MARIA SANTISSIMA CONSOLATA

Pubblicato in Domenica Missionaria

Mercoledì 20 Giugno
MARIA SANTISSIMA CONSOLATA

 

Isaia 61, 1-3a.6b.8b-9. Dio non é d’accordo che la societá imponga ceneri, lutto e lamenti.

1 Corinti 9, 16-19.22-23. Consolare vuol dire salvare ad ogni costo. Se metto dei prezzi la mia consolazione fallisce.

Luca 1, 39-47. Arriva Maria Santissima e tutti diventano felici. Anche il bebé nel seno di Elisabetta salta di gioia.

 

Si chiama Consolata perchè la gente nel nome aveva messo tutto quello che sapeva capire di Maria Santissima. Il quadro attira subito l’attenzione anche per la dolcezza del disegno. Guardandola uno si sente consolato. E in dialetto non c'è genere.

Uomo e donna usano la stessa parola: ''cunsulà''. Così la Consolatrix aflictorum, nostra Signora della consolazione è diventata ''Consolata''.  Non è il titolo della Madonna ma quello che uno sente nel cuore dopo la visita e la supplica. Come bisognosi ci rivolgiamo a lei perchè abbiamo tanti guai e non sappiamo cosa fare.

Noi devoti parliamo soltanto delle tragedie quotidiane  e possiamo raccontarlo tutto perchè Lei ci ascolta. Alla fine, quando già è l'ora di tornare alla solita guerra, ci diamo conto che il cuore è pieno di speranza. Ci sentiamo consolati. Possiamo lavorare ancora e cercare ancora rimedi e soluzioni. Siamo Consolati.

È la versione popolare. Ma anche abbiamo costruito quella teologica e quella pastorale. Specialmente noi Missionari della Consolata ci sentiamo inviati speciali per una missione speciale: portare la Consolazione di Dio ai popoli. Anche in Quichua abbiamo trovato l'appoggio filologico per meravigliare i nostri catechisti che sono rimasti entusiasti del nuovo aspetto pastorale. Consolare vuol dire rendere felice perchè i guai o sono terminati o hanno trovato una soluzione.

Felicità si dice ''cushi''. Essere felice si dice ''cushina''. Felice si dice ''cushic'' che vuol dire letteralmente ''colui che è felice''. Ma i verbi hanno una particella causativa ''chi'' che cambia il ruolo: se l'aggiungiamo a ''uno che è felice'' diventa ''uno che fa essere felice''. Il verbo missionario diventa ''cushichina'': far felice la gente, ''runacunata cushichina''. Allora dico anche questo. In Missione si realizza la stessa avocazione popolare. Perchè noi Missionari alle volte ci sentiamo scoraggiati?

Nonostante tanti sacrifici, tanti soldi spesi, tanti progetti, i poveri rimangono afflitti, senza speranza. Come vorremmo vederli felici, contenti, dignitosi, capaci e buoni. Anche noi protetti dalla nostra Madre Consolata ci sentiamo davvero identificati dal titolo: ci sentiamo consolati e lavoriamo ancora di più per far felici gli altri. Saremo consolati se consoliamo, saremo felici se facciamo felici.

Addossati al tuo manto, gli occhi immensi e ammirati,le mani che stringono paure e lamenti, mani ferite che abbiamo noi figli tuoi, alziamo dalla polvere la croce, dei nostri tormenti e supplichiamo coincidenza nel tuo sguardo, e nel tuo figlio santissimo verso i nostri occhi, che ti affidano sogni spenti e indugiano speranze morte. Davvero siamo figli minori e ultimi e ci bastano le briciole della tua protezione e un cenno sorridente nel tuo volto immacolato per l'incanto dell’alba angelica di tuo figlio Gesú, per chiamarti dolcissima Consolata. Amén

Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:12

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