Credere nella chiamata giusta
Gn 12,1-4. Se Abramo è il modello della fede, anche noi a conseguenza della fede ci mettiamo a cercare altri orizzonti, per avvicinarci ad altre maniere di vivere, di camminare, di amare. Ma c’è un particolare che non dobbiamo omettere. Abramo comincia il cammino senza sapere niente e poco a poco imparerà a vivere, a decidere, a scegliere. La promessa di Dio diventa quella dimensione che sembra assurda: già ma non ancora che vuol dire entrare in possesso di una realtà futura, poco a poco, per dono e grazia.
2 Tm 1,8b-10. Il progetto di Dio per salvare l’umanità, include anche la nostra vocazione. La metafora della luce per indicare la nuova vita che ci trae Gesù, nonostante le difficoltà di quella che viviamo attualmente, avvicina questa lettura alle immagini che troviamo nel vangelo della Trasfigurazione.
Mt 17,1-9. Con la presenza di Mosè e Elia che conversano con Gesù veniamo a capire che riconoscono in Gesù il Verbo non più solamente riferito ma proclamato in vivo e diretto. La voce dal cielo pone in evidenza quello che è Gesù: la pienezza della rivelazione. Gesù si trasfigura perché poi con la risurrezione tutti dovranno trasfigurarsi, passare a un’altra figura, a un altro modo di essere.
Mosé e Elia sono i personaggi che accompagnano e commentano la trasfigurazione di Gesù. Rappresentano il cammino del deserto per arrivare alla terra della promessa (Mosè) e arrivare alla terra di Dio (Elia). La terra che il popolo salvato aveva ricevuto in eredità non aveva dato quell’altro mondo che si sperava. Non era cambiato nulla. Elia cerca la terra di Dio dopo il fallimento della terra di Israele. Gesù è la conclusione; la risposta per la legge e la profezia è il vangelo. Convertirsi vuol dire credere al Vangelo. Essere un altro vuol dire che abbiamo adottato il Vangelo come economia di vita. Ci trasfiguriamo quando viviamo il Vangelo. Ci trasfiguriamo in Gesù. Gesù non è immagine, è realtà vera e definitiva: sta oltre la figura; è forma e contenuto, presente e futuro. È persona che si ascolta oggi e domani, che si segue e si diventa oggi e domani, con cui si vive oggi e domani. La storia di Gesù non si ferma, arriva all’eternità oltre i nostri limiti e figure di passaggio. E il Vangelo mi accompagna per motivarmi ad assumere la nuova vita, a camminare nonostante le oscurità del percorso, le incomprensioni per i miei limiti certamente superabili ma presenti come fastidiosi compagni di viaggio; il Vangelo mi accompagna e mi fa passare alle trasfigurazioni che si presentano: secondo l’intensità e la qualità degli incontri, secondo la disponibilità e l’accettazione e i superamenti che avvengono nel processo di avvicinamento. Parto dalla mia dimensione ma vado verso quella che mi offre e illustra Gesù mediante il Vangelo, la sua parola letta nei testi e ascoltata nella preghiera e nella meditazione.
Dio liberò Abramo dal sequestro: la sua terra, la sua parentela, la sua identità senza Dio vero. Dio liberò Israele dalla schiavitù d’Egitto. Dio liberò Elia dalla schiavitù del successo. Per che cosa? Per tornare ad essere schiavi? Per rimanere installato nella stessa mentalità, nella vita ridotta senza visione e senza libertà? Dio ci ha liberati perché fossimo liberi: di camminare, di trovare, di scoprire, di conoscere, di amare, di sacrificarsi, di commuoversi, comprendere e sostenere gratuitamente; liberi di amare e servire Dio senza paura e senza spaventi. Il cambiamento immenso è convincersi che il tempo della legge e della Parola senza Gesù è finito. Se Gesù è presente, vivo e raggiungibile, chiediamo solo ai rappresentanti?