XX Domenica - Tempo Ordnario "B"

Pubblicato in Domenica Missionaria
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In questa Domenica la Liturgia raggiunge il centro della sua catechesi sull’Eucarestia. Ci da la natura della Santa Messa nel suo duplice aspetto: come Sacrificio e come Sacramento, elementi indispensabili per ogni vero culto. Cosi fu l’offerta di Abele accettata da Dio, di Melchisedech, di Abramo e dei Patriarchi del popolo di Israele. Ne possiamo vedere le traccie nella nostra Liturgia nella grande preghiera del Canone: “Volgi lo sguardo sulla nostra Offerta, come hai voluto accettare i doni di Abele, il giusto, il sacrificio di Abramo, nostro padre nella fede e di Melchisedech tuo sommo sacerdote” (Preghiera Eucaristica I).


Vediamo che nel popolo di Israele, il banchetto pasquale del sacrifcio dell’Agnello aveva un significato tutto particolare: segnava gli eventi del Dio liberatore del suo Popolo, la sua alleanza, il compimento della sua promessa, fatta a Mose’. Il tutto avvolto nella grande speranza di un popolo pellegrino alla terra Promessa, che trova la sua gioia nel farne la “memoria” attaverso i secoli.

L’Antica alleanza trova il perfetto adempimento nella Nuova alleanza istaurata da Cristo. Sulla stessa linea del Padre, Gesu’ vuole preparare i suoi discepoli portando a compimento la nuova ed eterna alleanza, che e’ il suo sacrificio, la sua Mensa. Il simbolismo che ha accompagnato il popolo di Israele, scompare e prende il posto la realta’: Gesu’ vuol far vedere che quell’Agnello sgozzato e’ Lui, quel sangue sui stipiti delle case che salva primogeniti e’ il suo, quel cibo preparato per cui non si deve spezzare nessun osso, per sostenere il popolo nel lungo viaggio alla terra Promessa e’ il suo Corpo. Lui e’ il compimento del bellissimo piano di Dio per l’umanita’. Infine la terra Promessa non e’ la Palestina, ma la citta’ Celeste, che conquisteremo alla fine del nostro pellegrinaggio. “Vi siete accostati al Monte Sion e alla citta’ del Dio vivente, la Gerusalemme Celeste, a miriadi di Angeli, ceto festoso, e alla Chiesa dei Primogeniti, iscritti nei cieli e a Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, e al Mediatore della nuova Alleanza, Gesu’, e al sangue dell’aspersione che parla meglio, di quello di Abele” (Eb. 12:22-24).

Questo adempimento della promessa che ha la radice nella sua Incarnazione, una volta accettata col dono della Fede, nell’essere diventato uomo, Cristo va fino in fondo al realismo vero e proprio, per cui si devono accettare le conseguenze. Ecco perche’ dice: “Io sono il pane vivo disceso dal Cielo. Se uno mangia di questo pane vivra’ in eterno, il pane che io daro’ e’ la mia carne. per la vita del mondo” (Gv. 6:51).

Alla reazione dei Giudei Gesu’ non indietreggia, ma insiste: “In verita’ in verita’ vi dico, se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non non bevete il suo sangue non avrete la vita in voi. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risuscitero’ nell’ ultimo giorno” (Gv.6:53-54).

Non solo, ma vuol far vedere come tutto quello che era avvenuto attraverso i secoli, la chiamata, la scelta, l’unita’ del popolo di Israele trova il suo compimento in Lui e che quello che era avvenuto nel deserto alla ricerca della terra promessa era solo simbolico che trovava la sua attualizzazione in Lui. Qui lo dichiara solennemente: “Questo e’ il pane disceso dal Cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivra’ in eterno” (Gv. 6:58).

Piu’ chiaro di cosi non poteva esserlo. Indica il pane che da la vita e quello che non la da. Indica, infatti, che colui che non mangera’ quella carne e berra’ quel sangue non dimorera’ in lui e non avra’ la vita eterna. Il che implica la salvezza. Questa sentenza di Gesu’ e’ importante. Si capisce molto bene che il nutrirsi di questo cibo indica tutta la persona di Gesu', nella sua Incarnazione, cioe’ nella sua natura umana, nella sua passione e morte e poi nella sua resussrezione. E’ la vita Cristiana: vuole dire che per essere veri discepoli di Cristo dobbiamo nutrirci di questo alimento indispensabile, unirsi a lui nel segno sacramentale, del pane e del vino per ricevere la vita vera e saperla vivere, come lui ci ha insegnato con la sua parola e il suo esempio. Ecco perche’ la Chiesa, fedele al mandato di Cristo esorta tutti i Battezzati alla partecipazione a questo Banchetto. Infatti questa e’ appunto quello che Gesu’ dice nel Vangelo di oggi: “Come il padre che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, cosi anche colui che mangia di me vivra’ per me” (Gv.6:57).

E’chiaro che nel mangiare di questo pane noi attingiamo da lui la vita come lui la attinge dal Padre. Questo indica chiaramente come importante sia la partecipazione al Sacrificio della S.Messa. La comunicazione di questa vita che ci viene dalla recezione del Corpo e del Sangue di Cristo, dovrebbe risvegliare in noi il desiderio di partecipare attivamente alla S. Messa, perche’ la recezione del suo corpo e suo sangue significa partecipare al misterioso dono della vera vita. La vita che deriva dal Padre al Figlio noi la partecipiamo nell’assumere il suo corpo e il suo sangue. Infatti in questa caso il nostro corpo nutrito dall’Eucarestia non sara’ corruttibile, esso porta con se’ la speranza della resurrezione. Cristo ci assicura che sebbene la morte non venga eliminata, abbiamo tuttavia, con questo cibo il potere di superarla. “Chi mangia questo pane vivra’ in eterno”. (Gv. 6:58).

Il fatto che le statistiche aggiornate ci indicano che la partecipazione alla S. Messa sia discesa, cio’ non significa che quello che abbiamo detto sopra non sia vero o sia una cosa di altri tempi. Infatti possiamo constatare proprio che quegli effetti meravigliosi che vengono appunto nella recezione della Eucaristia siano anche diminuiti. Infatti piu’ ci allontaniamo da questi principi piu’ ci troviamo soli, smarriti, senza forze, dubbiosi e paurosi gli uni degli altri. Vivere cristianamente indica la vera imitazione di Cristo; e qui che i Cristiani per la prima volta ad Antiochia, furono chiamati tali appunto perche’ imitatori di lui.

Il Vaticano II dichiara: “Nell’ultima Cena, la notte in cui fu tradito, Gesu’ volle lasciare alla Chiesa, sua amata sposa, un sacrificio visibile, come esige l’umana natura, con cui venisse significato quello cruento che avrebbe offerto una volta per tutte sulla Croce, prolungandone la memoria fino alla fine del mondo, e applicando la sua efficacia salvifica alla remissione dei nostri peccati quotidiani” (Lumen Gentium, 3).

Non dobbiamo dimenticare che il primo frutto della Eucaristia consiste nel stabilita’ della comunita’ Cristiana, radunata nell’amore in vincoli di una autentica carita’ universale. Infatti nell’istituire l’Eucaristia Cristo mostra chiaramente, in quella sera della sua passione, con l’obbedienza dovuta al Padre che lo aveva inviato proprio per quell’ora, la sua fedelta’, per attuare questa unita’ di amore morendo sulla Croce. “Prima della festa di Pasqua, sapendo che era venuta per lui l’ora di passare da questo mondo al Padre, Gesu’ che aveva amato quelli che nel mondo erano sui, li amo’ fino alla fine” (Gv.13:1).

Da qui scatturisce un altro importante elemento che ci deve comvincere sempre di piu’che riceverlo deve essere una cosa prioritaria nella vita del discepolo. Cioe’ potremo essere anche ben disposti nel ricevere il Sacramento dell’Eucaristia, ma se non abbiamo una disponibilita’ alla carita’, all’amore fraterno e al servizio dei fratelli, renderemo povera questa dimensione, se non allarghiamo il cuore verso tutta l’umanita’. E’un fatto che la celebrazione Eucaristica per essere un inno di ringraziamento a Dio, questo significa la parola “Eucaristia”, deve essere completata nella nostra vita e ci deve spingere alle diverse opere di carita’, ad un vicendevole aiuto, ad un’azione missionaria che esca dai nostri limiti e confini, fino a raggiungere tutti in unita’ per dare cosi testimonianza di cosa sia il vero cristianesimo. Al termine del rito Eucaristico ci aspetta la vita quotidiana di tutti i giorni; e’ dall’Eucaristia che attingiamo la forza per vivere la sua vita. Solo cosi continuiamo la nostra celebrazione Liturgica. Pensiamo che per avere una comunita’ viva e operante sia necessario che si stabilizzi nella Eucaristia. Il vivere la sua vita, animati dallo Spirito Santo e’ l’unica via per andare al Padre.
Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:12
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