Sacra Famiglia - A

Pubblicato in Domenica Missionaria
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Introduzione

Il mistero del Natale si può descrivere come la scelta di Dio di dare suo Figlio «in affidamento» a una famiglia umana. Non fa meraviglia dunque che in questa prima domenica dopo il Natale, la liturgia ci proponga la sacra famiglia di Nazareth come modello di ogni famiglila. Le tre letture sono incentrate sulla vita familiare. La prima lettura, dal Siracide, e’ un commento pratico al quarto comandamento « onora tuo padre e tua madre»;  la seconda, Col 3, indica tutta una serie di atteggiamenti che favoriscono la vita di famiglia. Infine il Vangelo, Mt 2,13-15.19-23, ci presenta la fuga della santa famiglia in Egitto e il suo ritorno.

Sir 3,3-7.14-17

Questa lettura e’ uno dei pochi brani liturgici presi dal libro di Siracide, un gioiello della Sapienza biblica che pero’ non compare nella Bibbia ebraica e nelle bibbie protestanti. Dopo aver spiegato quali siano i diritti verso Dio (cap. 2), Sir espone ora i doveri verso il prossimo e prima di tutto verso i genitori, i piu’ prossimi tra i prossimi (cap 3,1-17). Mi permetto di suggerire la lettura di tutta questa pericope, senza l’omissione dei vv. 8-13 che presentano una situazione di bruciante attualita’ : la cura dei genitori anziani e talora deboli di mente. Già oltre due millenni fa era difficile prendersi cura dei genitori anziani e deboli di mente (si pensi ai malati di Alzheimer) (v.13) una descrizione impressionante di cio’ che vediamo oggi in tante case di riposo per anziani ove i figli hanno «depositato» i loro genitori senza poi degnarsi neppure di andarli a trovare.

Col 3,12-21

Questa pericope e’ tratta dalla sezione che tratta della vita nuova in Cristo «se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù» (v.1) e come esempio vengono enumerate una serie di attitudini che manifestano questa vita nuova (vv 12-17) che poi viene applicata alla vita di famiglia (vv.18 -21) con esortazioni specifiche a mogli, mariti, figli e padri.

Ognuna di queste frasi si presta alla meditazione e all’esame di coscienza per ciascuno di noi. Cosa sarebbe la vita delle nostre famiglie, comunità ecclesiali, e nella societa’ intera se ciascuno «rivestisse come eletto di Dio santo e amato» sentimenti di misericordia, di bontà, umiltà, mansuetudine, pazienza ? Vorrei sottolineare pero’ che per avere questi sentimenti occorre prima essere coscienti di essere « santo e amato ». Sentirsi amato (da qualcuno, dai genitori, dagli amici, da Dio) è  uno dei bisogni psicologici fondamentali di ogni persona e può essere la sorgente per sentimenti e azioni d’amore. Resta profondamente vero cio’ che dice Giovanni «Lui ci ha amati per primo». Questo e’ vero anche nell’esperienza umana: sentirsi amati, accolti, apprezzati crea in noi attitudini di amore. Questa realtà mette in risalto l’importanza della famiglia come primo luogo ove si fa esperienza di amore e di accoglienza, e la tragicita’ della situazione di tante persone (soprattutto bambini) che vivono in famiglie sfasciate dove non si sentono accolti ne’ amati. Per il cristiano, l’esperienza base per sentirsi amati si avvera attraverso il battesimo che ci fa santi e amati da Dio.

Ma non sempre siamo rivestiti di questi sentimenti, vivere insieme significa anche ferirsi, farsi del male, ecco quindi la necessita’ del perdono «come il Cristo vi ha perdonato, cosi’ fate anche voi». Non c’e’ vita di famiglia senza perdono, anche nella Chiesa, famiglia di Dio, la legge del perdono e’ vitale. Del resto ogni volta che celebriamo l’eucarestia non diciamo «questo e’ il sangue dell’alleanza per il perdono dei peccati» ? «Siate riconoscenti» ecco un’esortazione molto concreta per vivere insieme: la gratitudine rende felice la persona e riscalda l’ambiente. Ci ricordiamo di ringraziare Dio e le persone che vivono con noi di tutto cio’ che ci viene dato ? Molte preghiere liturgiche chiedono che possiamo vivere «in continuo rendimento di grazie». Come arrivare a questo ? come rivestirci cosi’ ? occorre una prassi quotidiana di contatto con la Parola “la parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente”. Le mamme sanno che e’ attraverso la ripetizione, il parlare quotidianamente ai figli che questi imparano a parlare e a comportarsi da esseri umani e cristiani. E’ la parola che plasma. Cosi’ la Parola di Cristo assimilata ogni giorno crea in noi una visione nuova.

Le raccomandazione ai vari componenti della famiglia (vv. 18-21) : alle mogli di essere sottomesse al marito «come al Signore», al marito di « amare » la propria moglie, ai figli di obbedire in tutto perche’ questo «piace al Signore», ai padri di «non esasperare» i figli perche’ questi non si scoraggino. L’anima di tutti questi consigli e’ l’amore che e’ il cemento di tutte queste relazioni. E’ interessante notare come e’ esplicitamente al marito che si raccomanda di « amare » la propia moglie. In un mondo ove la relazione uomo- donna nel matrimonio era spesso basata non sull’amore ma sulla convenienza (e i mariti potevano cercare «amore» anche al di fuori del matrimonio) e’ proprio ad essi che viene raccomandato di amare : questa conversione del marito puo’ cambiare tutta l’atmosfera della casa. Tale raccomandazione suona molto attuale ed opportuna anche oggi.

Mt 2, 13-15.19-23

Il ritratto della sacra famiglia presentato nel vangelo odierno non e’ la descrizione di relazioni romantiche nella tranquillita’ della casa, ma la drammatica descrizione (?) di una famiglia in fuga perche’ minacciata. In sogno Giuseppe viene informato del pericolo incombente sul neonato ed egli senza indugi fugge in Egitto con la mamma e il bambino. Non viene riportata nessuna parola dei membri di questa famiglia perseguitata, ma nei tratti rapidi di questo racconto possiamo immaginare la varieta’ di sentimenti nel cuore di Giuseppe e Maria ed i disagi incontrati in questa fuga per salvare il bambino. Ai nostri giorni possiamo vedere questa realta’ nei milioni di profughi che devono abbandonare le loro case perche’ vittime o della guerra o della miseria. Gesu’ Bambino, portato in salvo da Maria e Giuseppe, ha sperimentato e redento questo oceano di dolore che scorre lungo la storia.

Conclusione

La festa della sacra famiglia ci invita a contemplare questa famiglia singolare e a riflettere sulla realta’ della famiglia oggi, a renderci conto di quanto sia urgente un’attenzione pastorale alla vita delle famiglie, cominciando dalla formazione dei coniugi, perche’ e’ la famiglia l’ambiente vitale per lo sviluppo delle persone. La famiglia deve diventare non solo l’oggetto della pastorale, ma il soggetto : famiglie rinnovate coscienti della loro vacazione cristiana possono irradiare attorno a se’ il calore del vangelo. Ma e’ anche importante non chiudere gli occhi di fronte alle tante famiglie che si sfasciano e accompagnare le persone in queste situazioni di sofferenza. Il ruolo unico della famiglia, anche nell’educare e promuovere la pace e’ messo in evidenza nel messaggio di Papa Benedetto XVI per la giornata mondiale della pace 2008, che ha per titolo « famiglia umana comunità di pace ». Come l’ha commentato un giornale « Benedetto vara una nuova forza di peacekeeping: la famiglia ».



Sir 3, 2-6. 12-14;
Sal 127;
Col 3, 12-21;
Mt 2, 13-15. 19-23

Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:12
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