Amico per la missione

Pubblicato in Preghiera missionaria
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Tutti:  (a cori alterni)
O Signore, nostro Dio, i nostri occhi non ti vedono, ma noi crediamo che tu sei qui presente in mezzo a noi.
Gesù ci ha rivelato il mistero del tuo volto: Tu sei Amore; un solo Dio in tre persone: Padre e Figlio e Spirito Santo.
Tu ci chiami ad essere come Te una cosa sola, per rivelare al mondo il Tuo mistero di amore. Aiutaci a vivere uniti in Cristo Gesù.
Rendici generosi e capaci di condividere ogni dono. Donaci un cuore umile pronto alla riconciliazione. Donaci un cuore grande aperto al mondo intero.

Canto

Guida:  Cos’è l’amicizia? Quando mi posso dire amico? Perché essere amico? A volte diamo l’amicizia per scontata, non le diamo il giusto peso! Fermiamoci a riflettere: sappiamo dare una risposta a queste domande?

(Breve pausa di riflessione personale)

1°  Lettore:  Vorrei esserti l’amico più caro. Vorrei essere per te l’amico con cui non hai difficoltà a lasciarti vedere triste; l’amico a cui pensi quando hai un problema. Vorrei essere per te l’amico con cui arrabbiarti, sfogarti, perdere la pazienza, senza perdere l’amicizia; l’amico a cui confidare un segreto. Vorrei essere per te l’amico a cui pensi quando hai qualcosa di meraviglioso per la testa; l’amico con cui condividere ogni cosa e gioirne insieme. Vorrei esserti l’amico più caro, non per presunzione, ma perché ti voglio bene. (Ernesto Olivero)

Guida:  «Chi trova un amico trova un tesoro»: è un famosissimo proverbio. Ma sarà proprio così? E chi lo dice? Chi ha coniato tale proverbio? Forse in pochi sanno che l’origine di tale proverbio è nella Sacra Scrittura, nell’Antico Testamento, più precisamente nel libro del Siracide, dove si parla di amicizia.

1°  Lettore:  Dal Libro del Siracide (6, 5- 17):
Una bocca amabile moltiplica gli amici, un linguaggio gentile attira i saluti. Siano in molti coloro che vivono in pace con te, ma i tuoi consiglieri uno su mille. Se intendi farti un amico, mettilo alla prova e non fidarti subito di lui. C’è infatti chi è amico quando gli fa comodo, ma non resiste nel giorno della tua sventura. C’è anche l’amico che si cambia in nemico e scoprirà a tuo disonore i vostri litigi. C’è l’amico compagno a tavola, ma non resiste nel giorno della tua sventura. Nella tua fortuna sarà come un altro te stesso, e parlerà liberamente con i tuoi familiari. Ma se sarai umiliato, si ergerà contro di te e dalla tua presenza si nasconderà. Tieniti lontano dai tuoi nemici, e dai tuoi amici guàrdati.
Un amico fedele è una protezione potente, chi lo trova, trova un tesoro. Per un amico fedele, non c’è prezzo, non c’è peso per il suo valore. Un amico fedele è un balsamo di vita, lo troveranno quanti temono il Signore. Chi teme il Signore è costante nella sua amicizia, perché come uno è, così sarà il suo amico.

Guida:  Amicizia è una parola che esprime il rapporto di stima e di affetto esistente tra persone che si impegnano a capirsi e aiutarsi ad essere felici. L’amicizia è l’affetto scambievole, costante e di-sinteressato fra persone, che nasce dalla familiarità o dalle affinità e si alimenta con la stima reciproca. L’amico è quindi chi sente e dimostra affetto forte, efficace ed ininterrotto ad un altro, agendo per il bene dell’altro. Da soli non possiamo vivere, abbiamo bisogno degli amici, per condividere e vivere. Avere un amico è un grande dono, perciò ringraziamo Dio e chiediamo il suo aiuto per non sciupare questo dono.

Tutti:  (a cori alterni)

A te, Signore, amico dell’uomo, innalzo la mia preghiera per l’amico che mi hai fatto incontrare: uno come me, ma non uguale a me. Fa’ che la nostra sia l’amicizia di due esseri che si completano con i tuoi doni, che si scambiano le tue ricchezze.
Aiutaci a guardare con quello sguardo che comprende senza che l’altro chieda.
Aiutaci ad avere un cuore grande, che sappia partire prima che l’altro si esprima. Aiuta la nostra amicizia affinché non divenga chiusura; dalle il respiro della vera libertà, la forza di resistere nelle difficoltà.
La volontà di cedere per amore, di amare anche oltre l’errore, di giungere al sommo dell’amore: perdonare.
Perché soltanto quando si sa perdonare, si può credere all’amore.
Fa’ che le nostre mani siano protese in un gesto di pace.
Fa’ che le nostre parole siano dolci ma anche forti. Fa’ che il nostro sorriso, come le nostre lacrime, esprimano la profondità e la verità dei sentimenti più sinceri e autentici. Amen.

I tappa: un’immagine di amicizia

Guida:  La sorgente di ogni amicizia umana è Dio, poiché egli stesso - uno in tre persone - è comunione d’amore. Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo è la divina amicizia che si esprime nel dono reciproco e nella gioia di essere l’Uno per l’Altro, l’Uno nell’Altro. Noi, generati alla vita mediante il Battesimo, siamo partecipi di questo mirabile mistero. Gesù, infatti, per volere del Padre ce lo ha rivelato e lo Spirito Santo ce lo fa vivere e gustare.

1°  Lettore:  Ho stretto la mano dell’amico, Signore, e improvvisamente, di fronte a quel volto triste e preoccupato, ho temuto la tua assenza nel suo cuore. Sono impacciato come davanti ad un tabernacolo chiuso quando ignoro se tu vi abiti.

Tutti:  Se tu non fossi presente, Signore, noi saremmo separati.
Perché la sua mano nella mia non sarebbe che carne su carne, e il suo cuore per il mio, cuore d’uomo per l’uomo.
Voglio la tua vita per lui e per me insieme, perché voglio che il mio amico sia, per tuo merito, il mio fratello.

II tappa: la frase della preghiera: «Se Tu non fossi presente, Signore, noi saremmo separati»

Guida:  L’amicizia ha molto a che vedere con l’essere cristiani. Una delle più belle definizioni dell’essere cristiani è proprio questa: i cristiani sono «gli amici di Gesù»! Ma se già l’amicizia vera, a livello umano, è rara e preziosa, quanti di noi potrebbero affermare di aver fatto esperienza di uno stretto rapporto con Gesù , tale da poter dire: «Io sono amico di Cristo»? Una delle gioie più grandi in una persona è rendere contento il proprio amico. Non basta dire di essere amici di Gesù, bisogna dimostrarlo. Non basta dire di essere cristiani, bisogna dimostrarlo nei fatti, nell’ubbidienza alla volontà di Dio.

Tutti:  (a cori alterni voci maschili e voci femminili)
Gesù, sei Tu il vero Amico. Tu non solo partecipi a ogni mia sofferenza, ma la prendi addirittura su di Te per mutarla in gioia.
Tu mi ascolti con bontà e quando ti racconto le mie amarezze non manchi di addolcirle.
Non ti allontani mai, ti trovo dovunque io vada, non ti stanchi mai di farmi del bene. Nessuno potrà rubarmi la tua amicizia. Tutte le avversità non riusciranno mai ad allontanarmi da Te.

III tappa: «Siamo qui perché vogliamo essere  amici di Gesù«

1°  Lettore:  Dal Vangelo secondo Giovanni  (15, 9-17)
Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri. (Breve pausa di silenzio e riflessione)

IV tappa: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi»

Tutti:  (si alternano un solista e il resto dell’assemblea)
Signore Gesù, basta guardarti! Il tuo comportamento verso i tuoi discepoli definisce la sostanza di una vera amicizia, la sua caratteristica principale, il suo principio fondamentale: è l’amore.
Tu che hai dato la vita per noi, tuoi amici, aiutaci ad amarci gli uni gli altri, come tu ci hai amati.
La nostra grande aspirazione è amare ed essere amati. A volte, però, la paura ci blocca perché amare significa compromettersi, uscire da noi stessi per andare in libertà verso gli altri, accogliendoli così come sono, anche nelle loro differenze.
L’amicizia è rapporto nuovo tra Dio e noi: perciò non ci chiami più servi ma amici e, soprattutto, abbiamo capito che sei tu che ci scegli come amici e non il viceversa.
Aiutaci ad amarti, ad essere tuoi amici perché possiamo portare frutto.
Dio, tuo e nostro Padre, ci ha tanto amati da mandarti tra noi; è dal suo amore per l’umanità che scaturisce la tua missione: dare la vita per la nostra salvezza.
Tu che hai dato la vita per noi, tuoi amici, aiutaci ad amarci gli uni gli altri, come tu ci hai amati, affinché la tua gioia sia in noi e la nostra gioia sia piena.

V tappa: un’immagine di Cristo con scritta «VI HO CHIAMATI AMICI»

Guida:  Abbiamo trovato il nostro «tesoro», abbiamo trovato l’Amico per eccellenza: Cristo Gesù. Ma c’è un’altra tappa: il cammino non termina qui! Un vero tesoro non può essere sotterrato, va mostrato agli altri, va condiviso! Gesù ci chiede di «portare frutto», di «dare la vita per gli amici». Ci affida una missione.

1°  Lettore:  Dal Vangelo secondo Matteo (28,18-20)
E Gesù [Risorto], avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Guida: Dunque Gesù, ci manda ad annunciarlo in tutto il mondo, ci chiama ad essere missionari. 
Giovanni Paolo II nell’enciclica Redemptoris Missio afferma che tutti i cristiani sono missionari in forza del battesimo, perciò o si è missionari o non ci si può dire cristiani! È l’amicizia con Cristo, il suo amore, che ci spinge alla missione. Dopo averlo incontrato anche noi dovremmo affermare, come gli Apostoli, «Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato» (At 4, 20).

1°  Lettore:   Missione. Essere mandati. Andare. Ma dove? Verso chi? E con quali intenti? Chi può dirsi missionario, oggi? Ecco la risposta di don Tonino Bello: «Chiunque sia appassionato di Gesù, della chiesa e dell’uomo, e abbia il cuore grande come il mondo». Non conta dove si è e per dove si parte. Ma missionario è chiunque «si fa scompaginare l’esistenza da Cristo, chi si lascia scavare l’anima dalle lacrime dei poveri, chi interpreta la vita come dono e nella vita decide di operare secondo giustizia, perseguendo la pace, salvaguardando il creato».

Guida:  Tutti siamo missionari, con le persone che incontriamo, nei luoghi in cui viviamo: annunciare e testimoniare Cristo è la nostra chiamata. Dare la vita significa questo. Ma anche se la missione ad gentes è vocazione specifica di alcuni, nessuno può chiudere gli occhi di fronte alle ingiustizie e alle povertà di alcuni popoli!

1°  Lettore:  Il cielo in una stanza. È il titolo di una celebre canzone che esalta la pienezza della vita, quando questa viene illuminata dall’amore autentico per una creatura. Il cielo in una stanza deve divenire la sigla morale di ogni uomo di buona volontà che intende fuggire la seduzione, tutta moderna, del «piccolo è bello». Oggi non possiamo più vivere nel guscio rassicurante del nostro cortile. E non solo perché la Terra è divenuta un villaggio globale, ma soprattutto perché i problemi sono strettamente connessi tra loro. Apertura alla mondialità non è solo la contemplazione panoramica dei problemi del mondo. È sentirsi coinvolto da tutte le crescite, ma anche da tutte le tragedie della Terra. I lutti dei popoli lontani sono lutti cittadini, anzi di famiglia. I 50 milioni di fratelli che ogni anno muoiono per fame, i debiti colossali dei paesi in via di sviluppo, gli oppressi dalle ingiustizie e dalle segregazioni, le vittime delle discriminazioni, lo scempio delle risorse naturali, i sacrilegi della corsa alle armi, la malignità dei loschi traffici di droga, la violazione dei diritti umani…non possono lasciarti indifferente, anche se questi fenomeni perversi accadono lontano dalla tua stanza. Aprirsi alla mondialità significa educarsi alla convivialità delle differenze. Non solo accogliendo il povero, l’emarginato, il diverso. Ma, soprattutto, facendolo sedere a mensa con te. Ti accorgerai che, anche nella sua povertà, potrà cavare dalla sua bisaccia un pane, forse un po’ troppo duro per i tuoi denti, ma capace di placare la tua fame di umanità. E quando avrai sperimentato che il povero introdotto a tavola con te ti ha restituito alla gioia di vivere, allora il cielo entrerà davvero nella tua stanza.

Canto

Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:07
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