AMORE E COMPASSIONE NEL BUDDHISMO TIBETANO

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Sono contento di essere fra di voi e desidero ringraziarvi per avermi dato questa opportunità di insegnare qui: considero una fortuna insegnare al Tenzin Cio.Ling.

Non potete aspettarvi qualcosa di particolare perché non ho una grande esperienza, non ho fatto delle pratiche particolari che posso trasmettervi per la vostra realizzazione, ma semplicemente discuterò degli argomenti che possono esservi di utilità e anche argomenti che considero importanti per una vita spirituale.

Quando mi è stato chiesto di insegnarvi, ho voluto parlare di un fondamentale argomento: il pensiero del risveglio, la cosiddetta Bodhicitta, e credo che sia un giusto argomento di discussione.

 

La cosa fondamentale di cui si parla nel Buddhismo è l’altruismo. L’altruismo non è un argomento così semplice come volere bene agli altri o fare qualcosa per gli altri; è un pensiero che deve essere coltivato dentro di noi e alla fine messo in pratica per il beneficio di tutti gli altri esseri senzienti. Questo altruismo, questo pensiero, questo modo di pensare e curare gli altri, diventa molto importante nel Buddhismo perché viene considerata la qualità indispensabile per ottenere lo stato di Buddhità.

 

Cosa significa impegnarsi, lavorare, sacrificarsi solo per il bene degli altri esseri senzienti? Sicuramente in questa vita, in questa condizione fisica, in questa società nessuno di noi è in grado di operare esclusivamente per il bene degli altri. Esistono però degli esseri illuminati che hanno ottenuto il perfezionamento totale e sono in grado di agire, pensare e fare solo per il bene degli altri, quasi "noncuranti" della loro stessa condizione.

Questo concetto lo possiamo capire intellettualmente, ma è molto difficile accettarlo quando siamo vittime di grosse sofferenze fisiche o mentali: in questi casi ci possiamo sentire come abbandonati a noi stessi, senza aiuti e mettiamo anche il dubbio l’esistenza di esseri superiori.

A questo proposito i grandi maestri ci dicono che se manca la fede, gli esseri illuminati non possono inviarci l’energia ispiratrice. Quindi la fede deve avere un rapporto molto stretto con la forza e le energie spirituali di un essere illuminato. Questo vuol dire che qualsiasi livello di pratica spirituale e qualsiasi religione richiedono questa fede, una grande fede verso l’energia divina degli esseri illuminati, perché loro sono gli unici che possono essere in grado di aiutare tutti gli esseri senzienti, in quanto pensano ed operano esclusivamente per gli altri. Come abbiamo già detto, per raggiungere lo stato di illuminazione dobbiamo sviluppare il pensiero del risveglio, cioè il desiderio di sacrificarsi ed operare duramente per il bene degli altri esseri senzienti.

Io spiegherò gli insegnamenti già dati; non ho niente da aggiungere a quelli dei grandi maestri del passato. Ciò che dirò e discuterò con voi è quasi come un riportare questi insegnamenti, questi detti, queste citazioni. In un proverbio tibetano si dice che spesso ascoltando un insegnamento dal maestro non sentiamo mai una novità, è sempre lo stesso discorso che abbiamo già ascoltato in altre occasioni; capita però che ogni volta riusciamo a capire qualcosa di più, riusciamo ad avere maggiore comprensione, una interpretazione diversa, che possono essere applicate ed integrate nella nostra vita quotidiana. Proprio per questa ragione spesso nel monastero viene consigliato di sviluppare per prima la saggezza dell’ascolto. Ascoltando ripetutamente gli insegnamenti, nascerà dentro di noi una saggezza chiamata "saggezza dell’ascolto", che diventa la base per la comprensione di qualsiasi livello di insegnamento.

Non si può sperare di ottenere la realizzazione finale - lo stato di Buddhità -attraverso una pratica di un giorno o due o una settimana. Non si può ottenere così velocemente. Così come quando noi saliamo sui gradini non possiamo fare un salto mortale verso l’alto, ma bisogna sempre salire gradualmente per raggiungere senza problemi il piano superiore, alla stessa maniera quando seguiamo un sentiero spirituale dobbiamo sapere che c’è un sentiero graduale da seguire e quindi non possiamo raggiungere il decimo bhumi, cioè il decimo livello, senza salire dal primo al secondo e così via.

Nel Buddhismo, soprattutto nella tradizione tibetana, si insegnano due tipi di tecniche per sviluppare una mente pienamente altruistica.

La prima tecnica viene chiamata "scambiare se stessi con gli altri" cioè considerare gli altri più importanti di sé. La stessa cura che indirizziamo a noi stessi deve essere rivolta agli altri.

L’attaccamento alla propria persona viene considerato come un’attitudine di autogratificazione, una sorta di forte egoismo: questo, secondo il Buddhismo, è il vero nemico da identificare e sconfiggere. Chi segue un sentiero spirituale ed ha un eccessivo attaccamento alla propria persona non avrà grande successo nella ricerca e continuerà ad affrontare diversi tipi di sofferenza in diverse circostanze. L’egoismo è un’attitudine distruttiva perché da esso nascono i concetti di "amico" e "nemico" e quindi siamo sempre soggetti al cambiamento della nostra attitudine, umore a seconda del comportamento delle persone. Se qualcuno ci sorride o ci fa dei complimenti allora nasce l’attaccamento, quindi quelle persone diventano simpatiche e nostre amiche. Così quando capiamo che qualcuno ci guarda male, proviamo una grande sofferenza e in questo caso queste persone diventano vittime della nostra rabbia e quindi nostri nemici. Infine le persone che non diventano né amico né nemico le trattiamo in maniera indifferente, come degli estranei.

Siccome noi dividiamo le persone in queste tre diverse categorie, allora da questo nasce la sofferenza. In questo caso dobbiamo agire con prudenza; qui è il caso di applicare la cosiddetta tecnica dello scambiare se stesso con gli altri, che consiste nel cambiare la propria attitudine, nello scambiare l’attitudine dell’autogratificazione con l’amore e la cura verso gli altri. In questo caso, coloro che desiderano seguire un sentiero spirituale non devono certo ignorare se stessi, ma piuttosto prendersi cura degli altri esseri senzienti, preoccuparsi e pensare agli altri, amare gli altri. Se continuiamo con questa attitudine proveremo un benessere psicofisico, cominceremo con lo stare bene e, alla fine risolveremo ogni problema, ottenendo la felicità duratura.

Questa è considerata una pratica avanzata, superiore alla cosiddetta tecnica dello sviluppo del pensiero altruistico attraverso le sei cause e un effetto. Esse sono:

 

- Riconoscere tutti gli altri esseri come proprie madri

- Riconoscere la loro gentilezza

- Ricambiare la loro gentilezza

- Sviluppare la compassione

- Sviluppare l’amore

- Coltivare il pensiero meraviglioso

- La bodhicitta vera e propria

 

Le prime sei sono le cause fondamentali per ottenere il settimo, che è il risultato. Queste vengono anche chiamate "le sette tecniche segrete per l’istruzione sullo sviluppo del pensiero altruistico".

Il primo è riconoscere tutti gli esseri senzienti come propria madre. Per noi vi è un grande ostacolo per raggiungere questo livello di pensiero, riuscire ad accettare che tutti siano nostre madri, in quanto per addestrare la nostra mente con questa attitudine bisogna prima di tutto accettare la reincarnazione, o per meglio dire l’esistenza della vita passata e futura.

Per fare questo non è consigliabile una sorta di fede cieca nella reincarnazione, ma bisogna invece riuscire a sviluppare una serie di ragionamenti logici che ci portino a ritenere plausibile questa "possibilità". Possiamo, a questo proposito, riflettere sulla natura stessa della nostra esistenza. Noi abbiamo un corpo e una mente. Il primo è un elemento materiale ed è causato dall’incontro fra le gocce generative maschili e femminili. La mente invece non viene generata nello stesso modo, poiché essa non ha una natura materiale. Riflettendo bene, capiremo come in natura non esiste nessun fenomeno non fisico, come la mente, che possa essere creato da un elemento fisico, come l’unione dei due genitori. Alla fine di questo ragionamento, arriveremo alla conclusione che la mente del neonato non è creata dai propri genitori, ma, come dicono i testi, da un "momento di mente precedente".

Riepilogando, la coscienza mentale e i nostri pensieri, eccetera, sono senza forma, mentre invece l’aggregato fisico (il nostro corpo) è un fenomeno con la forma. Gli aggregati fisici hanno la loro causa sostanziale legata ad un fenomeno con la forma. Per esempio, il primo momento del concepimento sicuramente è la causa sostanziale del nostro aggregato fisico. Quindi l’energia generativa dei genitori diventa la causa sostanziale del nostro corpo fisico.

La causa della nostra mente è invece la stessa continuità legata alla mente dell’essere che è nello stato intermedio (il Bardo), che quindi si trasferisce ed entra nel liquido generativo dei genitori. Possiamo dire che la nostra attuale mente è la continuità della stessa mente di ieri e del mese scorso e dell’anno scorso fino al momento del concepimento. Quella coscienza mentale del primo istante del concepimento è sempre la continuità della mente dell’essere dello stato intermedio. Quella mente dell’essere dello stato intermedio è sempre collegata alla mente dell’essere della sua vita passata, sia nella forma umana che in altre forme. Così a ritroso, noi possiamo andare fino ad un tempo senza inizio.

 

 

 

Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 17:05
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