Il cristiano che fa l’esperienza di Dio nella sua vita, reso Profeta per il Battesimo, é coscienza critica in mezzo ad una società che si fa sempre più insensibile dando più importanza a valori che non contano, mentre trascura quelli che veramente meriterebbero non solo maggior attenzione, ma piena realizzazione affinché l’umanità risponda al progetto di Dio, come la vita, la giustizia, i diritti umani...
Molte volte la difesa di questi valori trova l’ostilità e il sarcasmo di tanti che non credono o che, per interessi personali, non si fanno nessuno scrupolo per calpestarli.
2) "NESSUN PROFETA E' BEN ACCETTO NELLA SUA PATRIA" (Lc. 4, 23). Il Vangelo, riprendendo all’inizio il commento fatto da Gesù al momento di proclamarsi l’inviato di Dio nella sinagoga di Nazaret, oggi ci presenta la risposta che Gesù da ai dubbi sorti fra i suoi concittadini e le dure reazioni di questi che assolutamente non lo vogliono accettare come il Messia promesso e tanto atteso.
Infatti per loro non poteva essere che una dichiarazione assurda, scandalosa e provocatoria. Tutti conoscevano molto bene le sue umili origini e tutti i suoi famigliari: tutto stava contro l’idea che lungo i secoli di attesa si erano fatti del futuro Messia. Per cui una tale dichiarazione non poteva che essere la conseguenza della follia, considerata come possessione diabolica, e chi era posseduto doveva essere eliminato. Per questo lo portano fin sul ciglio del monte della città per buttarlo giù.
Essere cristiani non vuol dire ripetere, magari a memoria, il Vangelo, ma vuol dire soprattutto fare presente con la nostra vita l'amore di Dio in questo mondo. Dio non é solo nel cielo, dove molte volte lo rileghiamo, pensando così di poter fare i nostri comodi, come se Dio fosse distaccato da quello che capita sulla terra. Dio, per mezzo nostro, si prende cura di tutti, ma specialmente del povero, l’abbandonato, di chi ingiustamente é perseguito, di chi soffre violenza, di chi ha perso l’illusione della vita, di chi é disperato per non vedere chiaro il suo futuro, di chi é oppresso dalle sue colpe o dalle ingiustizie dei prepotenti.
Anche oggi, come per gli abitanti di Nazaret, questo messaggio per molti non é una Buona Notizia, perché non tutti sono disposti ad accoglierlo. Quanti missionari, per prendere in serio la parola di Gesù e per difendere i più deboli dalle mire dei prepotenti, sono stati minacciati con queste parole: "Padre, faccia il suo dovere. Le consigliamo di non mettersi dove non deve". Molti, restando fedeli al proprio impegno evangelizzatore, hanno dato anche la vita allungando così l’elenco dei martiri.
3) "LA CARITA' NON AVRA' MAI FINE" (1Co. 13, 9). Nella seconda lettura leggiamo il famoso inno alla carità di San Paolo, dove l’Apostolo, ad una comunità divisa, quella di Corinto, a causa di invidie e rivalità, scrive con chiarezza che l’amore é la cosa più importante nella vita quotidiana di un cristiano, che si deve manifestare non con parole vuote, ma con gesti concreti, che la fanno più degna, più umana e più gradevole.
Quando Gesù lesse il suo proclama nella sinagoga di Nazaret, manifestando che era venuto per annunziare la Buona Notizia ai poveri e agli oppressi, dichiarava che Dio sentiva un particolare affetto per queste persone, normalmente non accettate nella comune convivenza o addirittura discriminate come maledette da Dio stesso. L' amore di Dio é un amore che rompe tutte le barriere, che non discrimina nessuno, perché per Lui tutti sono suoi figli prediletti con la stessa dignità e con gli stessi diritti. Per lui ogni persona é preziosa, la cosa più preziosa che ci sia.
Evangelizzare é far giungere quest'amore di Dio fino agli estremi confini del mondo e fino alle sue ultime conseguenze.
O Signore, fa' che noi cristiani siamo animati da quest'amore, senza romanticismi, senza bugie, senza inganni, che ci permetta di vedere in ogni persona il volto e la presenza di Dio.