LA CARITÀ

Pubblicato in Preghiera missionaria


 


 

1. “Il nostro cuore Dio lo vuole tutto”

 


 

Ogni tentativo per avvicinnarci a un santo e ogni sforzo per carpire qualcosa del segreto della sua vita deve necessariamente confrontarsi con la fondamentale domanda: chi è stato Dio per lui? Come ha chiamato il “suo” Dio?

 

S. Teresa di Lisieux, ad esempio, ha fatto la grande scoperta della sua vita, una scoperta che ha rivoluzionato la sua esistenza, quando ha incontrato “Dio amore”. Nell’arco della sua esperienza di vita, molti fattori hanno contribuito ad avvicinarla a Dio: l’ambiente familiare, quello sociale, l’educazione ricevuta. E il Dio che Teresa ha imparato a conoscere in famiglia è stato il Dio “buono”, che è Padre e ci circonda di tenerezza. Ma è stato soprattutto nel Carmelo di Lisieux che Teresa ha scoperto, in piena luce, Dio come carità, come amore. L’unità di vita le venne proprio dall’unione con Gesù, sentito come una presenza d’amore. Scriverà alla sorella Celina: «Solamente Gesù è; tutto il resto non è... Amiamolo dunque fino alla follia, salviamogli le anime... Non c’è che una cosa da fare nella notte di questa vita, l’unica notte che non ritorna più: quella d’amare Gesù, con tutta la forza del nostro cuore e salvargli le anime...» (S. Teresa di G. Bambino, Gli Scritti, p. 499).

 

“Il nostro cuore Dio lo vuole tutto”. Questa espressione è stata invece pronunciata dal Beato Giuseppe Allamano parlando ai suoi missionari nel giorno della beatificazione della giovane monaca carmelitana. Era il 29 aprile 1923. «Beata Teresa del Bambino Gesù a ventiquattro anni era già bruciata dall’amore di Dio. E noi missionari e missionarie? Egli il nostro cuore lo vuole tutto. Vedete, non è che noi non amiamo il Signore, ma non lo amiamo nel modo e nella misura con cui Egli vuole essere amato da noi» (CVV 98).

 

Sulla scia degli insegnamenti di Giuseppe Allamano, preghiamo il Signore Gesù che ci sveli il volto amoroso del Padre e ci rimetta nella scia della più autentica santità missionaria, perché “Quando vi è amore, vi è tutto”.

 

 

 

2. La Parola di Dio

 


 

«Un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova:

 

Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?”.

 

Gli rispose:

 

Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore,

 

con tutta la tua anima

 

e con tutta la tua mente”.

 

Questo è il più grande e il primo dei comandamenti.

 

E il secondo è simile al primo:

 

Amerai il prossimo tuo come te stesso”.

 

Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22, 36-40).

 


 

3. Ascoltiamo la parola del Beato Giuseppe Allamano

 


 

«La carità è santità; amare e farsi santi è la stessa cosa. Quando vi è amore, vi è tutto... S. Francesco di Sales conferma: “La vera santità consiste nell’amore di Dio; quanto più uno ama Dio tanto più è santo”. E S. Agostino: “Ama e fa quello che vuoi”. Chi ama Dio non lo offende, ma lo serve fedelmente. La carità è perciò il compendio di tutte le virtù e ne è la perfezione. Ecco perché S. Paolo afferma che la carità è “pieno compimento della legge” (Rm 13,10) e “vincolo della perfezione” (Col 3,14). Non dubita di affermare che, senza la carità, tutto il resto serve a nulla» (CVV 96).

 

 

 

«Il nostro cuore è già così piccolo, che non dobbiamo dividerlo. S. Francesco di Sales diceva che se avesse trovato anche solo una fibra nel suo cuore che non fosse per Dio, l’avrebbe strappata senza misericordia. E noi? Amiamo il Signore proprio con tutto il cuore? Se Gesù in questo momento ci rivolgesse la domanda fatta a S. Pietro: “Mi ami più di questi?” (Gv 21,15), che cosa potremo rispondergli? Ecco l’esame di coscienza che vi propongo. Domandiamoci spesso se il nostro cuore è libero, se non è diviso, se è costante» (CVV 98).

 

 

 

«Amiamo Dio con tutta l’anima, cioè con tutta la volontà, volendo ciò che Egli vuole e come lo vuole. Dimostriamogli il nostro amore con evitare il male e cercare il più perfetto. Spesso ci inganniamo nella vita pratica, specialmente nelle avversità o nei tempi di aridità. L’amore di volontà resiste a tutto e resta saldo anche in mezzo alle prove. Amare il Signore quando tutto va a gonfie vele, quando cioè c’è la consolazione, è tanto comodo! Ma amarlo quando si è nelle tenebre, nel buio dello spirito e il cuore sembra di gelo, allora sì che è vero amore! Facciamo nostre le parole di S. Paolo: “Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia? [...]. Nessuna creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8, 35-39)» (CVV 98).

 

 

 

«Amiamo Dio con tutta la mente, con tutte le forze. Domandiamoci: quali sono i nostri pensieri? I nostri giudizi? Sono tutti secondo Dio? Amare Dio con tutta la mente vuole dire fare tutto con purità di intenzione: tutto per Lui, niente per noi. E ancora, amare con tutta la forza significa amare il Signore più che sia possibile, senza timore di amarlo troppo. Spesso è l’amor proprio che ci riempie il cuore. E noi missionari e missionarie? Se il cuore è pieno di amor di Dio, si manifesta nella nostra vita. Ricordatelo: chi non arde, non può incendiare» (CVV 98).

 


 

4. Rifletto sul brano del Vangelo di Matteo e interrogo me stesso

 


 

Al cuore si comanda...

 

Dio comanda che amiamo Lui e il nostro prossimo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente. Non possiamo attendere che il sentimento susciti in noi l’amore, ma dobbiamo precederlo con la nostra volontà. All’amore cristiano bisogna comandare!

 

Spiega il Beato Allamano: «Nel fare la volontà di Dio si trova la santità più perfetta e la più completa felicità. S. Paolo, appena convertito, l’abbraccia in pieno: “Signore, che vuoi che io faccia?” (AT 22,10). Il Cafasso spiega così l’unione della nostra volontà a quella di Dio: “Volere ciò che Dio vuole; volerlo in quel modo, in quel tempo, in quelle circostanze che Egli vuole, e tutto ciò volerlo non per altro, se non perché così vuole Dio”. Il Signore Gesù Cristo ce ne diede l’esempio con le parole e con i fatti. Se pregava, se lavorava, se predicava, era sempre per fare la volontà del Padre. Sulla Croce, dopo aver dichiarato che tutto era compiuto, chinò il capo (cf. Gv 19,30) come ad indicare che anche in quell’ultimo atto della morte faceva la volontà del Padre» (CVV 100). Il cuore grande di Madre Teresa di Calcutta è rimasto nel freddo e nel buio per decine di anni, eppure ha saputo aprirsi all’amore del prossimo e a Dio con una naturalezza sconcertante: sapeva comandare al suo cuore!

 

Verso chi e che cosa indirizzo il mio cuore?

 

 

 

Non due ma un comandamento solo

 

Nella prima Lettera di S. Giovanni si afferma: «Se uno dice di amare Dio e odia suo fratello è un menzognero; perché chi non ama suo fratello che vede, come può amare Dio che non vede?» (1 Gv 4,20). In questo testo ˗ spiega Benedetto XVI nell’Enciclica Deus caritas est ˗ viene sottolineato il collegamento inscindibile tra amore di Dio e amore del prossimo. Entrambi si richiamano così strettamente che l'affermazione dell'amore di Dio diventa una menzogna, se l'uomo si chiude al prossimo o addirittura lo odia. Dobbiamo intendere il testo di Giovanni nel senso che l'amore per il prossimo è una strada per incontrare Dio e che il chiudere gli occhi di fronte al prossimo rende ciechi anche di fronte a Dio. Con Dio e in Dio, io posso allora amare anche la persona che non mi piace o che non conosco. Tale amore “difficile” viene suscitato in noi dall’intimo incontro con Dio. Un incontro che è diventato comunione di volontà arrivando a toccare perfino il sentimento. Allora imparo a guardare quest'altra persona non più soltanto con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo la prospettiva di Gesù. Il suo amico è mio amico.

 

Quali sentimenti suscita in me tale riflessione sull’inscindibile amore a Dio e al prossimo? Come supero le sfide quotidiane ad amare il prossimo che non è in armonia con il mio sentire e il mio volere?

 

 

 

La carità missionaria

 

Per Giuseppe Allamano, la carità non è soltanto impegno personale e comunitario verso la santità, ma si trasforma pure in strategia missionaria. «La carità verso Dio è necessaria in modo particolarissimo a noi, che abbiamo ricevuto la vocazione e la missione di comunicarla: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!” (Lc 12, 49). Come potremo comunicare questo sacro fuoco se non ne siamo ripieni noi per primi? Il Signore Gesù, prima di affidare a Pietro la cura del gregge, gli richiese tre affermazioni di amore. Gesù non affida la missione di evangelizzare se non a chi lo ama, a chi lo ama molto, a chi lo ama moltissimo. Non basta che lo amiamo in modo qualsiasi, ci vuole un amore superlativo. Solo un grande amore ci renderà ardenti missionari e missionarie, ci farà sopportare volentieri i sacrifici della vita apostolica e assicurerà il frutto alle nostre fatiche» (CVV, 101).

 

Cerco di crescere nell’amore missionario, di contagiare tutti con quel “fuoco” che mi porto dentro?

 


 

5. Trasformo la parola dei testimoni dell’Alllamano in preghiera

 


 

«Giuseppe Allamano amò Dio con tutto il cuore. Quante volte lo sentii esclamare: “Sì, meglio schiacciare questo cuore piuttosto che una sola fibra non vibri di amor di Dio!” Amò Dio con tutta la mente; il suo pensiero era costantemente fisso in Dio [...]. Amò Dio con tutta l’anima, e cioè con tutta la volontà. E spiegava: “Si può sentire molto e amare poco; si può invece sentire niente e amare molto”. Amò Dio con tutte le forze. Lo diceva egli stesso di non volersi accontentare di un amore qualsiasi ma di volere un amore “superlativo”. Parlando delle varie contingenze della vita soleva dire: “Con un po’ di amore di Dio si è sempre aggiustato tutto”».

 

Signore Gesù, insegnami ad amare il Padre Celeste come l’hai amato tu, con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta l’anima. Tu vuoi che mi arrenda al corteggiamento del Padre che mi ha preceduto nell’amore, che lasci fiorire nel mio intimo la tenerezza che Lui costantemente mi offre. Mi hai insegnato che amare non è lo sforzo di chi vuole rendere onore, ma la risposta di chi ha sentito la seduzione di Dio. Così anch’io posso porre l’amore al centro della mia vita.

 

Signore, sento il desiderio di amarti, desiderio che cresce col passare degli anni, pur nella consapevolezza della fatica che faccio ad amare con libertà e pienezza. Signore, continua ad essere mio maetro di amore.

 


 

«Aveva una particolarissima abilità nel comunicare ai suoi ascoltatori questa ardente fiamma di carità per il Signore, che gli bruciava il cuore. Mentre egli era sempre calmo e misurato in tutte le sue azioni, quando parlava di Dio e dell’amore di Dio, si infiammava e il suo occhio si illuminava. Sua regola era di fare in tutto e sempre la volontà di Dio, senza alcun riguardo per gli onori terreni o per la stima degli uomini».

 

Gesù, mi chiedi pure di amare con forza, con intensità, fino a scottarmi, dando del mio meglio. A volte mi deprimo perché non riesco ad amare come vorrei. Ma tu mi dici: ama come riesci, non come vorresti. Gesù, tu non vuoi persone tiepide, ma gente entusiasta. Preferisci chi sbaglia per eccesso che per difetto. Mi suggerisci però di amare con intelligenza, conoscendo, imparando, nutrendo la mia mente, aperto alle esperienze più diverse. Aiutami a scoprire quanto il Padre tuo e mio è creativo, immaginifico, stupendo, diffuso, presente ovunque!

 

 

 

«L’amore che l’Allamano portava al Signore, diveniva per lui fonte di vivissimo amore per il prossimo. Questo suo amore era dettato sempre da motivi soprannaturali. Portato da questo amore, egli svolse tutta la sua attività sacerdotale per il bene delle anime, indirizzando ogni sua opera a questo fine. E soprattutto dimostrò questa sua carità con la fondazione dell’Istituto missionario, che, mentre tende alla perfezione spirituale dei suoi memebri, è diretto a procurare la salvezza di tante anime».

 

Signore Gesù, leggo nel decalogo che è proibito farsi un’immagine di Dio per non rischiare di confonderlo con un idolo. Tu hai insegnato che è pure proibito farci un’immagine del nostro prossimo, poiché questi è qualsiasi persona. Anzi, hai chiesto che noi stessi diventiamo “prossimi” di ogni persona, vicina e lontana, per poter così essere discepoli tuoi.

 

Ora mi chiedi, Signore, di diventare “samaritano” come lo sei stato tu. Fremendo dentro di me, commuovendomi e sentendo tenerezza nell’intimo, che possa avere forza ad avvicinarmi ad ogni pesona e ad incarnare la stessa compassione del Padre tuo.

 


 

6. Chiedo a Maria il dono della carità

 


 

Santa Maria, Madre di Dio,
tu hai donato al mondo la vera luce,
Gesù, tuo Figlio – Figlio di Dio.
Ti sei consegnata completamente
alla chiamata di Dio
e sei così diventata sorgente
della bontà che sgorga da Lui.
Mostraci Gesù. Guidaci a Lui.
Insegnaci a conoscerlo e ad amarlo,
perché possiamo anche noi
diventare capaci di vero amore
ed essere sorgenti di acqua viva
in mezzo a un mondo assetato.

 

(Deus caritas est, 42).

Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:07
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