Organizziamo la vita da vivere sempre
At 2,42-47. La comunità cristiana è presentata come una fraternità disposta a praticare tutto l’insegnamento degli Apostoli, di cui i cristiani sono assidui ascoltatori, per diventare una umanità proponibile come segno dei tempi nuovi.
1 Pt 1,3-9. La catechesi battesimale spiega la natura della nuova esistenza cristiana. Essa è già risurrezione perché la speranza è diventata attesa di una promessa già compiuta.
Gv 20,19-29. Verificare la presenza di Gesù assicurava una memoria certa che registrava in modo drammatico passione croce e morte. Quello era l’ultimo Gesù visto, una bella storia da ricordare.
San Tommaso è diventato un luogo comune per qualificare un incredulo caparbio. Così semplice? Provo a riflettere, voglio scoprire qualcosa di più. Cosa non credeva Tommaso? Lui aveva visto morire Gesù, da lontano ma l’aveva sentito e seguito come gli altri. E l’avevano rinnegato tutti, anche gli Apostoli. Ma non c’erano dubbi che Gesù era Dio e la sua missione era salvare gli uomini. Gesù aveva compiuto tutto quello che c’era da finire. La vita umana, la predicazione, i segni indicativi e comprovanti. Anche la morte l’aveva data tutta. Non restava più nulla, non gli era rimasto più nulla da dare. Perchè doveva ritornare Gesù? Aveva insegnato e non avevano capito. Aveva amato e l’avevano odiato, aveva guarito e l’avevano tradito. Aveva indicato una nuova strada e l’avevano preso in giro. Aveva fatto miracoli e mostrato segni strepitosi e non avevano visto niente. Gesù era lì, con le mani ancora ferite. Era lì proprio per lui, Tommaso. Perchè credesse in quello che non finisce mai e rappresenta quello che vuole dare veramente Dio: amore infinito. Gesù aveva detto sono venuto a completare tutto quello che era cominciato. Ha completato la morte dando la risurrezione, ha completato la conversione dando il perdono, ha completato la legge dando la Grazia. Una cosa non aveva potuto completare ed era la ragione della sua condanna: l’amore consegnato a tutti. Ecco perchè tornava, per dare il suo amore e assicurare che mai sarebbe mancato. Tommaso faceva fatica a credere che il Gesù risuscitato fosse lo stesso che aveva visto nella passione e morte; faceva fatica ad accettare che il Gesù coperto di sangue, flagellato, con una corona di spine, inchiodato in croce, fosse lo stesso che appariva agli apostoli. Ecco perché dice di voler vedere i segni dei chiodi e il costato aperto dalla lancia. Se non vedo quei segni non posso credere che sia lo stesso Gesù.
I dubbi di Tommaso fanno una grande bene perché si fa ancora fatica a credere che un povero disgraziato abbia il volto di Gesù, che un bimbo maltrattato e cancellato abbia la presenza di Gesù, che un ammalato terminale che facciamo fatica a capire per quale ragione continui a vivere, sia la icona di Gesù. Gesù nella passione era molto peggio di qualsiasi peggio che possiamo immaginare. Tommaso aveva un dubbio: il Gesù che ho visto completamente distrutto è lo stesso che i compagni apostoli dicono di aver visto risorto e trionfante? Ecco perché quando vede i segni delle ferite nelle mani e nei piedi si inginocchia e crede. È lo stesso Gesù. Domanda: noi ne siamo davvero convinti o continua il dubbio anche se abbiamo dei bei crocefissi che riusciamo a vedere come immagine di Gesù solo in chiesa, sugli altari?