Erano in tanti a sostenere che appariva al di fuori di ogni logica permettere di inquinare con cianuro e acido solforico, sostanze necessarie nelle estrazioni minerarie, la poca acqua presente nell’arida provincia, per la precisione solo nel 4% del territorio. Risorsa rara e preziosa, che non ha impedito ai laboriosi abitanti, in numerosi casi discendenti di emigranti europei e soprattutto italiani, di coltivare ulivo e viti e di produrre vini tra i più rinomati del continente
Alla fine, il popolo di Mendoza ha vinto. La legge “9209”, che si proponeva di superare la “7722”, il provvedimento, datato 2007 che impediva l’uso di sostanze tossiche nell’estrazione mineraria e stabiliva regole ferree per la difesa delle risorse idriche, scarsissime e dunque preziose nella provincia andina dell’Argentina occidentale, è stata in pratica “spazzata via” a causa della pacifica sollevazione popolare di queste settimane.
Eppure, il nuovo governatore della Provincia di Mendoza, Rodolfo Suárez, non aveva voluto sentire ragioni. Insediatosi lo scorso 10 dicembre, aveva proceduto a tappe forzate all’approvazione della “9209”, dandola vinta agli interessi delle multinazionali minerarie e rifiutandosi di ascoltare i molteplici appelli provenienti dalla società civile, a cominciare da quelli dell’Arcidiocesi...