√ Abbraccio Papa-Grande Imam di Al-Azhar. Tauran: educazione chiave del dialogo

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Il “comune impegno delle autorità e dei fedeli delle grandi religioni per la pace nel mondo, il rifiuto della violenza e del terrorismo, la situazione dei cristiani nel contesto dei conflitti e delle tensioni nel Medio Oriente e la loro protezione”. Questi alcuni dei temi affrontati nell’udienza di Papa Francesco con lo Sceicco Ahmad Muhammad al-Tayyib, Grande Imam di Al-Azhar, ricevuto oggi in Vaticano. Lo Sceicco al-Tayyib, accompagnato dalla propria delegazione, è stato accolto e introdotto al Pontefice dal presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, il card. Jean-Louis Tauran, e dal segretario dello stesso dicastero, mons. Miguel Ángel Ayuso Guixot. Nel colloquio di circa 30 minuti, definito da una nota della Sala Stampa vaticana come “molto cordiale”, i due interlocutori hanno rilevato “il grande significato di questo nuovo incontro nel quadro del dialogo fra la Chiesa cattolica e l’Islam”. Il Pontefice ha donato al Grande Imam il medaglione dell’ulivo della pace e una copia della Lettera Enciclica “Laudato si’”. Dopo l’udienza con il Santo Padre, lo sceicco al-Tayyib si è intrattenuto con il card. Tauran, assieme alle delegazioni. Giada Aquilino ha intervistato il porporato al termine dell’incontro: 

 

– Si è svolto in un clima di grande amicizia. Non si è parlato del passato, ma del presente e del futuro. C’è un vivo desiderio, da parte dei nostri partner, di riprendere il dialogo. E se “risusciterà” la Commissione del 1998, penso che ci sarà un’intensificazione dei contatti. Quindi è stato un bel traguardo, in un clima di grande amicizia. Devo dire che personalmente non mi aspettavo tanto.

– Si è parlato del comune impegno delle autorità e dei fedeli delle grandi religioni per la pace nel mondo, del rifiuto della violenza e del terrorismo…

– Certo, delle cose che abbiamo in comune. Siamo stati consapevoli che il nostro incontro sia un messaggio per i musulmani e i cristiani e specialmente quelli del Medio Oriente.

– Si è parlato, a tal proposito, anche della situazione dei cristiani nel contesto dei conflitti e delle tensioni nel Medio Oriente e della loro protezione: come?

– La necessità del dialogo e di evitare l’ignoranza.

– Al-Azhar, al Cairo, è l’ateneo che forma il più alto numero di imam sunniti, si parla di migliaia all’anno: quale messaggio trasmette, secondo il mondo cristiano?

– La necessità di unire la buona volontà di tutti i credenti, in modo tale che non ci sia più una società dove la violenza penetra in tutti i settori della vita, ma che tutti siano consapevoli che non possiamo essere felici gli uni senza gli altri e mai gli uni contro gli altri.

– In questi anni si corre il rischio di un deterioramento dei rapporti interreligiosi a causa delle brutalità commesse dal sedicente Stato Islamico e dell’estremismo islamico?

– La prima cosa alla quale dobbiamo porre rimedio è l’ignoranza; perché molti cristiani temono i musulmani, ma non li hanno mai incontrati e mai hanno aperto il Corano. E la stessa cosa per quanto riguarda la parte musulmana, che non hai mai preso abbastanza consapevolezza del contenuto del Vangelo. Questa situazione così contrastata è anche un appello ai credenti ad essere sempre più coerenti con la propria religione.

– Cosa è cambiato tra le due religioni rispetto agli ultimi anni?

– Il terrorismo ha indebolito molto i nostri sforzi: questo non si può negare. Però c’è anche la consapevolezza dell’importanza della cultura e dell’educazione: forse questa è la chiave per il futuro.

– Nei colloqui si è parlato di Ratisbona?

– No, assolutamente. Non si è parlato del passato. Questa è la volontà comune: ripartire e cominciare un nuovo capitolo.

– Quale cammino c’è davanti?

– La possibilità di far rivivere la Commissione del 1998, in modo da approdare sempre ad un canale aperto, dove far convergere informazioni, iniziative, ecc. Quindi una cosa molto concreta.

– La sua speranza?

– Che la buona volontà e il buon senso prevalgano sulla brutalità e il terrore.

Il Papa e il Grande Imam di Al-Azhar: il commento dei teologi

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Sull’importanza dell’incontro tra Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar, nel quadro del dialogo fra la Chiesa cattolica e l’Islam, Fabio Colagrande ha intervistato la teologa islamica iraniana, Shahrzad Houshmand, docente di Studi islamici presso la Pontificia Università Gregoriana e di Lingua e letteratura persiana all’Università La Sapienza di Roma, e don Andrea Pacini, docente di Teologia delle religioni presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale e consultore della Commissione per i Rapporti religiosi con i musulmani, presso il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso: 

  1. – Voglio ritornare a un altro Francesco: San Francesco d’Assisi che, in un momento difficile della storia, si recò in Egitto per avere dei colloqui con grandi mistici. Vedo un momento storico anche in quest’altro incontro tra il Francesco del nostro tempo e un imam che rappresenta una figura molto importante per quasi un miliardo di musulmani nel mondo, il quale ha accettato l’accoglienza, la misericordia e un invito paterno di una figura religiosa, autentica, come Papa Francesco. È venuto a Roma per parlare della pace, per costruire e per aiutare gli stessi musulmani a rivedere, a riformulare e a scartare ciò che non appartiene alla cultura pacifica del Corano, a un Dio che viene nominato all’inizio di ogni suo capitolo: “Nel nome di Dio pienezza di amore e misericordia”. Allora, è un momento di grande speranza per milioni di musulmani e anche per i cristiani che soffrono in quelle terre. Vorrei comunque specificare che coloro che soffrono oggi più di tutti sono veramente i musulmani, sia in Africa sia Medio Oriente. Speriamo che questo incontro fraterno porti frutto ai cuori assetati di pace.
  2. – Don Andrea Pacini, il suo commento sull’importanza di questo incontro…
  3. – È senz’altro un incontro molto significativo. Al-Tayyib – in quanto massimo responsabile di un’istituzione non solo religiosa ma anche culturale, universitaria – potrà veramente giocare un ruolo fondamentale per reimpostare il dialogo tra Islam e cultura, tra i tanti islam esistenti all’interno della grande fede islamica, cioè tante correnti che spesso non hanno potuto vivere anche nell’epoca più recente un dialogo fecondo tra loro. Dal momento che un’istituzione culturale come Al-Azhar ha anche la possibilità di influenzare positivamente tutta una serie di articolazioni di insegnamento, non solo universitario ma anche superiore, questo può voler dire davvero riuscire a incidere, affinché una rinnovata interpretazione dell’islam con la modernità – aperta al dialogo con le altre fedi – possa non rimanere solo appannaggio di pochi centri specialistici ma, davvero, diventare materia di insegnamento e di processi educativi all’interno del mondo musulmano e non solo.

 

Last modified on Wednesday, 25 May 2016 15:24

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