Venerdì Santo - C

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Grazie Signore

Passione e morte di Gesú. In questo giorno siamo abituati a guardare la croce e meditare su di essa. Si tratta del centro (insieme alla risurrezione), della nostra salvezza. Come nel vecchio Testamento l’Esodo era il centro della storia della salvezza con il passaggio dalla schiavitú alla libertá, cosí nel nuovo Testamento ha il suo centro nella passione-morte-risurrezione di Cristo, passaggio dalla morte alla vita.

Tuttavia, non dobbiamo perdere di vista che la croce, é solo l’ultimo atto di una storia di amore fra Dio e l’umanitá, che si é sviluppata attraverso i secoli, dalla creazione fino a Cristo e poi, nella vita concreta di Gesú. L’umanitá, nella sua storia, é passata attraverso varie esperienze: quella del paradiso terrestre (la vita, la speranza, i sogni di un mondo felice), quella dell’inferno provocato dal nostro peccato (violenze-odii-guerre…) e quella continua (anche ai nostri giorni) della constante lotta tra il desiderio della libertá e la realtá delle schiavitú (delle persone e dei popoli) che ancora ci affliggono.

Questa realtá di lotta, vissuta dall’umanitá, si é manifestata anche nella vita di Gesú. Lui stesso piú volte aveva anunciato la sua morte; i suoi nemici, piú volte avevano tentato di prenderlo e ucciderlo per poterlo zittire; piú volte fu criticato, incompreso (perfino dai suoi), perseguitato, trattato da matto.

La passione di Gesú non é stata solo quella iniziata il giovedí santo nell’orto del Getsemani. É iniziata con la sua stessa nascita “non c’era posto per lui…”.

Il venerdí santo, si é concluso il percorso di questa passione sul calvario, con le parole dello stesso Gesú: “tutto si é compiuto, nelle tue mani affido il mio spirito”. Fedele fino alla morte, accettando tutte le “sofferenze” incontrate durante i suoi 33 anni di vita. L’amore che lo aveva spinto a farsi uomo, non ha ceduto alle lusinghe (tentazioni), né alle proposte allettanti (volevano farlo re), né alla comoditá (la gente ti cerca, rimani… dobbiamo predicare ad altri).

Mi pare che questa costante fedeltá di Cristo al progetto del Padre, sia ció di cui noi abbiamo maggiormente bisogno oggi: la testimonianza di Gesú di perseverare nel suo progetto d’amore, nonostante le lusinghe della vita. Per noi che sognamo esiti immediati, cambiamo di opinione con tanta facilitá, che modifichiamo i nostri progetti e mete di vita secondo le idee o mode del momento, questa continuitá di Gesú deve essere una luce che ci illumina e dirige.

“Se sei Dio, scendi dalla croce…”. Se avesse accettato, sarebbe fallita la sua missione. Anche per noi il difficile, é la fedeltá e l’accettazione della nostra “passione quotidiana”. Ci costerebbe meno un atto eroico che ripetere ogni giorno “sia fatta la tua volontá…”.

L’incomprensione tra sposi, genitori e figli, tra amici, le lunghe malattie di coloro che amiamo o le nostre, ci amareggiano la vita; la ripetitivitá di un lavoro che non ci da soddisfazione; il fallimento (apparente o reale) di una vocazione accettata per amore e che si trasforma poi in un peso difficile da sopportare, sono la notra passione reale e concreta a cui dobbiamo rimanere afferrati fino al momento ultimo in cui diremo “tutto si é compiuto..”.

La nostra societá ci pone davanti delle sfide a cui spesso, come cristiani, non riusciamo a rispondere con chiarezza e convinzione: i temi della vita e della morte (dall’aborto, all’accanimento terapeutico, all’eutanasia), i temi della famiglia (quale?), la morale e la fede staccate dalla vita, le incertezze del futuro dell’umanità…. Da dove arrivano le risposte a queste scottanti realtá? Potremmo trovare molte risposte, ma forse nessuna sará soddisfacente se manca questa visione della croce come espressione di amore e stile di vita. Per amore…. accettiamo e andiamo avanti.

Anche Gesú sembra che a un certo punto si sia stancato: “fino a quando dovró sopportare questa generazione…? Quante volte ho voluto raccogliere, come la gallina i suoi pulcini…”, eppure é andato avanti.

Per questo, mi pare, che il venerdí santo deve essere per noi una meditazione, non solo sull’ultimo atto di amore di Cristo sulla croce, ma cercare di ricordare tutti quegli atti di amore que si vanno ripetendo lungo la vita. Atti di amore voluti, ricercati, accettati con gioia o atti di amore che, alle volte, ci vengono imposti dalle situazioni di ogni giorno, dalle persone che ci circondano, dalle nostre incapacitá personali.

Le parole di Gesú, “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”, ci indicano un atteggiamento. La croce fu imposta a Gesú da quelli che non “capirono o non accettarono”. Eppure Gesú ha cambiato quell’atto di tradimento, di ignoramza o di malafede, in un atto supremo d’amore.

Cosa indica questo a noi? Saremo capaci di cambiare gli atti di tradimento, di ignoranza, di incomprensione nei nostri confronti, in atti di amore e di perdono? Il percorso rimane difficile e lungo, la volontà alle volte é debole, le motivazioni spesso non ci sostengono, ma l’esempio di Cristo é lì per darci animo: coraggio e avanti. Allora il dolore di tutti i nostri venerdí santi si trasformerá in speranza e le nostre croci quotidiane saranno illuminate dalla visione del Cristo eretto davanti a noi “guarderanno a colui che hanno crocifisso”.


Is 52, 13 - 53, 12;
Sal 30;
Eb 4, 14-16; 5, 7-9;
Gv 18, 1 - 19, 42
Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:12
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