Gesù è la parola la Chiesa sia la voce
Entrata messianica di Gesù a Gerusalemme e racconto della Passione. Era un giorno di grande folla. Gerusalemme la città santa, era invasa dai pellegrini arrivati per le feste pasquali. Una dolce impazienza conquistava poco a poco lo spirito e il cuore.. Ognuno si accingeva a celebrare la Pasqua, questa straordinaria manifestazione della potenza benevola di Dio verso il suo popolo. Gesù seduto su un asinello entra nella città di Davide. È acclamato dalle persone che l’accompagnano. Riconoscono in lui il Messia atteso: ‘’Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell’alto dei cieli’’. Non sappiamo gran che della folla attorno a Gesù quel giorno e nemmeno di quella che assisterà alla Passione. Una persona o due escono dall’anonimato. C’è il padrone dell’asinello che concede quello che è suo perché ‘’il Signore ne ha bisogno’’. C’è poi il padrone della sala dove il Signore con gli Apostoli mangeranno assieme l’ultima cena. ‘’Andate in città da un tale e ditegli: “il Maestro ti avvisa, il mio tempo è vicino, è a casa tua che voglio celebrare la Pasqua con i miei discepoli’’. Dovremmo sentire che anche a ciascuno di noi il Signore fa la stessa richiesta: ‘’è a casa tua che voglio celebrare la Pasqua’’. Cosa e come vorremmo rispondere? È una opportunità unica per trasformarci.
Ricordiamo che è la domenica del trionfo spontaneo realizzato da chi desiderava che cambiassero le cose. Chi non voleva assolutamente cambiamenti era la autorità sociale e religiosa che non accettava di disporre diversamente le sedie e le poltrone e cambiare i posti già occupati da secoli e secoli. La gente comune che era rimasta senza sedia e in piedi, aspettava invece un regno nuovo e decreta con entusiasmo il trionfo popolare per Gesù, il nuovo re, figlio di Dio con tutti i titoli e i poteri per fare il ribaltone. Quindi la domenica delle palme è l’annuncio del nuovo ordine di posti e di idee. Gesù autorizza l’interpretazione e dà diritto alla gente di gridarlo ben forte. Gesù porta il cambiamento, la libertà dagli schemi, dalle imposizioni fatte in nome di Dio e con la scusa della morale e della etica. Gesù reclama la libertà assoluta e dichiara che lo schema è solamente un modello. Possiamo cambiare i modelli? O siamo obbligati a mantenerli per sempre? Se è ridicolo tenere sempre lo stesso modo di vestire, agire, lavorare e decidere, perchè vogliamo mantenere per secoli e secoli gli stessi modelli nella Chiesa come non si facesse un cammino, come non si parlasse, studiasse, capisse di più, come non si facessero esperimenti e prove e collaudi.
Allora è obbligatorio crescere, riuscire di più e meglio, essere felici, non essere frustrati e scoraggiati, non essere buttati, ma arrivare a una statura eccellente, che è proprio la statura di Gesù, nostro modello per quanto riguarda la capacità, la maturità, la responsabilità, l’azione, l’opera, la decisione e la scelta.
Se qualcuno si arrende, si scoraggia, si isola, non tenta niente, Gesù non è glorificato e il suo lavoro diventa inutile. Essere nella Chiesa vuol dire appunto assumere con responsabilità il compito di aiutare gli altri a risolvere le fragilità e le deficienze e riuscire a realizzarsi e a realizzare i compiti, gli obiettivi e responsabilità di tutti.