Papa Francesco, al termine dell’Anno santo della misericordia, scriveva che «la Chiesa è chiamata a curare le ferite impresse nella carne di tanti, a lenirle con l’olio della consolazione, a fasciarle con la misericordia e curarle con la solidarietà e l’attenzione dovuta».
La misericordia della chiesa e la sua solidarietà verso “le periferie esistenziali” scattano quando con occhio attento si guarda il mondo e le persone che lo abitano... come quel «mare di gente», soprattutto di poveri, che si riversava nel Santuario della Consolata di Torino.
«Quanta gente accorre al Santuario!» - costatava l’Allamano; lui ci visse, quasi “immerso” e, attraverso il ministero della confessione, ma soprattutto nei quotidiani incontri con persone di ogni ceto e condizione, tastava il polso della città, si lasciava ferire dalle pene di cui veniva a conoscenza, avvertiva il dramma di troppi che vivevano in miseria, sfruttati o dimenticati da chi gestiva il potere pubblico.
Attraverso i suoi missionari e missionarie, la carità e l’attenzione agli altri dell’Allamano superarono i confini della diocesi e della patria. Le opere create in Africa fin dai primi anni, con il suo incoraggiamento e soprattutto con il suo sostegno concreto, lo stanno a dimostrare. Non si trattava soltanto di un’elemosina spicciola, quanto di un sistema di aiuto per elevare, con dignità, tutto l’ambiente.
Questo obiettivo, i suoi missionari tentarono di realizzarlo nel contatto quotidiano e diretto con la gente, attraverso soprattutto la “visita ai villaggi”. Fu questo un mezzo apostolico duro e faticoso, spesso carico di delusioni. Ma l’Allamano ci teneva troppo, avendo constatato quanto fossero importanti e insisteva continuamente perché i missionari vi rimanessero fedeli, indicando loro perfino il metodo delle visite, che non dovevano ridursi a semplici passeggiate, ma a degli autentici incontri. Le visite ai villaggi costituiranno, nel metodo missionario dell’Allamano, “gli occhi e il cuore” per leggere, capire e cambiare la realtà, attraverso il contatto giornaliero e fedele con la gente.
Guardando, allora, all’Allamano, “immerso in un mare di gente” e ai suoi primi missionari, severamente esortati dal Regolamento a non trascurare la “visita ai villaggi”, possiamo cogliere la sua paterna esortazione ad essere Missionari e Missionarie della Consolata che, “senza rumore”, si dedicano ai poveri e agli ultimi, condividendone la vita e le speranze, le sofferenze e i sogni. In inglese si chiamano le 3L: “the least, the last, the lost” che significano: i più piccoli, gli ultimi e i perduti.
BUONA FESTA a tutti voi, sorelle e fratelli missionari e, BUONA FESTA, anche… alla gente con cui viviamo, che amiamo e serviamo!