Beato Giuseppe Allamano Protettore per l'anno 2010

Pubblicato in Preghiera missionaria


icona dell'allamano, scritta da
Gabriele Gendron, Canada
Preghiera
                Signore,
                ti ringraziamo per il nostro Fondatore,
                il Beato Giuseppe Allamano.
                Da  padre e maestro
                ci ha insegnato ad essere missionari
                in spirito di famiglia e santità di vita.

                Aiutaci a vivere con fedeltà e ardore
                la nostra consacrazione missionaria
                nella condivisione dello stesso carisma,
                nell'amore fraterno e nello zelo apostolico.

                Insegnaci ad annunciare a tutti
                che Tu sei Padre e chiami ogni persona,
                popolo e cultura a fare parte
                del tuo progetto universale di salvezza.
                Amen.



I SIMBOLI CONTENUTI NELL'ICONA DEL BEATO GIUSEPPE ALLAMANO
Lo Spirito Santo: per sottolineare la sua presenza continua nella vita del beato Allamano.
La SS. Consolata: secondo la convinzione dell'Allamano, è stata lei la vera fondatrice dell'Istituto.
La Chiesa: evocazione del santuario della consolata dove l'Allamano fu rettore.
Il Libro: Vangelo di Cristo che l'Allamano desiderava far conoscere in tutti i continenti.

Le Croci sulla stola: richiamo al suo ideale sacerdotale, che il Cristo sia conosciuto e amato nei quattro angoli della terra.
Le Parole dell'Allamano: «Non temere di sperare troppo in Dio»


ZELO APOSTOLICO

L’Allamano era uno che credeva nei santi e nell’efficacia della loro testimonianza. Era convinto che la loro eloquenza non scemava con il passare degli anni. Conosceva la vita di molti santi e beati e soprattutto i loro insegnamenti. Nella predicazione e nelle istruzioni che impartiva ai giovani sacerdoti o ai candidati alla vita missionaria, i santi erano veramente di casa. Si sentiva completamente in sintonia con loro e li citava in continuità. Di loro diceva: «Sono i nostri modelli: possono essere imitati da tutti perché vari nella vita e nell’eroismo delle virtù», «Pensiamo a ciò che ci dicono dal Paradiso». E voleva che anche i suoi missionari frequentassero i santi, soprattutto S. Paolo, per imparare da loro lo zelo apostolico.
La vicinanza dell’Allamano ai Santi era la conseguenza della sua profonda convinzione che santità di vita e apostolato non possono mai essere disgiunti. È la qualità di vita dell’apostolo che rende prezioso ed efficace l’apostolato. Non si tratta solo di essere apostoli per fare apostolato. Bisogna puntare decisamente alla santità per rendere un efficace servizio al Regno di Dio.

La parola di Dio

«Così anche il Signore ha disposto che quelli che annunziano il vangelo vivano del vangelo.
Ma io non mi sono avvalso di nessuno di questi diritti, né ve ne scrivo perché ci si regoli in tal modo con me; preferirei piuttosto morire. Nessuno mi toglierà questo vanto! Non è infatti per me un vanto predicare il vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il vangelo! Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Quale è dunque la mia ricompensa? Quella di predicare gratuitamente il vangelo senza usare del diritto conferitomi dal vangelo.
Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero: mi sono fatto Giudeo con i Giudei, per guadagnare i Giudei; con coloro che sono sotto la legge sono diventato come uno che è sotto la legge, pur non essendo sotto la legge, allo scopo di guadagnare coloro che sono sotto la legge. Con coloro che non hanno legge sono diventato come uno che è senza legge, pur non essendo senza la legge di Dio, anzi essendo nella legge di Cristo, per guadagnare coloro che sono senza legge. Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per il vangelo, per diventarne partecipe con loro» (1 Cor 9, 14-23).

Ascoltiamo la parola del Beato Giuseppe Allamano

«Nelle sue lettere, Paolo non si stancava di ripetere il nome di Gesù; come non badava a fatiche e sacrifici per le salvare le anime: “Mi prodigherò volentieri, anzi consumerò me stesso per le vostre anime” (2Cor 15,15). Ed è proprio questo amore ardente verso il Signore, che lo spingeva a farsi tutto a tutti, come se fosse stato debitore verso tutti. Chi ama opera; chi non si impegna è perché non ha amore. Per nessun altro motivo egli lavorava, se non per questo: amare e far amare il Signore» (CVV, 259-260).

«L’ardore apostolico, al dire di S. Agostino, è un effetto dell’amore, anzi non si distingue da esso. Non però di un amore qualsiasi, bensì di un amore intenso e ardente. L’ardore apostolico è il carattere proprio del missionario e della missionaria. Non si va in missione per capriccio, o per turismo, ma unicamente per amore di Dio, che è inseparabile dall’amore del prossimo. Non solo dunque come cristiani, ma anche e più come missionari, abbiamo l’impegno di procurare la gloria di Dio collaborando alla salvezza delle anime. Questo è il fine della nostra vocazione speciale. Bisogna aver tanta carità da dare la vita. Senza questo amore potrete avere il nome, ma non la realtà, né la sostanza dell’apostolo» (CVV, 121).

«S. Bernardo dice che l’apostolo deve essere infiammato dalla carità, completato dalla scienza, reso stabile dalla costanza. Il vero apostolo, dunque, è infiammato dalla carità, cioè dalla passione di far conoscere il Signore e di farlo amare, cerca il bene delle persone e non di se stesso. Gesù dice: “Sono venuto a portare fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso!” (Lc 12,49). Ci vuole fuoco per essere apostoli. Se non si è né caldi né freddi, cioè tiepidi, non si riuscirà mai a niente. L’uomo in tanto vive, in quanto è attivo per amor di Dio. Si può stare in unione intima con Dio e operare nel medesimo tempo. Se c’è amore, c’è zelo, e questo farà sì che non poniamo riserve o lentezze nella dedizione di noi stessi per la missione. Ciò che si può fare oggi, non bisogna tramandarlo a domani. Non saranno mai missionari o missionarie quanti non ardono di questo fuoco divino!» (CVV 122)

Non si tratta solo di essere apostoli per fare apostolato. Bisogna puntare decisamente alla santità per rendere un efficace servizio al Regno di Dio. Così si esprimeva il 6 settembre 1908: «Che pensare , che dire di quei missionari che credono di adempiere all’offizio di apostolo con girare, lavorare e fare molte cose e molto rumore, lasciando perciò o diminuendo gli esercizi di pietà colla scusa del molto lavoro? Gesù aveva più da fare di noi […], eppure si ritira e prega e con ciò non teme di perdere tempo o sottrarlo al maggior bene delle anime» (Conf I, 265).


Rifletto sulla parola di Dio e interrogo me stesso in silenziosa preghiera

Guai a me se non predicassi il vangelo!
Annunciare il vangelo è un "servizio" reso alla comunità cristiana e a tutta l’umanità. Soltanto nel vangelo la persona può trovare la risposta ai suoi interrogativi e la forza per il suo impegno di solidarietà umana. Il patrimonio della fede c’è: si tratta di presentarlo agli uomini del nostro tempo in modo comprensibile e persuasivo. Il messaggio evangelico è necessario, unico e insostituibile.
Bisogna tradurlo senza tradirlo, viverlo e proporlo agli altri senza accomodamenti, annacquamenti e miscugli di vario genere. Rappresenta la bellezza della rivelazione. Ha in sé una saggezza che non è di questo mondo. È capace di suscitare la fede che poggia sulla potenza di Dio. Esso è la verità. Merita che l’apostolo vi consacri tutto il suo tempo, tutte le sue energie e vi sacrifichi, se è necessario, la propria vita.

Mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero
Il vangelo è proclamato innanzitutto mediante la testimonianza della vita. A questa testimonianza tutti i cristiani sono chiamati e possono essere, sotto questo aspetto, dei veri evangelizzatori.
Questa testimonianza, tuttavia, si rivelerà impotente se non è illuminata, giustificata e esplicitata da un annuncio chiaro e inequivocabile di Cristo Gesù. La buona novella proclamata dalla testimonianza di vita dovrà essere, presto o tardi, annunciata dalla parola di vita. Non c’è vera evangelizzazione se non sono proclamati il nome, l’insegnamento, la vita, le promesse, il regno, il mistero di Gesù di Nazaret, figlio di Dio.

Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno.
Approfondisco nella preghiera questo pensiero: gli uomini potranno salvarsi anche per altri sentieri, grazie alla misericordia di Dio, anche se non annunciamo loro il vangelo; ma potremo noi salvarci se, per negligenza, per paura, per vergogna o in conseguenza di idee false, trascuriamo di annunziarlo? Sarebbe tradire la chiamata di Dio che vuol far germinare la semente per mezzo dei ministri del vangelo. Dipende da me che questa diventi un albero e produca tutto il suo frutto.

Quale è dunque la mia ricompensa? Quella di predicare gratuitamente il vangelo
Dobbiamo conservare il fervore dello spirito, la gioia di evangelizzare, anche quando occorre seminare nelle lacrime. Possa la società del nostro tempo che cerca, ora nell’angoscia, ora nella speranza, ricevere la buona notizia del vangelo non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da persone la cui vita irradi fervore, che abbiano per prime ricevuto in loro la gioia di Cristo, e accettino di mettere in gioco la propria vita affinchè il regno di Dio sia annunciato e la chiesa trovi posto nel cuore del mondo.

Mi sono fatto Giudeo con i Giudei, per guadagnare i Giudei
Le religioni non cristiane portano in sé l’eco di millenni di ricerca di Dio. Posseggono un patrimonio impressionante di testi profondamente religiosi. Hanno insegnato a generazioni di persone a pregare. Sono ricche di "germi del Verbo" e possono essere un’autentica preparazione al vangelo. L’incontro dei cristiani di oggi e di domani con le religioni non cristiane può suscitare questioni complesse e delicate. Tuttavia, né il rispetto e la stima verso queste religioni, né la complessità dei problemi sollevati, sono per la chiesa un invito a tacere l’annuncio di Cristo di fronte ai non cristiani.

Trasformo in preghiera alcuni pensieri del Beato Allamano

«Lo zelo è effetto dell’amore, ma di un amore vivo, intenso... Come è doppio l’oggetto del nostro amore: Dio e il prossimo, così di due sorta è lo zelo: l’onore a Dio e la salvezza delle anime» (Conf, I, 474).
Signore Gesù, che io impari alla scuola dei santi a condurre la mia vita senza perdere mai di vista il suo scopo preciso ed unico: “l’onore a Dio e la salvezza delle anime”. Che sappia condizionare i miei programmi e il mio agire a quest’unico fine. Tutto il resto, che pur può essere parte di un’attività apostolica, di solidarietà umana, di impegno missionario, passi ad essere ausiliario e sussidiario. Lo Spirito della Pentecoste, che tu continui ad inviare sull’umanità, mi possegga, mi illumini e mi guidi.

«Solamente ai veri amanti Iddio affida le anime. Gesù, dopo la sua risurrezione, là presso il lago di Tiberiade, così interrogò Pietro: Simone mi ami tu?... Ecco a chi Gesù affida le anime: a chi lo ama di un amore triplice e superlativo... solo chi ama ha zelo forte e costante» (VS, 315).
Concedi, Signore, che io sia imbevuto del tuo amore per poterlo donare con l’annuncio del tuo vangelo. Il fuoco della tua carità apra il mio cuore ai bisogni dell’umanità che mi circonda e io diventi a tutti portatore efficace della tua parola di salvezza.

«Il missionario è chiamato a cooperare con Dio alla salvezza delle anime che ancora non lo conoscono; a consacrare la sua persona alla grande opera della conversione del mondo. È una missione divina» (Conf, III, 449).
Signore, che io sia sempre degno della vocazione apostolica, la eserciti senza le reticenze del dubbio o della paura, con saggezza e coraggio. Il contrassegno della santità contraddistingua ogni mia azione, ma innanzitutto la mia vita. Che essa possa gridare il vangelo con il timbro dell’umiltà e dell’amore, della bontà e dell’autenticità. Ogni mia parola possa aprirsi la strada nel cuore di ogni uomo e donna del nostro tempo.

«Il vero apostolo è reso stabile dalla pazienza e dalla costanza. Costanza, senza scoraggiarsi quando i risultati sono scarsi. S. Bernardo afferma che “Dio pretende da te la cura, non la guarigione”, cioè aspetta l’evangelizzazione, non la conversione delle persone, che è compito suo (CVV122).  
Signore, tu sei un Dio paziente, che attendi che i frutti giungano a maturazione, che non disdegni di vedere crescere la zizzania con il grano. Signore, noi ci annoiamo perché non abbiamo la pazienza di ascoltare, di osservare. Sovente nemmeno sappiamo cosa vogliamo perché non sappiamo cogliere la priorità delle cose dello spirito. Concedici, Signore, un animo capace di ringraziarti e di stupirsi di fronte a quanto tu compi, secondo i tuoi tempi, nel cuore di ogni uomo e donna. Aiutaci ad assimilare la tua pazienza, la quale illumina la speranza nell’attesa dopo avere compiuto la semina.


Preghiera a Maria, stella dell’evangelizzazione
(Giovanni Paolo II)

O Maria, al mattino della Pentecoste,
Tu hai sostenuto con la preghiera
l’inizio dell’evangelizzazione, intrapresa dagli apostoli
sotto l’azione dello Spirito Santo.

Con la tua costante protezione
continua a guidare anche oggi,
in questi tempi di apprensione e di speranza,
i passi della Chiesa che, docile al mandato del suo Signore,
si spinge con la “lieta notizia” della salvezza
verso i popoli e le nazioni di ogni angolo della terra.

Orienta le nostre scelte di vita,
confortaci nell’ora della prova,
affinché, fedeli a Dio e all’uomo,
affrontiamo con umile audacia i sentieri misteriosi dell’etere,
per recare alla mente e al cuore di ogni persona
l’annuncio gioioso di Cristo Redentore dell’uomo.

O Maria, Stella dell’Evangelizzazione, cammina con noi!
Amen.
Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:07

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