Domenica della “Divina Misericordia”

“Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore”. Gv 20, 19-31

Quante cose capitarono nella prima Pasqua della storia della Chiesa! 1) Maria Maddalena, Pietro e Giovanni che corrono al sepolcro di Gesù. 2) Gesù risorto che appare alla Maddalena e alle altre donne. 3) La manifestazione del Risorto a due discepoli di Emmaus. 4) L’apparizione del Risorto ai discepoli chiusi nel Cenacolo, il giorno di Pasqua e otto giorni dopo.

Questa ultima scena evangelica si può chiamare la “Pentecoste” di Giovanni: non è una semplice apparizione, ma è una grande e solenne “cristofanìa”, e questa avvenne la sera di Pasqua.

Per Giovanni tutto avviene nel giro di poche ore. La morte è già la glorificazione, e subito dopo c’è la Chiesa, e poi il dono dello Spirito Santo, senza aspettare 50 giorni (a Pentecoste).

Per Giovanni, il Risorto lo si incontra là dove si dà il perdono. Nella comunità dei credenti tutte le volte che viene amministrato il perdono, là è presente Cristo che parla ed opera attraverso la sua Chiesa e i suoi discepoli. E il testamento che il Risorto ha dato agli apostoli è di essere coloro che perdonano, coloro che continuano a far risplendere i lineamenti gioiosi di Gesù risorto.

/ Cristo è dunque risorto, ma non ancora del tutto! S. Paolo scrive: “Compio nella mia carne ciò che manca alla passione di Cristo”(Col.1,24). Ma questo esige di essere completato con l’altra faccia del mistero: Compio nella mia carne ciò che manca alla risurrezione di Cristo. Questo perché il Cristo integrale è formato dal Capo più le sue membra, dalla testa più il corpo che è la Chiesa e se il Capo è risorto ed è assiso alla destra del Padre, i suoi piedi sono ancora nella tomba, cioè le sue membra, i suoi piedi, sono ancora pellegrini sulla terra. La risurrezione di Gesù continua nella storia finché ci sarà un membro non ancora unito al Capo. In ciascuno di noi Cristo attende di risorgere; in ogni battezzato c’è sepolta una particella di Cristo che aspetta il suo mattino di Pasqua per venire fuori dal sepolcro. La nostra risurrezione spirituale è cominciata nel Battesimo e prosegue lungo tutta la vita. Papa S. Leone Magno dice che c’è una risurrezione del corpo che è dell’ultimo giorno, e una risurrezione del cuore, che è di ogni giorno.

/ Ma cosa significa risorgere? Guardiamo la risurrezione di Gesù. S. Giovanni la definisce come “un passaggio da questo mondo al Padre”(Gv.13,1). Per S. Paolo è un passaggio dalla vita “secondo la carne”, alla vita “secondo lo Spirito”. Risorgere non significò per Gesù lo scoperchiare la tomba e venire fuori librandosi nell’aria, magari con un vessillo in mano, come certi pittori lo rappresentano. Non consistette in un movimento spaziale e temporale; non fu come la rianimazione di un cadavere, ma una glorificazione, una vita nuova “secondo lo Spirito”. Le apparizioni del Risorto sono dei veri ”incontri”.

Anche per noi, “risorgere”, significa passare da una vita “secondo la carne”, cioè di peccato vero e proprio, ad una vita “secondo lo Spirito”; cioè abbandonare il modo di vivere vecchio, del peccato, che conduce alla morte, e vivere in modo nuovo, nella grazia di Dio, della novità creata dalla Pasqua di Cristo. Fare Pasqua, dice S. Massimo di Torino, significa passare “dalla vecchiaia all’infanzia”. L’infanzia si intende non di età ma di semplicità: è un rinascere.

Pertanto il passaggio si compie nei Sacramenti: la stessa vita nuova del Risorto viene a noi nel Battesimo e nell’Eucaristia. La morale pasquale che scaturisce dalla Risurrezione di Cristo, consiste dunque essenzialmente in queste cose: camminare secondo lo Spirito, camminare in novità di vita, e camminare nell’obbedienza a Dio.

/ S. Agostino: “Canta e cammina. La fede consiste nel credere ciò che non si vede”.

Lo scandalo più grande per la società di oggi e per noi cristiani, è l’incoerenza della vita. Ci chiamiamo “cristiani” e viviamo da “non cristiani” e da non credenti!.

“E’ meglio essere cristiani senza dirlo, che dirlo senza esserlo”, disse S. Ignazio di Antiochia.

/ Certo non è facile risorgere a nuova vita, come non fu facile agli apostoli credere al Risorto: loro che conoscevano Gesù molto bene, essendo vissuti con lui per tre anni. Ora che Gesù è nella gloria, non riescono a riconoscerlo subito. Pensiamo, per esempio, al fatto di Maria di Magdala, di “non riconoscere” Gesù risorto, prendendolo per il giardiniere, e scambiandolo per il custode del cimitero. Oppure scambiarlo per un fantasma ( per gli apostoli chiusi nel cenacolo); o per un viandante qualsiasi( per i due discepoli di Emmaus). La vicenda di Tommaso, infine, sottolinea plasticamente l’atteggiamento di chi non crede fin quando non vede coi propri occhi e palpa con le sue mani. Ma è proprio Tommaso che, al rimprovero di Gesù, prorompe nella professione di fede tra le più belle e complete del Vangelo: “Mio Signore e mio Dio”. Questa trascende il semplice vedere e toccare, di puro livello umano: è la fede che viene da Dio. Il Risorto non è riconoscibile con gli occhi umani: ecco allora la beatitudine di Gesù: “Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno”. E qui Giovanni forse pensa a Maria, la Madre di Gesù. E’ significativo che nessun evangelista parli di apparizioni pasquali a Maria SS. Lei, la Madre della Chiesa, non aveva bisogno di apparizioni e di incontri col Figlio risorto, Ella credeva senza vedere, perché con la fede era unita al Figlio suo.

Agostino dice: “Un uomo senza fede è come un viandante che cammina senza sapere dove va; o come un soldato che combatte senza speranza”. Ricordiamo che cristiano non è uno che “ha” la fede, ma uno cui è concessa, ogni giorno, la grazia di credere.

“Questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio?”(I Gv.).

/ Ora Gesù risorto si fa presente in mezzo alla nostra assemblea, come fece con gli Undici riuniti nel Cenacolo otto giorni dopo la Pasqua. Gesù viene a “porte chiuse”, perché non viene dall’esterno, ma dall’interno. La sua presenza nasce qui tra noi, nel segno del pane e del vino che diventeranno il Corpo e il Sangue di Cristo Risorto.

 

 

 

 

 

 

“Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato” (Lc.24,5-6)

E’ Risorto”. Gesù non è più nel sepolcro. Questi brevi parole sono ben diverse da quelle che noi vediamo comunemente incise nei marmi delle tombe dei comuni mortali. Per quanto potenti e famosi, essi siano stati tali persone,dove sono quei magnifici elogi che si sono prodigati alla loro morte e nel corso dei loro funerali?..”Qui giace”; questa è la frase lapidaria! Quel grande, quell’uomo o donna noto nel bel mondo e in patria, sia pure stato presidente, cantante, attore, sportivo,ecc..ora è qui adagiato sotto questa pietra,è sepolto nella polvere,ossa e scheletro,in attesa del giudizio finale di Dio. Ben diversa è la morte di Cristo: “non è qui, è risorto”.

< Non si valuta sufficientemente la gioia pasquale se non si è vissuto intensamente il dramma del Venerdì santo e il silenzio pieno di speranza del Sabato santo. Purtroppo, le vetrine già piene di colombe e altre leccornie fin dalla Quaresima, e l’oblio della prassi penitenziale durante le settimane precedenti( così che è già raro trovare chi ancora digiuna il Venerdì santo),impediscono di “sentire e gustare” interiormente questa esplosione di gioia. Mentre ci si commuove nel mistero della Nascita di Gesù a Natale,al Venerdì santo può venire la tentazione di scandalizzarsi davanti al mistero della Croce, e quindi di non dare la dovuta importanza! Ma Gesù vince perdendo: riprende la sua vita (e la dona anche a noi), ma solo passando per l’ignominia della morte, perché solo così Cristo può dire:”non temete, Io ho vinto il mondo”. Per questo la Pasqua arriva con la primavera, perché tutto rinasce, dentro e fuori di noi.

/ Se Cristo non fosse risorto, non solo vana sarebbe la nostra fede,ma inutile. Se Cristo non fosse risorto, Dio non ci amerebbe, e perciò neppure noi sapremmo amarci e rimarremmo ancora schiavi dei nostri peccati. Ma Dio ci ama e perciò ha non solo inviato il suo Figlio,”l’Uomo per gli altri”, ma lo ha risuscitato.La risurrezione di Gesù conferma che la vita e l’amore hanno l’ultima parola,non la morte e il freddo dell’odio. E poi Dio ci attende nella “stanza di sopra”, per il banchetto senza fine,di cui quello eucaristico è prefigurazione e caparra.Una ragione di più per celebrare la Pasqua con canti,inni, luce e gioia più che non a Natale.

/ La speranza di Maria Maddalena, di Giovanni e di Pietro fu messa a dura prova dal sepolcro vuoto. Essi cercarono la “presenza”,ma fecero la dolorosa esperienza dell’”assenza”.La loro fede nel Risorto nacque inizialmente da uno sbigottimento,da una delusione,da un fatto inatteso.Molte persone contemporanee rifanno,con stupore ed emozione,il medesimo pellegrinaggio. E poiché a poco a poco l’idea di Dio si dissolve in loro,esclamano:”Dio è morto”!.Ma chi ha fede contempla la tomba di Cristo,e con Maria Maddalena,Giovanni e Pietro,riconoscendo che il sepolcro è vuoto,impara che Dio è al di là di ogni aspettativa,imprevedibile e sconcertante.

< Hanno forato le mani di Gesù, quelle che hanno toccato e guarito gli ammalati e i morti.

Però queste mani continuano a benedire ad assolvere e a perdonare i peccati degli uomini.

Hanno forato i piedi di Gesù sulla croce, affinché non camminino più. Però Gesù continua a camminare ovunque con i piedi dei missionari, per proclamare la buona Notizia della salvezza.

Hanno trafitto con la lancia il Cuore di Gesù, affinché muoia davvero. Però Gesù con quel Cuore squarciato continua ad amarci di più, perché viviamo della sua vita da amici suoi.

Il Vinto è diventato Vincitore, colui che era Morto, è Risorto, e colui che non aveva la vita nella tomba, ora vive per sempre.

< Forse ora comprendiamo meglio le parole di S. Paolo:”Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù…,pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra…La vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio”(Col.3,1-3).

< Al mattino di Pasqua con Pietro, correva al sepolcro “il discepolo che Gesù amava”. Ci domandiamo perché questo discepolo non ha il suo “nome”? Forse il motivo è che ognuno di noi possa essere quel discepolo che Gesù ama e possa diventare testimone della sua risurrezione.

/ Il Vangelo di Marco, nella finale autentica, senza l’appendice aggiunta in seguito, leggiamo:

Le donne fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura”(Mc.16,8). Marco in sostanza, si rifiuta di fare dell’incontro con Cristo risorto un fatto, solo “accaduto” e basta. E’ un fatto invece che deve accadere sempre; la risurrezione mi verrà data nell’esperienza quotidiana con il Cristo risorto, pagata a prezzo a prezzo di radicalità nella sequela. E’ un fatto sempre aperto che per me e per te si realizza giorno dopo giorno. Cristo non è risorto una volta soltanto, ma risorge sempre nel segreto della mia esperienza di fede perché Gesù è Vivo. Non per nulla Luca scrive:”perché cercate tra i morti Colui che è vivo?”.. Pertanto se quell’Uomo, bello, buono, eccezionale, è davvero Dio, e vive tra noi, allora deve cambiare davvero tutto nella mia vita. Chi ama, crede.

< Pertanto, o cristiano, se vivi ancora nei tuoi peccati, sappi che per te oggi Cristo non è ancora risorto, e perciò oggi, per te non è Pasqua di risurrezione!

< A Roma oggi le campane di S. Pietro annunciano “Urbi et Orbi” che è la Pasqua del Signore.

La porta della redenzione del sepolcro di Cristo morto e risorto, rimane aperta. Una porta stretta fin che si vuole, ma spalancata sempre. E quanti la varcano, trovano la Vita.

< S. Agostino dice:”Oggi cantiamo l’Alleluja per la “strada”, domani sarà l’Alleluja della “patria”.Oggi noi lo cantiamo non per allietare il nostro riposo, ma per alleggerire il nostro fardello. Canta perciò come fa il viaggiatore. Canta, ma camminando, dimentica la tua fatica cantando, però fai attenzione alla pigrizia. Canta e cammina”.

// Esempi pasquali.

1. Un giorno la Madre Teresa di Calcutta si era recata, come tante altre volte, per le strade della città alla ricerca di malati e moribondi. Una donna, avvolta in un mantello lacero e sporco, era adagiata su un marciapiede, molto ammalata e con febbre. Madre Teresa si limitò a prenderle la mano per confortarla. Quella sorrise debolmente e disse:”Se Gesù esiste, deve avere il tuo volto”... poi morì.

A noi qui convenuti per celebrare la Risurrezione di Gesù, ci viene dato questo messaggio: facciamo in modo che chiunque incontriamo, possa vedere riflesso nei nostri volti, lo sguardo di Gesù risorto. “ non permettete mai – disse Madre Teresaad alcuna cosa al mondo, di colmarvi di dolore a tal punto da farvi dimenticare la gioia di Cristo Risorto”.

2. In Africa ci sono tantissime sètte cristiane, che ogni anno aumentano di numero, incoraggiate, aiutate e sussidiate da altri paesi(es. nord America), specie da quanti non vedono di buon occhio la presenza della Chiesa cattolica. Un giorno un ricco signore pagano, osservando appunto il prolificarsi da tante sètte religiose nel suo paese, per farsi un nome, volle pure lui iniziarne un’altra, tanto da farsi conoscere nel mondo. Però prima di iniziare, andò a sentire il parere da un suo vecchio amico: un missionario cattolico. Il Padre missionario, interpellato da questo amico, così rispose:”Caro amico, io ti darei un consiglio e con quanto ti dirò, potrai senz’altro iniziare con successo la tua nuova religione. Dunque: fatti una croce e lasciati inchiodare su di essa, patire il dolore tanto da morire. Dopo di che, fatti seppellire e dopo tre giorni esci dalla tomba da solo con la tua forza misteriosa. Con tale impressione e successo vincerai sicuramente e vedrai che tante persone ti seguiranno!..”.

Non c’è bisogno di aggiungere che il consiglio del missionario gli sembrò così assurdo e difficile da realizzare, che non solo cambiò idea ma si fece cristiano cattolico per seguire Gesù Cristo il solo Risorto e il vero Dio e Salvatore del genere umano.

// Seneca:Affrettati a vivere bene e pensa che ogni giorno ha in se stesso una vita”.

// John Milton: “Non amare né odiare la vita: ma quella che vivi, vivila bene”.

// Cristian Gellert: “Vivi come desidererai di aver vissuto, quando sarai sul letto di morte”.

 

 

 

 

 

 

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