Abbiamo letto nella seconda lettera: “Colui che discese è il medesimo che anche ascese al disopra di tutti i Cieli, per riempire ogni cosa” (Ef.: 4,10). Ogni cosa trova in Lui il suo posto: il senso di giustizia e di pace non può essere trovata che in Lui. Gesù dice ai suoi discepoli: “Io vado a prepararvi un posto, e quando l’avrò preparato, allora ritornerò e vi porterò con me. Cosi che dove sono io siate anche voi”. (Gv. 14: 2-3). Come può avvenire questo? Nella prima creazione vediamo che Dio e l’uomo sono due identità distinte, come del resto tutta la creazione. Nella Nuova creazione qualcosa di stupendo è avvenuto, opera dell’amore del Padre, come per meraviglia la natura umana si trova in quella Divina: siede dunque alla destra del Padre. “Ecco faccio nuove tutte le cose” (Ap. 21: 5). Non ci meraviglia dunque la frase di S. Agostino che troviamo nell’Exulted della notte di Pasqua: “Oh, felice colpa che ci hai meritato un così grande Redentore” (Omelia di Pasqua). Per cui per noi qui ancora pellegrini sulla terra, la nostra fede ci dice di vivere con Lui nella speranza, perché facciamo parte del suo Corpo, che è la Chiesa. Dunque la realtà rimane che Lui siede si alla destra del Padre, ma è sempre con noi essendo il nostro Capo: “Io sono con voi fino alla fine dei tempi” (Mt. 28: 20).
Considerati questi aspetti, vediamo come la realtà della dimensione Missionaria sia essenzialmente evidente. Tutti i popoli e tutte le Nazioni entrano a fare parte di questo meraviglioso piano di Dio: riunire a Sé tutta l’umanità da Lui creata e salvata a fare parte di questo Corpo il cui Capo è Cristo. “Voi tutti, infatti, siete figli di Dio in Cristo Gesù. Poiché quando foste battezzati in Cristo, avete rivestito il Cristo: non conta più l’essere giudeo o greco, né essere schiavo o libero, né l’essere uomo o donna poiché voi tutti siete un essere in Cristo Gesù” (Gal.3-26-28).
Infatti Cristo nel dare l’addio ai suoi Discepoli li manda a predicare, come ci dice appunto il vangelo che abbiamo letto oggi: “Essi se ne andarono a predicare dappertutto con la cooperazione del Signore il quale confermava la parola con i miracoli che l’accompagnavano” (Mc.16:20). La Salvezza infatti viene solo da Cristo, non c’è nessuno che sia escluso da questa salvezza a meno che noi stessi ci vogliamo escludere, ma Lui ci offre di continuare questa Salvezza che ci viene nell’inserirsi in questo Corpo: Cristo poi ci ha dato i mezzi e la possibilità per vivere non schiavi dal potere di questo mondo, ma liberi figli di Dio.
È Lui che guida la sua Chiesa, è Lui che la glorifica, è Lui, primo Martire che le dà la forza di superare le difficoltà che incontriamo. È Lui che l’aiuta nella difficile esistenza di tutti i giorni per poterla trovare “Pura e senza macchia” per farla sedere nel trono di gloria che lui ha preparato per Lei. Come ha detto ai suoi primi Discepoli “Verrò e vi porterò con me, cosi che dove sono io siate anche voi” (Gv. 14,3).
Questa Celebrazione Liturgica ci riporta e ci fa vivere con nostalgia allo zelo degli Apostoli i quali di buon animo, mandati da Cristo, si diedero a predicare la Salvezza con entusiasmo, pieni di zelo fino a donare anche la loro stessa vita per la Parola. Quindi dietro il loro esempio predichiamo e viviamo questa salvezza con zelo apostolico e missionario, chiediamo con fede a Dio cosi come ci esorta la preghiera che introduce la Liturgia di oggi, la quale contiene la riflessione che abbiamo fatto: “Esulti di santa gioia la tua Chiesa, Signore, …poiché in Cristo asceso al Cielo la nostra umanità è innalzata accanto a te, e noi, membra del suo Corpo, viviamo nella speranza di raggiungere il nostro Capo nella gloria” (Colletta).