Alzatevi e non temete

Alzatevi e non temete Foto Sozzi JA
Pubblicato in Preghiera missionaria
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Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete». Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo. E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti». (Mt 17,1-9)

RIFLETTI

La scena della trasfigurazione in Mt 17,1-13 va letta in collegamento con la rivelazione sulla via di Cesarea di Filippo (Mt 16,13-20) e l’insegnamento di Gesù rivolto ai discepoli (17,21-28). La scena è posta in stretta relazione all’evento del Getsemani (cf. Mt 26,38-46), dove i discepoli dormono e non riescono a vegliare con il Signore. 

Il messaggio principale che emerge dal brano della trasfigurazione è di confermare la confessione di Cesarea consacrando la rivelazione di Gesù, come Figlio dell’Uomo sofferente e glorioso, che nella propria morte e risurrezione realizza e porta a pienezza tutte le Scritture. La pericope racchiude in sé anche altri significati: rivela la persona di Gesù, Figlio diletto e trascendente, come colui che possiede la gloria stessa di Dio; presenta Gesù e la sua parola come la nuova legge; anticipa e prefigura l’avvenimento pasquale, che, per la via della croce, introdurrà Cristo nella piena manifestazione della sua gloria e della sua dignità filiale; sostiene i discepoli di Cristo nella loro partecipazione al mistero della croce; questo evento ricorda anche a noi cristiani che siamo già incorporati al mistero della Pasqua mediante il battesimo che siamo chiamati fin d’ora ad essere sempre più trasfigurati dall’azione del Signore. In definitiva la trasfigurazione occupava un posto importante nella vita e nell’insegnamento della Chiesa primitiva. Ne sono testimonianze le narrazioni dettagliate dei Vangeli e il riferimento presente nella seconda lettera di Pietro (2Pt 1,16-18). 

L’evangelista sottolinea tutta l’inadeguatezza dei tre discepoli (come nel Getsemani), il loro sbalordimento, la loro debolezza nella fede, l’immagine di una comunità che è in difficoltà. La particolarità narrativa: le vesti sono bianchissime, mentre l’esperienza dei discepoli diventa«oscura». La fatica di «entrare» nel mistero della fede cristologia (i discepoli salgono sul monte, ma nel cuore restano nella valle!). Pietro, che aveva compiuto il suo atto di fede nell’episodio di Cesarea di Filippo, ora interviene per chiedere di fare tre tende (il simbolismo della festa delle capanne; l’idea di preservare lo splendore trascendente). L’intervento di Dio nei segni della nuvola (ombra) che avvolge i protagonisti . Gesù incoraggia i tra apostoli, li conforta e li invita a continuare il cammino verso la valle: il Tabor è solo una tappa del grande ministero che essi dovranno esercitare nella loro vita. v.9: l’ingiunzione del silenzio sull’evento è accompagnata dalla ripetuta e martellante domanda sull’identità di Gesù a cui segue quella sulla figura di Elia: identificato con Giovanni Battista.

Come gli altri discepoli, essi sono testimoni della missione e del destino di Gesù avendone avuto esperienze particolari: sono testimoni del suo potere sulla morte con il dono della vita alla figlia di Giairo (Mt 9,18-26) e della sua angoscia mortale nel Getsemani, in cui il Messia li invita a vegliare e a pregare insieme a lui per non cadere in tentazione (26,37). C’è da sottolineare che tra i dodici, Pietro riveste un ruolo preminente. Egli è il portavoce del gruppo e ne rappresenta i pensieri e le azioni.

La vita cristiana è una contemplazione continua di Gesù Cristo. Nessuna saggezza umana, nessun sapere possono penetrare il mistero della rivelazione. Solo nella preghiera possiamo tendere a Cristo e cominciare a conoscerlo. “È bello per noi stare qui”, esclama Pietro, il quale “non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento”. La fede pone a tacere la paura, soprattutto la paura di aprire la nostra vita a Cristo, senza condizioni. Tale paura, che nasce spesso dall’eccessivo attaccamento ai beni temporali e dall’ambizione, può impedirci di sentire la voce di Cristo che ci è trasmessa nella Chiesa.

DOMANDE

Salire la montagna implica un’ascedi verso Dio. Come vivo il mio cammino di purificazione e di conversione? La Quaresima è un’opportunità per conoscere il Signore e rimanere con Lui: accolgo nel cuore la sua Parola? Mi rendo disponibile a rivedere la mia vita?

Vivi un equilibrio sano nella tua esperienza religiosa? Come costruire le relazioni con gli altri? Sei capace di collaborare al progetto di Dio?

C’è nella tua vita un giusto rapporto tra servizio e preghiera, azione e contemplazione?

PREGA

Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio.
L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?
Le lacrime sono mio pane giorno e notte, mentre mi dicono sempre: «Dov'è il tuo Dio?».
Questo io ricordo, e il mio cuore si strugge: attraverso la folla avanzavo tra i primi fino alla casa di Dio, in mezzo ai canti di gioia di una moltitudine in festa.
Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi? Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio.
In me si abbatte l'anima mia; perciò di te mi ricordo dal paese del Giordano e dell'Ermon, dal monte Misar.
Un abisso chiama l'abisso al fragore delle tue cascate; tutti i tuoi flutti e le tue onde sopra di me sono passati.
Di giorno il Signore mi dona la sua grazia, di notte per lui innalzo il mio canto: la mia preghiera al Dio vivente. (Salmo 41)

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