V DOMENICA DEL TEMPO

Pubblicato in Domenica Missionaria

La politica del “solo noi” causa le “mani vuote” anche in missione

 

Is  6,1-2.3-8.  Non dimentichiamo che “per Grazia di Dio” va assieme alla efficienza e idoneità personale perchè, senza, su cosa si appoggerebbe la Grazia? Il dono è perfettamente complementare.  1 Cor 15,1-11. Per portare a buon fine la missione ricevuta, assieme alla fede in Gesù e la nostra disponibilità, ci vuole  l’obbedienza: sia quello che siamo sia quello che facciamo deve essere per Grazia di Dio.

Lc 5,1-11. Pietro e soci avevano vissuto quello che era considerata una attività ben conosciuta, collaudata dal “io so cosa fare”. Nella agenda veniva incluso anche il fallimento: non prendere niente. Una cosa che conosciamo bene anche in Missione.

 

Abbiamo senza dubbio capito che tutto il nostro fare deve partire da un punto primo obbligatorio: Gesù e la sua parola. Ricordiamo l’avvertimento: vi hanno detto ma io vi dico. Soltanto bisogna considerare che con la presenza di Gesù la Parola arrivava direttamente. Dopo tutto è stato condizionato dall’ “indirettamente” e sono entrati nello spazio intermedio i maestri, gli incaricati, i ministri, le autorità, i delegati. Il principio rimane valido: che ci sia comunione reale e vera e non un sentito dire. Siamo arrivati ad avere differenti parametri culturali, parole, stili di comprensione. Risulta abbastanza difficile appoggiarci a vocabolari oramai incomprensibili  per capire oggi quello che si deve fare e vivere oggi. Forse il processo rimane lo stesso: esperienza personale di Gesù, conoscenza della sua volontà, del suo stile, del suo modo e forma di pensare, della sua apertura, dei suoi desideri.  Poi bisogna aggiornare tutto senza alterare il testo e la lettura ideologica. Sarà anche opportuno affidarci alla testimonianza e aprirla al contributo e partecipazione degli altri in modo che sia più ampia e si esprima meglio, si arricchisca di nuove esperienze e carismi.  La revisione e la consulta non debbono mai mancare. Se siamo araldi del Re e il Re non si vede mai, non si sente mai, non si vede regnare, mai si presenta, allora c’è il rischio che alla fine chi parla, chi si mostra, chi si presenta, chi insegna sono soltanto io. In questo modo anche senza volerlo si manipola impunemente l’icona, la parola e la decisione. E arriverà la convinzione che Gesù dice quello che dico io e vuole quello che voglio io e pensa quello che penso io. Ecco dove comincia la imperfezione, la scarsità dei risultati. Ci sono soltanto io con dei grandi vuoti senza avvenire complementare. 

 

Seguire Gesù ed essere suo discepolo e collaboratore è inizio di un processo complementare, perchè tutto vale se è presente la Grazia di Dio che sviluppa e fa crescere il segno umano mio che offro per diventare testimonianza, ministero, missione, amore, salvezza di Cristo. Allora cambia anche la prospettiva come successe con gli Apostoli: d’ora in avanti sarete pescatori di uomini. Pescavano pesci come sapevano fare da sempre e il mestiere lo conoscevano bene.  Dopo non vuol dire che sia importante cambiare la pratica, la specializzazione, l’arte, la qualità, il carisma, la professione. E’ indispensabile cambiare il riferimento, e sapere esattamente a cosa si riferisce tutto quello che facciamo, inventiamo e programmiamo. Se trattiamo con la gente, la gente non deve continuare ad essere l’oggetto misterioso, invisibile, ignorato, emarginato e scartato.  Può succedere che il metodo sia ottimo ma inapplicabile.    

 

 

 

Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:12
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