LEGGI
Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.
Ma Giona ne provò grande dispiacere e ne fu sdegnato. Pregò il Signore: "Signore, non era forse questo che dicevo quand'ero nel mio paese? Per questo motivo mi affrettai a fuggire a Tarsis; perché so che tu sei un Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira, di grande amore e che ti ravvedi riguardo al male minacciato. Or dunque, Signore, toglimi la vita, perché meglio è per me morire che vivere!". Ma il Signore gli rispose: "Ti sembra giusto essere sdegnato così?".
Giona allora uscì dalla città e sostò a oriente di essa. Si fece lì una capanna e vi si sedette dentro, all'ombra, in attesa di vedere ciò che sarebbe avvenuto nella città. Allora il Signore Dio fece crescere una pianta di ricino al di sopra di Giona, per fare ombra sulla sua testa e liberarlo dal suo male. Giona provò una grande gioia per quel ricino.
Ma il giorno dopo, allo spuntare dell'alba, Dio mandò un verme a rodere la pianta e questa si seccò. Quando il sole si fu alzato, Dio fece soffiare un vento d'oriente, afoso. Il sole colpì la testa di Giona, che si sentì venire meno e chiese di morire, dicendo: "Meglio per me morire che vivere".
Dio disse a Giona: "Ti sembra giusto essere così sdegnato per questa pianta di ricino?". Egli rispose: "Sì, è giusto; ne sono sdegnato da morire!". Ma il Signore gli rispose: "Tu hai pietà per quella pianta di ricino per cui non hai fatto nessuna fatica e che tu non hai fatto spuntare, che in una notte è cresciuta e in una notte è perita! E io non dovrei avere pietà di Ninive, quella grande città, nella quale vi sono più di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra, e una grande quantità di animali?" (Giona 3,10–4,11).
RIFLETTI
Povero Giona! Non esiste che sé stesso, il suo male, la sua insoddisfazione. Sembrano gli uomini e le donne del nostro tempo, individualisti, insoddisfatti e tristi. Vorrebbero un Dio giustiziere e invece si trovano di fronte un Dio misericordioso! E non lo accettano, perché la misericordia scalza l’egoismo e spinge fuori da sé stessi. Le parole della risposta finale di Dio chiariscono la posizione assurda di Giona e quella che sembra altrettanto irragionevole di Dio: Giona guarda con compassione, ma solo quanto tocca la sua vita e il suo benessere; per questo non comprende Dio, che guarda con compassione a una grande città come Ninive.
Il profeta Giona che è modello del missionario che anche oggi è chiamato ad uscire da sé stesso, dai pregiudizi, dalle proprie chiusure, per attraversare le città e i villaggi, abitare le periferie esistenziali per annunciare la misericordia di Dio.
Giona è inviato a parlare a Ninive, la periferia più ostile e impossibile da avvicinare, il peggiore dei nemici, perché ritenuta responsabile della fine del regno di Israele. Basta leggere quanto dice il libro del profeta Naum su di essa: “Guai alla città sanguinaria, piena di menzogne, colma di rapine, che non cessa di depredare” (3,1). Ninive è presentata due volte come “la grande città, lunga tre giornate di cammino”, tanto simile alle megalopoli contemporanee, con “più di centoventimila persone” (4,11), e Giona deve percorrerla per “incontrare” il popolo di quella città. In questo senso Ninive è il prototipo delle megalopoli della post-modernità chiamate “città-mondo” dove si concentra più della metà della popolazione mondiale e la velocità e la portata dell’urbanizzazione hanno creato quasi un miliardo di persone classificato come “poveri urbani” che vive in insediamenti informali e in baraccopoli.
DOMANDE
Quale proposte concrete, fattibili e verificabili per “trasformare e lasciarci trasformare” dall’ambiente?
Quali sono “le novità” nella società e nel mondo globalizzato che devono (dovrebbero) interpellare l’Istituto oggi?
Cosa vuol dire oggi: “attraversare” la città, i villaggi, le periferie?
Ti rifugi nel principio “si è sempre fatto così” e nell’autoreferenzialità, se sì perché?
PREGA
O Madre,
aiuta questa città a sviluppare gli “anticorpi”
contro alcuni virus dei nostri tempi:
l’indifferenza, che dice: “Non mi riguarda”;
la maleducazione civica che disprezza il bene comune;
la paura del diverso e dello straniero;
il conformismo travestito da trasgressione;
l’ipocrisia di accusare gli altri, mentre si fanno le stesse cose;
la rassegnazione al degrado ambientale ed etico;
lo sfruttamento di tanti uomini e donne.
Aiutaci a respingere questi e altri virus
con gli anticorpi che vengono dal Vangelo.
Fa’ che prendiamo la buona abitudine
di imparare dalla realtà e dal Vangelo che in essa ci parla,
e, sul tuo esempio, di custodire nel cuore la Parola,
perché, come un buon seme, porti frutto nella nostra vita.
Grazie, o Madre, perché sempre ci ascolti!
Benedici la nostra Chiesa,
benedici questa Città e il mondo intero.
Amen.
(Papa Francesco. Atto di venerazione all’Immacolata in Piazza di Spagna, 8 dicembre 2017)