Il sogno di Dio e la risposta dell’Uomo

Pubblicato in Preghiera missionaria

Nel contesto della Settimana Laudati Si´vi proponiamo il seguente schema di preghiera da poter essere usato per l'Adorazione Eucaristica o come preghiera del mattino o della sera. (ndr.)

Invito alla preghiera

(può essere sostituito dal canto Laudato sii...)

Altissimo, onnipotente bon Signore,
Tue son le laudi, la gloria l'onore
e ogni benedizione.

Laudato sii, mio Signore,
con tutte le Tue creature,
specialmente messer lo frate Sole,
lo quale iorna, e illumini noi per lui;
è bello e radiante con grande splendore:
di Te, Altissimo, porta significazione.

Laudato sii, mio Signore,
per sora Luna e le stelle;
in cielo l'hai formate
clarite e preziose e belle.

Laudato sii, mio Signore,
per frate Vento, e per aere
e nubilo e sereno et ogni tempo,
per il quale,
alle Tue creature dai sostentamento.

Laudato sii, mio Signore,
per sora Acqua, la quale è multo utile,
e umile e preziosa e casta.

Laudato sii, mio Signore,
per frate Foco,
per il quale illumini la notte:
è bello e iocondo e robusto e forte.

Laudato sii, mio Signore,
per sora nostra matre Terra,
la quale ci sostenta e governa,
e produce diversi frutti
con coloriti fiori e erba.

Laudate e benedite il mio Signore
e ringraziatelo in grande umilitate.

Primo momento: Il sogno di Dio

Dal libro della Genesi (Gen 1,26-31)

E Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”. Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra”. Poi Dio disse: “Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde”. E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.

Meditazione

Nel primo racconto dell’opera creatrice nel libro della Genesi, il piano di Dio include la creazione dell’umanità. Dopo la creazione dell’uomo e della donna, si dice che «Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona» (Gen 1,31). La Bibbia insegna che ogni essere umano è creato per amore, fatto ad immagine e somiglianza di Dio (cfr Gen 1,26). Questa affermazione ci mostra l’immensa dignità di ogni per­sona umana, che «non è soltanto qualche cosa, ma qualcuno. È capace di conoscersi, di possedersi, di libe­ramente donarsi e di entrare in comunione con altre per­sone». San Giovanni Paolo II ha ricordato come l’amore del tutto speciale che il Creatore ha per ogni essere umano «gli conferisce una dignità infinita». Co­loro che s’impegnano nella difesa della dignità delle persone possono trovare nella fede cristiana le ragioni più profonde per tale impegno. Che meravigliosa certezza è sapere che la vita di ogni persona non si perde in un disperante caos, in un mondo governato dalla pura casualità o da cicli che si ripetono senza senso! Il Creatore può dire a ciascuno di noi: «Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto» (Ger 1,5). Siamo stati concepiti nel cuore di Dio e quindi «ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario». (LS 65)

Sal 8

O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:
sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.

Con la bocca dei bimbi e dei lattanti
affermi la tua potenza contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.

Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
che cosa è l’uomo perché te ne ricordi
e il figlio dell’uomo perché te ne curi?

Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato:
gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi;

tutti i greggi e gli armenti,
tutte le bestie della campagna;
Gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
che percorrono le vie del mare.

O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.

Secondo momento: Il comandamento

Dal libro della Genesi (Gen 2,15-17)

Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custo­disse. Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: “Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti”.

Meditazione

Il racconto non esclude la conoscenza della qualità etica dei frutti del giardino, ma vieta all’uomo di de­cidere la verità morale della vita che alimenta questi beni. Tale atto sarebbe sempli­cemente mortifero, per­ché l’uomo diverrebbe la misura del bene e del vero, magari affascinato dalla loro bellezza sensibile ed este­tica, di fatto ridotta alla misura dell’umano senziente e intelligente. Il comandamento protegge il carattere di promessa e, dunque di vita, del bene e del vero delle forme pratiche, con cui ogni uomo riceve ciò che è bello e buono quando viene in questo mondo. Vieta di confondere il bene con la star bene, il bene di tutti con il mio bene, i frutti del mondo con la fecon­dità della vita. (…) La “conoscenza” che il comandamento vieta è l’atteggiamento vorace, onnivoro, dispotico, concupiscente, che non lascia spazio vitale all’altro (del tu, del noi, del mondo) e ultima­mente non riceve dalla bocca di Dio la parola zampillante della vita. (Brambilla F.G., Adamo, dove sei?, pagg. 34-35)

Sal 112 (111)

Beato l’uomo che teme il Signore
e trova grande gioia nei suoi comandamenti.
Potente sulla terra sarà la sua stirpe,
la discendenza dei giusti sarà benedetta.

Onore e ricchezza nella sua casa,
la sua giustizia rimane per sempre.
Spunta nelle tenebre come luce per i giusti,
buono, misericordioso e giusto.

Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia.
Egli non vacillerà in eterno:
Il giusto sarà sempre ricordato.

Non temerà annunzio di sventura,
saldo è il suo cuore, confida nel Signore.
Sicuro è il suo cuore, non teme,
finché trionferà dei suoi nemici.

Egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua potenza s’innalza nella gloria.

L’empio vede e si adira,
digrigna i denti e si consuma.
Ma il desiderio degli empi fallisce.

Terzo momento: La fiducia tradita

Dal libro della Genesi (Gen 3,1-7)

ll serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: “È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino? ”. Ri­spose la donna al serpente: “Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”. Ma il serpente disse alla donna: “Non morirete affatto! Il Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male”. Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.

Meditazione

I racconti della creazione nel libro della Genesi contengono, nel loro linguaggio simbolico e narra­tivo, profondi insegnamenti sull’esistenza umana e la sua realtà storica. Questi racconti sugge­riscono che l’esistenza umana si basa su tre relazioni fondamentali strettamente connesse: la rela­zione con Dio, quella con il prossimo e quella con la terra. Secondo la Bibbia, queste tre relazioni vitali sono rotte, non solo fuori, ma anche dentro di noi. Questa rottura è il peccato. L’armonia tra il Creatore, l’umanità e tutto il creato è stata distrutta per avere noi preteso di prendere il posto di Dio, rifiutando di riconoscerci come creature li­mitate. Questo fatto ha distorto anche la natura del man­dato di soggiogare la terra (cfr Gen 1,28) e di colti­varla e custodirla (cfr Gen 2,15). Come risultato, la relazione originariamente armonica tra essere umano e natura si è trasformato in un conflitto (cfr Gen 3,17-19). (…) Oggi il peccato si manifesta con tutta la sua forza di distruzione nelle guerre, nelle diverse forme di violenza e maltrattamento, nell’abbandono dei più fragili, negli attacchi con­tro la natura. (…) Trascurare l’impegno di coltivare e mantenere una relazione cor­retta con il pros­simo, verso il quale ho il dovere della cura e della custodia, distrugge la mia relazione inte­riore con me stesso, con gli altri, con Dio e con la terra. Quando tutte queste relazioni sono trascurate, quando la giustizia non abita più sulla terra, la Bibbia ci dice che tutta la vita è in pericolo. Questo è ciò che ci insegna il racconto di Noè, quando Dio minaccia di spazzare via l’umanità per la sua persistente incapacità di vivere all’altezza delle esigenze della giustizia e della pace: «È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza» (Gen 6,13). In questi racconti così antichi, ricchi di profondo simbolismo, era già contenuta una convinzione oggi sentita: che tutto è in relazione, e che la cura autentica della nostra stessa vita e delle nostre relazioni con la natura è inse­parabile dalla fraternità, dalla giustizia e dalla fedeltà nei confronti degli altri. (LS 66.70)

Sal 130 (129)

Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia preghiera.

Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi potrà sussistere?
Ma presso di te è il perdono:
e avremo il tuo timore.

Io spero nel Signore,
l’anima mia spera nella sua parola.
L’anima mia attende il Signore
più che le sentinelle l’aurora.

Israele attenda il Signore,
perché presso il Signore è la misericordia
e grande presso di lui la redenzione.

Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.

Quarto momento: L’alleanza

Dal libro della Genesi (Gen 9,8-17)

Dio disse a Noè e ai sui figli con lui: “Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza coni vostri discendenti dopo di voi; con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e be­stie selvatiche, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca. Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio, né più il diluvio deva­sterà la terra”. Dio disse: “Questo è il segno dell’alleanza, che io pongo tra me e voi e tra ogni essere vi­vente che è con voi per le generazioni eterne. Il mio arco pongo sulle nubi ed esso sarà il se­gno dell’alleanza tra me e la terra. Quando radunerò le nubi sulla terra e apparirà l’arco sulle nubi ri­corderò la mia alleanza che è tra me e voi e tra ogni essere che vive in ogni carne e non ci sa­ranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne. L’arco sarà sulle nubi e io lo guar­derò per ricordare l’alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che è sulla terra”. Disse Dio a Noè: “Questo è il segno dell’alleanza che io ho stabilito tra me e ogni carne che è sulla terra”.

Meditazione

Anche se «la malvagità degli uomini era grande sulla terra» (Gen 6,5) e Dio «si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra» (Gen 6,6), tuttavia, attraverso Noè, che si conservava ancora inte­gro e giusto, Dio ha deciso di aprire una via di salvezza. In tal modo ha dato all’umanità la pos­sibilità di un nuovo inizio. Ba­sta un uomo buono perché ci sia speranza! La tradizione biblica stabilisce chiaramente che questa riabili­tazione comporta la riscoperta e il rispetto dei ritmi in­scritti nella natura dalla mano del Creatore. Ciò si vede, per esempio, nella legge dello Shabbat. Il settimo giorno, Dio si riposò da tutte le sue opere. Dio ordinò a Israele che ogni settimo giorno doveva essere celebrato come giorno di riposo, uno Shabbat (cfr Gen 2,2-3; Es 16,23; 20,10). D’altra parte, fu stabilito anche un anno sabbatico per Israele e la sua terra, ogni sette anni (cfr Lv 25,1-4), durante il quale si concedeva un completo riposo alla terra, non si semi­nava e si rac­coglieva soltanto l’indispensabile per sopravvivere e offrire ospitalità (cfr Lv 25,4-6). Infine, tra­scorse sette settimane di anni, cioè quarantanove anni, si celebrava il giubileo, anno del perdono uni­versale e della «liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti» (Lv 25,10). Lo sviluppo di que­sta legisla­zione ha cercato di assicurare l’equilibrio e l’equità nelle relazioni dell’essere umano con gli altri e con la terra dove viveva e lavorava. Ma, allo stesso tempo, era un riconoscimento del fatto che il dono della terra con i suoi frutti appartiene a tutto il popolo. Quelli che coltiva­vano e custodivano il territorio dove­vano condividerne i frutti, in particolare con i poveri, le ve­dove, gli orfani e gli stranieri. (…) Gli scritti dei profeti invitano a ritrovare la forza nei momenti difficili contemplando il Dio potente che ha creato l’universo. La potenza infinita di Dio non ci porta a sfuggire alla sua tenerezza paterna, perché in Lui af­fetto e forza si coniugano. In realtà, ogni sana spiritualità implica allo stesso tempo accogliere l’amore di­vino e adorare con fiducia il Signore per la sua infinita potenza. Nella Bibbia, il Dio che libera e salva è lo stesso che ha creato l’universo, e questi due modi di agire divini sono intimamente e indissolubilmente legati. (…) Non possiamo sostenere una spiritualità che dimentichi Dio onnipotente e creatore. In que­sto modo, finiremmo per adorare altre potenze del mondo, o ci collocheremmo al posto del Si­gnore, fino a pretendere di calpestare la realtà creata da Lui senza conoscere limite. Il modo mi­gliore per collocare l’essere umano al suo posto e mettere fine alla sua pretesa di essere un do­minatore assoluto della terra, è ritornare a proporre la figura di un Padre creatore e unico padrone del mondo, perché altrimenti l’essere umano tenderà sempre a voler imporre alla realtà le proprie leggi e i propri interessi. (LS 71.73.75)

Sal 119 (118), 33-40

Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.

Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.

Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.

Allontana l’insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.

Preghiera corale

Dio Onnipotente, che sei presente in tutto l’universo
e nella più piccola delle tue creature,
Tu che circondi con la tua tenerezza tutto quanto esiste,
riversa in noi la forza del tuo amore
affinché ci prendiamo cura della vita e della bellezza.
Inondaci di pace, perché viviamo come fratelli e sorelle
senza nuocere a nessuno.
O Dio dei poveri,
aiutaci a riscattare gli abbandonati e i dimenticati di questa terra
che tanto valgono ai tuoi occhi.
Risana la nostra vita,
affinché proteggiamo il mondo e non lo deprediamo,
affinché seminiamo bellezza e non inquinamento e distruzione.
Tocca i cuori di quanti cercano solo vantaggi a spese dei poveri e della terra.
Insegnaci a scoprire il valore di ogni cosa,
a contemplare con stupore,
a riconoscere che siamo profondamente uniti con tutte le creature
nel nostro cammino verso la tua luce infinita.
Grazie perché sei con noi tutti i giorni.
Sostienici, per favore, nella nostra lotta
per la giustizia, l’amore e la pace.

Padre nostro

Benedizione

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