I Missionari della Consolata da 20 anni lavorano nella pastorale della popolazione Afrodiscendente dell'archidiocesi di Cali. Ci offrono una riflessione in linea con l'orientazione sinodale della chiesa contemporanea che scaturisce da questo impegno ventennale.
La diversità degli afrodiscendenti e la grave disuguaglianza del paese ci sfidano. Le grandi città, come Cali, sono consapevoli del gran numero di persone che sono arrivate sfollate da diverse parti del paese, ma rendono ancora invisibili fiorenti afrodiscendenti o gruppi minori vecchi come la nazione.
L'appello di Papa Francesco alla sinodalità include il camminare insieme, l'ascolto e il dialogo, anche con altri gruppi cristiani, altre religioni e non credenti. La realtà latinoamericana denuncia le radici razziste ed escludenti della filosofia e della teologia tradizionali per far posto al dialogo con le religioni afro e, allo stesso tempo, con i neri cristiani e non cattolici. Sarebbe utile ricordare la moglie africana di Mosè, il profeta afrodiscendente Sofonia o il cireneo che aiutò Gesù a portare la croce.
La Chiesa ha avviato processi di inclusione fin dalle prime Conferenze episcopali latinoamericane fino alla conferenza di Aparecida, ma le strutture che celebrano i doni del Signore per i popoli neri nella formazione religiosa e sacerdotale sono lontane dall'essere in atto. La partecipazione al lettorato e all'accolitato può aprire porte più ampie, promuovendo la danza spontanea e gli accenti, intonazioni regionali che ricordano l'eredità africana.
Oggi noi celebriamo liturgie e spazi dominati dalla gioia dei costumi colorati e variopinti soprattutto delle donne ma dobbiamo approfondire nella formazione per dare a questi ministeri il loro vero significato e non lasciarli come qualcosa di meramente folcloristico o esotico.
A questo dobbiamo aggiungere che le attività della Chiesa richiedono uno sforzo particolare in quelle aree dove la povertà e l'emarginazione sono state "normali" per troppo tempo.
L'arcidiocesi di Cali è tra le poche che riesce a stabilire una relazione tra la cultura afrodiscendente e l'evangelizzazione in modo da arricchire il nostro stile di Chiesa. È essenziale aprire nuove vie a questa ricchezza per superare quei muri che, a causa dell’insicurezza, si innalzano nelle città creando contesti di esclusione sistematica.
Gli ordini coloniali e repubblicani che hanno determinato il nostro modo di vivere hanno espulso coloro che hanno lavorato duramente per la loro dignità e hanno lasciato dei vuoti che hanno dato origine alla corruzione, al traffico di droga e ai modi violenti di risolvere i conflitti. La città esclude espressamente una gran parte della sua popolazione e molti credono ancora che il razzismo sia qualcosa di estraneo. Abbandonare il mondo afro significa permettere il clientelismo, gli intrallazzi politici e i microtraffici quasi in tutti i nostri quartieri. E invece i quartieri a maggioranza afro praticano forme di ospitalità e di inclusione che sono esse stesse delle soluzioni. Valorizzarle aiuta non solo a superare i problemi, ma a anche a costruire uno stile di essere chiesa e una missione che riconosce alle popolazioni che da anni lottano contro la povertà la possibilità di evangelizzare la parte ricca della nostra società.