Anche nella morte qualcosa si svela sul mondo

Pubblicato in Preghiera missionaria
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Da sempre arte e preghiera, o se vogliamo arte e santità, arte e religione sono legate. L'opera artistica è qualcosa di misterioso. È chiamata al mistero, come afferma Ivan Rupnik:  "In essa io sperimento innanzitutto il fascino, l'attrazione, il piacere di cominciare a inseguire l'intuizione di un tema da affrontare, uno spiraglio che si è aperto e in cui intravedo una realtà che mi chiama perché vorrebbe svelarsi, uscire fuori, diventare di tutti". Potremmo dire che il santo è un artista di anime, come l'artista è uno che infonde spirito nella materia. Ponendomi di fronte al tema del Volto di Cristo, non ho voluto fare una carrellata di raffigurazioni. Il Volto del Figlio di Dio non è qualcosa di inerte. Non è un documento. Non è un quadro da esporre. Come hanno ben capito i grandi iconografi, il Volto, anzi il Santo Volto è Cristo. È uno sguardo che affascina. È attrazione e insieme rimorso, come diceva sant'Agostino:  "Tardi ti ho amato, Bellezza tanto antica e tanto nuova; tardi ti ho amato!".

Per parlare di questo Volto, mi sono fatto accompagnare da due pittori. (...) Sono vicinissimi nel tempo, eppure tanto diversi. Vengono da scuole differenti, eppure si richiamano.

Diego Rodríguez de Silva y Velázquez nel 1631 dipinse il suo Crocifisso, che ora si trova al Prado. È il Cristo nella morte, su uno sfondo scuro. Il suo capo pende sul petto e una massa di capelli scuri copre parte del volto. È un quadro che ci apre alla visione della caligine, che è quella dei grandi mistici, che s'incontrarono con Dio nella nube, nell'oscurità, nella notte oscura e tempestosa. Il Crocifisso di Guido Reni è molto diverso. Chi entra in San Lorenzo in Lucina a Roma lo trova sull'altar maggiore. Lo sfondo è oscuro, ma illuminato da una vibrazione di luce. Il corpo di Cristo è perlaceo. Colpisce il suo volto. Gli occhi sono aperti, il viso illuminato. Non è sfigurato dal dolore, ma trasfigurato dalla visione.

I due volti esprimono due diverse teologie:  la teologia delle tenebre e quella della luce. Sono due modi riconducibili ai vangeli.

Il Crocifisso di Velázquez esprime l'abbandono del Padre. È il grido "Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato". Rappresenta bene il Servo di Jahvé:  "Verme e non uomo". Il volto è velato. Lo sfondo cupo:  "Questa è la vostra ora e il potere delle tenebre". (...) Viene evocata la profezia di Amos:  "In quel giorno farò tramontare il sole a mezzodì e oscurerò la terra in pieno giorno" al fine di fare "come un lutto per un figlio unico". Giovanni conclude il dramma del Calvario con le parole:  Gesù "chinato il capo, spirò". Per questo il capo è abbandonato, pende sul petto, ormai senza più un sostegno.

Guido Reni invece rappresenta Cristo che guarda in alto come quelli di Jusepe de Ribera o Rubens. Ma, a differenza di essi, lo sguardo del Cristo è sereno, estatico, appagato. (...) Lo sguardo non è più in basso, alla Passione, all'odio degli uomini, alla terra colorata di rosso, ma si volge al cielo, oltre la soglia della morte, oltre le grida di dolore, in un trasalimento di gioia. Quale dei due quadri è più vero?

Non si può parlare per il Figlio di Dio in croce di una rappresentazione più o meno vera. Nella Vita prima di Tommaso da Celano si dice che san Francesco "allorché dimorava nel romitorio che dal nome del luogo è chiamato "Verna", due anni prima della sua morte, ebbe da Dio una visione. Gli apparve un uomo, in forma di serafino, con le ali, librato sopra di lui, con le mani distese e i piedi uniti, confitto a una croce. Due ali si prolungavano sopra il capo, due si dispiegavano per volare e due coprivano tutto il corpo. A quell'apparizione il beato servo dell'Altissimo si sentì ripieno di una ammirazione infinita, ma non riusciva a capirne il significato. Era invaso anche da viva gioia e sovrabbondante allegrezza per lo sguardo bellissimo e dolce col quale il serafino lo guardava, di una bellezza inimmaginabile; ma era contemporaneamente atterrito nel vederlo confitto in croce nell'acerbo dolore della passione. Si alzò, per così dire, triste e lieto, poiché gaudio e amarezza si alternavano nel suo spirito".

Il capo reclinato del Cristo di Velázquez è fonte di commozione per l'uomo, che è anche "atterrito nel vederlo confitto in croce nell'acerbo dolore della passione". Per cui facilmente freme e dubita ed è assalito dall'angosciosa domanda sul come sarà la fine. Invece il Cristo di Reni non annuncia una fede angosciosa di stampo kierkegaardiano. La fede non è una scelta fatta al buio. Anche nella morte, qualcosa si svela sul mondo e soprattutto tutto si svela in Dio. Lo sguardo del Cristo annuncia una visione, i "cieli aperti", per cui anche la fede dell'uomo vede dileguarsi l'angoscia e ci permette di essere "tristi e lieti, poiché gaudio e amarezza si alternavano nel [nostro] spirito".

La contemplazione dei due volti ci ha permesso di affacciarci a modi diversi di rapportarci a Dio e alla fede. Fede e ragione non sono realtà incompatibili. Da sempre la Chiesa ci scongiura di evitare il razionalismo (una ragione senza fede) e il fideismo (una fede senza ragione). Secondo sant'Agostino fede e ragione sono "le due forze che ci portano a conoscere". Egli ci invita a usare questi due strumenti. La fede ti aiuta a capire di più, ma la ragione è essenziale per credere di più:  crede ut intelligas e intellige ut credas. Ciò che permette a questi binari di portare l'uomo alla meta è il fatto che veniamo da Dio e a Dio andiamo, che Dio ci ha fatti per lui. Conoscendo Dio conosciamo meglio anche l'uomo, perché l'uomo è una grande domanda e un luogo ignoto.

I due volti che abbiamo esaminato sono due modi diversi per conoscere, per capire ciò che siamo, per scrutare nell'intimo dei nostri desideri, ma anche per avere un anticipo di quello che saremo. Quanto l'artiglio del dolore ci afferra, forse potremo evocare il Crocifisso di Velázquez e accettare di capire di non capire; quando le nebbie si dileguano, dovremo fidarci di aprire gli occhi e di guardare in alto come il Crocifisso di Reni.

Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:07

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