Un cammino per cambiare

Pubblicato in Preghiera missionaria

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La quaresima è tempo di grazia per il cristiano che intende camminare sulla via della vita. È tempo di verifica, impegno nuovo, allenamento alla carità; tempo di riscoperta dell’altro e della preghiera. È tempo di sacrificio per recuperare i valori spirituali e condividerli con il mondo. Offriamo qualche traccia per ogni settimana.


I settimana


TEMPO DI GRAZIA


Introduzione: La chiesa, sapientemente, ci offre un tempo di 40 giorni, in ricordo del deserto abitato da Gesù prima della sua vita pubblica. Come non chiamare questo «tempo di grazia»? Grazia perché ci è offerto per cambiare il cuore, per ricordarci che il Signore lotta con noi contro ogni tentazione di male, per incoraggiarci a lasciare tutto - tutto! - e seguire lui.

Una volta attraversato questo tempo, dovremmo uscire dalla «vita privata» per quella pubblica, che raggiunge le folle disorientate... Diventare anche noi come Gesù: missionari tra le genti, portatore della notizia più sensazionale della storia: Dio ci ama, ama ciascuno personalmente! È davvero forte questa novità: saperci amati da Dio e sapere che lui ama i fratelli accanto a noi e si prendi cura di loro come di me...

Lettura: Is 49, 8: «Così parla il Signore: “Nel tempo della grazia io ti esaudirò, nel giorno della salvezza ti aiuterò; ti preserverò e farò di te l’alleanza del popolo, per rialzare il paese, per rimetterli in possesso delle eredità devastate”».

Per la riflessione: Tempo di grazia è quello in cui Dio ci parla. Hai mai «sentito» Dio che ti chiamava? Che cosa ti impedisce di sentire la sua voce, il suo angelo? Hai mai pensato che il suo silenzio fosse dovuto alla tua sordità, cioè alla tua mancanza di sintonia con lui, quindi alla mancanza... di grazia?


II settimana

TEMPO DI CARITÀ


Introduzione: Quale conversione non passa attraverso la carità ? Questo è il tempo di esaminare a fondo la coscienza, di affacciarsi sul mondo e scoprire quanta indifferenza abbiamo nel cuore, quanti poveri ci passano accanto e ignoriamo. Dobbiamo imparare la carità verso tutti i fratelli: quelli del nostro colore e quelli del colore della povertà, senza distinzioni quando porgiamo la mano per afferrare un fratello che ci chiama.

Lettura: Gb 31, 16-40 «Se ho rifiutato ai poveri quanto desideravano, se ho fatto languire gli occhi della vedova, se ho mangiato da solo il mio pezzo di pane senza che l'orfano ne mangiasse la sua parte... se ho visto uno soffrire per mancanza di vesti o il povero senza una coperta... se ho alzato la mano contro l'orfano perché mi sapevo sostenuto alla porta della città, che la mia spalla si stacchi dalla sua giuntura, il mio braccio si spezzi e cada!

Se ho riposto la mia fiducia nell'oro, se all'oro fino ho detto: “Tu sei la mia speranza”, se mi sono rallegrato che le mie ricchezze fossero grandi e la mia mano avesse molto accumulato; se, contemplando il sole che risplendeva e la luna che procedeva lucente nella sua corsa, il mio cuore, in segreto, si è lasciato sedurre... se mi sono rallegrato della sciagura del mio nemico e ho esultato quando gli è piombata la sventura... l’Onnipotente mi risponda! Scriva l'avversario mio la sua querela e io la porterò attaccata alla mia spalla, me la cingerò come un diadema».

Segno: Dopo aver preparato una bacinella d’acqua e un asciugamano, si pongono nel mezzo e ci si toglie le scarpe. Ciascuno si alza e va a lavare i piedi a un altro.

Per la riflessione: Considerando l’esempio, a noi vicino, di madre Teresa, approfondire il tema della carità: È carità adoperarsi per il prossimo? È amare chi nessuno ama? È prendersi a carico i bisogni del mondo? Come vivono i missionari la carità?


III settimana

TEMPO DI PREGHIERA


Introduzione: Il cammino di quest’anno ha reso, ancora una volta, faticosa la nostra preghiera, forse arida, solitaria, rara... Vorremmo imparare a a chiedere, a ringraziare per le nostre giornate, per le persone che incontriamo, per gli altri. Vorremmo prenderci cura di chi non crede: con la preghiera, innanzitutto, così da rendere il nostro cuore umile quando incontriamo un fratello solo, triste e lontano dal Signore.

Lettura: Mt 6, 5-8: «Quando pregate, non siate come gli ipocriti; poiché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle piazze per essere visti dagli uomini. Io vi dico, in verità, che questo è il premio che ne hanno. Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. Nel pregare, non usate troppe parole come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole. Non fate dunque come loro, poiché il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele chiediate».

Segno: Raccogliersi per condividere una preghiera di ringraziamento o di lode intorno ad un crocifisso. Ciascuno, quando è pronto per pregare, si alza e aggiunge un pizzico di incenso in un braciere, posto davanti alla croce.

Per la riflessione: Sulla preghiera, innumerevoli sono i sussidi che ci sono offerti. Un ottimo aiuto è il libro di Andrea Gasparino, «Tutto quello che chiederete con fede nella preghiera lo otterrete» (ed. Ldc): un percorso per imparare a pregare con fede. Innumerevoli gli spunti per una riflessione evangelica sulla preghiera.


IV settimana

TEMPO DI SACRIFICIO


Introduzione: Il sacrificio che il Signore ci chiede è solo il prezzo da pagare per ricordarci che il mondo tiene legati, mentre la fiducia in lui libera. È volentieri che sacrifichiamo il nostro tempo, rinunciamo a parole vane, a spettacoli televisivi di scarso valore, alle compagnie sciocche e sprecone; è volentieri che pieghiamo le ginocchia sulla pietra, per stare in contemplazione sotto la croce. È con desiderio che teniamo nel cuore il dolore per i fratelli non credenti o superficiali... magari nostri coetanei, che si dimenticano del dono prezioso della vita, sciupandola o sminuendola in folli gare automobilistiche o con l’emozione di qualche sostanza che «faccia stare bene», ignorando che si sta bene solo «a casa», cioè tra le braccia del Padre, nella pace del cuore e nella comunione con i fratelli...

Lettura: Rm 12, 1-2: «Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà».

Per la riflessione: «Le illusioni: Dio mi ha fatto la grazia di non averne, entrando nel Carmelo; ho trovato la vita religiosa tale quale me l’ero figurata; nessun sacrificio mi ha meravigliata, eppure, i miei primi passi hanno incontrato più spine che rose! Sì, la sofferenza mi ha teso le braccia e mi ci sono gettata con amore. Quello che venivo a fare nel Carmelo lo dichiarai ai piedi di Gesù, nell’esame che precedette la mia professione: sono venuta per salvare le anime e, soprattutto, a pregare per i sacerdoti. Quando si vuole conseguire uno scopo, occorre prendere i mezzi adeguati: Gesù mi fece capire che voleva darmi delle anime per mezzo della croce e la mia attrattiva per il dolore crebbe in proporzione con la sofferenza. Per cinque anni, quella fu la mia strada; ma, al di fuori, niente rivelava il mio patire, tanto più doloroso in quanto lo conoscevo io sola. Ah, quali sorprese avremo, alla fine del mondo, leggendo la storia delle anime! Quanti stupiranno vedendo per quale via è stata condotta l'anima mia!» (S. Teresa di Gesù Bambino, Storia di un’anima).

Il sacrificio è sempre sofferenza? Può il sacrificio essere frutto d’amore? Si può soffrire per «alleggerire» il dolore degli altri?


V settimana

Un viaggio da compiere


Lettura: Lc 9, 3-6: «Gesù disse loro: “Non prendete nulla per il viaggio: né bastone, né sacca, né pane, né denaro e non abbiate tunica di ricambio. In qualunque casa entrerete, in quella rimanete e da quella ripartite. Quanto a quelli che non vi riceveranno, uscendo dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, in testimonianza contro di loro”. Ed essi, partiti, andavano di villaggio in villaggio, evangelizzando e operando guarigioni dappertutto».

Per la riflessione: Di quale viaggio si tratta? È solo un viaggio quaresimale o intendiamo continuarlo anche oltre questo tempo? Quale conversione auspichiamo per la nostra vita?

Un’esperienza: Cerchiamo di capire insieme cosa significhi rimettere la nostra vita nelle mani di Dio. È la fiducia in lui che dà forza al nostro cammino; è necessario passare attraverso il buio, il deserto, questo tempo di quaresima... smettendo di giocare a nascondino con Dio, per fidarci totalmente di lui…

Quando non abbiamo riferimenti, non possiamo fare altro che fidarti della presenza del pavimento o degli oggetti che ci sono intorno a noi; tuttavia, se non abbiamo niente a guidarci, rischiamo di inciampare, cadere o sbattere da qualche parte. Proviamo questo esperimento: una persona si benda gli occhi e un’altra guida il primo, per un percorso a suo piacimento, prendendolo per mano e dandogli precise istruzioni per muoversi di fronte ad un ostacolo o passaggio stretto. Fornire esperienze, le più varie possibili: se si è all’aperto, gli si può far toccare le foglie di un albero, piuttosto che la corteccia; se si è al chiuso, si può far sentire il profumo di un cibo o di uno spray...

Questo esercizio vuole essere un’esperienza di fiducia dell’altro... Dio fa così con noi.

Quali punti di contatto tra l’esperienza fatta e la compagnia di Dio?

Può essere interessante scrivere un’agenda (dove alla domenica si decide l’impegno da assumersi lungo la settimana) e scrivere ogni giorno i successi o i fallimenti relativi all’impegno, rimettendosi poi nelle mani di Dio e chiedendo la forza di riprendere il cammino. Si può cambiare impegno ogni settimana (conservando il precedente, se ci si accorge di aver fatto poca fatica ad assumerlo) o tenere lo stesso per tutto il periodo.

La conversione in cui allenarsi per tutta la quaresima (e dopo!) può essere anche l’attenzione alle persone con cui facciamo fatica a relazionarci; o un’attenzione più viva ai problemi del mondo... L’importante, per un’autentica conversione, è che ogni impegno sia concreto e aderente alla nostra vita.


Stefano Mussino - Gruppo Laici imc, Torino
Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:07
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