Terrore a Gighessa, la comunità in Etiopia che fino a pochi anni fa era sede di missione della diocesi di Mantova. La missione, oggi gestita dalla chiesa locale, è stata presa d’assalto da un nutrito gruppo di persone, depredata e incendiata. Secondo le prime informazioni non ci sarebbero vittime né feriti, ma la folla ha distrutto tutto, compresa la clinica dove operava il personale dell’associazione Volontari per Gighessa dell’ortopedico Plinio Venturi. Illesi i tre volontari mantovani presenti nella missione dai primi giorni di gennaio, Valerio Pinnetti e Umberto Pavesi di Porto Mantovano e Gianni Busi di Marmirolo. Assieme al resto del personale e degli ospiti della comunità, i tre mantovani sono stati messi al sicuro dalla polizia locale e ora si trovano ad Addis Abeba.
«Torneranno a casa domenica – spiega il dottor Venturi che è riuscito a parlare con i tre volontari – per fortuna stanno bene. Purtroppo la clinica e tutto quanto è stato realizzato in questi anni è stato distrutto. L’ospedale è stata razziato, hanno portato via persino i letti. Le notizie sono ancora frammentarie, non è facile averne e mettersi in contatto con l’Etiopia. Trent’anni di lavoro distrutti in poche ore. Purtroppo dubito che potremo tornarci...».
Le prime notizie su quanto avvenuto sono state pubblicate ieri mattina sul sito della diocesi di Mantova. «Un dramma, le popolazioni di quella regione non potranno più usufruire dei servizi offerti» ha commentato il vescovo Busti. Ad assaltare la missione non è stato un piccolo commando, ma una folla, gente del luogo che, per motivi al momento non chiari, ha messo a ferro e fuoco una missione che questi decenni non ha mai registrato aggressioni di questo tipo.
L’Etiopia sta vivendo un periodo particolarmente duro alle prese con la siccità peggiore degli ultimi decenni. Una situazione che più operatori definiscono come “dramma epocale”. Ma stando alle prime notizie quello che è avvenuto a Gighessa non è stato un assalto alla dispensa, come avvenuto qualche settimana fa ai danni dei magazzini governativi in zona. Sono stati distrutti ospedale, casa dei missionari e chiesa.
C’è l’ombra del conflitto religioso dietro questa violenta aggressione?
«Nel paese c’è una situazione complessa – frena Venturi – non sappiamo cosa sia avvenuto. Nella missione e nella clinica abbiamo sempre operato bambini indipendentemente da etnia o fede religiosa, bimbi cattolici, cristiani o musulmani. La missione non è mai stata oggetto di conflitti». Gli assalti sarebbero stati almeno due. Nel primo, il personale si è chiuso all’interno di un locale. È stata la polizia, intervenuta per disperdere (senza successo) gli aggressori, a mettere in salvo volontari, personale religioso e ospiti. L’assalto è ripreso ore dopo e l’intera missione è stata depredata .
«In marzo dovevano essere ricoverati dei bimbi. ma a questo punto... – dice Venturi – Per fortuna non c’erano ragazzini in questo periodo. Penso ai portatori d’handicap che facevano parte della comunità...finiranno per strada».
Il VESCOVO BUSTI. «Notizia inaspettata e tremenda. Sento un senso di profonda amarezza e di immensa desolazione». Il vescovo Roberto Busti ha commentato gli eventi di Gighessa sul sito della diocesi. « Gighessa – scrive – è iscritta nel cuore della nostra diocesi che se ne è fatta carico dotandola di generosi aiuti anche nel passaggio alla gestione diocesana di Meki. L'associazione Pro Gighessa con medici e ausiliari che curano soprattutto i bambini, hanno appena terminato un lavoro di ristrutturazione. Ultimamente c'è stato anche in positivo incontro con le autorità locali. Nulla ha fatto presagire questo evento che, come avviene in momenti e luoghi di disordine sociale e civile, diventa distruttivo in modo irrazionale e contraddittorio. Ora la popolazione non potrà più usufruire dei servizi sociali, scolastici e religiosi che continuavamo a sostenere. Cercheremo di conoscere meglio cause ed effetti di questo dramma. Affidiamo al Signore quelle popolazioni amate, ringraziandolo che non è avvenuto nessun danno alle persone».
La missione Di Gighessa in Etiopia
Percorrendo la statale che da Addis Abeba si dirige verso Sud, verso il Kenia, dopo circa 250 Km ci dalla capitale si attraversa il paese di Kuyera.
Svoltando a sinistra si imbocca una strada in terra battuta piena di buche e di solchi profondi creati dall’acqua nella stagione delle piogge.
Dopo pochi chilometri ecco davanti a noi una collinetta con una ricca vegetazione di eucalipti: siamo arrivati a Gighessa.
Non è una cittadina, né un villaggio.
E’ una missione situata al centro di un gruppo numeroso di villaggi di capanne, sparsi per il vasto e ridente territorio circostante.
Da 17 anni la Diocesi di Mantova ha deciso di aiutare la Diocesi di Meki assumendosi l’impegno del servizio pastorale della parrocchia di Gighessa, precedentemente servita dai missionari della Consolata.
Il parroco è don Matteo Pinotti, sacerdote della Diocesi di Mantova, in missione in Etiopia dal 2002.
Don Matteo è affiancato da don Gianfranco Magalini, sacerdote mantovano, in Etiopia dal 1984.
Dal 1991 al 1996 ha svolto il suo ministero un altro sacerdote mantovano, don Daniele Corridori, deceduto nel 1997, tuttora ricordato con grande affetto.
A Gighessa vi è un centro di raccolta di bambini handicappati, che raccoglie pazienti affetti da patologie osteo-articolare dovuta a malformazioni congenite, esiti di traumi, poliomielite ed esiti di gravi ustioni.
In campo sanitario l’impegno è quello di organizzare ed inviare ogni anno due teams ortopedici, uno diretto dal dott. Plinio Venturi di Mantova, Presidente dell’Associazione Volontari di Gighessa, l’altro dal dott. Maurizio Maffi di Brescia, per eseguire interventi chirurgici e dotare i bambini di tutori, protesi, scarpe ortopediche.
Ogni anno vengono operati, pertanto, circa 120 bambini.
I volontari sono medici ortopedici e anestesisti, infermieri e tecnici ortopedici delle province di Mantova, Brescia, Cremona, Novara e Milano.
Per questo sono state organizzate due sale operatorie in ospedali missionari (Gambo e Bushulo) in quanto a Gighessa non vi è la sala operatoria.
Ogni gruppo organizza a proprie spese il reperimento e il trasporto del materiale occorrente per l’attività chirurgica (camici, teli chirurgici, guanti, garze, medicinali, materiale per la costruzione di protesi e tutori).
I pazienti rimangono in missione fino alla guarigione della loro patologia (in media 4-5 mesi) e quindi sono da nutrire e vestire per tutto tale periodo.
Ad oggi sono stati operati oltre 2500 bambini.
La missione si occupa di istruzione con 8 classi di scuola materna (400 bambini) e 6 classi di scuola elementare e media.
Ad oggi la missione ha scolarizzato più di 10000 bambini.
La missione dà lavoro a circa 70 persone e fornisce corsi di formazione per falegnami, elettricisti, idraulici e agricoltori.
In campo sociale il contributo è rivolto alla costruzione delle scuole ed al mantenimento di centri per la formazione della donna.
Nella vicina cittadina di Kuyera, grazie alla generosità della comunità di Castiglione delle Siviere, è stato aperto un altro centro con una scuola materna, una scuola di taglio e cucito per ragazze, un salone per le celebrazioni e gli incontri con i giovani.
Ancora più di recente è stato inaugurato un nuovo centro nella cittadina di Kofale con una casa per le suore, un asilo, un centro di promozione per la donna e un centro sportivo.