Mangi ancora con noi

Pubblicato in Preghiera missionaria

Preghiera missionaria

Il Gesù della Pasqua condivide la tavola con i suoi discepoli, come aveva spesso fatto con ogni genere di persona per dire che il regno di Dio era una grande festa alla quale tutti erano chiamati, giusti e peccatori e per tutti sarebbe stato pronto un vestito di festa (cf. Mt 22,12). Era tanta la fame che lui aveva cercato di saziare e anche quando sembrava una impresa impossibile “abbiamo solo cinque pani e anche due pesci” (Mc 6,38) il pane era sufficiente e ne avanzava. Questo pane è ancora a nostra disposizione nella pasqua settimanale, nel “giorno del Signore” e giorno dell’assemblea dei credenti. Bisogna tornare a considerare la domenica quale festa primordiale della Chiesa, sosta  assolutamente necessaria perché il popolo di Dio, impegnato a costruire nel mondo il regno di Cristo possa riscoprire il giorno dell’uomo, della festa, del riposo, della speranza, della fraternità, della carità e della missione.

La parola di Dio

Intanto arrivarono al villaggio dove erano diretti, e Gesù fece finta di continuare il viaggio. Ma quei due discepoli lo trattennero dicendo: «Resta con noi perché il sole ormai tramonta». Perciò Gesù entrò nel villaggio per rimanere con loro. Poi si mise a tavola con loro, prese il pane e pronunziò la preghiera di benedizione; lo spezzò e cominciò a distribuirlo. In quel momento gli occhi dei due discepoli si aprirono e riconobbero Gesù, ma lui sparì dalla loro vista (Lc 24,28-31)

Gesù apparve in mezzo a loro e disse: «La pace sia con voi!». Sconvolti e pieni di paura, essi pensavano di vedere un fantasma. Ma Gesù disse loro: «Perché avete tanti dubbi dentro di voi? Guardate le mie mani e i miei piedi! Sono proprio io! Toccatemi e verificate: un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho». Gesù diceva queste cose ai suoi discepoli, e intanto mostrava loro le mani e i piedi. Essi però, pieni di stupore e di gioia, non riuscivano a crederci: era troppo grande la loro gioia! Allora Gesù disse: «Avete qualcosa da mangiare?». Essi gli diedero un po’ di pesce arrostito. 43 Gesù lo prese e lo mangiò davanti a tutti. (Lc 24,36b-42)

Quando scesero dalla barca, videro un fuocherello di carboni con sopra alcuni pesci. C’era anche pane. Gesù disse loro: «Portate qui un po’ del pesce che avete preso ora». Simon Pietro salì sulla barca e trascinò a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. Erano molto grossi, ma la rete non si era strappata. Gesù disse loro: «Venite a far colazione». Ma nessuno dei discepoli aveva il coraggio di domandargli: «Chi sei?». Avevano capito che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo distribuì; poi distribuì anche il pesce. (GV 21,9-13)

Lettura per la meditazione

La corona di montagne attorno alla conca del Fucino gli apparve tutta bianca di neve. In alcuni punti la neve era scesa fin sulle colline che facevano da primo scalino alle montagne. Don Paolo portava un mantello nero che gli arrivava fino ai piedi e teneva attorno al collo una sciarpa di lana anche nera. (...) A una svolta don Paolo incontrò una biga ferma a un lato della strada. Don Paolo? gli domandò l'uomo che sedeva sulla biga. Salite, mi manda Annina. Il prete salì sulla biga e l'uomo mise il cavallo al trotto. Ero stato avvertito egli disse semplicemente. Vi aspettavo da un paio d'ore.
L'uomo aveva la barba di alcuni giorni, la camicia e il vestito sporchi e trascurati e l'espressione abbattuta come se fosse malato.
- Si hanno notizie di Luigi Murica? domandò a don Paolo. E' ancora in carcere?
- E' morto ieri. "Consummatum est" disse don Paolo.
- Eravate amici? chiese don Paolo.
- Stavamo assieme rispose l'uomo. Con lui si stava volentieri assieme. Era un uomo buono e faceva venir voglia di diventar buoni. Egli ci parlava anche della rivoluzione. Stare assieme senza aver paura, quest'è l'inizio, egli ci spiegava.
- Dobbiamo restare assieme disse don Paolo. Non dobbiamo lasciarci spartire. Luigi aveva scritto su un pezzo di carta: "La verità e la fraternità regneranno tra gli uomini al posto della menzogna e dell'odio; il lavoro regnerà al posto del denaro". Quando l'hanno arrestato gli hanno trovato quel biglietto che egli non ha rinnegato, per questo l’hanno ucciso.
- Se noi vivremo come lui disse don Paolo sarà come se lui non fosse morto. Dovremo stare assieme e non aver paura.
L'uomo fece cenno di sì con la testa. Egli indicò, all'entrata di Rocca, in mezzo ai campi, la casa della famiglia Murica. Don Paolo vi si diresse a piedi per un viottolo erboso. In quel breve tratto egli adattò il suo abbigliamento all'uso laico. La casa dei Murica era a un solo piano, larga e tozza, metà abitazione, metà stalla. Le finestre della casa erano chiuse, anche con le imposte, mentre la grande porta era spalancata, secondo l'usanza del lutto. Della gente andava e veniva dalla casa per la visita d'obbligo. Pietro entrò esitante. Da una stanza vicina entrarono il padre e la madre del morto, vestiti di nero. La madre, come d'uso, faceva l'elogio del figlio morto. Ella raccontò che aveva voluto salvarlo, l'aveva mandato lontano, per farlo studiare, per sottrarlo al destino che la sua debolezza, la sua delicatezza, la sua sensibilità facevano prevedere. Non l'aveva salvato. L'aria della città non era fatta per lui. La terra l'aveva richiamato. Si era messo a lavorare la terra, aiutando il padre. Ogni tanto la madre faceva una pausa nell'elogio per attizzare il fuoco che ardeva nel camino, aggiungendovi un ramo secco. Arrivò Marta, la sorella di don Benedetto. Arrivarono i cafoni del vicinato. Altri lasciarono il posto e partirono. Il vecchio Murica in piedi, a capo del tavolo, dava da bere e da mangiare agli uomini attorniati.
È mio figlio disse che mi ha aiutato a seminare, a sarchiare, a mietere, a trebbiare, a macinare il grano di cui è fatto questo pane. Prendete e mangiate, quest'è il suo pane. Altri arrivarono. Il padre versò da bere e disse: E' lui che mi ha aiutato a potare, insolfare, sarchiare, vendemmiare la vigna dalla quale viene questo vino. Bevete, quest'è il suo vino. Gli uomini mangiavano e bevevano, e c'era chi bagnava il pane nel vino. Arrivarono dei mendicanti. Lasciateli entrare disse la madre. Può darsi che siano stati mandati per spiare mormorò qualcuno. Lasciateli entrare. E' un rischio da accettare. Dando da mangiare e da bere ai mendicanti, molti han nutrito Gesù senza saperlo. Mangiate e bevete diceva il padre. Gli uomini attorno al tavolo mangiavano e bevevano. Il pane è fatto da molti chicchi di grano disse Pietro. Perciò esso significa unità. Il vino è fatto da molti acini d'uva, e anch'esso significa unità. Unità di cose simili, uguali, utili. Quindi anche verità e fraternità, sono cose che stanno bene assieme. Il pane e il vino della comunione disse un vecchio. Il grano e l'uva calpestati. Il corpo e il sangue. Per fare il pane ci vogliono nove mesi disse il vecchio Murica. Nove mesi? domandò la madre. A novembre il grano è seminato, a luglio mietuto e trebbiato. Il vecchio contò i mesi: Novembre, dicembre, gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio, giugno, luglio. Fanno giusto nove mesi. Per maturare l'uva ci vogliono anche nove mesi, da marzo a novembre. Egli contò i mesi: Marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto, settembre, ottobre e novembre. Anch'essi fanno nove mesi. Nove mesi? domandò la madre. Essa non vi aveva mai riflettuto. Lo stesso tempo ci vuole per fare un uomo. Luigi nacque nel mese di aprile. Sottovoce ella contò i mesi all'inverso: Aprile, marzo, febbraio, gennaio, dicembre, novembre, ottobre, settembre, agosto. Da agosto ad aprile ci vollero nove mesi. (Ignazio Silone, Pane e vino)

Preghiera responsoriale

Tutti. Gesù disse loro: “Venite a mangiare”. E nessuno dei discepoli osava domandargli: “Chi sei?”, poiché sapevano bene che era il Signore (Gv 21,12)

Lettore 1.
Come il pane condiviso nel deserto della nostra fame,
tu ci doni, Gesù, la vita in abbondanza.
E quando entrati in casa con te, dopo il cammino,
tu spezzi il pane, noi siamo pieni di gioia
come fosse il primo giorno della vita.

Lettore 2.
Come il pane condiviso La sera del giovedì santo,
tu ci doni, Gesù, per la nostra liberazione.
Ed è il tuo corpo spezzato, affidato alle nostre mani
che ci fa diventare figli della nuova alleanza.

Lettore 1.
Come il pane condiviso
Quando le tenebre appesantiscono il cuore
Tu raggiungi i tuoi discepoli nella loro sfiducia.
E quando ormai la notte è scesa, essi corrono sulla strada,
con gli occhi illuminati, messaggeri di speranza.

 

Lettore 2.
Come un pane condiviso, tu ci inviti a vivere,
Cristo risuscitato, percorrendo i sentieri del mondo.
In te, la nostra vita donata diventa cibo
Per nutrire ogni fame Che divora i nostri fratelli.

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