Descritto come un missionario di grande semplicità e altruismo, padre Luís Ferraz, è mancato questo sabato, 27 luglio, a Fátima, in Portogallo. Il missionario della Consolata aveva 92 anni, di cui 66 di professione religiosa e 61 di sacerdozio.
“Affidandolo all'infinita misericordia di Dio Padre – diceva una nota dei missionari della Consolata in Portogallo – ci uniamo nella preghiera per il suo riposo eterno, rendendo grazie a Dio per il modo in cui si è consumato nella sua missione di apostolo e missionario della Consolata”.
I funerali hanno avuto luogo mercoledì 31 luglio con una messa funebre nella chiesa dell'ex Seminario della Consolata e la successiva sepoltura nel cimitero di Fatima.
Padre Luís Ferraz era visto come un missionario di grande semplicità e carità: una presenza silenziosa e amichevole nelle comunità in cui viveva. La sua biografia, che presentiamo di seguito, lo testimonia.
Nato a Formigais, Vila Nova de Ourém, il 22 luglio 1932, fece il suo ingresso nella comunità dei Missionari della Consolata in Portogallo il 18 ottobre 1951 e, sei anni dopo, nella Certosa di Pesio (Cuneo), emise la prima professione religiosa il 2 ottobre 1957. Sempre in Italia, a Torino, il 2 ottobre 1960 fece la professione perpetua e poi, nel 1962, venne ordinato diacono. Il 30 marzo 1963 divenne sacerdote.
Padre Luís Ferraz (al centro) festeggia 60 anni di ordinazione sacerdotale con la comunità di Águas Santas, Portogallo
Trascorse i primi tre anni del suo ministero in Portogallo dove si impegnò come professore e assistente a Vila Nova de Poiares e poi come vice parroco e cappellano a Campolide. Nel 1966, padre Luís Ferraz parte per il Mozambico dove trascorse tutti gli anni della sua vita attiva come missionario.
Questi i luoghi dove offrì il suo servizio missionario: al principio lavorò nella diocesi di Inhambane, nella missione di Mavamba (1966-1967); poi si trasferì nell’archidiocesi di Lourenço Marques (Maputo) per lavorare nella parrocchia di São Gabriel a Matola, dove è stato vice parroco (1967-1971), poi parroco di Boane (1971-1972), di nuovo vice parroco a Matola (1973-1975) e parroco dal 1975 al 1981.
La parrocchia di São Gabriel, creata il 2 luglio 1951 dai missionari della Consolata, è la madre della maggior parte delle parrocchie della periferia occidentale di Maputo. Padre Luís ha lavorato in questa parrocchia per quasi 15 anni. Ha vissuto con coraggio il difficile periodo dell'indipendenza del 1975, quando il popolo del Mozambco ha dovuto affrontare molte sofferenze lo stesso che molte famiglie portoghesi, suoi parrocchiani, che dovettero abbandonare il paese.
Seguirono gli anni difficili della rivoluzione marxista-leninista, con le sue innumerevoli restrizioni alla libertà religiosa. Padre Luís ha affrontato questi anni con la collaborazione delle missionarie della Consolata che vivevano a Matola. Nel 1981 l’Istituto consegnò la parrocchia di Matola all’archidiocesi di Maputo e lui fu l'ultimo missionario della Consolata a lavorare in quella parrocchia.
Dal 1981 al 1986 padre Luís fu superiore nella casa regionale e qui svolse l’importante attività di sostegno alle missioni e ai missionari presenti nelle diocesi di Inhambane e Lichinga che in quegli anni di grandi difficoltà avevano bisogno di tutto: ospitalità, viaggi, acquisto di materiali e cibo, ecc.
Nel 1986 tornò a lavorare nella diocesi di Inhambane, questa volta nella parrocchia di Guiúa e nel Centro Catechistico. Insieme a padre Andrea Brevi, riaprì il Centro e la parrocchia, che erano stati chiusi nel 1983 per ordine del governo, riprendendo la formazione delle famiglie dei catechisti. Si è dedicato a questa attività formativa e alla cura pastorale delle comunità cristiane della parrocchia.
Il 13 settembre 1987, il Centro Catechistico fu assaltato dalla Renamo (Resistenza Nazionale Mozambicana). Le famiglie dei catechisti vengono rapite e il catechista Peres Manuel viene ucciso: padre Luís rimane a Guiúa, nonostante la guerra e la violenza che regnava nella zona. Il 9 ottobre 1991 fu trasferito a Mambone come parroco: assieme al padre Amadio Marchiol visse anche lì in un contesto di guerra, con molti pericoli e privazioni.
Il 4 ottobre 1992 fu firmato l'Accordo di pace che pose fine alla guerra civile del Mozambico. Nel 1993, padre Luís fu trasferito da Nova Mambone alla parrocchia di Vilanculos, sempre nella diocesi di Inhambane. Con il padre Alceu Agarez e padre Jaime C. Patias, ha assistito le numerose comunità delle parrocchie di Vilanculos, Mapinhane e Maimelane.
Il 10 novembre 1998 è stato nominato parroco di Vilanculos: ha vissuto un periodo di grande attività pastorale e di promozione umana, in un momento di pacificazione, ricostruzione e consolidamento delle comunità cristiane dopo la dispersione causata dalla guerra.
Nel 2000 è stato trasferito al Seminario Filosofico di Matola come collaboratore nella formazione ed economo e con padre Jaime C. Patias, ha collaborato alla formazione dei futuri missionari della Consolata e ha prestato servizio pastorale alle comunità cristiane delle parrocchie di Liqueleva, Liberdade e Matola fino al 2008.
L'ultimo periodo della missione di padre Luís in Mozambico si è svolto tra il 2009 e il 2015 presso al Seminario dei Missionari della Consolata nella città di Nampula. Questa tappa è stata per lui un grande salto: dal sud del Paese, dove aveva sempre lavorato, si è trasferito al nord, dovendo affrontare tutte le differenze linguistiche e culturali. Come sempre, padre Luís ha dimostrato la sua totale disponibilità, il suo spirito di ubbidienza e di servizio. Si è dedicato al lavoro di manutenzione della casa, alla formazione dei seminaristi e al lavoro pastorale nella parrocchia di Nossa Senhora da Paz.
Dopo 49 anni di passione e dedizione a quella nazione africana, nel 2015 padre Luíz è tornato in Portogallo dove ha vissuto gli anni d'oro della sua vocazione e consacrazione missionaria. Lì è stato assegnato alla comunità di Águas Santas che divenne la sua comunità di riferimento fino alla morte; trascorse questi anni dedicato ai servizi pastorali, alle Messe e alle confessioni.
Era un missionario nel vero e pieno senso della parola. Anche in età avanzata, ha sempre mantenuto un vivo spirito missionario e familiare, essendo attivo nei piccoli compiti quotidiani della comunità, che svolgeva con grande dedizione, la stessa che ha sempre caratterizzato il suo impegno verso Dio, verso il prossimo e verso la missione.
I funerali di padre Luís Ferraz mercoledì 31 luglio a Fátima
Padre Jaime Patias, IMC, attuale Segretario Generale per la Comunicazione a Roma, ha lasciato questa sentita testimonianza:
“Riposa in pace, caro confratello e maestro di bontà, padre Luiz Ferraz, IMC, con il quale ho avuto la grazia di lavorare per cinque anni durante la ricostruzione in Mozambico, prima a Vilankulos e poi nel Seminario Filosofico a Matola, nella grande Maputo. Rimane l'immagine di uno di quegli esseri umani eccezionali, benedetti dalla sua generosità e dal dono di sé, che ha vissuto profondamente una vita serena e lunga sulla terra. Possa ricevere la corona dei giusti da Dio, che ha servito fedelmente, e intercedere per noi! Grazie di tutto!”
* Redazione SGC con informazioni di padre Albino Brás e padre Álvaro Pacheco, IMC Portogallo.
I Laici Missionari della Consolata (LMC) del Portogallo si sono radunati questa domenica, 21 luglio, per celebrare il loro 25° anniversario di vita e missione. La celebrazione ha avuto luogo durante l'incontro nazionale che si è svolto questo fine settimana (20 e 21 luglio) presso la sede dei Missionari della Consolata a Lisbona (Olivais).
All'evento hanno partecipato circa 25 persone provenienti dal Nord, dalla regione di Lisbona e anche dall'Irlanda dove è emigrata una coppia di LMC.
Il primo gruppo di Missionari Laici della Consolata è sorto nel 1999, frutto di un cammino di riflessione e formazione con l’accompagnamento dei Missionari della Consolata di Cacém, in particolare del padre Paulino Ferreira.
Il desiderio di vivere la missione ad gentes in prima persona, di stare con i più poveri, di “essere presenti” e di essere presenza di consolazione, ha portato la prima coppia di laici, Ricardo ed Elizabeth, a partire per la missione nel 2000, più precisamente per Mapinhane in Mozambico dove hanno lavorato nella pastorale e nell'educazione presso la Scuola Padre Gerardo Gumiero fondata nel 1996 dai Missionari della Consolata e dalle Sorelle Missionarie Agostiniane.
Ma la comunità dei Missionari Laici della Consolata è nazionale. I frutti non sono nati solo a Cacém, ma anche ad Águas Santas (nel nord), dove ha lavorato padre José Matias, e molti altri missionari della Consolata che sono passati e hanno dato la loro testimonianza alla missione. È stato anche il desiderio di consolare che ha spinto la seconda coppia di laici, Teresa Silva e Paulo Rocha, a partire per la missione nel 2002, più precisamente in Tanzania, dove hanno lavorato nella pastorale e in un orfanotrofio, per poi tornare in Portogallo nel 2005.
La missione è condivisione, è testimonianza, è voglia di essere presenti. Non può essere altrimenti. Come diceva il Beato Allamano: “Dio mi chiama oggi... non so se mi chiamerà domani”. Quindi, con questo spirito, nel 2004, un'altra coppia di laici della nostra comunità di Cacém - Tina e Filipe - è partita per il Mozambico per continuare la presenza dei laici in missione. La comunità rimane viva, cercando di vivere il carisma dell'Allamano nella sua vita quotidiana, rispondendo alla chiamata. Nuovi membri si aggiungono per vivere questa scelta di vita - la missione in forma laicale - e la comunità cresce.
La missione va e viene e si rinnova. Mentre alcuni sono tornati, altri sono partiti e, nel 2008, un'altra coppia è partita per il Mozambico, Rui e Diana, per lavorare nel Centro Catechetico di Guiúa, luogo dei catechisti martirizzati nella diocesi di Inhambane. Lì si sono dedicati ai giovani e ai bambini nella pastorale, nella salute e nell'educazione. In seguito, è partita anche Carina.
Ma la missione è anche qui in Portogallo, dove la famiglia LMC sta crescendo con più vocazioni, frutto di questa animazione missionaria tra i giovani e i volontari. E il lavoro continua. L'invio di volontari, l'animazione missionaria, i progetti educativi come “Estuda Lá” e i progetti di promozione umana come il programma di cucito di “ArteGentes” sono tutte forme di missione dei LMC in Portogallo.
“Non basta iniziare bene un lavoro, bisogna perseverare per raccogliere i frutti”.
E i Laici Missionari della Consolata sono un buon frutto, perché la loro testimonianza ci mostra che la missione è lì dove Dio vuole che sia.
Ovunque ogni membro dei LMC si trovi, fuori o dentro, nell'Associazione Ad Gentes, nel Quartiere di Zambujal, periferia di Lisbona, nella parrocchia di São Marcos, a Lourel o a Linhó, nelle comunità... l'importante è volere essere e vivere la Consolazione come fonte di vita.
Come diceva l'Allamano ai suoi missionari: “Il nostro Istituto appartiene a Dio fin dall'inizio; appartiene a Lui, come un campo appartiene al suo proprietario. La Madonna lo ha fondato e gli inizi vengono da Dio”.
Ci sono molti motivi per essere grati per il 25° anniversario di vita missionaria dei LMC. Congratulazioni.
* Laici Missionari della Consolata del Portogallo. Originalmente pubblicado in: www.facebook.com/consolatapt
Canti, una Via Crucis missionaria, drammatizzazioni, l'Eucaristia presieduta dal vescovo di Leiria-Fatima José Ornelas e la consacrazione alla Madonna nella Cappella delle Apparizioni. Questo è stato il programma del 34° Pellegrinaggio della Famiglia Missionaria della Consolata al Santuario della Madonna di Fatima in Portogallo, svoltosi nel sabato 17 febbraio.
L’evento ha riunito circa 6.000 persone provenienti da varie parti del Portogallo, che si sono radunate davanti al Seminario della Consolata, indossando un foulard bianco appositamente disegnato per questo giorno di festa.
Il benvenuto coordinato da padre Albino Brás, IMC, è stato offerto da giovani provenienti da varie parti del Paese. I Giovani Missionari della Consolata (JMC) del sud del Portogallo e i Laici Missionari della Consolata (LMC) della stessa regione hanno intonato canti missionari, mentre altri giovani hanno sventolato bandiere di diverse parti del mondo, ricordando il lavoro svolto dai missionari nei vari Paesi.
Rivolgendosi ai pellegrini, il Superiore regionale in Europa, padre Gianni Treglia IMC, ha ricordato che "Oggi è un giorno di festa. Ancora una volta il Beato Giuseppe Allamano, fondatore dei Missionari e delle Missionarie della Consolata, ci riunisce e ci fa stare insieme. Con il suo esempio ci invita ad aprirci alla novità di Dio, alla bellezza del Vangelo, alla missione. Festeggiare è la cosa giusta da fare per chi ha il cuore felice e, in qualche modo, ringrazia il Signore per la gioia che prova. Ringraziamo quindi insieme il Signore per tutto il lavoro missionario che viene svolto nel mondo da tanti missionari, uomini e donne, religiosi e laici".
Gruppi di JMC e di LMC del sud del Portogallo cantano canzoni missionarie all'inizio del pellegrinaggio
Padre Gianni Treglia ha spiegato ai pellegrini il significato del tema del pellegrinaggio - "Inviati a consolare" - e ha ricordato che nel 2026 si celebrerà il centenario della morte dell’Allamano. "Siamo inviati a consolare! È un invito a lasciarci turbare, ad andare oltre le nostre paure e reticenze, a decentrarci per far sì che l'amore di Dio Padre arrivi a tutti. È l'invito a non vivere più per noi stessi", ha detto, sottolineando che la "forza dello Spirito Santo ci mette in cammino, per incontrare gli altri, spingendoci a fare della nostra vita un cammino, un dono, una parola evangelica pronunciata e offerta in modo creativo in nome dell'amore di Cristo. Il motivo di ogni missione è proprio l'amore di Cristo: questo amore, per noi, famiglia missionaria della Consolata, ha una traduzione specifica: 'Inviati a consolare'", ha sottolineato padre Treglia.
Il Superiore regionale ha poi indicato il messaggio che Dio vuole trasmettere oggi. "Questo messaggio è che noi portiamo, attraverso la Parola di Gesù, una buona notizia agli abbandonati, un annuncio di libertà agli schiavi e agli oppressi, una promessa di salvezza. Un messaggio che riempie di speranza tutta l'umanità".
Il padre Simão Pedro, IMC, coordinatore del pellegrinaggio, parlando del tema: "Inviati a consolare", ha evidenziato lo zelo missionario del beato Allamano. "Partendo dall’Italia, l’Allamano riuscì a convincere quattro missionari ad andare in missione in Kenya, nel 1901. Questo ardore missionario di voler portare il Vangelo in tutto il mondo e aiutare i più bisognosi è impressionante. La forza di quest'uomo, che ha saputo entusiasmare e convincere altre persone a seguire questo progetto, è notevole. In questo pellegrinaggio sono attese seimila persone e il nostro obiettivo è quello di sensibilizzarle su questo grande bisogno di accogliere la gioia del vangelo e diffonderla agli altri", ha concluso padre Simão.
La vita e l'opera di Giuseppe Allamano presentate dai giovani di Valinhos de Fátima
Durante la Via Crucis missionaria, svoltasi a Valinhos di Fatima, i giovani hanno messo in scena la vita di Giuseppe Allamano, il Fondatore dei due istituti missionari presenti in 33 Paesi in quattro continenti. La drammatizzazione si è conclusa con l’avvicinarsi dei giovani al pubblico portando bandiere di diversi Paesi. "Cari fratelli e amici, collaboratori e benefattori della nostra famiglia missionaria, le bandiere dei Paesi in cui operano i missionari della Consolata sono sparse tra voi. Attraverso i suoi figli e le sue figlie sparsi nel mondo, così come attraverso ciascuno di noi, il Padre Allamano continua ad amare e ad abbracciare il mondo: siamo inviati a consolare perché siamo stati consolati, siamo mandati ad annunciare e a praticare i valori del vangelo perché Cristo li ha seminati nei nostri cuori. Lo Spirito Santo di Dio ci illumini, ci rafforzi e ci rinnovi, affinché possiamo essere vangelo vivente per molti, condividendo con tutti la consolazione, la pace e la speranza di Dio".
Padre Gianni Treglia, Mons. José Ornelas e Padre Bernard Obiero
Le meditazioni sulla Via Crucis sono state un'occasione per ricordare le "tante persone" che "soffrono per i conflitti armati, la fame, i disastri naturali, le malattie, la depressione, la disoccupazione, l'abbandono e la solitudine". "Non mancano le persone che hanno bisogno di sostegno, di essere ascoltate, di una parola amica, di essere consolate, perché è difficile mantenere la speranza in mezzo a tanta sofferenza", si legge in una delle riflessioni.
La Via Crucis missionaria ha ricordato le popolazioni sofferenti in Palestina, Nagorno-Karabakh, Ucraina, Siria e Yemen. Ha ricordato anche le persone che vivono senza un tetto, così come "tutti gli anziani che sopportano la solitudine, disprezzati dai loro figli, o che sono lasciati a casa senza visite, sofferenti per l'assenza dei loro figli e nipoti".
L'Eucaristia celebrata nella Basilica della Santissima Trinità è stata presieduta da monsignor José Ornelas, vescovo della diocesi di Leiria-Fatima e presidente della Conferenza episcopale portoghese (CEP). Nella sua omelia, il vescovo ha ricordato alcune delle tragedie che affliggono l'umanità, come le guerre, i disastri naturali e il caso delle "famiglie che lavorano ma non riescono ad arrivare a fine mese". Rivolgendosi ai giovani, ha chiesto loro di "non smettere mai di sognare", affermando poi che c'è bisogno di persone disponibili ad aiutare chi soffre.
Messa nella Basilica della Santissima Trinità presieduta da Mons. José Ornelas, vescovo della diocesi di Leiria-Fatima.
"Mancano persone che sappiano asciugare le lacrime, che cerchino di costruire vie percorribili. Abbiamo bisogno di cammini che ci permettano di recuperare la nostra vita", ha detto il vescovo, ricordando ai fedeli che è stiamo vivendo la Quaresima, "un tempo per cambiare la nostra mente". Nell’anno in cui si realizzeranno le elezioni in Portogallo e in Europa, il vescovo ha chiesto ai fedeli di andare a votare: "Non possiamo restare a casa. Un cristiano non si astiene. Dobbiamo partecipare", ha insistito.
Al termine della celebrazione, padre Bernard Obiero, IMC, Consigliere Regionale, ha ringraziato tutte le persone che hanno contribuito al successo del Pellegrinaggio e ha ricordato la figura di padre João De Marchi, IMC, che giunse in Portogallo nel 1943 e aprì il primo seminario della congregazione religiosa a Fatima.
Consacrazione alla Madonna di Fatima
Il Pellegrinaggio si è concluso alla Cappella delle Apparizioni nel tardo pomeriggio di sabato. La giornata ha incluso vari eventi, resi possibili grazie al contributo di molti amici ed è stata l'occasione per raccogliere fondi per il progetto annuale dei Missionari della Consolata in Portogallo, che mira a ricostruire un centro educativo a Massangulo, in Mozambico.
Consacrazione alla Madonna di Fatima nella Cappella delle Apparizioni
La consacrazione alla Madonna di Fatima è stata guidata da padre Álvaro Pacheco, IMC, che ha invitato i pellegrini a prestare attenzione a coloro che sono vicini, soprattutto ai più fragili. "In questo mondo che si allontana sempre più dai valori che promuovono l’essere umano, ferendolo nella sua dignità, perché si allontana sempre più dai valori di Dio, vogliamo essere una Chiesa che offre l'abbraccio di Cristo, la pace e la consolazione a tutti coloro che incrociano il nostro cammino, soprattutto a coloro che hanno più bisogno di amore, pace e senso della vita. Duemila anni fa Gesù inviò i suoi discepoli nel mondo, oggi siamo noi ad essere inviati al cuore e alle periferie dell’umanità per continuare la sua missione. La nostra Madre Consolata ci aiuti a perseverare in questa bella e impegnativa vocazione: essere Vangelo vivente per tutti coloro che ci circondano", ha concluso padre Álvaro.
* Juliana Batista è giornalista della rivista Fátima Missionária. L’articolo è realizzato dalla redazione in base alle notizie pubblicate su www.fatimamissionaria.pt
La seconda Conferenza della Regione IMC Europa, che si svolge dal 22 al 27 gennaio a Fátima, nel Portogallo, riflette su una serie di tematiche che fanno parte della vita e della missione dell’Istituto. Pubblichiamo di seguito la cronaca del lavoro svolto il 24 e il 25 gennaio, quando i 51 partecipanti alla Conferenza hanno riflettuto su i migranti, i giovani, la formazione, la comunicazione e il carisma.
Iniziata la giornata sotto la protezione di San Francesco di Sales, uno dei patroni dell’Istituto, la maratona continua! E come qualsiasi corsa che si rispetti il ritmo resta essere serrato.
La prima bella salita che oggi abbiamo attaccato ci ha portato a condividere il nostro vissuto e la nostra riflessione su una realtà che ci contraddistingue e che è parte del nostro DNA: la consolazione. Padre Edwin Osaleh che lavora con i migranti a Oujda in Marocco ci ha portato attraverso l’icona biblica della visitazione di Maria a Elisabetta a vivere la consolazione come esperienza personale di essere consolati per poter uscire dinamicamente verso chi ha bisogno di consolazione: i “pauperes” (i poveri).
Partecipanti alla Seconda Conferenza della Regione IMC Europa a Fatima, Portogallo.
Essere consolati e consolatori è un processo continuo di ascolto, attenzione, vicinanza fisica, presenza reale nei contesti di povertà. Per noi la scelta dei poveri non è solo una opzione di vita ma è necessaria alla possibilità di essere e vivere la nostra identità come missionari della Consolata.
Il nostro sguardo si è poi focalizzato sul gruppo dei “pauperes” che è trasversale a tutta la geografia abitata da noi in Europa cioè i migranti. L’esperienza di Oujda non esaurisce il nostro impegno come regione verso i migranti ma è solo l’avamposto di un impegno che ci deve vedere in prima fila in tutte le nostre realtà nella accoglienza concreta, la difesa e la cura dei migranti. I tavoli di condivisione hanno poi apportato una serie di riflessioni e proposte concrete anche ardite per realizzare questa nostra caratteristica.
Protagonisti della seconda parte sono stati i giovani. Da sempre al centro della nostra animazione ed attenzione, diventano ora l’ambito privilegiato della nostra azione pastorale. Padre Piero Demaria ci ha presentato le caratteristiche di questi giovani, considerati generazione fragile, che vivono con un senso di precarietà e con una serie di problematiche psicologiche che li rendono bisognosi di presenze adulte, vicine ed identificate con la loro vocazione.
Sono giovani che vivono nel digitale e del digitale, mondo nel quale dobbiamo essere presenti in modo qualificato e competente. Appassionarli alla missione significa accompagnarli con le loro difficoltà e fragilità certi che queste non spengono gli aneliti profondi di una vita nello Spirito né il desiderio di una vita per gli altri o il fascino di una vita donata alla missione. I tavoli poi pur riaffermando l’opzione del mondo giovanile hanno messo in evidenza che questa non può essere sganciata dal mondo delle famiglie e dei rapporti tra le generazioni che anche noi siamo chiamati a vivere nelle nostre comunità.
L’invito è di lavorare in rete con tutti coloro che si interessano e vivono i giovani e con i giovani ed essere capaci da parte nostra di creare esperienze significative di accoglienza, crescita e spiritualità missionaria anche ridimensionando con serenità certe nostre presenze. Il mandato è a lavorare sulla significativa e qualità delle nostre presenze che diventano criteri per le scelte future.
San Paolo con la festa della sua conversione apre la giornata di oggi invitandoci a metterci proprio in quest’ottica per affrontare i temi che ci attendono in questa sessione dei lavori: la formazione continua, la formazione di base, la comunicazione e il carisma.
Coscienti della vastità dei contenuti di questi ambiti ci siamo messi inizialmente all’ascolto di padre Antonio Rovelli. Con le sue doti oratorie ha illustrato come il cambio del nome da formazione permanete a continua implica una vera conversione: si passa dalla concezione di una formazione fatta di momenti di aggiornamento, studio, riflessione spirituale alla coscienza di essere in una tensione formativa costante che coincide con tutte le età evolutive della nostra vita.
Una formazione quindi attenta a tutte le nostre dimensioni l’umana, quella relazionale, l’intellettuale, quella spirituale e quella pastorale. Si deve passare quindi dal paradigma della formazione in generale a quello della cura: la cura di sé stessi e degli altri in tutti gli aspetti della nostra vita. Alcuni sono preposti più di altri a questo scopo come il superiore locale, la direzione generale e quella regionale, la commissione apposita, ma ciò non toglie che sia necessario un prendersi cura gli uni degli altri. Nessuno è privo del bisogno di cura e tutti siamo chiamati ad esse cura per gli altri. Aspetti questi che sono stati poi sottolineati anche con alcune proposte concrete dai tavoli di condivisione.
Dalla formazione continua si è passati a trattare il tema della comunicazione rilevando, innanzi tutto, come non si sia ancora riusciti a realizzare i punti presenti nella programmazione precedente. Ribadite sia l’importanza sia la necessità di una comunicazione di contenuto ed efficace, ci si è proposti di riprendere seriamente, anche attraverso interventi concreti gli obiettivi che già erano stati fissati.
Nel pomeriggio, padre George Kibeu si è cimentato nella presentazione della formazione di base presentando sia la conformazione attuale dei giovani in formazione sia gli obiettivi e gli strumenti che caratterizzano la nostra formazione di base IMC. Interessante è stata la sottolineatura dell’appartenenza dei nostri giovani in formazione al mondo digitale entrato anche lui a pieno titolo nella realtà delle comunità formative.
Di nuovo è emerso un quadro molto ambizioso, ma anche impossibile, sia del profilo del formatore sia degli obiettivi da tener presente per formare i nostri seminaristi ed offrire loro la possibilità di diventare uomini sereni con se stessi, con la propria vocazione, capaci di un rapporto costante con il Signore, preparati per una pastorale di prossimità e consolazione, capaci di essere uomini di vicinanza e condivisione fuori e dentro le nostre comunità.
Come era prevedibile, il tema della formazione di base ha reso molto vivaci i tavoli di conversazione dai quali possiamo dire che seppur sia uscita una preoccupazione per la difficoltà di formare oggi e trovare formatori preparati, nello stesso tempo si è evinta una sollecitudine comune per questo ambito che stimola la nostra regione ad una coscienza che la formazione di base non può essere delegata ad alcuni ma deve essere impegno di tutti. In particolare l’esperienza delle nuove comunità pastorali formative ha catalizzato l’interesse e parte della discussione.
Padre Piero Trabucco chiamato a parlare del Carisma, ha voluto declinarlo attraverso la presentazione di iniziative concrete che la commissione regionale ha già messo in cantiere. L’invito è quello di approfondire e riappropriarci del carisma sia a livello personale che comunitario non solo attraverso gli strumenti e proposte offerti ma anche rendendosi fisicamente presenti sui luoghi del fondatore.
L’Eucarestia celebrata da padre Erasto Colnel della Direzione Generale ha chiuso questa lunga giornata ricordandoci come l’Allamano, ispirandosi proprio all’apostolo delle genti, abbia incitato i suoi missionari ad essere forti, determinati e generosi nella nostra vita missionaria come San Paolo lo fu nell’annuncio del Vangelo.
L'obiettivo della Conferenza è analizzare il lavoro missionario svolto dai Missionari della Consolata in Europa negli ultimi anni e delineare un piano d'azione per i prossimi sei anni alla luce del XIV Capitolo Generale.
* Padre Enzo Viscardi, IMC, residente a Biella, Piemonte.
È iniziata nel pomeriggio di questo lunedì 22 gennaio, presso il Seminario della Consolata a Fátima, nel Portogallo, la seconda Conferenza della Regione IMC Europa. La programmazione che durerà fino a sabato 27, è stata posta sotto la protezione della Vergine di Fátima, con l’intercessione del Beato Allamano –all'inizio del triennio a lui dedicato (2024-2026)– e della Fondatrice dell’Istituto, la Madre Consolata.
Partecipano alla Conferenza 51 missionari, una suora missionaria della Consolata e due laici provenienti dalle nazioni in cui siamo presenti nel Continente (Italia, Portogallo, Spagna, Polonia) in rappresentanza di quasi tutte le comunità IMC. È presente anche tutta la Direzione Generale che ha già partecipato alle assemblee post Capitolo Generale dell'America a San Paolo (Brasile) e dell'Africa a Dar es Salaam (Tanzania) e alla Conferenza dell'Asia a Taiwan, secondo il programma sessennale dell'Istituto.
Dopo le parole de benvenuto da parte del Superiore Regionale, P. Gianni Treglia, che ha ringraziato tutti per la presenza e si è congratulato per lo svolgimento di questa seconda Conferenza, il Vice Superiore Generale, P. Michelangelo Piovano, ha fatto una riflessione spirituale per illuminare i lavori programmati.
Il Vice Superiore Generale, P. Michelangelo Piovano e il Superiore della Regione IMC Europa, P. Gianni Treglia.
“All’inizio del cammino di questa seconda Conferenza, andiamo all’immagine biblica ed icona che aveva ispirato le due fasi della prima Conferenza svoltasi on line a inizio giugno del 2021 e poi in presenza, qui a Fatima in settembre”, ha ricordato il P. Michelangelo. “L’immagine era quella dei germogli tratta da Isaia 43, 19 “Ecco, io sto per fare una cosa nuova; essa sta per germogliare; non ve ne accorgete? Sì, io aprirò una strada nel deserto, farò scorrere dei fiumi nella steppa”, sottolinea il Vice Superiore Generale e continua: “Assieme alla Parola di Dio vogliamo anche farci ispirare ed illuminare dal nostro Fondatore e da alcuni aspetti emersi maggiormente nel XIV Capitolo Generale. La nostra missione e presenza in Europa è il germoglio di una realtà che è sbocciata, che sta crescendo, ma che non è ancora compiuta, sempre in divenire, nuova e antica, compiuta e imperfetta”. Oggi, si chiede il padre Michelangelo, “quale immagine o icona evangelica potrebbe guidarci in questo momento del cammino dell'Istituto in Europa? Propongo l'icona della nuova famiglia di Gesù, la famiglia che germoglia dalla sua predicazione e che si costituisce attorno a Lui”. Padre Michelangelo ricorda che “il Maestro, apre su una famiglia più grande: quella dei suoi discepoli, quella della Chiesa, quella delle nostre comunità, quella dell'umanità che gli sta attorno”. Anche noi missionari in Europa possiamo riconoscerci “come il germoglio di una famiglia e di una missione, quella nata attorno al carisma del Beato Allamano”.
“Dalle caratteristiche indicate ed espresse da Gesù –prosegue P. Michelangelo– possiamo fare alcune applicazioni anche per la nostra vita e missione in quattro momenti: volgere lo sguardo (senti); sedersi (racconta); ascoltare (risuona); e praticare (sintetizza)”.
E conclude con una citazione della XIV Capitolo Generale sulla composizione dell’Istituto: “Siamo una famiglia interculturale e intergenerazionale. Il tesoro del nostro carisma ci porta a essere fratelli e sorelle nella comunione, in unità nella diversità: missionari, missionarie, laici e laiche che vivono la missione in uscita. Il ‘bene fatto bene’ del Beato Allamano è un richiamo ancor oggi a una vita semplice, umile, vicina alla gente, carica di umanità” (XIV CG – Allegato 2). “Siamo la famiglia di coloro che hanno accolto nella loro vita la chiamata alla vita missionaria nella volontà di Dio che per noi si è manifestata con il dono del carisma del beato Giuseppe Allamano”.
"Valgono allora anche qui gli insegnamenti indicati da Gesù: lo sguardo l'ascolto e la fedeltà".
La programmazione
L'obiettivo della Conferenza è analizzare il lavoro missionario svolto dalla comunità dei Missionari della Consolata in Europa negli ultimi anni e delineare un piano d'azione per i prossimi sei anni alla luce del XIV Capitolo Generale.
La programmazione prevedi momenti di riflessione, preghiera, discernimento, condivisione, ascolto e dibattito dove tutti i partecipanti daranno il loro contributo. L'incontro sarà l'occasione per discutere una serie di tematiche che fanno parte della vita e della missione dell’Istituto, come i contesti della consolazione e della Chiesa Locale, formazione e carisma, comunicazione, economia e amministrazione, cooperazione e Animazione Missionaria, governo e altri temi emersi in Assemblea.
Nella conclusione dei lavori, i missionari dovranno prendere una serie di decisioni e delineare un “percorso per i prossimi sei anni fatto di proposte concrete”, affermano gli organizzatori dell’incontro in un comunicato. “Si tratta essenzialmente di un esercizio di ascolto. Ascoltiamoci a vicenda”.
* Padre Jaime C. Patias, IMC, con informazione di Padre Albino Braz.