sua azione che ci permette di vivere nella carità, di fare tutto con gioia e umiltà, per la gloria di Dio e nel servizio al prossimo. C’è una celebre frase dello scrittore francese Léon Bloy; negli ultimi momenti della sua vita diceva: «C’è una sola tristezza nella vita, quella di non essere santi». Non perdiamo la speranza nella santità, percorriamo tutti questa strada. Vogliamo essere santi? Il Signore ci aspetta tutti, con le braccia aperte; ci aspetta per accompagnarci in questa strada della santità. Viviamo con gioia la nostra fede, lasciamoci amare dal Signore… chiediamo questo dono a Dio nella preghiera, per noi e per gli altri.

[breve pausa di silenzio]

Preghiamo a cori alterni:

Cuore mio, non dire: sono troppo povero,                      

donati coraggiosamente.

Non dire: sono troppo debole,

lanciati in avanti.

Non dire: sono troppo piccolo,

ergiti in tutta la tua statura.

                  Anima mia, se il fardello

                  è troppo grande, pensa agli altri:

                  se tu rallenti, essi si fermano;

                  se tu ti stanchi, essi desistono;

                  se tu ti siedi, essi si coricano;

                  se tu dubiti, essi disperano;

                  se tu critichi, essi demoliscono.

Ma, se tu cammini, essi corrono;

se tu corri, essi volano;

se porgi loro la mano, essi t’aiutano e ti sostengono;

se ti prendi cura di loro, essi ti amano.

                  (insieme): Prega con loro e in nome loro,

                  rischia la tua vita,

                  essi vivranno e tu rivivrai!

(P. Monier)

SECONDO MOMENTO

Eucaristia

Fame e sete rappresentano due bisogni primordiali dell’uomo, che lo definiscono nelle sue essenziali necessità fisiologiche, di sopravvivenza. Proprio per questo evocano un desiderio irrefrenabile, ineluttabile, che non si può soffocare. E nella Bibbia, “avere fame e sete” significa metaforicamente un bisogno profondo dell’uomo, che chiede di essere appagato.

 

Lettura del Vangelo secondo Luca (Lc 22,14-20)

Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio». Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».

 

Da una relazione di Goffredo Boselli, monaco di Bose, al convegno Nazionale di Caritas Italiana, aprile 2010:

Che ne abbiamo fatto dell’eucaristia? Nel 1971 il vescovo Helder Camara si domandava: Quando l’eucaristia è ricevuta al momento della morte è chiamata viatico: è il compagno per il grande viaggio che ha inizio. Ma come chiamare l’eucaristia ricevuta per vivere e far vivere la giustizia? Non facciamoci illusioni: il mondo conosce molto bene lo scandalo. Sono cristiani, almeno di origine, quel venti per cento di umanità che tiene nelle sue mani l’ottanta per cento delle risorse della terra. Che ne abbiamo fatto dell’eucaristia? Come conciliarla con l’ingiustizia, figlia dell’egoismo?

Se “viatico” è il nome dell’eucaristia del morente, il nome più antico è “klasma” (= spezzato, pane spezzato) per dire che l’eucaristia è sì il “corpo del Signore” con tutto l’insegnamento catechistico sulla “transustanziazione” che prevede il permanere delle “specie” (pane, vino) ma nel mutare della “sostanza” (corpo e sangue di Cristo). Ciò che non va dimenticato, è che quel pane diventa corpo di Cristo perché è un pane spezzato e condiviso. In altre parole, non perché nel tabernacolo mantiene questa trasformazione, ma perché è la memoria del corpo e del sangue di Gesù dati in croce per noi, perché mangiando di quel pane e bevendo di quel vino diventiamo a nostra volta capaci di vivere una analoga relazione con i fratelli.

Il nostro modo di rispettare la verità dell’eucaristia non è quello di accontentarci di solenni processioni eucaristiche nel Corpus Domini o di solenni “quarantore”, ma di sentirci provocati ad un’etica di donazione (un corpo dato), un’etica di condivisione (l’unico pane per molti), un’etica di solidarietà e di carità (la colletta per i bisognosi).

 

[breve pausa di silenzio]

Preghiamo alternato solista e assemblea:

Gesù, noi ti abbiamo riconosciuto come Signore,                  

ma questo riconoscimento non è per noi

solo da gustare o da tenere come un segreto.

                  Ciò che abbiamo visto e sentito non è solo per noi:

                  è per tutti quelli che sono pronti a riceverlo.

Dopo essere stati con te, davanti a te,

tu ci chiedi di lasciare la tavola

e di andare dai nostri amici, per scoprire insieme

a loro che tu sei veramente vivo

e che ci chiami tutti insieme a diventare

un popolo nuovo, il popolo della risurrezione.

                  Tu ci liberi dal nostro paralizzante senso di perdita,      

                  ci dai la forza di uscire nel mondo

                  e di portare la buona notizia a tutti.

(insieme): Rendi eucaristica la nostra vita:

essa non sarà spettacolare, ma nascosta

come lievito e come granello di senape;

essa rivelerà con gesti semplici

che la vita è più forte della morte

e l’amore è più forte della paura.

[Canto secondo le possibilità]

TERZO MOMENTO

Responsabilità sociale

Il frutto è la giustizia sociale, la solidarietà, la carità, quell’atteggiamento per cui l’uomo non punta tutto sulla propria soddisfazione o il proprio interesse, ma li sottopone all’impegno per la difesa della vita e della dignità del fratello povero.

 

 

Lettura del Vangelo secondo Marco (Mc 6,34-44)

Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci». E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

 

Da Evangelium Gaudium:

La Chiesa ha riconosciuto che l’esigenza di ascoltare questo grido deriva dalla stessa opera liberatrice della grazia in ciascuno di noi, per cui non si tratta di una missione riservata solo ad alcuni: «La Chiesa, guidata dal Vangelo della misericordia e dall’amore all’essere umano, ascolta il grido per la giustizia e desidera rispondervi con tutte le sue forze». In questo quadro si comprende la richiesta di Gesù ai suoi discepoli: «Voi stessi date loro da mangiare» (Mc 6,37), e ciò implica sia la collaborazione per risolvere le cause strutturali della povertà e per promuovere lo sviluppo integrale dei poveri, sia i gesti più semplici e quotidiani di solidarietà di fronte alle miserie molto concrete che incontriamo. La parola “solidarietà” si è un po’ logorata e a volte la si interpreta male, ma indica molto di più di qualche atto sporadico di generosità. Richiede di creare una nuova mentalità che pensi in termini di comunità, di priorità della vita di tutti rispetto all’appropriazione dei beni da parte di alcuni.

La solidarietà è una reazione spontanea di chi riconosce la funzione sociale della proprietà e la destinazione universale dei beni come realtà anteriori alla proprietà privata. Il possesso privato dei beni si giustifica per custodirli e accrescerli in modo che servano meglio al bene comune, per cui la solidarietà si deve vivere come la decisione di restituire al povero quello che gli corrisponde. Queste convinzioni e pratiche di solidarietà, quando si fanno carne, aprono la strada ad altre trasformazioni strutturali e le rendono possibili. Un cambiamento nelle strutture che non generi nuove convinzioni e atteggiamenti farà sì che quelle stesse strutture presto o tardi diventino corrotte, pesanti e inefficaci (n. 188-189).

[breve pausa di silenzio]

Preghiamo insieme:

Fratelli nostri che siete nel Primo Mondo:
affinché il suo nome non sia bestemmiato,
affinché venga a noi il suo Regno;
e si faccia la sua Volontà
non solo in cielo ma anche in terra,
rispettate il nostro pane quotidiano
rinunciando voi al vostro sfruttamento quotidiano.
Non vi intestardite a ricevere da noi
il debito che non abbiamo fatto

e che continuano a pagare i nostri bambini, i nostri affamati, i nostri morti.

Non cadete più nella tentazione del lucro, del razzismo, della guerra;
noi faremo in modo da non cadere
nella tentazione dell’ozio e della sottomissione.
E liberiamoci gli uni gli altri da ogni male.
Solo così potremo recitare insieme la preghiera di famiglia                            
che il fratello Gesù ci ha insegnato:                                          
Padre nostro - Madre nostra,
che sei in cielo e che sei in terra.

(Pedro Casaldaliga)

GESTO DI CARITÀ

[Canto appropriato, durante il quale il celebrante spezzerà la grande pagnotta]

Scambiamoci un segno di pace donandoci un pezzetto di pane.

Conclusione

Padre nostro

Preghiamo. O Dio giusto e santo, regni nella Chiesa e nel mondo una comune e vera giustizia poiché la stessa grazia ci raduna attorno all’unica mensa. Per Cristo nostro Signore.


Amen.

Se è presente un sacerdote o un diacono si può concludere con la Benedizione oppure si può concludere dicendo

Benediciamo il Signore

Rendiamo grazie a Dio.

[Canto secondo le possibilità]

GIORNATA DIOCESANA CARITAS

domenica 9 novembre 2014

 

 

 

 

 

 

Introduzione
 
G. Iniziamo la nostra «veglia della luce» in attesa gioiosa del Signore, luce senza tramonto. Questa veglia è denominata anche lucernario, dall’uso, nella Chiesa primitiva, di accendere le lucerne per tale celebrazione che si svolgeva di notte. Il termine lucernario è carico di tutta la simbologia cristiana della luce. Noi aspettiamo, infatti, e celebriamo Gesù risorto, nostra luce e luce del mondo, Colui che ci conduce dalla tenebre alla luce, dal peccato alla grazia, dalla morte alla vita.
 
Saluto
C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
T. Amen.
C. Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi.
T. E con il tuo Spirito.
 
Lucernario

Inno a Cristo (Fos ilarion)
 
C. Carissimi, al tramonto del sole, lodiamo il Signore e invochiamo la venuta di Cristo, sole che sorge dall’alto, perché ci doni la grazia della luce eterna. A ogni due strofe cantiamo:
T. O luce radiosa, eterno splendore del Padre, Cristo, Signore immortale!
 
1L. Giunti al tramonto del sole, e vista la luce della sera, lodiamo il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo Dio.
2L. Si innalzi la lode a tutta la Trinità, dalla creazione, da ogni essere vivente e da ogni persona.
T. O luce radiosa, eterno splendore del Padre, Cristo, Signore immortale!
 
1L. È giusto che tutte le creature ti lodino in ogni tempo, Figlio di Dio che doni la vita: l’universo ti dà gloria.
2L. Noi ti cantiamo, Gesù, generato da Maria: tu, che sei la luce vera, hai assunto la nostra carne.
T. O luce radiosa, eterno splendore del Padre, Cristo, Signore immortale!
 
1L. Manda il tuo Spirito nei nostri cuori e invocheremo il Padre; venga la sua grazia come rugiada e sigillo dei doni celesti.
2L. Noi ti cantiamo, Cristo risorto, che hai vinto le tenebre del sepolcro; stella del mattino che precede l’aurora e rischiara la notte come il giorno.
T. O luce radiosa, eterno splendore del Padre, Cristo, Signore immortale!
 
1L. Resta con noi, Signore, perché il giorno già volge al declino; illumina i nostri occhi e ti riconosceremo guida sicura nel nostro cammino.
2L. La nostra preghiera, Signore, si levi come incenso; le nostre mani alzate, davanti a te, come sacrificio della sera.
T. O luce radiosa, eterno splendore del Padre, Cristo, Signore immortale!
Antico inno della Chiesa di oriente
 
Proclamazione della Parola
 
G. La Pasqua di Cristo, «il suo passaggio» da questo mondo al Padre, dalle tenebre del sepolcro alla luce della risurrezione, è il fondamento della fede della Chiesa, la fonte della sua lode, il motivo del suo stupore sempre nuovo. Fin dalle origini, la Chiesa ha attinto la sua forza vitale dalla celebrazione della Pasqua di Cristo, facendo memoria ogni settimana della sua morte e risurrezione nel «giorno del Signore», cioè la domenica. Gli evangelisti, sottolineando che Cristo è risuscitato «il primo giorno della settimana» (Mt 28,1; Mc 16,2-9; Lc 24,1; Gv 20,1-19), giorno della creazione della luce (Gn 1,3-5), proclamano che egli è la luce del mondo e la sua risurrezione dà inizio alla creazione nuova. Giovanni precisa, inoltre, che «otto giorni dopo» la prima apparizione Gesù si fermò in mezzo ai discepoli (20,26), testimoniando, così, che fu il Signore stesso a inaugurare il ritmo settimanale della domenica.
 
Canto: Ascolterò la tua Parola (A.M. Galliano - D. Semprini, Parla Signore, Paoline)
 
Dal Vangelo secondo Giovanni(20,19-23.26)
 
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: "Pace a voi!". A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati".
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: "Abbiamo visto il Signore!". Ma egli disse loro: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo".
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: "Pace a voi!".
 
 
Contemplazione dell’Icona
 
Canto: O luce radiosa
 
Preghiera davanti dell’Icona
 
L. Dolce è la luce del sole
che brilla ai nostri occhi,
ma ancor più dolce è la vista
della tua immagine, o Cristo:
una illumina i nostri sensi,
l’altra i nostri spiriti.
Nel tuo passaggio sulla terra, Verbo di Dio,
hai scacciato con la tua parola ogni malattia;
ma, risalito verso il trono del Padre,
tu guarisci con l’impronta del tuo volto
i nostri mali.
 
T. O, Cristo, vera luce che illumina e santifica
ogni uomo che viene nel mondo,
risplenda su di noi la luce del tuo volto,
affinché in essa vediamo la luce inaccessibile,
e dirigi i nostri passi nella via dei tuoi precetti,
per le preghiere della tua Madre purissima
e di tutti i santi. Amen.
 
G. In quest’Anno della fede proclamiamo
con convinzione la nostra fede in Dio,
Padre e Figlio e Spirito Santo
e nell’opera di salvezza
da essi realizzata a nostro favore,
per condurci dalle tenebre alla luce.
 
Professione di fede: Credo apostolico

Preghiera di intercessione
Fanciulli, ragazzi e giovani propongono all’assemblea le preghiere preparate.
 
A ogni richiesta si risponde:
T. Signore, nostra luce, illuminaci.
 
Verso la domenica, giorno del Signore
 
G. Dal giorno dell’apparizione di Gesù la comunità cristiana non ha mai cessato di riunirsi attorno a Cristo risorto ogni domenica, «giorno del Signore» come lo definisce il libro dell’Apocalisse (1,10). I padri della Chiesa hanno evidenziato che la domenica, primo giorno della settimana, è anche l’ottavo giorno, il giorno nuovo senza tramonto, il giorno dell’eternità di Dio, che segna l’inizio del mondo nuovo inaugurato da Cristo, primogenito dei morti. Alla sera del sabato, le antiche comunità cristiane vegliavano, aspettando il giorno della risurrezione come segno, anticipo dell’incontro definitivo nella luce con il Signore risorto che è venuto, che viene e che verrà. E noi che vegliamo con la stessa speranza, rendiamo lode a tutta la Trinità, per il dono della «luce gioiosa» che è Gesù.
 
Inno alla luce
 
C. Luce gioiosa della santa gloria del Padre immortale, celeste, santo, beato, o Gesù Cristo! Giunti al tramonto del sole e vista la luce vespertina, inneggiamo al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, Dio.
T. È cosa degna cantarti in ogni tempo con voci armoniose,
o Figlio di Dio, tu che ci dai la vita:
perciò l’universo proclama la tua gloria.
 
C. Ti rendiamo grazie, Padre, per Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore:
in lui ci hai illuminati, rivelandoci la luce che non tramonta.
Trascorso questo giorno e giunti all’inizio della notte,
sazi della luce che hai creato per il nostro bene,
noi ti lodiamo e ti glorifichiamo,
per Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore,
ora che la tua grazia ci concede anche la luce della sera.
A te la gloria, la potenza e l’onore,
al Figlio con lo Spirito Santo, ora e sempre, nei secoli dei secoli.
T. Amen.
Chiesa di oriente
 
C. O Dio, Padre amorevole e luce che non tramonta, volgi lo sguardo alla tua Chiesa, ammirabile sacramento di salvezza, e compi l’opera predisposta nella tua misericordia: tutto il mondo veda e riconosca che ciò che è distrutto si ricostruisce, ciò che è invecchiato si rinnova e tutto ritorna alla sua integrità, per mezzo del Cristo, che è principio di tutte le cose. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
T. Amen.
 
Benedizione finale
 
C. Il Signore vi benedica e vi protegga.
T. Amen.

C. Faccia risplendere il suo volto su di voi e vi doni la sua misericordia.
T. Amen.

C. Rivolga su di voi il suo sguardo e vi doni la sua pace.
T. Amen.

C. E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi, e con voi rimanga sempre.
T. Amen.
 
Canto: Vivi con noi la festa (F. Buttazzo, Alla tua festa, Paoline)
(Cantato da fanciulli e ragazzi, gli adulti si uniscono, cantando il ritornello)
 
Fonte: Testo tratto da Catechisti Parrocchiali n. 4, Aprile 2013
 

La reciterai con la comune corona del rosario nel modo seguente: prima reciterai il PADRE NOSTRO, l’AVE MARIA ed il CREDO; poi sui grani del PADRE NOSTRO, dirai le parole seguenti:

Eterno Padre, Ti offro il Corpo e il Sangue,
l’Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio e Nostro Signore Gesù Cristo in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero. Sui grani delle AVE MARIA reciterai le parole seguenti:
Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
Infine reciterai tre volte queste parole: Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale: abbi pietà di noi e del mondo intero” (Diario, 476).

Litanie alla Divina Misericordia

Signore, pietà Signore, pietà
Cristo, pietà Cristo, pietà
Signore, pietà Signore, pietà
Cristo, ascoltaci Cristo, ascoltaci
Cristo, esaudiscici
Cristo esaudiscici
Padre del cielo, Dio
abbi pietà di noi
Figlio Redentore del mondo che sei Dio
abbi pietà di noi
Spirito Santo, Dio
abbi pietà di noi
Santa Trinità unico Dio
abbi pietà di noi
Misericordia di Dio, che scaturisci dal seno del Padre,
confido/confidiamo in Te
Misericordia di Dio, massimo attributo della Divinità,
confido/confidiamo in Te
Misericordia di Dio, mistero incomprensibile,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, sorgente che emani dal mistero della Trinità,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, che nessuna mente né angelica né umana può scrutare,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, da cui proviene ogni vita e felicità,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, sublime più dei cieli,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, sorgente di stupende meraviglie,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, che abbracci tutto l’universo,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, che scendi al mondo nella persona del Verbo Incarnato,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, che scorresti dalla ferita aperta del Cuore di Gesù,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, racchiusa nel cuore di Gesù per noi e soprattutto per i peccatori,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, imperscrutabile nell’istituzione dell’Eucaristia,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, che fondasti la santa Chiesa,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, che istituisti il Sacramento del Battesimo,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, che ci giustifichi attraverso Gesù Cristo,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, che per tutta la vita ci accompagni,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, che ci abbracci specialmente nell’ora della morte,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, che ci doni la vita immortalè,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, che ci segui in ogni istante della nostra esistenza,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, che converti i peccatori induriti,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, che ci proteggi dal fuoco dell’inferno,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, meraviglia per gli Angeli, incomprensibile ai Santi,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, presente in tutti i divini Misteri,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, che ci sollevi da ogni miseria,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, sorgente di ogni nostra gioia,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, che dal nulla ci chiamasti all’esistenza,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, che abbracci tutte le opere nelle Tue mani,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, che coroni tutto ciò che esiste ed Esisterà,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, in cui tutti siamo immersi,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, amabile conforto dei cuori disperati,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, in cui i cuori riposano e gli spauriti trovano pace,
confido/confidiamo in Te.
Misericordia di Dio, che ispiri speranza contro ogni speranza,
confido/confidiamo in Te.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo,
perdonaci, o Signore.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo,
ascoltaci o Signore.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo,
abbi pietà di noi.

PREGHIAMO:
Dio eterno, la cui Misericordia è infinita e in cui il tesoro della compassione è inesauribile, rivolgi a noi uno sguardo di bontà e moltiplica in noi la Tua Misericordia, affinché, nei momenti difficili, non ci perdiamo d’animo e non smarriamo la speranza, ma, con la massima fiducia, ci sottomettiamo alla Tua Santa volontà, la quale è Amore e Misericordia. Amen.

Venerdì Santo Passione del Signore

Via Crucis Presieduta dal Santo Padre Francesco

Colosseo Roma, 3 Aprile 2015

 

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L’anafora di Addai e Mari

  • , Mar 28, 2015
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L’anafora di Addai e Mari è un’antica preghiera eucaristica cristiana, caratteristica della Chiesa assira d’Oriente.
Attribuita dalla tradizione a Taddeo di Edessa e Mari, discepoli di san Tommaso apostolo e santi del I secolo, risale al III secolo secondo la maggioranza degli studiosi[1].
Ha la peculiarità di non contenere in modo coerente e ad litteram le parole dell’istituzione dell’eucaristia da parte di Gesù Cristo (“Questo è il mio corpo”, “questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza...”). Sono presenti invece “in modo eucologico disseminato, ossia integrate nelle preghiere di rendimento di grazie, di lode e di intercessione”[1]. Si riportano tre passaggi interessanti: “[...] abbiamo ricevuto per tradizione l’esempio che viene da te, rallegrandoci, glorificando, esaltando, facendo memoria e celebrando questo mistero grande e terribile [...] nella memoria del corpo e del sangue del tuo Cristo, che noi offriamo a te sull’altare puro e santo, come tu ci hai insegnato, [...] sacramento vivificante e divino che io posso amministrare al tuo popolo, il gregge del tuo pascolo”.
Nel 2001 la Chiesa cattolica ha riconosciuto la validità dell’anafora di Addai e Mari–sostenuta da una tradizione ininterrotta risalente all’epoca post-apostolica–nel contesto della possibilità di intercomunione, in caso di necessità pastorale, tra i fedeli della Chiesa assira d’Oriente e la Chiesa cattolica caldea.

L’ANAFORA DEGLI APOSTOLI ADDAI E MARI (traduzione di C. Giraudo)
— La grazia del Signore nostro [Gesù Cristo, e l’amore di Dio Padre, e la comunione dello
Spirito Santo sia con tutti noi, ora e in ogni tempo, e nei secoli dei secoli]!
— Amen.
— In alto siano le vostre menti!
— A te [sono], Dio [di Abramo e di Isacco e di Israele, re lodabile].
— L’oblazione a Dio, Signore di tutti, viene offerta!
— È conveniente e giusto.

1. Prefazio

È degno di lode da tutte le nostre bocchee di confessione da tutte le nostre lingueil Nome adorabile e lodabile del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo,che creò il mondo nella sua grazia,e i suoi abitanti nella sua pietà,e redense gli uomini nella sua clemenza,e fece una grande grazia ai mortali.La tua grandezza, Signore, adorano mille migliaia di [esseri] superiorie diecimila miriadi di Angeli,le schiere di [esseri] spirituali, ministri di fuoco e di spirito,insieme ai Cherubini e ai Serafini santilodano il tuo Nome,vociferando e lodando [incessantemente,e gridando l’ uno all’ altro e dicendo]:

2. Sanctus

Santo, santo, [santo è il Signore Dio potente;pieni sono il cielo e la terra delle sue lodi.Osanna nei luoghi eccelsi e osanna al Figlio di David!Benedetto colui che viene e verrà nel nome del Signore.Osanna nei luoghi eccelsi!]

3. Post-Sanctus

E con queste potenze celesti ti confessiamo, Signore,anche noi tuoi servi deboli e infermi e miseri,perché facesti a noi una grande grazia che non si può pagare:poiché rivestisti la nostra umanitàper vivificarci attraverso la tua divinità,ed elevasti la nostra oppressione,e rialzasti la nostra caduta,e risuscitasti la nostra mortalità,e rimettesti i nostri debiti,e giustificasti la nostra condizione-di-peccato,e illuminasti la nostra mente,e superasti, Signore nostro e Dio nostro, i nostri avversari,e facesti risplendere la debolezza della nostra natura infermacon le misericordie abbondanti della tua grazia.E per tutti [i tuoi aiuti e le tue grazie verso di noiti rendiamo lode e onore e confessione e adorazione,ora e in ogni tempo, e nei secoli dei secoli. (R/ Amen)].

4. Intercessione unica

Tu, Signore, nelle tue (molte) misericordie,di cui non riusciamo a parlare,fa’ memoria buona di tutti i padri retti e giustiche furono graditi dinanzi a tenella commemorazione del corpo e del sangue del tuo Cristo,che ti offriamo sopra l’ altare puro e santocome tu ci insegnasti;e concedi a noi la tua tranquillità e la tua paceper tutti i giorni del mondo,affinché conoscano tutti gli abitanti della terrache tu sei Dio, il solo vero Padre,e tu mandasti il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio tuo e diletto tuo;e lui stesso, Signore nostro e Dio nostro,ci insegnò nel suo vangelo vivificantetutta la purità e santità dei profeti e degli apostoli,e dei martiri e dei confessori,e dei vescovi e dei presbiteri e dei ministri,e di tutti i figli della santa Chiesa cattolica,che furono segnati con il segno (vivo) del battesimo santo.

5. - 6. Anamnesi+QuasiRacconto

E anche noi, Signore, tuoi servi deboli e infermi e miseri,che siamo radunati e stiamo dinanzi a te in questo momento,abbiamo ricevuto nella tradizione la figura che viene da te,giacché ci allietiamo e lodiamo,ed esaltiamo e commemoriamo e celebriamo,e facciamo questo mistero grande e tremendodella passione e morte e risurrezione del Signore nostro Gesù Cristo.

7.  Epiclesi sulle oblate

Venga, Signore, lo Spirito tuo santo,e riposi sopra questa oblazione dei tuoi servi,e la benedica e la santifichi,

8. Epiclesi sui comunicanti

affinché sia per noi, Signore,per l’espiazione dei debiti e per la remissione dei peccati,e per la grande speranza della risurrezione dai morti,e per la vita nuova nel regno dei cielicon tutti coloro che furono graditi dinanzi a te.

9. Dossologia epicletica

E per tutta la tua economia mirabile verso di noi ti confessiamo e ti lodiamo incessantemente,nella tua Chiesa redenta nel sangue prezioso del tuo Cristo,con bocche aperte e a volti scoperti,rendendo [lode e onore e confessione e adorazioneal Nome tuo vivo e santo e vivificante,ora e in ogni tempo, e nei secoli dei secoli].Amen!

 

Fonte: http://it.wikipedia.org/

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