PIETRO, PESCATORE E PASTORE

Pubblicato in Preghiera missionaria

Canto d’inizio SE TU MI AMI SIMONE

Se tu mi ami,  Simone, /pasci le mie pecorelle;

io t'affido il mio gregge, /amalo come me.

 

Signore tu lo sai che ti amo, /sostieni la mia debolezza,

accresci in me la tua carità, /la tua fiducia, la tua forza.

 

Da chi potremo andare, Signore, /tu solo hai parole di salvezza,

e noi abbiam creduto che Tu sei /il Figlio eterno del Dio vivo.

 

Nessuno ha un amore più grande, /di chi sa donare la sua vita,

Maestro fa che possa come te, /dare la vita per il mondo.

 

 

Riti introduttivi

P             Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

T                Amen!

P             La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.

E con il tuo Spirito.

 

P             Preghiamo.

O Dio, che nel tuo eterno amore hai chiamato il Papa a tenere fra noi il posto di Pietro e ad essere pastore del tuo gregge, concedi a lui di confermare i fratelli e a tutta la Chiesa di essere in comunione con lui nella fede, nella speranza e nell’amore, perché tutti gli uomini ricevano da te la verità e la vita eterna. Per  Cristo nostro Signore.

 

 

Canto al vangelo

Alleluia! Alleluia! Alleluia! Alleluia! Alleluia!

Alleluia! Alleluia! Alleluia! Alleluia! Alleluia!

Cristo risorto è vivo in mezzo a noi, /viene a portarci la pace;

vinta è la morte nel nome di Gesù. /Alleluia, alleluia!

                Alleluia! Alleluia! Alleluia!

 

 

Dal vangelo secondo Giovanni (21,1-14).

 

 

Dall’omelia del papa Benedetto XVI nel giorno dell’inaugurazione del suo pontificato.

Il secondo segno, con cui viene rappresentato nella liturgia odierna l’insediamento nel Ministero Petrino, è la consegna dell’anello del pescatore. La chiamata di Pietro ad essere pastore, che abbiamo udito nel Vangelo, fa seguito alla narrazione di una pesca abbondante: dopo una notte, nella quale avevano gettato le reti senza successo, i discepoli vedono sulla riva il Signore Risorto. Egli comanda loro di tornare a pescare ancora una volta ed ecco che la rete diviene così piena che essi non riescono a tirarla su; 153 grossi pesci: “E sebbene fossero così tanti, la rete non si strappò” (Gv 21, 11). Questo racconto, al termine del cammino terreno di Gesù con i suoi discepoli, corrisponde ad un racconto dell’inizio: anche allora i discepoli non avevano pescato nulla durante tutta la notte; anche allora Gesù aveva invitato Simone ad andare al largo ancora una volta. E Simone, che ancora non era chiamato Pietro, diede la mirabile risposta: Maestro, sulla tua parola getterò le reti! Ed ecco il conferimento della missione: “Non temere! D’ora in poi sarai pescatore di uomini” (Lc 5, 1–11). Anche oggi viene detto alla Chiesa e ai successori degli apostoli di prendere il largo nel mare della storia e di gettare le reti, per conquistare gli uomini al Vangelo – a Dio, a Cristo, alla vera vita. I Padri hanno dedicato un commento molto particolare anche a questo singolare compito. Essi dicono così: per il pesce, creato per l’acqua, è mortale essere tirato fuori dal mare. Esso viene sottratto al suo elemento vitale per servire di nutrimento all’uomo. Ma nella missione del pescatore di uomini avviene il contrario. Noi uomini viviamo alienati, nelle acque salate della sofferenza e della morte; in un mare di oscurità senza luce. La rete del Vangelo ci tira fuori dalle acque della morte e ci porta nello splendore della luce di Dio, nella vera vita. E’ proprio così – nella missione di pescatore di uomini, al seguito di Cristo, occorre portare gli uomini fuori dal mare salato di tutte le alienazioni verso la terra della vita, verso la luce di Dio.

 

 

Pietro, no, non temere, /se il Signore ha scelto

la tua fede povera, /per convincere il mondo.

Apri il cuore, non temere: /egli sarà con te.

 

 

Dal vangelo secondo Giovanni (21,15-19).

 

 

Dall’omelia del papa Benedetto XVI nel giorno dell’inaugurazione del suo pontificato.

Il Pallio, tessuto in pura lana, che mi viene posto sulle spalle è antichissimo segno, che i Vescovi di Roma portano fin dal IV secolo (…) la lana d’agnello intende rappresentare la pecorella perduta o anche quella malata e quella debole, che il pastore mette sulle sue spalle e conduce alle acque della vita. La parabola della pecorella smarrita, che il pastore cerca nel deserto, era per i Padri della Chiesa un’immagine del mistero di Cristo e della Chiesa. L’umanità – noi tutti - è la pecora smarrita che, nel deserto, non trova più la strada. Il Figlio di Dio non tollera questo; Egli non può abbandonare l’umanità in una simile miserevole condizione. Balza in piedi, abbandona la gloria del cielo, per ritrovare la pecorella e inseguirla, fin sulla croce. La carica sulle sue spalle, porta la nostra umanità, porta noi stessi – Egli è il buon pastore, che offre la sua vita per le pecore. Il Pallio dice innanzitutto che tutti noi siamo portati da Cristo. Ma allo stesso tempo ci invita a portarci l’un l’altro.

Così il Pallio diventa il simbolo della missione del pastore(…). La santa inquietudine di Cristo deve animare il pastore: per lui non è indifferente che tante persone vivano nel deserto. E vi sono tante forme di deserto. (…) La Chiesa nel suo insieme, ed i Pastori in essa, come Cristo devono mettersi in cammino, per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso l’amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in pienezza. Il simbolo dell’agnello ha ancora un altro aspetto. Nell’Antico Oriente era usanza che i re designassero se stessi come pastori del loro popolo. Questa era un’immagine del loro potere, un’immagine cinica: i popoli erano per loro come pecore, delle quali il pastore poteva disporre a suo piacimento. Mentre il pastore di tutti gli uomini, il Dio vivente, è divenuto lui stesso agnello, si è messo dalla parte degli agnelli, di coloro che sono calpestati e uccisi. Proprio così Egli si rivela come il vero pastore: “Io sono il buon pastore… Io offro la mia vita per le pecore”, dice Gesù di se stesso (Gv 10, 14s). Non è il potere che redime, ma l’amore! (…)

Una delle caratteristiche fondamentali del pastore deve essere quella di amare gli uomini che gli sono stati affidati, così come ama Cristo, al cui servizio si trova. “Pasci le mie pecore”, dice Cristo a Pietro, ed a me, in questo momento. Pascere vuol dire amare, e amare vuol dire anche essere pronti a soffrire. Amare significa: dare alle pecore il vero bene, il nutrimento della verità di Dio, della parola di Dio, il nutrimento della sua presenza, che egli ci dona nel Santissimo Sacramento.

 

 

Pietro, no, non temere, /se il Signore ha scelto

la tua fede povera, /per convincere il mondo.

Apri il cuore, non temere: /egli sarà con te.

 

 

Dal vangelo secondo Giovanni (21,20-23).

 

 

Da un discorso di Paolo VI, papa.

Signore, io credo, io voglio credere in te.

O Signore, fa' che la mia fede sia piena, senza riserve, e che essa penetri nel mio pensiero, nel mio modo di giudicare le cose divine e le cose umane.

O Signore, fa che la mia fede sia libera, cioè abbia il concorso personale della mia adesione, accetti le rinunce ed i doveri che essa comporta e che esprima l'apice decisivo

della mia personalità: credo in te, o Signore.

O Signore, fa' che la mia fede sia certa; certa d'una esteriore congruenza di prove e di una interiore testimonianza dello Spirito Santo, certa d'una sua luce rassicurante, d'una sua conclusione pacificante, d'una sua assimilazione riposante.

O Signore, fa' che la mia fede sia forte, non tema le contrarietà dei problemi, onde è piena l'esperienza della nostra vita avida di luce, non tema le avversità di chi la discute, la impugna, la rifiuta, la nega; ma si rinsaldi nell'intima prova della tua verità, resista alla fatica della critica,

si corrobori nella affermazione continua sormontante le difficoltà dialettiche e spirituali, in cui si svolge la nostra temporale esistenza.

O Signore, fa' che la mia fede sia gioiosa e dia pace e letizia al mio spirito, e lo abiliti all'orazione con Dio e alla conversazione con gli uomini, così che irradi nel colloquio sacro e profano l'interiore beatitudine del suo fortunato possesso.

O Signore, fa' che la mia fede sia operosa e dia alla carità le ragioni della sua espansione morale, così che sia una vera amicizia con te e sia di te nelle opere, nelle sofferenze, nell'attesa della rivelazione finale, una continua ricerca, una continua testimonianza, un alimento continuo di speranza.

O Signore, fa' che la mia fede sia umile e non presuma fondarsi sull'esperienza del mio pensiero e del mio sentimento; ma si arrenda alla testimonianza dello Spirito Santo, e che non abbia altra migliore garanzia che, nella docilità alla Tradizione e all'autorità del magistero della santa Chiesa. Amen.

 

 

Preghiera dei fedeli

 

P             Fratelli e sorelle,

guardando a Pietro, il pescatore di Galilea a cui il Signore Gesù affidò il ministero di pascere il suo gregge, preghiamo per il vescovo di Roma, chiamato nei nostri giorni a sedere al suo posto nella comunità dei fratelli.

 

L             Preghiamo insieme e diciamo: Custodiscilo nel tuo amore!

 

  • Signore, che attorno a Simon Pietro ricomponevi la comunità dei discepoli dispersi, concedi al vescovo di Roma, di essere il servo della comunione tra i fratelli. Noi ti preghiamo.

 

  • Signore, che Simon Pietro per primo raggiungeva sulla riva del lago, concedi al vescovo di Roma, di essere instancabile cercatore di te. Noi ti preghiamo.

 

  • Signore, che donavi a Simon Pietro una pesca abbondante, concedi al vescovo di Roma, di rendere feconda con al sua parola di teologo e di pastore la missione della Chiesa Noi ti preghiamo.

 

  • Signore, che chiedevi a Simon Pietro di verificare il suo amore per te, conserva nella fedele risposta a questo amore il vescovo di Roma. Noi ti preghiamo.

 

  • Signore, che affidavi all’umanità di Simone, il figlio di Giovanni, il ministero di pascere le tue pecore e i tuoi agnelli soccorri la debolezza umana di chi hai chiamato a succedergli. Noi ti preghiamo.

 

  • Signore, che ricordavi a Simon Pietro la chiamata a seguirti lungo tutte le tue vie, concedi al vescovo di Roma, di lasciarsi condurre lungo i sentieri inaspettati del tuo volere. Noi ti preghiamo.

 

 

P             Ascolta, Signore Gesù, la nostra supplica

e sostieni con il tuo Santo Spirito

il vescovo di Roma,

perché sull’amore per te

fondi il suo amore per il tuo gregge

e ci conduca all’incontro con il Padre

ora e per i secoli dei secoli.

Amen!

 

 

BENEDIZIONE E CONGEDO

 

P             Il Signore risorto, che attendeva i suoi discepoli sulle rive del lago, attenda anche noi sulla soglia della Gerusalemme Nuova.

T             Amen!

P             Il Signore risorto, che sulle rive del lago preparava un pasto per il suoi discepoli, accolga anche noi alla mensa della Parola e del Pane.

T             Amen!

P             Il Signore risorto, che affidava a Pietro la cura del suo gregge, ci guidi oggi attraverso il ministero del papa Benedetto.

T             Amen!

P             E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre.

T             Amen!

 

Diac       Portate a tutti la gioia del Signore risorto. Andate in pace.

T             Rendiamo grazie a Dio.

 

 

Canto finale               CAMMINIAMO INSIEME

Camminiamo insieme, fratelli,   /pellegrini di pace e di amore,

canteremo il dono del Padre, /la speranza del mondo non muore.

 

Dalla terra lontana li ha chiamati,  /a libertà li guida nel deserto,

vivono il dono della sua Parola  /e l’acqua della Roccia li disseta.

 

Davanti a loro è Cristo sulla strada,  /nelle sue orme son sicuri i passi;

cantando vanno verso l’orizzonte:  /Gerusalemme appare e la sua pace.

 

Quelli che un dì chiamò a sé vicino,  /nel mondo pace vanno proclamando;

portano il lieto annuncio di salvezza,  /che nel suo Figlio il Padre sempre dona.

 

Madre di Dio, prega tu il Signore  /perché rinnovi questa nostra Chiesa,

povera e serva, attenta alla Parola  /in comunione unita nell’Amore.

 

Benedizione, onore, lode e gloria /a te Gesù Signor che nella Chiesa

ti offri all’uomo come sua salvezza  /e con noi vivi nella nostra storia.

Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:07
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