Nel marzo 2007 ero in Kenya, a Nairobi. Da lì, poco tempo prima, dopo 43 lunghi anni di servizio, era partito per rientrare in Italia un missionario settantasettenne. Scrissi allora un editoriale per la rivista che curavo laggiù, The Seed (Il seme). Il titolo era «Gone poor, having made rich many…» (Partito povero, dopo aver reso ricchi molti).
Il missionario in questione era padre Giuseppe Quattrocchio. Un gran lavoratore, un prolifico scrittore, un affascinante cantastorie che aveva dovuto ritirarsi dal lavoro in missione nel Meru per una lesione alla spina dorsale. Era arrivato a Nairobi nel 1973. Da lì aveva servito in maniera incredibile tutte le missioni del Kenya trovando per loro ogni cosa di cui avessero bisogno, dalle puntine da disegno ai pezzi di ricambio di qualsiasi macchinario, dalle medicine agli articoli religiosi. Dal suo botteghino per gli amici e visitatori delle missioni, aveva promosso una bellissima iniziativa per far conoscere il Kenya con le sue serie di diapositive e libretti sui vari gruppi etnici, tradotti in diverse lingue e diffusi in tutti i luoghi turistici del Paese.
Padre Giuseppe, missionario che nel suo servizio aveva maneggiato fior di milioni per il bene di tanti (educazione, salute e sviluppo), era rientrato in Italia con un vecchio vestito, regalo di qualche benefattore, e una grossa valigia strapiena di oggetti di artigianato locale da regalare in Italia ai suoi molti amici, assieme a pochi oggetti personali. Lui che aveva cambiato la vita di tante persone, partiva più leggero di quando era arrivato, lasciando tutto quello che aveva, anche la sua inseparabile bicicletta Graziella con la quale era conosciutissimo in tutta Nairobi. Aveva dato tutto.
In quel testo ricordavo anche i nomi di diversi altri missionari che avevano fatto come lui ed erano rientrati in Italia per i loro ultimi giorni andando via poveri, dopo aver reso ricchi tanti.
Lo scorso 22 gennaio quello stesso padre Giuseppe ci ha lasciato alla vigilia del suo 95° compleanno. È tornato a casa, quella del Padre, dove è arrivato ricco di tutto l’amore che ha vissuto avendo dato tutto con passione, gioia, competenza e umiltà. Al suo funerale, celebrato nel giorno di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, ho ricordato che è stato anche un fior di giornalista e che questa rivista, per la quale aveva lavorato dal 1954 fino alla sua partenza per il Kenya a fine 1963, a lui deve molto.
E anche stavolta, per il suo ultimo viaggio, è partito dopo aver dato tutto portando con sé solo il suo grande amore per la Missione. Mi fa specie ricordare lui, e insieme anche tanti altri missionari e missionarie che hanno dato la vita, in questi tempi nei quali chi fa notizia è quel gruppo elitario di miliardari che pensano di essere i padroni del mondo. Questi, per diventare sempre più ricchi, sfruttano senza ritegno le persone e le risorse del pianeta, manipolano l’informazione, fomentano guerre, chiudono gli occhi davanti ai poveri, ai migranti e agli schiavizzati e si fanno belli come salvatori della patria.
La testimonianza di uomini come padre Giuseppe è una realtà bellissima, carica di speranza. Con la loro vita diventano contestazione di un mondo disumano e ci dimostrano come il «dare tutto», come ha fatto Gesù, è l’unica via per costruire vera umanità.
* Padre Gigi Anataloni, IMC, direttore responsabile rivista MC. Originalmente pubblicato in: www.rivistamissioniconsolata.it
L’8 febbraio 2025 è stato un giorno storico per la comunità cattolica di Sereolipi in Kenya che ha celebrato con gioia e gratitudine l’inaugurazione e la consacrazione della nuova Parrocchia del Sacro Cuore di Gesù. Questo evento segna una tappa fondamentale nel cammino di fede della regione, coronando anni di sacrificio, impegno e speranza da parte della comunità e dei missionari della Consolata.
Alla cerimonia hanno preso parte Monsignor Hieronymus Joya, vescovo della diocesi di Maralal, Monsignor Virgilio Pante, vescovo emerito di Maralal, e Monsignor Peter Makau, vescovo della diocesi di Isiolo, insieme a numerosi sacerdoti, religiosi e fedeli giunti dai villaggi circostanti. Presenti anche amici dall’Italia e benefattori che hanno sostenuto il progetto, tra cui Edi Martinelli e Liliana Dalvit, che hanno condiviso con la comunità il loro 27° anniversario di matrimonio.
Un momento particolarmente significativo della celebrazione è stata la consacrazione dell’altare, che custodisce le reliquie di Mathias Mulumba e del suo compagno Charles Lwanga, entrambi martiri dell’Uganda. Questo segno di profonda devozione rafforza il legame spirituale della parrocchia con i testimoni della fede che hanno dato la vita per il Vangelo.
Un’occasione di profonda spiritualità e di ringraziamento per il cammino compiuto fino ad oggi, testimoniando la crescita della Chiesa in questa regione e il forte legame che unisce i missionari della Consolata alla popolazione locale.
La storia della comunità cattolica di Sereolipi è una storia di evangelizzazione e sacrificio. Situata nel cuore del distretto di Samburu East, nella contea di Samburu, questa zona remota del Kenya ha sempre presentato grandi sfide: condizioni climatiche aride, infrastrutture limitate e difficoltà di accesso ai servizi di base.
La missione cattolica di Sereolipi nacque negli anni ‘70 come stazione secondaria della parrocchia di Archer’s Post, sotto la guida dei missionari della Consolata. Nel 1979, con l’inaugurazione ufficiale della comunità, iniziò un lungo percorso di crescita, sostenuto dal lavoro instancabile di numerosi sacerdoti e religiosi che hanno dedicato la loro vita a questa missione. Tra loro, una figura centrale è stata Padre Egidio Pedenzini, IMC, che per anni ha servito la comunità con dedizione, promuovendo non solo la vita spirituale, ma anche lo sviluppo sociale attraverso iniziative educative e programmi di assistenza.
Nel 2009, con la crescita della popolazione cattolica, Sereolipi è stata elevata a parrocchia autonoma grazie al decreto del vescovo Virgilio Pante. Da allora, il numero di fedeli è aumentato costantemente, rendendo necessaria la costruzione di una nuova chiesa capace di accogliere la comunità in modo più adeguato.
L’idea di costruire una nuova chiesa per la parrocchia del Sacro Cuore di Gesù nacque nel 2014, ma la mancanza di fondi rese difficile la sua realizzazione. Per anni, le celebrazioni si sono svolte nella capella parrocchiale, ma il desiderio di un luogo di culto più grande e accogliente rimase vivo nella comunità.
Nel 2017, sotto la guida di Padre Pedenzini e del consiglio locale, venne avviata una campagna di raccolta fondi, sostenuta dai fedeli e da benefattori locali e internazionali. Tuttavia, le difficoltà economiche e la pandemia di Covid-19 (2019-2020) hanno rallentato il progetto.
Nel 2021, con la ripresa delle attività, venne istituito un comitato per la costruzione della chiesa composto da 50 membri, ognuno dei quali contribuì con una donazione iniziale. Grazie a questa iniziativa e al sostegno di amici e benefattori, il progetto prese finalmente forma.
Nel marzo 2022, venne presentato il piano di costruzione con un costo stimato di 19,8 milioni di scellini kenioti.
Nonostante la tragica scomparsa di Padre Pedenzini il 14 ottobre 2022, il progetto continuò sotto la guida di Monsignor Pante e Padre Cornelius Lomatukae, fino all’arrivo nel 2023 del nuovo parroco, Padre Henry Kaziama, IMC, e del suo assistente, Padre Martin Ndumia, IMC.
La celebrazione dell’8 febbraio 2025 non è stata solo l’inaugurazione di un edificio, ma un momento di profondo rinnovamento spirituale per l’intera comunità. Il Vescovo Joya ha aperto la Porta Santa della Speranza, segnando l’inizio dell’Anno Giubilare della Speranza, un tempo di grazia e rinnovamento per tutti i fedeli della parrocchia.
Nel suo messaggio, Padre Henry Kaziama, IMC, ha sottolineato l’importanza di questa chiesa non solo come struttura fisica, ma come segno della fede viva della comunità:
“Oggi non celebriamo solo la costruzione di una nuova chiesa, ma la crescita della nostra comunità nella fede, nella speranza e nell’unità. Questa chiesa è il frutto del sacrificio e dell’amore di tanti. Ora dobbiamo continuare a costruire la Chiesa viva nei nostri cuori.”
Anche Padre Martin Ndumia, IMC, ha rivolto un pensiero ai missionari e ai fedeli che hanno reso possibile questo sogno:
“Dopo più di 40 anni dalla nascita della comunità cattolica di Sereolipi, oggi guardiamo indietro con gratitudine e avanti con speranza. Che questa chiesa sia un luogo di incontro con Dio e tra di noi, un segno di pace e di riconciliazione.”
La nuova chiesa del Sacro Cuore di Gesù è ora una realtà, ma la vera missione inizia adesso. La comunità è chiamata a rafforzare la propria fede e a rinnovare la devozione al Sacro Cuore di Gesù con speranza e gioia.
L’evento è stato anche un’occasione per festeggiare l’anniversario di matrimonio di Liliana Dalvit ed Edi Martinelli, il cui amore e impegno sono stati riconosciuti come esempio di unione e fedeltà cristiana.
Guardando al futuro, la parrocchia continuerà a promuovere iniziative di evangelizzazione, educazione e sostegno sociale, seguendo l’esempio dei missionari che hanno dato la loro vita per il Vangelo.
Con cuore grato e pieno di speranza, la comunità di Sereolipi guarda avanti, consapevole che la vera Chiesa non è fatta solo di mattoni, ma di persone unite dall’amore di Cristo.
* Francisco Martínez, LMC, missionario in Kenya.
Il missionario della Consolata, Padre Jackson Murugara, nominato da Papa Francesco vescovo coadiutore della Diocesi di Meru (Kenya), lo scorso 16 gennaio 2025, sarà consacrato vescovo il 19 marzo 2025 nello Stadium Kinoru della città di Meru alle 10:00 ora locale. Le celebrazioni continueranno poi con la Messa di ringraziamento, domenica 23 marzo, presso la Cattedrale San Giuseppe di Meru.
In questa intervista, in inglese, rilasciata a Capuchin TV in Kenya, che trasmetterà in diretta la Messa di ordinazione, il Rev. Padre Jackson Murugara, si presenta e parla della sua futura missione.
Leggi anche: Padre Jackson Murugara, IMC, nominato vescovo Coadiutore di Meru
* Ufficio Generale per la Comunicazione
Il Santo Padre ha nominato oggi, 16 gennaio, Vescovo Coadiutore di Meru (Kenya) il Rev.do padre Jackson Murugara, Missionario della Consolata, finora parroco e Rettore del Consolata Shrine, nell’Arcidiocesi di Nairobi.
Mons. Jackson Murugara è nato il 7 aprile 1970 a Kamanyaki, Contea di Tharaka Nithi, nella Diocesi di Meru. Dopo essere entrato nell’Istituto dei Missionari della Consolata, ha completato gli studi di Filosofia presso il Consolata Institute of Philosophy di Nairobi e di Teologia presso il Missionary Institute di Londra. Ha emesso la Professione Perpetua il 18 novembre 2000 ed è stato ordinato sacerdote il 15 agosto 2001, nella Diocesi di Meru.
Ha ricoperto i seguenti incarichi e svolto ulteriori studi: Collaboratore parrocchiale di Kagaene e Mujwa, nella Diocesi di Meru (2001-2002); Vicario parrocchiale della Chiga, nell’Arcidiocesi di Kisumu (2002-2003); Formatore dei postulanti presso il Consolata Seminary di Nairobi (2003-2009); Licenza in Teologia Spirituale presso il Pontificio Istituto di Spiritualità «Teresianum» di Roma (2011); Direttore dei Centri pastorali Bethany House e Charity Home, nella Diocesi di Muranga (2011-2018).
Dal 2018 è Parroco e Rettore del Consolata Shrine, nell’Arcidiocesi di Nairobi.
Il Superiore dei Missionari della Consolata nella Regione Kenya, padre Zachariah Kariuki, ha espresso il seguente augurio al nuovo vescovo: “Congratulazioni Padre e il Buon Dio, che ti ha ritenuto degno di coadiuvare la Chiesa della diocesi di Meru, per intercessione di nostra Madre Consolata, di San Giuseppe Allamano e delle Beate Irene Stefani e Leonella Sgorbati, ti conceda le grazie necessarie nel tuo nuovo apostolato”.
Fonte: Bollettino Sala Stampa della Santa Sede
Quando si pensa al lavoro missionario, spesso si immaginano i missionari: le figure visibili che portano speranza e fede alle comunità remote. Tuttavia, dietro ogni missione c'è uno sforzo collettivo, una rete di mani e cuori che lavorano insieme. Al centro di questa rete ci sono le comunità locali, la cui conoscenza, forza e dedizione sono essenziali per dare vita a ogni progetto.
A Wamba, nel Kenya settentrionale, tra la comunità Samburu, la missione è uno sforzo condiviso. Qui, Padre Joseph Omondi Omollo, keniota, e Padre Ansoni Camacho Cruz, messicano, guidano una missione che sarebbe impossibile senza la partecipazione attiva di uomini e donne locali. Questi individui fanno più che assistere; sostengono, insegnano e arricchiscono. Dal loro lavoro nelle scuole e nell'evangelizzazione ai loro contributi ai progetti presenti e futuri, sono la forza trainante silenziosa dietro il successo della missione.
Il loro coinvolgimento va ben oltre il supporto pratico. Attraverso di loro, c'è uno scambio continuo di culture e conoscenze. Nelle loro parole, nei loro gesti e nelle loro tradizioni, puoi rintracciare l'influenza dei missionari del passato che sono passati di qui. Imparano nuove parole in lingue diverse, preparano piatti di terre lontane e, senza lasciare questo piccolo angolo di mondo, ampliano i loro orizzonti, trasformando ogni incontro in un momento di crescita reciproca.
L'inizio di ogni anno offre un'opportunità speciale per rafforzare questi legami con un raduno di missionari e lavoratori locali. Questa è più di una semplice celebrazione; è una riaffermazione dell'unità che sostiene la missione. È un momento per rinnovare l'impegno a viaggiare insieme e per ricordare che la missione non si basa sull'individualismo, ma sulla comunità.
Il lavoro di questi uomini e donne va ben oltre ciò che è visibile. I loro sforzi quotidiani, spesso silenziosi, sono il fondamento su cui si costruisce ogni progetto. Sono il cuore vivo della missione, trasformando le sfide in opportunità e le piccole azioni in semi di speranza.
Quest'anno, la missione guarda avanti con la ferma convinzione che il progresso passi attraverso il rafforzamento dei legami. Riconoscere il contributo di ogni persona e imparare gli uni dagli altri è il modo per costruire un futuro pieno di promesse.
Riconosciamo il ruolo essenziale di tutti costoso che lavorano nella missione, sia a Wanba che in tutto il mondo.
Padre Joseph Omondi Omollo e padre Ansoni Camacho Cruz
Sono loro che rendono il lavoro missionario un atto vivente di umanità, un ponte tra culture e un'espressione concreta di amore per gli altri. Attraverso la loro dedizione e il loro sforzo, ogni missione diventa uno spazio di connessione, solidarietà e speranza.
Insieme, ispiriamo!
* Francisco Martínez, LMC, colombiano missionario in Kenya.