Xinjiang: Funzionari pubblici nelle case uiguri per impedire preghiera e digiuno

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15 SL xinjiangFonti ufficiali riportano che le autorità nella regione dello Xinjiang, nella Cina nord-occidentale, stanno raddoppiando l’impegno per impedire ai musulmani uiguri di fare digiuno e pregare durante il mese sacro del Ramadan, inserendo nelle loro case funzionari cinesi.

Mentre le autorità dello Xinjiang di norma costringono i ristoranti a restare aperti e restringono l’accesso alle moschee durante il Ramadan per scoraggiare la tradizionale osservazione del mese santo, funzionari della prefettura di Hotan riferiscono che quest’anno il governo locale sta prendendo misure drastiche e assegnerà un quadro del Partito comunista cinese (Pcc) a ciascuna famiglia uigure per monitorarla.

A quanto riferisce il servizio uigure di Radio Free Asia, oltre alle ordinarie perquisizioni delle case, il governo di Hotan ha lanciato una campagna chiamata “Insieme in cinque cose” un giorno prima del periodo di Ramadan di quest’anno, fra il 26 maggio e il 24 giugno, durante il quale funzionari cinesi staranno in ciascuna casa uigure per 15 giorni per assicurarsi che i residenti non digiunino e non preghino. “Ispezioni sono condotte durante l’iftar [il pasto consumato dai musulmani dopo il tramonto durante il Ramadan] quando le case con le luci accese sono controllate – questo è il modo con cui portiamo avanti ronde e ispezioni”, ha riferito un poliziotto a Rfa, in anonimato. Funzionarii designati visitano le case di ciascuna famiglia ogni giorno, ha aggiunto, e ogni dieci fanno rapporto a un ufficiale di più alto livello. “Inoltre, abbiamo un accordo speciale quest’anno, chiamata la campagna ‘Insieme in cinque cose’, [con il quale i funzionari e le famiglie uiguri] lavorano assieme, mangiano assieme e stanno nella stessa casa insieme”, ha detto l’ufficiale, senza specificare quali altre due “cose” sono incluse nell’iniziativa.

“È tutto incentrato a tenere le persone vicine. In questo periodo, essi [funzionari] conosceranno la vita delle persone, li assisteranno nelle loro attività giornaliere – come la coltivazione – e propagheranno leggi e regolamenti, le etnie di partito e di governo e le politiche religiose, e così via”, ha affermato. “Essi rimangono nelle case degli agricoltori per interrogarli sulle loro opinioni ideologiche”. Secondo il poliziotto, la campagna nella città di Hotan è iniziata il 25 maggio ed è durata fino al 3 giugno.

Un agricoltore nella contea Qaraqash (Moyu) di Hotan, che a sua volta ha chiesto di rimanere anonimo, ha detto a Rfa che funzionari sono stati introdotti anche nel suo villaggio il giorno prima che il Ramadan cominciasse. “Abbiamo funzionari da diversi organi del governo, incluso da Urumqi [la capitale dello Xinjiang] e altri posti”, ha riferito.  “Resteranno qui per [massimo] 15 giorni e ci dicono in modo costante di non digiunare. È impossibile per noi digiunare o pregare”.

Un ufficiale di Hotan che ha chiesto di non nominare il nome del suo villaggio ha riferito in una telefonata a Rfa che la campagna “Insieme in cinque cose” era in atto anche nella sua zona. “Vivono nelle case degli agricoltori ora – un funzionario in ciascuna casa”. “Primo, si assicureranno che non ci sia nessuna [non sanzionata] pratica religiosa [nella casa]. Secondo, osserveranno [le famiglie]. Ma non so altri dettagli”.

Impegno per il Ramadan

In più, le fonti riferiscono che le autorità stanno forzando gli uiguri, i funzionari civili e i pensionati pubblici a firmare un documento in cui si impegnano a non digiunare né pregare durante il Ramadan, in apparenza per fare da esempio ad altri uiguri nella comunità. Sebbene questo tipo di impegno sia comune durante il Ramadan per gli impiegati pubblici nello Xinjiang, le fonti dichiarano che quest’anno quanti hanno firmato il documento devono assumersi anche la responsabilità di assicurarsi che nessuno dei loro amici o membri della famiglia rispettino il digiuno e neanche preghino. “Noi tutti abbiamo firmato una lettera di responsabilità garantendo che non digiuneremo”, un poliziotto ausiliare di base nella città di Hotan ha detto a Rfa, in anonimato. “La maggior parte del contenuto [della lettera] è lo stesso dell’anno scorso. Tuttavia, quest’anno ci è richiesto di monitorare le nostre famiglie, i nostri vicini, e anche le famiglie di cui siamo responsabili, e persuaderli a non digiunare”. L’ausiliare ha detto che lui e i suoi colleghi hanno firmato l’impegno il 2 giugno.

Uno studente laureato uigure che vive negli Stati Uniti, che ha a sua volta chiesto di non essere nominato, ha riferito a Rfa che suo padre è un impiegato statale nello Xinjiang e gli è stato imposto di non astenersi dal nutrirsi dopo aver firmato l’impegno. “Mio nonno è una persona molto osservante che è andata alla Mecca per il Hajj [pellegrinaggio musulmano] e ci ha sempre educato agli insegnamenti religiosi – è una nostra tradizione di famiglia pregare, digiunare e celebrare il Ramadan”, ha affermato. “Ma questa volta, non solo mio padre non sta digiunando, ma ha anche chiesto ai miei nonni di non fare il digiuno perché ha firmato la lettera di responsabilità”.

Misure di stabilità

Prima del Ramadan di quest’anno, fonti hanno raccontato a Rfa che le autorità nella prefettura Aksu (Akesu) dello Xinjiang hanno ordinato ai ristoranti di rimanere aperti durante il mese sacro come parte di misure per il “mantenimento della stabilità”, suggerendo sforzi per ostacolare la tradizione musulmana del digiuno.

Gli studenti della contea Qaraqash di Hotan sono stati obbligati a riunirsi i venerdì per “studiare in collettività, guardare film ‘rossi’ [di propaganda comunista] e condurre attività sportiva” in modo da “arricchire la loro vita sociale durante le vacanze estive”. I venerdì sono di norma giorni di preghiera nelle moschee, mentre quanti si privano di cibo fra l’alba e il tramonto durante il Ramadan hanno di rado energie per prendere parte ad eventi sportivi, indicando che le autorità starebbero provando a impedire di osservare il mese sacro in rispetto della tradizione islamica agli abitanti di Aksu e Hotan, per la maggior parte musulmani di etnia uigure.

Pechino sta cercando di spezzare quello che definisce estremismo religioso nello Xinjiang, attraverso regolari campagne di “duri colpi” delle autorità, compresi raid di polizia nelle case uiguri, restrizioni alle pratiche islamiche e limitazione alla cultura e lingua del popolo uigure. Mentre la Cina accusa alcuni uiguri di attacchi “terroristici”, esperti fuori dalla Cina sostengono che Pechino sta gonfiano la minaccia degli uiguri e che le politiche statali repressive sono responsabili dell’insorgere della violenza che ha provocato centinaia di vittime sin dal 2009.

Last modified on Wednesday, 14 June 2017 23:40

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