Atti degli apostoli (8). Risolvere i conflitti con il discernimento

Atti degli apostoli (8). Risolvere i conflitti con il discernimento Foto Francisco Martínez
Pubblicato in Preghiera missionaria
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Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli: «Se non vi fate circoncidere secondo l’usanza di Mosé, non potete essere salvati». Poiché Paolo e Bàrnaba dissentivano e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro salissero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. Essi dunque, provveduti del necessario dalla Chiesa, attraversarono la Fenicia e la Samaria, raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli. Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani, e riferirono quali grandi cose Dio aveva compiuto per mezzo loro. Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: «È necessario circonciderli e ordinare loro di osservare la legge di Mosé». Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema. Sorta una grande discussione, Pietro si alzò e disse loro: «Fratelli, voi sapete che, già da molto tempo, Dio in mezzo a voi ha scelto che per bocca mia le nazioni ascoltino la parola del Vangelo e vengano alla fede. E Dio, che conosce i cuori, ha dato testimonianza in loro favore, concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi; e non ha fatto alcuna discriminazione tra noi e loro, purificando i loro cuori con la fede. Ora dunque, perché tentate Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri né noi siamo stati in grado di portare? Noi invece crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati, così come loro». Tutta l’assemblea tacque e stettero ad ascoltare Bàrnaba e Paolo che riferivano quali grandi segni e prodigi Dio aveva compiuto tra le nazioni per mezzo loro. Quando essi ebbero finito di parlare, Giacomo prese la parola e disse: «Fratelli, ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere dalle genti un popolo per il suo nome. Con questo si accordano le parole dei profeti, come sta scritto: Dopo queste cose ritorneròe riedificherò la tenda di Davide, che era caduta;ne riedificherò le rovine e la rialzerò, perché cerchino il Signore anche gli altri uominie tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio nome,dice il Signore, che fa queste cose, note da sempre. Per questo io ritengo che non si debbano importunare quelli che dalle nazioni si convertono a Dio, ma solo che si ordini loro di astenersi dalla contaminazione con gli idoli, dalle unioni illegittime, dagli animali soffocati e dal sangue. Fin dai tempi antichi, infatti, Mosé ha chi lo predica in ogni città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe». Agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene allora di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini di grande autorità tra i fratelli. E inviarono tramite loro questo scritto: «Gli apostoli e gli anziani, vostri fratelli, ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilìcia, che provengono dai pagani, salute! Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi. Ci è parso bene perciò, tutti d’accordo, di scegliere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, uomini che hanno rischiato la loro vita per il nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo dunque mandato Giuda e Sila, che vi riferiranno anch’essi, a voce, queste stesse cose. È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenersi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State bene!». Quelli allora si congedarono e scesero ad Antiòchia; riunita l’assemblea, consegnarono la lettera. Quando l’ebbero letta, si rallegrarono per l’incoraggiamento che infondeva. Giuda e Sila, essendo anch’essi profeti, con un lungo discorso incoraggiarono i fratelli e li fortificarono. Dopo un certo tempo i fratelli li congedarono con il saluto di pace, perché tornassero da quelli che li avevano inviati. (Atti 15,1-33)

RIFLETTI
Il conflitto nelle prime comunità

Cerchiamo soprattutto di vedere come li risolvono per aiutarci anche a superare le nostre difficoltà.

In At 6,1-6, quando fu sollevata la questione della cura delle vedove degli ellenisti. In quell’occasione i Dodici riunirono il gruppo dei discepoli e discussero la tensione che si stava verificando all'interno della comunità a causa della coesistenza nella comunità di due culture: la greca e la ebraica. Propongono una soluzione che è accettata da tutti e pregano per gli eletti. In questo caso l'incontro tra i fratelli, il dialogo aperto e la preghiera siano stati le chiavi per risolvere i problemi. 

In Atti 10,1-48 sorge il conflitto legato alla conversione dei pagani. Il problema che si pone è questo: se Gesù ha detto che dobbiamo essere suoi testimoni fino ai confini della terra, come possiamo portare il Vangelo ai pagani quando la legge di Mosé proibisce agli ebrei di entrare nelle loro case? Pietro entra nella casa di Cornelio e i due discutono delle loro esperienze e ognuno espone il suo punto di vista: Cornelio il suo desiderio di essere cristiano e Pietro, oltre ai suoi pregiudizi iniziali, anche la sua nuova chiave di lettura del Vangelo che implica l’apertura a tutti. Anche in questo caso la preghiera occupa un posto di rilievo: Dio fa capire a Pietro che non c'è cibo o persona impura, perché ha reso tutto puro (10,15); Cornelio scopre ciò che Dio vuole da lui per mezzo della preghiera (10,4-6). Poi “lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola” (10,44) confermando così la missione presso i gentili (pagani). Di nuovo incontro, dialogo e preghiera. In questo caso superando il conflitto si compie un passo importante nella promozione del Vangelo verso tutti i popoli. 

In altre occasioni si sono prodotte delle rotture: è il caso di Barnaba e Paolo che avevano formato una grande équipe missionaria ad Antiochia e in Asia Minore. Finiscono per separarsi a causa di una divergenza di opinioni a proposito di Marco: "Il dissenso fu tale che si separarono l'uno dall'altro” (Atti 15,36-40).

Il conflitto affrontato a Gerusalemme

L’incontro di Gerusalemme ha permesso alla Chiesa nascente di affrontare e superare un primo, ingombrante ostacolo di cui Gesù, esplicitamente, non aveva mai parlato. Da come i discepoli e le discepole hanno affrontato la questione, ponendo le basi per una prassi che si svilupperà lungo i secoli, possiamo trarre alcune interessanti conclusioni:

(1) Il rapporto fra ebrei e pagani all’interno della Chiesa è stato risolto in maniera definitiva con una soluzione semplice e fattibile: ci sono due percorsi diversi, due modi di essere cristiani. I giudei diventati discepoli continuano a vivere le proprie pratiche alla luce dell’alleanza del Primo Testamento. I greci accolgono il vangelo senza dover  prima passare dal giudaismo. Un’idea semplice e lineare, che rispetta le diverse sensibilità senza forzare la mano, senza mandare al macero il proprio vissuto. Insieme sono chiamati a rispettare alcune semplici norme finalizzate a poter mangiare insieme, ad esempio, senza per questo suscitare scandalo. Ma se ciò è vero, non potrebbe essere, questa, una chiave di lettura per il dialogo ecumenico? E per le dinamiche interne alle Chiese locali? E alle parrocchie? Questa soluzione ammette cioè che, fatti salvi i punti essenziali, alcuni modi di esprimere, vivere e celebrare la fede possano essere diversi. Che la diversità, nella Chiesa, è ricchezza, non pericolo.

(2) La Chiesa è opera dello Spirito. Alla fine dei conti è lui che ha condotto la Chiesa di Gerusalemme a prendere quelle decisioni e gli apostoli e gli anziani ne sono consapevoli. Quanto accaduto non è solo compromesso politico, accordo di diverse opinioni, è opera della grazia. E se anche nella pratica ecclesiale c’è un magistero cui ci affidiamo per verificare l’adesione alla fede apostolica, ecco che occorre continuamente chiederci se quanto decidiamo ha veramente a che fare con lo Spirito che parla anche attraverso gli eventi, forzandoci la mano (penso a Paolo che viene “costretto” dallo Spirito ad andare in alcuni luoghi come in At 16,6-7). Questa sensibilità, dal mio punto di vista, si manifesta solo se tutti noi discepoli prendiamo coscienza che siamo al servizio di qualcosa di più grande delle nostre opinioni e della nostra esperienza individuale. (Paolo Curtaz. La chiesa che faremo, leggendo gli Atti degli Apostoli)

DOMANDE

Una Chiesa in costruzione è una Chiesa condotta dallo Spirito, capace di mettersi in discussione, occupata, più che preoccupata, a non ostacolare in alcun modo la Parola, capace di confrontarsi, discutere, argomentare trovando un compromesso, come hanno saputo fare gli apostoli, i discepoli e le discepole nell'assemblea di Gerusalemme. Ti senti parte di questo cammino sinodale nel quale il papa Francesco ci sta facendo lavorare? 

In questa giornata prega soprattutto per la chiesa, la sua fedeltà al vangelo e anche la fedeltà all’umanità chiamata alla salvezza.

PREGA

Signore Gesù, tu sei venuto ad obbedire al Padre fino alla morte e alla morte di croce per portarci alla vera libertà, per renderci figli di Dio non circoncisi nella carne ma nello spirito.

Appartenere a te e alla Chiesa –tuo corpo mistico esteso nel tempo– è dono di grazia inestimabile che infonde forza e riempie d'allegrezza.

Fa’ che sappiamo fare comunione nelle realtà essenziali della fede ed esprimere nella carità la tua Vita in noi. Ci guidi il tuo Spirito buono a raggiungere il cuore di ogni uomo per annunziargli la salvezza e la gioia che Tu doni a tutti coloro che invocano il tuo santo, dolcissimo Nome. Amen.

Ultima modifica il Domenica, 18 Giugno 2023 11:02

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