Non sentirsi arrivati ma uomini in cammino

Non sentirsi arrivati ma uomini in cammino Samuele Bertoli in Unsplash
Pubblicato in Preghiera missionaria

Non sentirsi arrivati ma uomini in cammino, e quindi in continua crescita, sembra essere alla base del cammino spirituale. Un cammino che procede a spirale tornando, quindi, su certe esperienze ma di certo ad una profondità e con uno sguardo diverso.

LEGGI

Alleluia.
Quando Israele uscì dall'Egitto,
la casa di Giacobbe da un popolo barbaro,
Giuda divenne il suo santuario,
Israele il suo dominio.
Il mare vide e si ritrasse,
il Giordano si volse indietro,
i monti saltellarono come arieti,
le colline come agnelli di un gregge.
Che hai tu, mare, per fuggire,
e tu, Giordano, perché torni indietro?
Perché voi monti saltellate come arieti
e voi colline come agnelli di un gregge?
Trema, o terra, davanti al Signore,
davanti al Dio di Giacobbe,
che muta la rupe in un lago,
la roccia in sorgenti d'acqua. (Sal 113)

Riflettendo su queste cose dentro di me e pensando in cuor mio che nella parentela con la sapienza c'è l'immortalità e grande godimento vi è nella sua amicizia e nel lavoro delle sue mani sta una ricchezza inesauribile e nell'assidua compagnia di lei c'è la prudenza e fama nel conversare con lei, andavo cercando il modo di prenderla con me.
Ero un ragazzo di nobile indole, ebbi in sorte un'anima buona o piuttosto, essendo buono, ero entrato in un corpo senza macchia. Sapendo che non avrei ottenuto la sapienza in altro modo, se Dio non me l'avesse concessa - ed è già segno di saggezza sapere da chi viene tale dono -, mi rivolsi al Signore e lo pregai. (Sap 8, 17-21)

RIFLETTI

Evangelii Gaudium n. 121

Certamente tutti noi siamo chiamati a crescere come evangelizzatori. Al tempo stesso ci adoperiamo per una migliore formazione, un approfondimento del nostro amore e una più chiara testimonianza del Vangelo. In questo senso, tutti dobbiamo lasciare che gli altri ci evangelizzino costantemente; questo però non significa che dobbiamo rinunciare alla missione evangelizzatrice, ma piuttosto trovare il modo di comunicare Gesù che corrisponda alla situazione in cui ci troviamo. In ogni caso, tutti siamo chiamati ad offrire agli altri la testimonianza esplicita dell'amore salvifico del Signore, che al di là delle nostre imperfezioni ci offre la sua vicinanza, la sua Parola, la sua forza, e dà senso alla nostra vita. Il tuo cuore sa che la vita non è la stessa senza di Lui, dunque quello che hai scoperto, quello che ti aiuta a vivere e che ti dà speranza, quello è ciò che devi comunicare agli altri. La nostra imperfezione non dev'essere una scusa; al contrario, la missione è uno stimolo costante per non adagiarsi nella mediocrità e per continuare a crescere. La testimonianza di fede che ogni cristiano è chiamato ad offrire, implica affermare come san Paolo: "Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla ... corro verso la mèta" (Fil 3,12-13). 

DOMANDE

Credo che mettermi in preghiera a partire dalla parola di Dio che parla, qui ed ora, alla mia vita possa essere motore e punto di riferimento?

Credo che posso essere un buon testimone anche se non perfetto o aspetto con impazienza quel famoso giorno nel quale - ormai perfetto - possa dire ad altri come si fa, dove si va non apprezzando la bellezza del cammino fatto insieme?

Desidero quella Sapienza che Salomone chiede a Dio? Sento che questo dono possa essere strumento di comprensione e apertura verso quanto il Signore mi dà di vivere o credo che posso contare solo sulle mie forze?

PREGA

O Dio, creatore dell'universo, concedimi prima di tutto che io ti preghi bene, quindi che mi renda degno di essere esaudito, e infine di ottenere da te la redenzione. O Dio, per la cui potenza tutte le cose che da sé non sarebbero, si muovono verso l'essere; o Dio, che non permetti che cessi d'essere neanche quella realtà i cui elementi hanno in sé le condizioni di distruggersi a vicenda; o Dio, che hai creato dal nulla questo mondo, di cui gli occhi di tutti avvertono l'alta armonia; o Dio, che non fai il male ma lo permetti perché non avvenga il male peggiore; […] o Dio, padre della Verità, padre della Sapienza, padre della vera e somma Vita, padre della felicità, padre del buono e del bello, padre della luce intelligibile, padre del nostro risveglio e della nostra illuminazione, padre del pegno che ci ammonisce di tornare a te! […] Te invoco, Dio verità, fondamento, principio e ordinatore della verità di tutti gli esseri che sono veri; o Dio sapienza, fondamento, principio e ordinatore della Sapienza di tutti gli esseri che posseggono Sapienza, o Dio vera e somma Vita, fondamento, principio e ordinatore della vita degli esseri che hanno vera e somma Vita. (Agostino di Ippona)

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