LEGGI
Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». (Gv 14,15-21)
RIFLETTI
La missione dello Spirito è descritta in continuazione a quella di Gesù: è attività di testimonianza su Gesù (Gv 15,26), prenderà posizione nel processo tra il mondo e Gesù per dimostrare la giustizia di questi (Gv 16,8-11) e darà gloria a Gesù (Gv 16,14). Giovanni mette in risalto questa azione dello Spirito in riferimento a Gesù e alla sua funzione nella Chiesa dopo l’evento pasquale. Gesù è mandato dal Padre a svelare il disegno divino di salvezza e essendo pieno di Spirito può effonderlo in abbondanza ai suoi discepoli. Gesù dona lo Spirito portando a perfezione la sua opera (Gv 19,30) nel momento solenne “dell’ora” della sofferenza e dell’esaltazione. E’ destinato agli apostoli che devono svolgere la missione che è stata loro affidata da Gesù, garantita proprio dallo Spirito e che dopo la glorificazione del Signore ha autenticato la continuazione della sua opera.
In definitiva la prospettiva giovannea ci presenta una presenza e assenza di Gesù. Egli va presso il Padre, ma ritornerà con Lui e dimorerà in ogni suo discepolo, proprio attraverso il dono dello Spirito Santo (Gv 14,23). Poiché lo Spirito della verità, inviato da Dio e dallo stesso Gesù, continua in un modo così preciso la missione di Gesù, anche la sua azione s’inserisce nella missione escatologica del rivelatore e portatore di salvezza. La nuova presenza di Gesù nella comunità cristiana sarà una presenza spirituale. Gesù si manifesterà ai suoi discepoli ed essi lo riconosceranno nella comunione del Padre e dello Spirito Santo: il «noi trinitario» dimora in ognuno dei credenti (Gv 14,23) mediante l’amore.
Il discorso del Signore si traduce in una promessa: il dono dello Spirito che viene in aiuto ai credenti. Essi non sono soli, ma ricevono la forza spirituale e si aprono al mistero dell’amore. Attraverso il dono del Paraclito, Dio «rimane» nel cuore dei credenti. La comunione trinitaria non rende i credenti «orfani», ma eternamente figli del Padre e fratelli in Cristo. Pertanto il distacco della morte rappresenta solo un momento transitorio che conduce alla comunione eterna nella vita divina. In questa prospettiva il tempo della Chiesa che va dalla risurrezione di Cristo alla sua parusia non è indifferente: in questo tempo intermedio i credenti sono coinvolti nella predicazione del Vangelo e nella testimonianza della carità.
DOMANDE
Rileggendo il testo emerge il tema della vita di unione con Dio: come cerchiamo la comunione? Sentiamo la presenza amorevole di Dio nelle nostre scelte?
Compiere la volontà del Padre: sentiamo l’esigenza di essere fedeli alla volontà di Dio?
Cosa s’intende con la parola «amore» oggi?
PREGA
Tutti da te aspettano che tu dia loro cibo a tempo opportuno. Tu lo provvedi, essi lo raccolgono; apri la tua mano, si saziano di beni. Nascondi il tuo volto: li assale il terrore; togli loro il respiro: muoiono, e ritornano nella loro polvere. Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra. Sia per sempre la gloria del Signore; gioisca il Signore delle sue opere. Egli guarda la terra ed essa trema, tocca i monti ed essi fumano. Voglio cantare al Signore finché ho vita, cantare inni al mio Dio finché esisto. A lui sia gradito il mio canto. io gioirò nel Signore. (Salmo 104)