Sulla via della santità

  • Lug 16, 2024
  • Pubblicato in Notizie

Lettera pastorale di S.B. mons. Fouad Twal, patriarca di Gerusalemme

In occasione della canonizzazione delle due religiose madre Maria Alfonsina (1847-1927) e suor Mariam di Gesù Crocifisso (1846-1878)

“Pace a voi tutti che siete in Cristo!” (1 Pt 5,14)
Care sorelle e fratelli nel Signore, con questo saluto biblico si apre la nostra Lettera pastorale, scritta dalla cattedra dell’apostolo Giacomo il Minore, primo vescovo di Gerusalemme.
Questo messaggio è segnato da una duplice gioia: quella di essere nell’anno dedicato alla vita consacrata e il fatto che quest’anno coincida con la canonizzazione di due figlie del nostro Paese, Madre Maria Alfonsina di Ghattas di Gerusalemme, fondatrice della Congregazione delle Suore del Rosario, e la monaca carmelitana Mariam Bawardi del villaggio d’Ibilline, in Galilea, fondatrice del Carmelo di Betlemme, che da religiosa ha preso il nome di suor Mariam di Gesù Crocifisso. La notizia della canonizzazione di queste due religiose è scesa come una rugiada celeste sulla nostra terra assetata di amore e di giustizia e decimata dalla violenza. Abbiamo atteso a lungo l’annuncio di questa duplice canonizzazione, che ci ridona fiducia e speranza in Cristo. Il Signore vuole confortare i nostri Paesi dilaniati dai conflitti e dalle guerre, e le nostre popolazioni che soffrono per le continue ingiustizie. D’altronde, la divina Grazia ha sempre fatto germogliare santi che rivelano il volto di Cristo, dolce e umile di cuore, pieno d’amore, di misericordia e di perdono. Questi santi imitano e, nonostante la loro debolezza umana, continuano a imitare Cristo in questa Terra Santa, sulla quale ha camminato Dio in persona. Le tribolazioni che dobbiamo affrontare ci incoraggiano a diventare santi secondo l’esempio di queste due religiose. L’impresa non è impossibile. Giustamente madre Maria Alfonsina, figlia del nostro Paese, si è fatta piccola sulla terra e oggi è “grande nel regno dei cieli”. Ha esercitato la maternità spirituale verso un gran numero di persone, diventando la fondatrice di una Congregazione religiosa che è molto cara al nostro cuore. Suor Mariam di Gesù crocifisso, anche lei figlia del nostro Paese, è stata un simbolo vivente dell’amore di Dio. Sin dall’infanzia aveva compreso che tutto era effimero e caduco qui in terra e che solo Gesù Cristo resta per sempre. Faceva parte dell’Ordine delle Carmelitane scalze di cui noi apprezziamo profondamente la presenza in Terra Santa. Presenza discreta, fatta di preghiera, meditazione, lavoro umile e consacrazione assoluta al Signore. Il Divino Maestro ha detto: “Risplenda la vostra luce davanti agli uomini” (Mt 5, 16). Questo comandamento sempre attuale ci ricorda che è Gesù “la luce che illumina ogni uomo” e che dona all’umanità chiaroveggenza e forza. Cristo è la sola luce. Il resto non è che l’ombra della verità Ed è Gesù che dona il loro splendore agli esseri viventi e a tutto ciò che esiste di buono e di bello. Come diceva San Giustino di Nablus, “non sono altro che raggi del Sole che è il Verbo incarnato”(cfr. Dialogo con Trifone, p.121)

Una santità insieme semplice e autentica
Le nostre due nuove Sante sono lampada per i nostri passi. Con il loro amore e la loro fede illuminano le loro famiglie religiose, così come i fedeli della Terra Santa, del Medio Oriente e del mondo intero. Durante la loro vita si sono comportate come serve fedeli, “che aspettano il ritorno del loro padrone” vigilando, come le vergini sagge che attendono pazientemente l’arrivo dello Sposo e sono state ammesse “al banchetto delle nozze dell’Agnello”. Non c’è il rischio di restare “nelle tenebre esteriori”, né per loro, né per le persone che camminano dietro di loro! Erano semplici con grandezza. Erano grandi per la semplicità La semplicità non offuscava la grandezza. Il loro ingresso nella santità manifesta la vittoria della virtù sul vizio, della luce sull’oscurità, dell’amore sull’egoismo, della fede sull’indifferenza e il rifiuto di Dio. La purezza della loro vita glorifica Dio. Esalta i doni e i benefici che si ricevono alla sequela della Santa Vergine Maria che ha proclamato nel suo cantico eterno, il Magnificat: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e santo è il suo nome” (Lc 1, 47 e 49).
Le nostre due Sante, attraverso una vita esemplare, fatta di silenzio eloquente e di raccoglimento, di fedeltà nonostante la sofferenza e di abnegazione eroica nei sacrifici, ci donano una lezione magnifica che si riassume nelle parole del Signore Gesù: “Chi avrà perseverato sino alla fine, sarà salvato” (Mt 24,13).
E come Sant’Agostino ,possiamo esclamare :“Perché quegli uomini e quelle donne hanno potuto fare e realizzare grandi cose nel Signore ,e io no?” (Cfr. Confessioni,8,27). Come le due Sante, entriamo per la porta stretta, come Cristo ci ha chiesto. Sfortunatamente, “pochi lo fanno”. Ma per le nostre due religiose la porta inizialmente stretta si è spalancata per arrivare a Cristo!
I due miracoli di ognuna delle beate per la canonizzazione
A una persona, di cui è stata avviata la causa di beatificazione, la Chiesa dona il titolo di “servo” o “serva di Dio”. Dopo l’esame dei suoi scritti e la prova dell’eroicità delle sue virtù, la persona “serva di Dio” diventa “venerabile”, poi “beata” e infine “santa”. Per raggiungere le ultime due tappe, è necessario che ogni volta ci sia un miracolo in cui è accertata l’intercessione della venerabile o della beata in questione.
Care sorelle e fratelli in Cristo, dichiarare “santa” una persona significa proclamare a tutti che il suo Maestro si compiace di lei per sempre e, proprio per questo, lei può intercedere per i fedeli che la invocano, chiedendo grazie, beni e protezione. Certamente è possibile domandare l’intercessione di una beata a livello di Chiesa locale. Ma perché tutti possano conoscerli e rivolgere loro la propria preghiera è necessaria la canonizzazione.

Il miracolo di Santa Maria Alfonsina

Il giorno stesso in cui è stata celebrata la sua beatificazione, la futura Santa ha fatto il secondo miracolo. Dall’interrogatorio effettuato dal tribunale ecclesiastico latino di Gerusalemme, è risultato che M. Emile Mounir Salim Elias, residente a Kfar Kana (Cana di Galilea), nato il 25 maggio 1977 ed esperto geometra, due giorni prima della beatificazione di Madre Maria Alfonsina, stava lavorando nella regione di Bayt Dajan, nei dintorni di Holon, Giaffa. Stava cercando di alzare un apparecchio di misurazione a un’altezza di circa cinque metri e non si era accorto che la macchina era collegata ad un cavo dell’ alta tensione. Poiché non portava i guanti, è stato fulminato da una forza pari a 30-40.000 volt. Una scossa tremenda che lo ha fatto precipitare a terra con gli occhi aperti, ma senza respiro, mentre il cuore non dava segni di vita. M. Elias ricorda soltanto di aver sollevato l’apparecchio di misurazione. E’ rimasto in coma per due giorni consecutivi. Secondo il rapporto dell’ospedale, non respirava e il suo cuore aveva cessato di battere. Il suo corpo aveva assunto un colore bluastro: stava morendo. Elias non sapeva granché di Maria Alfonsina. Non l’aveva mai pregata. Ma dopo essersi risvegliato dal coma, seppe che molti fedeli avevano fatto ricorso alla beata per chiedere che venisse salvato da una morte certa. Indiscutibilmente, la sua guarigione non poteva scaturire che da un miracolo. Umanamente parlando, non sarebbe stato possibile salvarlo. Grazie all’intercessione di Madre Maria A lfonsina Ghattas, M. Elias è ancora in vita. A Dio piacendo, parteciperà alle feste per celebrare la Santa a Roma, a Gerusalemme e a Nazareth.

Miracolo di Santa Mariam di Gesù crocifisso

La beata ha realizzato il suo secondo miracolo a beneficio di un fanciullo siciliano della provincia di Siracusa, Emanuele Lo Zito, nato per parto cesareo nel 2009. Il bambino soffriva di una grave insufficienza cardiaca congenita, che causava seri problemi circolatori, con conseguenze gravissime per l’intero organismo. Il neonato venne trasferito d’urgenza da un ospedale all’altro. I medici dovettero constatare che la situazione non faceva altro che peggiorare. Fu portato prima nel reparto di terapia intensiva di un ospedale e poi in un ospedale specializzato in chirurgia cardiaca infantile, dove fu operato d’urgenza, anche se i chirurghi erano sicuri che non sarebbe sopravvissuto, data la situazione irreversibile in cui si trovava. Sorpresa: l’operazione ebbe successo. I medici verificarono nelle ore e nei giorni seguenti una rapida ripresa delle sue condizioni. Gli esami e le verifiche successive hanno rivelato la sua effettiva guarigione. Due commissioni, una medica e l’altra teologica, hanno concluso che la guarigione era stata “rapida e completa” e che del fatto non si riscontrava “alcuna spiegazione dal punto di vista della scienza medica”. In realtà il miracolo è avvenuto per l’intercessione della beata carmelitana. In effetti, una coppia di amici dei genitori di Emanuele conosceva la sua malattia e pregò per la sua guarigione suor Mariam di Gesù crocifisso, della quale la coppia era diventata devota dopo un pellegrinaggio in Terra Santa e una visita al Carmelo di Betlemme nel Natale del 2008, circa cinque mesi prima della nascita di Emanuele. Durante il pellegrinaggio, la coppia aveva avuto l’occasione di venerare le reliquie della beata. I coniugi si sono rivolti anche ad altri amici e conoscenti per invocare con loro l’intercessione della monaca. In tal modo si è formata una catena di preghiera con le Carmelitane di Betlemme, di Haifa, di Gerusalemme per chiedere la guarigione del bambino. E la grazia è stata ottenuta. I santi: venerazione, intercessione e imitazione Queste tre parole costituiscono la triplice finalità della canonizzazione. Noi non adoriamo altri se non il Signore, ma veneriamo i Santi, stimati degni di entrare nella vita eterna, come depositari dei Suoi doni e carismi . Essi regnano con Dio nella patria celeste in quanto eletti beneamati . Venerando i Santi diamo gloria a Dio, perché riconosciamo che è Lui la fonte di ogni grazia e di ogni dono in loro. I Santi, uomini come noi, sono stati esposti alle tentazioni e alle cadute. Ma ognuno di essi può dire: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede” (2 Tim 4,7). Non sono nati santi, ma “hanno conquistato il Regno con la forza”. Alla sequela di Cristo sono per noi modelli di vita. Non è sufficiente ammirare le loro virtù e le loro opere. Bisogna imitarli e lasciarsi guidare e illuminare dalla loro sapienza. I Santi ci insegnano che la santità non consiste nel fare miracoli, ma piuttosto nel cercare la volontà di Dio in tutto: “Amarlo con tutto il nostro cuore .... e amare il nostro prossimo come noi stessi” per amore di Dio. La santità comporta l’assunzione delle otto Beatitudini come regola di vita. In questa direzione i Santi orientano “il nostro cammino verso Dio”, poiché loro stessi l’hanno percorso. Non si nasce Santi uscendo dal seno materno. Lo si diviene, nonostante tutte le nostre debolezze. L’impresa è possibile. Gesù lo ha detto chiaramente: “Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori, perché si convertano” (Lc 5,32). La santità è frutto della grazia divina e non solamente degli sforzi umani. Dopo un’estasi, suor Mariam di Gesù crocifisso ha detto: “Se Gesù mi abbandonasse, sarei peggio di Giuda! Ma se Lui mi custodisce, io sarò come Giovanni il prediletto” (Per le citazioni che riguardano Santa Mariam di Gesù crocifisso, cfr. A. Brunot, Mariam, la petite arabe. Soeur Marie de Jésus Crucifié, ed. Salvator, Mulhouse, 1992). A proposito di umiltà e di fiducia nella Divina Provvidenza, un giorno Madre Maria Alfonsina ha detto a una delle sorelle religiose: “Con l’umiltà, dobbiamo conquistare il paradiso” (Per le citazioni di Santa Maria- A lfonsine, cfr. P. Duvigneau, Mère Marie-Alphonsine et la Congrégation du Rosaire, Gersusalemme 2000).

Significato della santità
Non si tratta di fuggire dal mondo. I fedeli non sono tutti chiamati a chiudersi in clausura, nei monasteri e nei conventi, per diventare santi. Davanti a Dio, ciascuno deve rispondere alla sua vocazione secondo il suo stato di vita. E tutte le strade portano alla stessa meta, a partire dagli apostoli e dai santi dei primi secoli, molti dei quali non hanno mai vissuto nei monasteri. La via della santità è quella delle Beatitudini evangeliche. Tutti, indipendentemente dalla configurazione che può prendere la vocazione personale, siamo chiamati alla vera conversione del cuore. Non ci sono “monopoli” nell’ambito della santità. Essere santo è semplicemente essere fedele alla propria vocazione cristiana. La fedeltà del prete, del religioso o della religiosa e del laico scaturisce dalla stessa sorgente: la fedeltà a Cristo. Che uno sia prete, religioso, padre di famiglia, studente, lavoratore, impiegato .... la sua santità consiste sempre nel vivere la fede in profondità e in pienezza, secondo la propria condizione di vita.
La gente ama la ricchezza, ma il santo si fa povero per Dio. I beni di questo mondo sono per lui insignificanti. Così come rinuncia ai piaceri per essere libero. Il santo è una persona mite, che non conosce litigi né vendette. Nei confronti di tutti dà prova di gentilezza ed esercita la benevolenza. Le parole di Cristo sono penetrate nel suo cuore: “Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli” (Mt 5,12).
Madre Maria Alfonsina e suor Mariam di Gesù crocifisso ne sono due grandi esempi. Santità non significa tristezza o malinconia, ma gioia. Non è innanzitutto un invito a odiare la vita presente e le sue gioie, ma la chiamata a vivere una vita piena nella gioia autentica. Nella vita dei santi si incontrano molte testimonianze stupefacenti di questa gioia, luminosa e indicibile. I santi sono molto numerosi. Noi conosciamo solo quelli che vengono ricordati nei calendari liturgici e nei martirologi. Non ci è dato di conoscere l’elenco di tutti i veri santi. Molti di loro sono noti solo a Dio. Il discepolo prediletto Giovanni li ha visti nell’Apocalisse: “Una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani. E gridavano a gran voce: “La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all’Agnello. ( ... ) Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello” (Ap 7, 9-10-14).
Tutti questi eletti hanno accolto la parola di Cristo del Vangelo: “Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48), e anche le parole di Paolo: “Questa è la volontà di Dio: che vi santifichiate” (1 Ts 4,3).
Santa Maria Alfonsina ha dato molto rilievo al fatto che la santità sia un impegno per tutti:
“Dobbiamo tendere verso la santità e attirarvi tutti i nostri fratelli e tutte le nostre sorelle in Cristo”.
La santità si fonda sulla carità. Più l’amore è forte, più cresce la santità. La Santa alla fine della sua
vita, cercando in qualche modo di richiamare i principi che l’avevano guidata, ha scritto: “L’amore è forte come la morte. Ci fa apprezzare la povertà, sopportare la fame e il freddo, ci fa gioire quando siamo offesi, accettare la malattia, resistere alla tentazione e sopportare la persecuzione. L’amore ci spinge a provvedere sempre ai bisogni del prossimo”.

Sulla via della santità

La prima differenza tra i santi e noi consiste nel fatto che essi sono già nella felicità eterna che noi speriamo di ottenere: “Siate allegri nella speranza, pazienti nell’afflizione, perseveranti nella preghiera” (Rm 12,12). Nella sua prima lettera, San Giovanni ci mette a parte di una verità ancora più profonda e più confortante per le nostre anime: “Noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. (...) Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro” (Gv 3, 2-3).

Cari figli, sorelle e fratelli in Cristo!
Per il peccato rischiamo di perdere la nostra dignità e di ostacolare la nostra crescita spirituale. Dobbiamo dunque adoperarci “per la nostra salvezza con timore e tremore” (Fil 2,12) senza stancarci “di fare il bene” (Gal 6,9), finché ce ne è concessa l’opportunità.
Una seconda differenza consiste nel fatto che noi siamo sulla terra e che abbiamo il tempo. Forse i santi ci regalano questo ‘tempo’ di cui disponiamo per meglio amare, soprattutto per purificarci e diventare sempre più simili all’Agnello senza macchia. Abbiamo il tempo, ma non ne apprezziamo sufficientemente il valore. Possiamo lasciarlo trascorrere invano o trasformarlo in un talento da far fruttare. Il Maestro è stato chiaro: “Camminate mentre avete la luce ....” (Gv 12,35). E’ come se dicesse: “Camminate finché avete tempo!”.
Le nostre due Sante hanno ascoltato la parola divina. Hanno scoperto la via. Hanno risposto all’appello di Cristo. Hanno camminato verso il suo Regno. Non hanno preso altra strada che Gesù solo.
Le nostre Sante, i nostri Santi hanno amato Cristo al di sopra di tutto e di tutti, preferendolo a se stessi e alle loro famiglie, ai loro amici, al denaro e alla primogenitura, e ciò, nonostante difficoltà e tribolazioni. Hanno amato il Vangelo più che ogni altro libro. Era per loro la fonte della vita spirituale e l’ispiratore della loro vita sociale. Le Beatitudini erano la legge del loro comportamento, la luce durante la ‘notte oscura’ sulla strada che porta al Regno. Hanno vissuto le Beatitudini in spirito e verità.
Santa Maria Alfonsina ha vissuto una carità eroica. Gli episodi in proposito sono innumerevoli.
Dopo la sua morte, una delle religiose che l’aveva conosciuta, ha dato questa testimonianza: ‘Ho
avuto la grazia di vivere sei anni con madre Maria Alfonsina a Betlemme. Affermo che non l’ho mai
sentita parlare male del prossimo. Inoltre, ho potuto ammirare in lei due altre virtù: la sua
disponibilità e la sua venerazione per la Santa Vergine nostra Signora del Rosario’.

I santi e noi
Se Dio ha onorato i santi e ha invitato la Chiesa a venerarli, è perché ciascuno di noi faccia la stessa cosa. Venerarli significa amarli, rispettarli, chiedere la loro intercessione e imitarli -Invocare la loro intercessione. L’apostolo Paolo domanda ai fedeli di pregare per lui, di ricordarsi di lui presso il Signore. Se domandiamo a delle persone viventi di accompagnarci con le loro preghiere, non possiamo a maggior ragione sollecitare l’intercessione di coloro che vivono ormai eternamente alla presenza di Dio? (Rm 15,30 ; 2 Cor 1,11; Col 4,3; Fil 6,18 -19).
- Imitarli. Logicamente imitiamo coloro che ammiriamo e veneriamo. Quando festeggiamo i santi, non accresciamo la loro felicità né la loro gloria perché sono già nella perfezione di Dio. Lo facciamo per imitare il loro modello di vita. E più li veneriamo, più siamo impegnati a seguirne l’esempio. Ecco perché la Chiesa venera la memoria dei santi. Esaltandone la gloria, si augura che perveniamo anche noi alla stessa gloria che loro hanno già raggiunto. Le grazie che domandiamo al Signore Con tutto il cuore nella preghiera, domandiamo al Signore di concederci:

-–laici impegnati, ispirati da una fede viva, cosciente ed efficace, che illumini tutti gli ambiti della loro vita, pubblica e privata, e li renda veri testimoni di Cristo nella famiglia e nella professione, nella vita politica ed economica, nella cultura e nella società. La santità è l’effusione dello Spirito che si effonde nei fedeli, per arricchirli spiritualmente e per vivificare l’intera società in cui vivono.

- sacerdoti che siano apostoli intrepidi, che vivono solo per annunciare il Regno. Nel loro amore totale e costantemente rinnovato per Cristo, i loro cuori siano colmi di una profonda gioia. Mettano con determinazione “la mano all’aratro”, senza “voltarsi indietro” e rimpiangere ciò che hanno abbandonato.

- religiose appassionate e piene di abnegazione, che vivano del necessario e vadano all’incontro con Cristo come le vergini sagge, con lampade che non si spengono e con olio a profusione; l’arrivo dello Sposo non le sorprenderà

La Vergine Maria è stata la prima consacrata che ha donato tutto il suo essere a Cristo. Ella è colei che all'annuncio dell'angelo ha detto ‘Sì’ senza riserve, senza esitazioni e senza ritardi. La religiosa vera è quella che riproduce in qualche modo un'immagine della Vergine, del suo amore e della sua fede, della sua purezza e della sua castità, della sua tenerezza e della sua obbedienza, del suo silenzio e del suo equilibrio, della sua povertà materiale e della sua ricchezza spirituale. La religiosa incontra Cristo attraverso Sua Madre, la Vergine Maria. Seguendo il suo esempio, dedica la sua vita esclusivamente a Gesù e gli dona il suo amore, vivendo in profondità il Vangelo. Speriamo che si moltiplichino tra di noi le persone e le comunità religiose che in un certo modo assomiglino a Mariam di Gesù crocifisso e a Madre Maria Alfonsina. Queste due nuove Sante sono il segno tangibile che la santità non è un’utopia.

Conclusione

Cari figli, sorelle e fratelli in Cristo, laici, clero, religiose e religiosi, questo messaggio, nato in occasione di una duplice celebrazione, vi invita al superamento di voi stessi e al rinnovamento della vostra vita spirituale. Tutte e tutti noi siamo chiamati alla santità, sull'esempio di madre Maria Alfonsina e di suor Mariam di Gesù crocifisso. Ognuna di loro costituisce un modello del dono di sé, di devozione, di servizio, di pazienza, di silenzio e di generosità Il Signore ci chiama alla santità, ciascuno secondo il proprio stato di vita. Come a queste due Sante, anche a noi Dio dona molte grazie. Se seguiamo il loro esempio, nell'amore e nella purezza, nell’abnegazione e nella generosità, otterremo la gloria di cui queste due elette sono state coronate.

Sorelle e fratelli in Cristo! Ricordiamoci che l'amore al quale siamo chiamati non si realizza se non attraverso un dono totale di se stessi, senza fare calcoli e senza aspettare gratificazioni, secondo il modello di queste due figlie della nostra terra, che ora intercedono per noi. Non è impossibile alla grazia di Dio compiere anche in noi grandi cose.

Alla fine di questa lettera, rendiamo grazie a Dio per la Congregazione delle Suore del Rosario, che ha donato e continua a donare alla Chiesa religiose devote, in diversi ambiti dell'apostolato, in particolare quello dell'educazione e della sanità Rendiamo grazie anche per l’Ordine dei Carmelitani e delle Carmelitane. L'albero del Carmelo conta, tra i suoi numerosi frutti, giganti della santità come Giovanni della Croce, Teresa d’Avila, Teresa di Lisieux e Mariam Bawardi d’Ibilline.

+ Fouad Twal, Patriarca

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