Un nome nuovo

Pubblicato in Preghiera missionaria
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Canto


GUIDA - Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Amen

Non siamo molto abituati a legare il termine «pace» a concetti dinamici. Raramente sentiamo dire: «Quell’uomo si affatica in pace», «lotta in pace», «strappa la vita con i denti in pace». Più consuete nel nostro linguaggio sono, invece, le espressioni: «Sta seduto in pace», «sta leggendo in pace», «medita in pace» e ovviamente «riposa in pace». La pace, insomma, ci richiama più la vestaglia da camera, che lo zaino del viandante. Più il caminetto, che l’officina brulicante di problemi. Più il silenzio del deserto, che il traffico delle metropoli. Più la penombra raccolta di una chiesa, che una riunione di sindacato. Più il mistero della notte che i rumori del meriggio.

La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia, rifiuta la tentazione del godimento. Non ha molto da spartire con la banale «vita pacificata», non elude i contrasti. Si, la pace, prima che traguardo, è cammino, cammino in salita. Vuol dire che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi. I suoi rallentamenti e le sue accelerazioni. Forse anche le sue soste. Se è così occorrono attese pazienti. E sarà beato, perché operatore di pace, non chi pretende di trovarsi all’arrivo senza essere mai partito. Ma chi parte. (don Tonino Bello)

TUTTI - Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo;
non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze.

Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come bimbo svezzato è l’anima mia. Speri Israele nel Signore, ora e sempre.

Gloria al Padre… (Sal 130)

1° LETTORE - Dal libro della Genesi. (32, 23-32) - Durante quella notte Giacobbe si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici figli e passò il guado dello Iabbok. Li prese, fece loro passare il torrente e fece passare anche tutti i suoi averi. Egli rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell'aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all'articolazione del femore e l'articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. Quegli disse: «Lasciami andare, perché è spuntata l'aurora». Giacobbe rispose: «Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!». Gli domandò: «Come ti chiami?». Rispose: «Giacobbe». Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!». Giacobbe allora gli chiese: «Dimmi il tuo nome». Gli rispose: «Perché mi chiedi il nome?». E qui lo benedisse. Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuel, «Perché - disse - ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva».

Spuntava il sole, quando Giacobbe passò Penuel e zoppicava all'anca.

2° LETTORE - Carissimo Giacobbe, il motivo della presente non è tanto quello di chiederti notizie più dettagliate sulla lotta misteriosa che ingaggiasti con Dio. Il motivo vero per il quale ti scrivo è un altro. È che in questa tua vicenda notturna io scorgo, in filigrana, il tormento particolare dell’uomo contemporaneo: quello di voler dare un nome a realtà che gli sfuggono dalle mani.

È proprio, vero la nostra è un’agonia di nomi. È una crisi di vocabolario. I termini non aderiscono più alle cose e scivolano sulla loro pelle. Qual è il nome vero da dare, senza prestare il fianco all’equivoco, a quell’ansia di cieli nuovi e terra nuova, nascosta nell’anima di ogni uomo, visto che la parola progresso si è consumata per indicare mille altri scadentissimi surrogati? Dobbiamo riconoscere che è davvero una fortuna per noi credenti se possiamo aggrapparci al termine biblico shalom. Diversamente, anche la parola pace ci sembrerebbe impari a sostenere il peso di quel bisogno di felicità complessiva sepolto nel cuore del mondo, visto che l’abbiamo ormai svigorita per indicare solo l’appagamento dei nostri interessi parziali. Qual è il tuo nome? Forse è l’interrogativo più drammatico che la nostra epoca vivendo. Non c’è che dire: la nostra, come la tua, è una lotta per il nome. Bisogno di nomi vergini. Non corrotti dall’abuso. Appena pronunciati. Capaci di ridestare fremiti e di additare promesse. È per questo che ti scrivo, per ringraziarti, poiché nella tua storia di ieri leggo il paradigma delle nostre speranze di oggi. Il suo nome, Dio non te lo rivelò. Però ti benedisse. Perché avevi lottato. E tu ti incamminasti, sia pur zoppicando, verso la terra promessa dove, invece che incontrarti come nemico, il fratello Esaù ti corse incontro con le sue schiere, ti si gettò al collo, e ti baciò. Grazie Giacobbe, per questa speranza che ci dai. Perché ci fai capire che anche se claudicanti ci stiamo forse incamminando sulle vie della pace. Nel riconoscimento di tutti gli uomini come nostri fratelli. L’importante non è cambiare il nome alle cose, ma cambiare il nome a noi stessi. Grazie, perché sulle tracce della tua storia, percepiamo odori di terra promessa. Avvertiamo che la notte sta per finire. (Don Tonino Bello)

Pausa di silenzio.

TUTTI A CORI ALTERNI - Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annunzia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con tutto il cuore.
La sua salvezza è vicina a chi lo teme e la sua gloria abiterà la nostra terra.
Misericordia e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno.
La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo.
Quando il Signore elargirà il suo bene, la nostra terra darà il suo frutto.
Davanti a lui camminerà la giustizia e sulla via dei suoi passi la salvezza. (Sal 85)

1° LETTORE - Dal vangelo secondo Matteo. (25, 34-40) - Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi». Allora i giusti gli risponderanno: «Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?» Rispondendo, il re dirà loro: «In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me».

2° LETTORE - Io sogno che un giorno gli uomini si solleveranno e finalmente capiranno che sono fatti per vivere insieme come fratelli. Io sogno ancora, stamattina, che un giorno ogni nero di questo paese e ogni uomo di colore nel mondo intero, saranno giudicati in base al loro valore personale anziché sul colore della loro pelle, e che tutti gli uomini rispetteranno la dignità dell’essere umano.

Io sogno ancora che un giorno la giustizia scorrerà come l’acqua e la rettitudine come un fiume irruento. Io sogno ancora che un giorno la guerra cesserà, che gli uomini trasformeranno le loro spade in vomeri di aratro e le lance in falci, che le nazioni non si scaglieranno più le une contro le altre e non progetteranno mai più la guerra. Io sogno ancora che un giorno il leone e l’agnello si stenderanno l’uno accanto all’altro e che tutti gli uomini si sederanno sotto un pergolato o sotto i fichi, e che nessuno avrà più paura.

Oggi io sogno che ogni vallata sarà rialzata, e che ogni montagna e ogni collina verranno abbassate, che i sentieri accidentati verranno spianati e quelli tortuosi raddrizzati, che la gloria di Dio sarà rivelata, e che tutti gli uomini, finalmente riuniti, la vedranno. Io sogno pure che grazie a questa fede saremo capaci di respingere lontano le tentazioni della disperazione e di gettare nuova luce sulle tenebre del pessimismo. Si, grazie a questa fede saremo in grado di affrettare il giorno in cui la pace regnerà sulla terrà e la buona volontà si manifesterà a favore degli uomini. Sarà un giorno meraviglioso, le stelle del mattino canteranno insieme e i figli di Dio grideranno di gioia. (M. Luther King)

Una pausa di silenzio a cui seguirà un canto e la proclamazione, a più voci, di alcune proposizioni del manifesto conclusivo del «Giubileo degli oppressi».

CANTO

GUIDA - E ora tocca a noi, anzitutto sviluppare una spiritualità giubilare che affonda le sue radici nella tradizione biblica, ebraica e cristiana, tradizione che sta dalla parte degli esclusi, perché il Dio di Mosè, il Dio di Gesù, non è quello del faraone e dell’impero romano, ma il Dio degli schiavi e dei crocifissi. Una spiritualità che si alimenta di contemplazione e di Parola, scoprendo e assumendo il sogno di Dio.

LETTORI - Ci impegniamo a resistere all’impero del denaro e del mercato, consumando solo lo stretto necessario (definito coi criteri dei poveri), nel mangiare, nel vestire, nel viaggiare, e riducendo i consumi... Coltivando la cultura del limite nell’uso delle cose e della sobrietà, adottando la metodologia dei bilanci di giustizia e usando preferibilmente i prodotti del commercio equo e solidale.

- Ci impegniamo a consumare in modo critico, rifiutando di essere complici di ogni sfruttamento dell’uomo, della donna e dei bambini.Ci impegniamo a guadagnare il nostro denaro onestamente, fuggendo ogni tipo di speculazione finanziaria.

- Ci impegniamo a non accumulare, dando ai poveri ciò che supera lo stretto necessario.

- Ci impegniamo a promuovere la pace sempre e ovunque, ad essere sentinelle attente e pronte a gridare contro ogni ingiustizia, a denunciare con forza il delitto continuo delle guerre volutamente dimenticate dalle grandi agenzie di informazione, come quelle in Sudan, Congo, Rwanda, Burundi, Somalia, Angola, Sierra Leone, Colombia, e altre.

- Ci impegniamo a gridare forte l’ingiustizia di cui sono oggetto milioni di persone private della loro terra, come gli indios e i baraccati delle grandi città.

Ci impegniamo a lottare contro una politica che rende i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, non solo nel nostro paese, ma in tutto il mondo.

- Noi non ci rassegniamo a questa situazione del mondo: resisteremo e lotteremo insieme. Continueremo a riunirci, per aiutarci a conoscere, riflettere e agire come veri discepoli di Gesù Cristo, affinché tutti siano riconosciuti figli dello stesso Padre, chiamati a vivere da fratelli. Solo allora sarà giubileo degli oppressi e millennio senza esclusi.

GUIDA - Scenda su di noi, Signore, il tuo Santo Spirito, perché tutti gli uomini cerchino sempre l’unità nell’armonia e, abbattute le divisioni di razza e culture, la terra diventi una sola famiglia e ogni lingua proclami che Gesù è il Signore. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

Amen.
Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:07
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