2 Sam 7,1-5. 8-12. 14. 16;
Rm 16,25-27;
Lc 1,26-38.
La Bibbia dice che Davide aveva trent’anni quando fu fatto re e regnò per quarant’anni. Regnò a Ebron sulla casa di Giuda sette anni e sei mesi, e in Gerusalemme regnò trentatré anni su tutto Israele e su Giuda (2 Sam 5,4).
Quando fu re in Gerusalemme disse al profeta Natan “vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto una tenda” (2 Sam 7,2). Voleva costruire una casa a Dio, ma per mezzo di Natan Dio fece sapere a Davide “non tu Davide costruirai una casa per me, ma io, Dio, costruirò una casa per te”. Cioè Dio promette a Davide di dargli un discendente per il quale Dio sarà padre “io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio” (2 Sam 7,14) – e il cui trono sarà reso stabile per sempre.
Questo oracolo di Natan è il primo anello delle profezie sul Messia “Figlio di Davide” – per circa mille anni quella promessa di Dio sosterrà la speranza di Israele anche nei momenti più oscuri della sua storia. Dice san Paolo “quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio nato da donna, nato sotto la legge (Gal 4,4). L’Annuncio viene rivolto ad una giovane di Nazareth, villaggio che non era mai stato citato nell’Antico Testamento e che non godeva di buona fama. Eppure questa donna era stata segretamente preparata alla maternità che le è proposta – l’angelo la saluta chiamandola“colmata di grazia”. Possedeva una perfezione di santità che lo Spirito Santo aveva stabilita in Lei, perfezione che le avesse permesso di svolgere un ruolo materno nei riguardi di un Bambino pieno di santità divina. Questo medesimo Spirito Santo le aveva ispirato il desiderio di rimanere nella verginità, desiderio che ella esprime all’angelo in risposta al progetto di maternità “come si farà questo, poiché io non conosco uomo?”; ricevette l’assicurazione che lo Spirito Santo avrebbe lui stesso operato il concepimento verginale del Bambino; la sua azione avrebbe continuato a manifestarsi in seguito per animare la sua vita materna.
L’angelo ritiene di dover portare una garanzia, una prova che permette di credere ad una novità così grande: “vedi, anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio”. Maria crede alla potenza divina superiore a tutte le forze umane. (La fede di Maria ci stimola a credere a questa onnipotenza divina in tutte le nostre debolezze e impotenze. La fede permette di offrire a Dio la cooperazione desiderata come Maria ha fatto nella grande opera dell’Incarnazione). La volontà di rimanere vergine, che sembrava un ostacolo al progetto divino, era invece la condizione richiesta per il suo compimento. Dio ha voluto che suo Figlio nascesse da una vergine perché Gesù fosse suo Figlio non solo a riguardo della natura divina ma anche a riguardo della natura umana – voleva tenere il suo pieno nome di Padre su Gesù che è vero Dio e vero uomo.
Immersa nella sua fede Maria dà il suo consenso “ecco la serva del Signore., avvenga di me quello che hai detto”. Dopo questo “sì” il mondo cambiò volto, perché ormai possedeva il Figlio di Dio come Salvatore incarnato.L’angelo aspettava appunto questo sì perché Dio non voleva salvare gli uomini senza la loro adesione. Difatti Leone XIII “il Figlio di Dio stabilì di farsi uomo per salvarci, però non volle dare inizio a questo suo proposito prima che sua Madre dicesse di sì al posto di tutti gli uomini”, e dopo quell’assenso il Verbo si fece carne: prese un corpo ed un’anima come il nostro corpo e la nostra anima, unì la sua divinità con questo corpo e quest’anima e divenne il Dio-Uomo. (L’unione tra la natura divina e la natura umana avvenne nella persona del Verbo, unione detta “l’unione ipostatica”).
San Paolo parla di quanto costò al Signore il mistero dell’Incarnazione: “Cristo Gesù, pur essendo di natura divina non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini” (Fil 2,6).
Il Vangelo è la manifestazione del Verbo fatto carne nel seno della Madonna, al quale essa dona la sua natura e la sua generosa assistenza materna. San Sofronio vescovo di Gerusalemme, dice di Maria: “nessuno come te si avvicinò tanto a Dio, nessuno come te è stato partecipe della grazia di Dio, nessuno poté ricevere in se stesso Dio, nessuno poté godere della presenza di Dio”. La salvezza avvenuta per il “sì” del Figlio: entrando nel mondo disse “ecco io vengo per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb 10,7); e per il “sì” di Maria “eccomi, io sono la serva del Signore”; così il nostro “sì” per trovare la felicità dell’obbedienza a Dio liberandoci dal veleno del serpente.
L’Incarnazione fu oggetto di assidue meditazioni da parte di Maria (Lc 2,19.51) – la fede non è vampata ma fuoco tranquillo e costante. E la Chiesa lungo tutti i tempi continua a meditare sulla verità del Natale del Figlio di Dio – san Giovannidella Croce dice che il mistero dell’Incarnazione è una miniera inesauribile.
In questa atmosfera natalizia viene a proposito quanto dice Tagore: “mi hai fatto senza fine, questa è la tua volontà. Questo fragile vaso continuamente tu riempi di vita sempre nuova. In questo piccolo flauto di canna hai soffiato melodie eternamente nuove. Quando mi sfiorano le tue mani immortali questo piccolo cuore si perde in una gioia senza confini. In queste piccole mani scendono i tuoi doni infiniti. Passano le età e tu continui a versare e ancora c’è spazio da riempire”.