Ottobre missionario. Dall’incredulità alla fede

Pubblicato in Preghiera missionaria

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Lettura del vangelo di Luca (15, 11-32)

Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre.
Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

RIFLETTI

Testimonianza della Piccola Sorella Rosetta di Gesù.

Questa mattina sono andata a portare il pranzo e la cena, preparati dalla mensa popolare, ad un amico immobilizzato da anni sulla sua carrozzella. È emiplegico e a causa del diabete hanno dovuto amputargli la gamba che non era paralizzata; e, sempre per la paralisi, può solo usare il suo braccio sinistro. Lui ha avuto una vita difficile e molto dura, ha vissuto di espedienti ed è finito varie volte in carcere. Poco a poco ha fatto un cammino di fede ed è diventato cristiano. Oggi l’ho incontrato triste a causa di un problema con un vicino. Aveva la Bibbia aperta sulle sue ginocchia ed ha voluto leggermi un versetto del profeta Malachia: “Non abbiamo tutti un solo Padre? Non ci ha creati lo stesso Dio? Perché si tradisce il proprio fratello profanando l’alleanza dei nostri progenitori?” (Mal. 2,10) Mi ha regalato questa parola e immediatamente mi ha fatto pensare all’Enciclica “Fratelli tutti”.

Riflessione sulla vita di Fratel Carlo

Da giovane, in ricerca più o meno cosciente di vere ragioni di vita, Carlo de Foucauld somiglia a tanti ragazzi di oggi che non sanno come trovare il senso profondo della loro vita. Parlando di questo periodo dirà alla cugina: “Ero tutto egoismo, empietà, desiderio di male; ero come impazzito”. Per colmare il vuoto affettivo nato dalla perdita in tenera età dei suoi genitori, si getta a capofitto in una vita mondana, facilitata dalla possibilità di disporre di molto denaro. Dopo la sua conversione rileggerà, alla luce della fede, questa epoca della sua vita come occasione per cantare la misericordia di Dio.
“Come mi hai custodito! Come mi hai protetto sotto le tue ali quando io non credevo nemmeno alla tua esistenza”. Da questa dolorosa esperienza del male, fratel Carlo matura la convinzione che Dio ama l’uomo in maniera incondizionata e che non ha mai cessato di aspettarlo, di cercarlo, di proteggerlo.
Diceva: “La tua prima grazia, quella in cui vidi la prima alba della mia conversione, fu l’avermi fatto provare la fame… quando sono ritornato da te, timidamente, a tentoni, rivolgendoti questa strana preghiera “se esisti, fa’ che ti conosca!” “Come è buono il padre del figlio perduto! Ma la tua tenerezza è mille volte più grande… tu hai fatto infinitamente più di quanto egli ha fatto per suo figlio! Come sei buono, mio Signore e mio Dio!”

PREGA

Padre mio, glorificati in me! Padre mio, glorifica il Tuo nome! Signore Gesù, lascia che questa piccola creatura, indegna e miserabile, si unisca a Te in questa preghiera: Mio Dio, unisco la mia all’adorabile voce di Gesù per dirti “si compia non quello che voglio io, ma la Tua volontà”. Il mio unico desiderio è che Tu sia glorificato il più possibile, è questo ciò a cui anelo. Padre Mio, fai di me ciò che più ti piace, ma qualunque cosa sia, Padre, glorifica il Tuo nome!

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