Natale del Signore

Pubblicato in Preghiera missionaria

Guida: In questa veglia di preghiera desideriamo riflettere sul tema della povertà, nel suo duplice aspetto di mancanza materiale e spirituale. Comunemente intesa dall’uomo come qualcosa di negativo da cui sfuggire, la povertà diventa nel Vangelo una caratteristica distintiva di chi decide di seguire Gesù. Partendo dall’osservazione dell’umiltà del luogo in cui Gesù è nato, ripercorreremo il senso dell’adesione alla povertà operate nella propria vita da due figure di santi:  San Francesco d’Assisi e la santa Edith Stein. Pur vissuti in epoche lontane dalla nostra queste due figure si presentano ancora oggi come esempi vitali di sequela del Vangelo. Infine, attraverso l’esempio di vita di Charles de Foucauld, scopriremo come la povertà possa diventare concretamente germoglio che genera frutti, trasformandosi in spirito di solidarietà nei confronti dell’Altro. Lo stesso cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi, nel discorso tenuto in sant’Ambrogio il giorno 6 dicembre, ha rivolto a tutti noi l’invito di rendere le nostre comunità e città più solidali. La solidarietà è possibile solo riconoscendo la povertà come valore che avvicina l’Altro a Gesù.

 

Primo momento:

Adorazione del presepe

 

Dal vangelo secondo Luca (Lc, 2, 4-9)

Giuseppe salì dalla Galilea, dalla città di Nazaret, per recarsi in Giudea, nella città di Davide chiamata Betleem, perché egli era della casa e della famiglia di Davide, per farsi iscrivere insiema a Maria, sua sposa, che era incinta. Or mentre si trovavano là, si compirono i giorni in cui ella doveva avere il bambino, e diede alla luce il suo figlio primogenito; lo avvolse in fasce e lo adagiò in una mangiatoia, perché all’albergo per loro non c’era posto.

 

Guida: La povertà caratterizza il luogo in cui Gesù nasce, una semplice mangiatoia riscaldata dal respiro degli animali, la paglia come giaciglio, la sola luce delle candele. Gesù nasce e vive in una famiglia semplice e povera, quella di Giuseppe il falegname e di Maria.

 

Gesù chiede a chi vuole seguirlo una scelta di povertà assoluta in tutto identica alla sua.

 

Dal Vangelo secondo Matteo (19, 16-24)

Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: « Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna? »… Gli disse Gesù: « Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi». Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze.

Dal Vangelo secondo Matteo

 

“Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi
per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna”

 

Guida: ci ammonisce, inoltre, a non preoccuparci dei beni del mondo

 

Dal Vangelo secondo Matteo Mt, 6, 25-34

 

«Io vi dico: non siate troppo solleciti per la vita vostra, di quel che mangerete, né per il vostro corpo, di che vi vestirete. La vita non vale più del cibo, e il corpo più del vestito?...Non vogliate dunque angustiarvi, dicendo: che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Di che ci vestiremo?...Cercate prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.

 

Guida: Nell’adorazione dell’immagine del presepe chiediamo al Signore di concederci come suoi discepoli la possibilità di comprendere la forza dell’umiltà e il coraggio di abbandonare tutto il superfluo per  seguire solamente il suo volere.

 

Preghiera

 

Tutti: Liberaci, o Signore.

Dall'attaccamento alle cose di questa terra…

Dall'irresistibile fascino del dio soldo…

Dalla schiavitù dei beni materiali e voluttuari…

Dal subdolo potere del consumismo e della moda…

Dall'avidità e dalla bramosia delle ricchezze…

Secondo momento:

 l’adesione alla povertà materiale

San Francesco

 

Guida: Degno successore di Gesù nell’adesione alla povertà fu Francesco d’Assisi. Figlio di mercanti, giovane brillante e allegro desiderava diventare cavaliere. All’età di vent’anni, però, i suoi sogni vennero ridimensionati. Dopo essere stato sconfitto e fatto prigioniero in una battaglia a Perugia, ritornò ad Assisi alla ricerca del vero senso della vita. Incompreso dal padre, decise di lasciare ogni suo bene per vivere, come Gesù, di preghiera e di lavoro. Dante nella Divina Commedia indica Francesco come nuovo sposo della povertà, paragonata ad una donna abbandonata per più di mille e cent’anni dopo la morte di Cristo fino alla nascita del santo di Assisi.

 

Dalla Vita di San Francesco di Bonaventura da Bagnoregio

«Fra gli altri doni che Francesco ebbe da Dio meritò come privilegio speciale di crescere nelle ricchezze della semplicità, mediante l’amore ardente della povertà. Considerando l’uomo di Dio questà virtù così intimamente unita a Cristo e disprezzata invece dagli uomini, le si unì con indissolubile amore. Lasciò tutto per essa, padre, madre e quel che aveva e quel che poteva ricevere.»

 

Guida:  Oggi siamo chiamati a venire a te, poverello d’Assisi, che hai fatto della povertà la tua sposa e della Chiesa il tuo unico amore...

 

Francesco: Eccomi a voi, fratelli... Sono qui a parlarvi, a dirvi quanto amore si è acceso in me quando ho incontrato l’Amore.

Mi viene in mente l’inizio della mia storia...

Io, Francesco, come voi, ho sperimentato ad un certo punto della vita un richiamo, una gioia profonda... Eccomi qui, come allora.

Passo accanto alla chiesa di San Damiano, quasi in rovina e abbandonata da tutti. Lo Spirito mi conduce dentro quella Chiesa, a pregare... Mi prostro davanti al crocifisso, sono toccato dalla sua Grazia, mi ritrovo cambiato... Provo una sensazione inspiegabile, forte, mai avvertita prima.

All’improvviso quell’immagine di Cristo in croce dal dipinto mi parla e mi dice: “Francesco, va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina...”

E’ per me un invito chiaro, un richiamo... Prima vivevo nelle ricchezze, nei divertimenti, nella sicurezza. Ora mi accorgo che mi manca la vera ricchezza, cioè la povertà... E mi innamoro perdutamente della povertà.

 

Personaggio 1: Perché ci dici questo? Vuoi dire che anche noi, oggi, siamo chiamati alla povertà?

 

Francesco: Solo chi è povero sa di aver bisogno di ricchezze. Chi si impoverisce di sé si fa tutto ricco di Dio. Provate a fissare intensamente il crocifisso, vedete l’amore di Cristo per noi...“Gesù”, “Gesù” : è questo stesso nome che ci salva. Basta pronunciarlo nella fede...

 

Personaggio 1: E’ vero : abbiamo bisogno di Gesù. E non solo noi, che siamo qui. Tanta gente, nelle nostre strade, sente di aver bisogno di quest’amore, di questa pace...Essere con Gesù, per vivere nello Spirito e ritrovare il Padre...

 

Francesco: D’ora in poi voglio dire : “Padre nostro che sei nei cieli”, non più “padre mio Pietro di Bernardone”

 

Preghiera:

Tutti

Rapisca, ti prego, O Signore

l’ardente e dolce forza

del tuo amore

la mente mia

da tutte le cose

che sono sotto il cielo

perché io muoia

per amor dell’amor tuo,

come tu ti sei degnato morire

per amor dell’amor mio

(San Francesco)

 

Guida: Desideriamo, attraverso il canto fare nostre le parole e la vita di San Francesco, affinchè la povertà possa diventare anche per noi via speciale di salvezza, alimento di umiltà e radice di perfezione.

 

Canto: Francesco vai!

 


Terzo momento:

la povertà interiore per raggiungere Gesù

Edith Stein

 

 

Guida: Ascoltiamo ora la biografia di Edith Stein, che riesce a trovare Dio solo dopo aver intellettualmente reso povera se stessa. Abbandona, infatti, una brillante carriera di docente universitaria di filosofia, per farsi suora carmelitana e per essere puro “strumento nelle mani di Dio”.

 

Biografia della Santa

Edith Stein nasce il 12 ottobre del 1891 a Breslavia, undicesima e ultima figlia di una facoltosa famiglia di ebrei ortodossi. Assai dotata per lo studio, frequenta la facoltà di filosofia prima nella sua città natale e poi a Gottinga, sotto la direzione di Edmund Hussler. Costui rimane colpito dall’intelligenza della sua alunna e la prende con sé come assistente all’Università di Friburgo, dove Edith consegue nel 1916 il dottorato e comincia a farsi una reputazione di brillante studiosa. Nel frattempo scoppia la bufera della prima guerra mondiale che apre molti occhi e fa cadere tante illusioni anche filosofiche. Edith abbandona la carriera universitaria e nell’estate del 1921 soggiorna per alcune settimane presso una coppia di coniugi che si erano recentemente convertiti alla fede evangelica. In quest’ occasione si avvicina al cattolicesimo. Una sera Edith trova nella libreria l’autobiografia di Teresa d’Avila. La legge tutta la notte e quando rinchiude il libro dichiara entusiasta “questa è la verità”. Il 1°gennaio 1922 si fa battezzare. Nel decennio 1922-32 insegna al liceo e scuola magistrale per ragazze tenuta dalle domenicane di Santa Maddalena a Spira, continuandò però a lavorare in campo filosofico. Nel 1932 viene  nominata docente all’Istituto di pedagogia scientifica di Munster ma l’avvento del nazismo e la promulgazione delle leggi razziali la costringono a lasciare l’incarico dopo appena un anno e mezzo. Nel 1933, ribadendo i voti di castità, povertà ed obbedienza che aveva già fatto qualche anno prima, si fa suora carmelitana a Colonia, dichiarando alla madre priora : «Non l’attività umana ci può aiutare  ma solamente la passione di Cristo. Il mio desiderio è quello di parteciparvi». Il 12 ottobre del 1933 prende commiato dalla madre. Per le due donne non è una giornata facile. La madre piangendo le chiede: “ perché l’hai conosciuta la fede cristiana? Non voglio dire nulla contro di Lui. Sarà anche stato un uomo buono. Ma perché s’è fatto Dio?». Il mattino dopo Edith prende il treno per Colonia. L’acuirsi della persecuzione antiebraica spinge ben presto le sue superiori a farla rifugiare in Olanda nel convento di Ecth, dove giunge alla fine del 1938 dopo una drammatica fuga notturna. Gli eventi presto precipitano. Come reazione alla condanna pubblica dell’antisemitismo nazista pronunciata dai vescovi olandesi, il 26 luglio 1942 le autorità tedesche di occupazione arrestano tutti i cattolici non ariani e il 2 agosto questa sorte tocca ad Edith. Il 7 di quello stesso mese viene deportata, insiema alla sorella Rosa, ad Auschwitz. Là le sue tracce si perdono: è molto probabile che sia stata uccisa nella camera a gas il 10 agosto.

Nel 1998 è proclamata santa da Papa Giovanni Paolo II.

 

Guida: La vita di Edith Stein fu caratterizzata non solo da eventi drammatici ma anche da una travagliata vicenda spirituale che la portò infine a convertirsi al cattolicesimo e a farsi suora. Nel suo percorso di ricerca Edith scoprì che  l’avvicinamento a Dio era possibile solo annullando se stessi ed eliminando tutto ciò che da Dio ci distoglie. In risposta ad una lettera di una giovane suora che le chiedeva come fosse possibile raggiungere l’amore puro, così scriveva:

 

Edith «Se dobbiamo tendere all’amore puro? Certo siamo stati creati per questo e in questo consisterà la nostra vita eterna. Quaggiù dobbiamo cercare di avvicinarci il più possibile. Che cosa dobbiamo fare? Cercare con tutte le forze di essere vuoti, di avere i sensi mortificati, la mente possibilmente libera da immagini di questo mondo e rivolta al cielo attraverso la speranza; la ragione spogliata dalla naturale riflessione e dal ripensamento, rivolta a Dio con l’occhio schietto della fede; la volontà votata per amore alla volontà di Dio ».

 

Guida: Intuì inoltre come fondamentale la testimonianza di Dio agli altri. Così dichiarerà dopo la sua conversione:

 

Edith «Credevo che condurre una vita religiosa significasse rinunciare a tutte le cose terrene e vivere solo nel pensiero di Dio. Gradualmente però mi sono resa conto che questo mondo richiede ben altro da noi: più uno si sente attirato da Dio e più deve uscire da se stesso, nel senso di rivolgersi al mondo per portare ivi una divina ragione di vivere»

 

Guida: Anche noi oggi sull’esempio della santaEdith Stein desideriamo condurre a Dio chiunque venga da noi e renderci presso gli altri testimoni della sua misericordia.

 

Preghiera

Tutti:

E’ Natale Signore. Comincia così il tuo cammino tra noi,la tua ostinata decisione di essere Dio, non di sembrarlo. Le pietre non diverranno pane. Non ti lancerai dalle dorate cime del tempio. Non conquisterai i regni dell’uomo. Costruirai la tua vita d’ogni giorno raccogliendo con cura meticolosa, con paziente amore, tutto quello che noi scartiamo: gli stracci della nostra povertà, le piaghe del nostro dolore, i pesi che non sappiamo portare, le infamie che non vogliamo riconoscere. Il tuo Natale è il mio natale. Nella gioia di questo nascere, nello stupore di poterti amare, nel dono immenso di vivere insieme, io accetto, io voglio, io chiedo che anche per me sia subito Pasqua.

 

Canto degli Umili

 


Quarto momento:

 la povertà che si trasforma in solidarietà

Charles de Foucauld

 

Biografia di Charles de Foucauld

Charles de Foucauld, prete missionario vissuto alla fine del XIX secolo, si presenta ai nostri occhi come un cristiano che è riuscita a trasformare la propria adesione in povertà a Dio in amore verso tutti i fratelli. Missionario della congregazione francese della Trappa di Nostro Signore delle Nevi,  visse prima in Siria poi nel Sahara. In queste zone abbandonate del mondo condivise con i Tuareg l’austerità e la povertà di vita, riuscendo attraverso l’aiuto concreto a farsi testimone di Dio, convertendo popolazioni che sembravano lontane e trascurate.

Con queste parole descrive la sua vita nel deserto sahariano:

 

Charles de Foucauld: «Mi chiederete qual è la mia vita. E’ la vita di un monaco missionario fondata su tre principi: imitazione della vita nascosta di Gesù a Nazaret, adorazione del santissimo sacramento esposto, residenza fra i popoli infedeli più trascurati da tuttti, facendo tutto il possibile in vista della loro conversione. Vita d’austerità uguale a quella della Trappa, ma molto più dura per la sua maggiore povertà e perché il clima e duro e snervante e l’alimentazione ben diversa da quella europea. Si deve vivere di ciò che la regione offre. Come vesti ed abitazione non troverete che quanto vi è di più povero e di più rustico, qualcosa di molto simile probabilmente a ciò che dovettero essere il vestito e l’umile casa di Gesù di Nazareth»..

 

Guida: Riconobbe  l’importanza di vivere umilmente per ricevere la grazia di Dio.

 

Charles de Foucauld: «Bisogna passare attraverso il deserto e dimorarvi, per ricevere la grazia di Dio; è la che ci si svuota, che si scaccia da noi tutto ciò che non è Dio e che si svuota completamente questa piccola casa della nostra anima per lasciare tutto il posto a Dio solo. E’ indispensabile. E’ un periodo attraverso il quale ogni anima che vuole portare frutti deve necessariamente passare. Le sono necessarie questo silenzio, questo raccoglimento, quest’oblio di tutto il creato in mezzo ai quali Dio pone in essa il suo regno e forma in essa lo spirito interiore…La conversione dell’anima con Dio nella fede, nella speranza, nella carità».

 

Guida: Esortò costantemente a pensare all’Altro…

 

Charles de Foucauld: «Pensate, dunque, molto agli altri, pregate molto per gli altri. Consacratevi alla salvezza del prossimo con tutti i mezzi in vostro potere, preghiera, bontà, esempio. E’ il modo migliore di provare a Gesù che lo amate. L’elemosina materiale che si fa ad un povero la si fa al Creatore dell’universo, il bene che si procura all’anima di un peccatore va alla Purezza increata».

 

Guida: Confessò di aver fatto proprio come comandamento la carità verso il prossimo.

 

Charles de Foucauld: «Credo che non ci sia parola del vangelo che abbia fatto su di me più profonda impressione di questa, un’impressione tale da trasformare la mia vita: «tutto ciò che farete ad uno di questi piccoli sarà fatto a me». Se si riflette che queste parole sono della Verità Increata, quelle della stessa bocca che ha detto : «Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue», con che forza si è sospitni a cercare ed amare Gesù nei piccoli, nei peccatori, nei poveri, offrendo tutto quanto sta in noi di materiale per il sollievo delle miserie temporali»

 

Guida: Anche noi oggi, davanti al Presepe, dovremmo acquisire la consapevolezza che l’amore verso Dio può realizzarsi solo attraverso l’amore e l’aiuto del prossimo. Affinchè nella nostra vita questo accada, è necessario abbandonarci al Padre e rimetterci al suo volere. Recitiamo insieme la preghiera dell’abbandono di Charles de Foucauld.

 

Preghiera

Tutti:

Padre mio, Io mi abbandono a te: fa di me ciò che ti piace! Qualunque cosa tu faccia di me ti ringrazio.

Sono pronto a tutto, accetto tutto purchè la tua volontà si compia in me e in tutte le tue creature.

Non desidero nient’altro mio Dio. Rimetto la mia anima nelle tue mani, te la dono, mio Dio, con tutto l’amore del mio cuore, perché ti amo.

Ed è per me un’esigenza d’amore il donarmi, il rimettermi nelle tue mani senza misura, con una confidenza infinita, poiché tu sei il Padre mio.

 


Quinto momento:

Recuperare la solidarietà come valore civile e pilastro sociale

 

Guida: L’amore verso il prossimo diventa concreto solo attraverso la solidarietà, che come sostiene il nostro Cardinale va intesa più come atteggiamento del cuore che come dovere di soccorrere chi ha meno.

 

Dal discorso del Cardinale Dionigi Tettamanzi alla città di Milano in occasione della festività di sant’Ambrogio.

 

«La solidarietà è un orientamento del cuore; un “habitus” mentale, una virtù che ispira e norma i comportamenti del cittadino. Potremmo dire che non può esserci un cittadino, né tanto meno una Città, se viene rifiutata la solidarietà, se essa è sbrigativamente liquidata come un insieme di buoni pensieri, tipico di chi si lascia impietosire.Non è, la solidarietà, qualcosa che ha a che vedere con una pietà di basso profilo. È qualcosa di ben più ampio. È, appunto, ciò che rende “solida” la Città, ciò che unisce i cittadini, ciò che non è scritto, né può essere comandato ed è tuttavia necessario, così necessario che senza di essa vengono minate le fondamenta stesse della società. La solidarietà è, dunque, virtù di tutti, “habitus” mentale e spirituale di tutti, dal più piccolo al più anziano, di chi abita la città da sempre, di chi vi è appena giunto, di chi crede e di chi non crede. Persino il cosiddetto senso civico è un’altra faccia dell’accettazione del vincolo solidale che unisce i cittadini.

Sarebbe utile, in proposito, tornare ad una riflessione sulle virtù civili necessarie per l’oggi e ad una conseguente pedagogia: giustizia, solidarietà, amore alla verità, onestà, fedeltà, saggezza, vigilanza sulla parola. E su ciò che, essendone l’esatto contrario, non serve e va bandito: il protagonismo, il parlare a vanvera, l’infedeltà, la disonestà, la parzialità, la menzogna, la schizofrenia costante tra parole e comportamenti… Senza vani moralismi, ma nella consapevolezza che si deve ripartire da qui nell’educazione dei cittadini e, in particolare, nei comportamenti della classe politica.

Bisogna coltivare la solidarietà nella cultura di un popolo. Bisogna farla crescere dentro di noi, senza soffocarla. Non bisogna consentire che vinca la cultura individualistica, che produce egoismo e schiaccia la persona nella sua essenza più profonda e ne impedisce lo sviluppo integrale.».

 

Guida: Noi cittadini e soprattutto noi credenti possiamo e dobbiamo fare molto per la solidarietà

 

«Nei secoli della diffusione del Vangelo e della cristianità, la solidarietà ha avuto una sua rilettura e un suo completamento. È stata arricchita dal senso della carità e della speranza cristiane. Provocata dalla logica della gratuità, propria della visione cristiana, e con questa continuamente confrontata, la solidarietà è stata riscattata dall’essere, in qualche modo, semplice oggetto di scambio. Anche nella prospettiva unicamente civile, oggi la solidarietà, grazie all’apporto del cristianesimo, è resa diversa e appare più matura e completa. I credenti, dunque, possono e devono fare ancora molto per la solidarietà».

 

Guida: Accogliamo in questa notte santa quest’invito e rendiamolo da oggi concreto nella nostra vita, convertendo il nostro cuore.

 

Preghiera

Tutti:

Signore, ci chiami a contemplarti nel Natale, ci chiami a vederti in quel bimbo, povero e fragile.           Insegnaci a saper esultare nella certezza che Tu sei l’unica cosa che conta, e che solo in Te noi troviamo conforto.                                         Quando ci si abbandona a Gesù senza resistenza ci si trova meravigliosamente liberi da sé stessi

 

 

Guida: Per sottolineare come gli impegno di ciascuno di noi debba continuare anche dopo Natale e fuori da questa Chiesa, verrà fatto pescare da un cesto un bigliettino, che riporta una frase del vangelo o una preghiera. Ciascuno di noi sarà chiamato nei prossimi giorni  a vivere concretamente il messaggio che la frase riporta, conservando nella mente e nel cuore le parole dei personaggi incontrati durante questa santa Veglia.

 

Canto finale “In notte placida”

 

 

 

 

 

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