II Domenica di Pasqua / B - “Un cuore solo e un’anima sola …”

L’Apparizione di Cristo durante la cena degli apostoli. Duccio di Buoninsegna (1308-1311). Museo dell'Opera Metropolitana del Duomo (Siena). L’Apparizione di Cristo durante la cena degli apostoli. Duccio di Buoninsegna (1308-1311). Museo dell'Opera Metropolitana del Duomo (Siena).

Domenica della Divina Misericordia

At 4,32-35
Sal 117
1 Gv 5,1-6
Gv 20,19-31

L'itinerario della gioia pasquale tracciato dalla liturgia odierna ci porta a contemplare la prima comunità cristiana inviata nel mondo a testimoniare la vita nuova sprigionata dalla risurrezione di Gesù.

Quali sono le caratteristiche di questa comunità cristiana? Nella prima lettura (At 4,32-35) Luca descrive la comunità cristiana di Gerusalemme composta da persone diverse, che vivono la stessa fede con un cuore solo e un un'anima sola; una comunità dove l’amore fraterno si vive concretamente con gesti di condivisione e di solidarietà e che, per questo, testimonia Gesù risorto.

D’altra parte, in altri brani degli Atti degli Apostoli Luca racconta alcune difficoltà e tensioni vissute dentro la comunità cristiana. Questo vuol dire che l’intenzione di Luca è quella di descrivere la comunità di Gerusalemme come un ideale verso cui ogni comunità, che vuole dirsi cristiana, dovrebbe tendere, un modello verso cui aspirare, confidando nella forza dello Spirito.

Gli abitanti di Gerusalemme non avevano incontrato Gesù risorto, ciò che invece potevano vedere e “toccare con mano” era una sorprendente trasformazione nella vita dei discepoli, in grado di superare l'egoismo, l'orgoglio e l'autosufficienza per vivere l'amore, la condivisione e l’aiuto reciproco. È proprio questa testimonianza, nei fatti e nella vita, il modo migliore per dire a tutti che Gesù è vivo in mezzo a noi.

Quali sono per noi oggi le caratteristiche fondamentali della comunità cristiana? Prima di tutto, al centro ci deve essere il Cristo dell'amore, del servizio e del dono della vita. Per questo il cristiano non può vivere chiuso nel suo egoismo ed essere indifferente alla sorte degli altri fratelli e sorelle. Infatti, Luca parla della condivisione dei beni... Una comunità dove alcuni sprecano oppure accumulano dei beni per sé e dove altri, invece, vivono nell’indigenza, non è una comunità che testimonia la novità dell’amore che Gesù è venuto a portare. Un cristiano che, pur andando in chiesa, si mostra indifferente ai drammi e alle sofferenze dei più poveri è lontano dallo spirito e dalla prassi della comunità ideale. Altrettanto un cristiano che fa donazioni per i bisogni materiali della parrocchia, e che, nello stesso tempo, sfrutta i lavoratori e compie soprusi verso i più deboli è decisamente fuori dal modello della comunità ideale.

La seconda lettura (1 Gv 5,1-6) ricorda ai membri della comunità cristiana i criteri che definiscono un’autentica vita cristiana: il vero credente è colui che ama Dio, che aderisce a Gesù Cristo e alla proposta di salvezza che, attraverso di Lui, il Padre fa all’umanità e che vive amando i suoi fratelli e sorelle. Chi vive così va oltre la logica di questo mondo e diventa parte della famiglia di Dio.

Anche per l’autore della Prima Lettera di Giovanni, amare Dio, aderire a Gesù sono inseparabili dall’amore per il prossimo. Pertanto, chi non ama ed è indifferente ai bisogni degli altri, non adempie i comandamenti di Dio e non segue Gesù.

Gli ultimi capitoli del Quarto Vangelo (Gv 20,19-31)), ci presentano la comunità della Nuova Alleanza. L’indicazione che siamo nel “primo giorno della settimana” rimanda ancora una volta al tempo della nuova creazione inaugurata dalla morte/risurrezione di Gesù,

Nel cenacolo, a Gerusalemme, è raccolta la comunità creata dall'azione creatrice e vivificante del Risorto, che però è ancora insicura e spaventata perché circondata da un ambiente ostile, ma soprattutto perché non ha ancora fatto l'esperienza diretta dell’incontro personale con il Cristo risorto.

Nel brano della liturgia odierna, Giovanni ci presenta una catechesi sulla presenza di Gesù, vivo e risorto, tra i discepoli nel loro cammino nella storia. Non gli interessa tanto fare un resoconto giornalistico delle apparizioni di Gesù risorto ai discepoli, quanto piuttosto affermare per i cristiani di tutti i tempi che Cristo è vivo ed è presente accompagnando la missione della Chiesa nel mondo. Di questo incontro con il “Signore risorto” ogni credente può fare esperienza ogni volta che celebra la fede con la sua comunità.

La comunità cristiana è costruita attorno a Gesù da cui riceve vita, amore e pace. Senza Gesù siamo condannati all’aridità e alla sterilità, incapaci di vivere pienamente la nostra vita; senza di Lui siamo come un gruppo di persone spaventate e, soprattutto, incapaci di affrontare i drammi e le sfide di questo mondo con un atteggiamento costruttivo e trasformativo; senza di Lui al centro, tra noi nascono divisioni, conflitti e rivalità, che ci allontanano dall’ideale di una comunità di fratelli e sorelle che vivono “con un cuore solo ed un’anima sola” … Allora è opportuno chiederci: è Cristo veramente al centro della vita della comunità? È a Lui che tutto tende e da cui tutto proviene?

Nella risurrezione, Gesù dona ai suoi discepoli un nuovo vincolo di unità, più forte di prima, che non è il risultato di sforzi umani, ma semplicemente dono gratuito della incommensurabile misericordia divina.

È dunque l'amore misericordioso di Dio che unisce saldamente, oggi come ieri, la Chiesa e fa dell'umanità un'unica famiglia.

San Giovanni Paolo II, ha voluto chiamare questa domenica, la seconda di Pasqua, Domenica della Divina Misericordia, e ha indicato Cristo Risorto come fonte di fiducia e di misericordia, accogliendo il messaggio spirituale trasmesso dal Signore a Santa Faustina Kowalska, che si riassume nell'invocazione “Gesù, confido in te!”

* Padre Geoffrey Boriga, IMC, studia Bibbia nel Pontificio Istituto Biblico a Roma.

Ultima modifica il Lunedì, 08 Aprile 2024 16:13

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