Numeri 6,22-27. Invocheranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò. Si chiede la ‘’shalom’’ la pace, concetto che include anche valori come prosperità, santità, benessere.
Galati 4,4-7. Gesù nacque in una famiglia, in una società, in una tradizione e cultura ma non per rimanervi senza voce e senza libertà perché nonostante tutti i legami siamo liberi e riferibili prima di tutto a Dio. Secondo San Paolo la legge ha la funzione di accompagnare nella crescita per arrivare alla statura di Cristo. (Cf- 1 Cor 3)
Luca 2, 16-21. I pastori incontrarono Maria e Giuseppe e il bambino. Nell’incontro riconoscono il vangelo che aveva annunciato l’Angelo: è nato per voi un Salvatore. E’ quello che vedono.
Celebriamo l’ottava di Natale e siamo invitati a guardare Maria come madre di Gesù e madre nostra. Sono impegni chiesti direttamente da Dio nella Annunciazione e da Gesù sulla croce a cui ha detto chiaramente di sì. È tradizione che il primo gennaio si celebri la giornata mondiale della pace. Nella società civile l’anno nuovo è la celebrazione più importante e grande come estensione; tutti si sentono obbligati di partecipare in qualche cosa che dimostri di cominciare un tempo nuovo. La tradizione è di celebrare in famiglia o dove si è disposti ad essere amici. Anche per la chiesa diventa un impegno ad essere famiglia e a formare un assieme totale. La pace è un dono che vive di reciprocità: ti do la pace mi dai la pace, ma non come il mondo, bensì come dono di amore, di verità, di giustizia, e libertà. Sarebbe opportuno riflettere su quali segni oggi manifestano la appartenenza alla Chiesa. San Paolo parlava di un segno incancellabile posto nel cuore. Noi guardiamo Maria, la Madre di Dio. Dice il Vangelo che Maria ‘’conservava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore’’. Anche noi, nel giorno della ottava di Natale, dobbiamo meditare e far nostro questo spirito di riflessione senza precipitarci a giudicare o a rifiutare ma soprattutto per migliorare la nostra visione della realtà che ci circonda. Così sarà proprio un anno nuovo non solo di nome, ma di atteggiamento e pratica pieni di pace e magnanimità nella vita sociale. Un augurio è che ogni persona, secondo il luogo e la circostanza, insomma che tutti riusciamo a migliorare le nostre relazioni sociali, politiche, ecclesiali, familiari. Quello che mi colpisce di più è un senso di esasperazione che circola dovunque. E si cade facilmente in un clima di insulti e minacce, di squalifica degli avversari e dei ‘’differenti’’, di interpretazione superficiale e accelerata, di dichiarazioni degli uni e degli altri senza confronto, diffondendo perfino mezze verità o mezze bugie. In una comunità come pure in una famiglia si riesce ad ascoltare le ragioni degli altri, se ci vogliamo bene e arriviamo anche a difendere le nostre idee con ragionamenti e non con pregiudizi.
L’impegno sarà di cercare la convivenza e non l’intransigenza, la riconciliazione e non l’aggressività, subito, per principio. Possiamo essere critici degli altri se accettiamo anche di criticarci noi stessi quando sia necessario. E noi cristiani, gente di Chiesa, dovremmo preoccuparci di dare l’esempio, mettendo in comune quello che ci unisce assieme a quello che ci fa distinti e a volte opposti, in un ambito di pluralismo e di rispetto per i diritti degli altri. Dice una preghiera eucaristica: la Chiesa risplenda in mezzo agli uomini come segno di unità e strumento di pace.