1 gennaio 2008: Maria Madre di Dio

Pubblicato in Domenica Missionaria
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MARIA MADRE DI DIO

(1 gennaio 2008)

Num 6,22-27;
Gal 4,4-7;
Lc 2,16- 21

Introduzione
Si accumulano in questo giorno: l’ottava di Natale, la maternità divina di Maria, capodanno, giornata mondiale della pace. Forse ciò che unifica tutto è proprio Maria. « Maria, Madre di Dio, è la regina della pace; Maria Madre di Dio ci porta gli auguri del Signore e infonde nella nostra vita serenità, pace, gioia e, soprattutto, amore» (Vanhoye).
La prima lettura, Num 6, è la benedizione sacerdotale ed è stata scelta come augurio di benedizione totale proprio all’inizio del nuovo anno. La seconda lettura, Gal 4, è il testo paolino più esplicito circa la maternità divina : il Figlio di Dio «nato da donna» nella pienezza dei tempi; infine il Vangelo, Lc 2 16-21, ci presenta il presepio: i pastori vedono Maria, Giuseppe e Gesu’ Bambino.

Num 6, 22-27
E' la formula della benedizione sacerdotale affidata da Mosè ad Aronne. Questa benedizione consiste nel «mettere» il nome di Yahveh sugli Israeliti. Il termine Yahveh il nome specifico del Dio dell’alleanza, e’ ripetuto tre volte (il numero della pienezza): Il SIGNORE ti benedica e ti protegga, il SIGNORE faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio, il SIGNORE rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace. Essere nella retta relazione col Signore è l’essenza della benedizione, essere guardati da Lui con  benevolenza da’ luce anche al volto del fedele, lo trasfigura, lo rende sereno alla presenza del Signore, al contrario di Caino che «fugge dalla presenza del Signore» (Gen 4, 14-16).  Da questo sguardo benevolo di Dio proviene la pace del cuore, che è la sorgente della vera pace con gli altri. Questo testo e’ scelto come augurio di buon anno: quale migliore augurio che essere in relazione figliale col Signore e camminare alla sua presenza come Abramo?

Gal 4,4-7
Il testo d’importanza basilare ove Paolo parla della Madonna senza chiamarla per nome ma sottolineandone la funzione unica, proprio nella pienezza dei tempi, di essere la madre del Figlio, attraverso il quale tutti gli uomini diventano figli e, mossi dallo Spirito, possono rivolgersi a Dio come «abba, papa’». Quello stesso Spirito che e’ all’origine dell’incarnazione del Figlio di Dio e’ la forza che ci fa sentire figli e chiamare Dio col nome
di «papa’-abba’». «Dal punto di vista dogmatico l’enunciato di Gal 4,4-7 e’ il testo mariologicamente piu’ significativo del Nuovo Testamento. Con Paolo ha inizio l’aggancio della mariologia alla cristologia, proprio mediante l’attestazione della divina maternita’ di Maria e la prima intuizione di una considerazione storico-salvifica del suo significato” (G. Soll, storia dei dogma mariani, Roma 1981, 31, citato in Alberto Valentini, Maria secondo le Scritture, EDB 2007, 30). Questa donna di cui non si menziona neppure il nome, e’  interamente al servizio dell’evento salvifico che impegna la stessa Trinita’ ed e’ a servizio di tutti gli uomini. (ib. 31). Commentando questo testo cosi’ profondo, Giovanni Paolo II dice « Sono parole che celebrano congiuntamente l’amore del Padre, la missione del Figlio, il dono dello Spirito, la donna da cui nacque il Redentore, la nostra filiazione divina, nel mistero della pienezza del tempo » (Redemptoris Mater, 1). Dalla maternita’ di Maria segue il nostro essere figli e quindi l’essere eredi e dotati di liberta’. « Non sei piu’ schiavo, ma figlio » quest’affermazione all’inizio del nuovo anno ci richiama la nostra dignita’ e responsabilita’ nel comportarci da figli.

Il Vangelo, Lc 2,16-21
E’ la scena del presepio contemplata dai pastori, seguita dal racconto della circoncisione di Gesu’. I pastori, nella loro semplicita’, accolgono il messaggio dell’angelo e vanno in fretta a Betlemme dove «trovano Maria e Giuseppe e il bambino che giace nella mangiatoia». Questa scena di una coppia col loro bambino diventa il centro della storia. E’ qui in tutta la semplicita’ di questa povera dimora che si realizza «la pienezza dei tempi» menzionata da Paolo in Gal 4 in cui il Figlio nasce da una donna. I pastori vedono realizzato quanto e’ stato loro annunciato e si fanno a loro volta testimoni di quanto hanno visto. I primi missionari dell’evento della pienezza dei tempi.
Mentre la gente si meraviglia di quanto successo, Maria tiene queste cose nel suo cuore («sumballousa» in greco) confrontandole, meditandole nel suo cuore. E’ da questa meditazione silenziosa che Maria si immerge nel mistero di quel bambino che porto’ in grembo per nove mesi. Maria la contemplativa puo’ essere modello per ogni credente all’inizio del nuovo anno e puo’ diventare per ognuno un programma di vita. La circoncisione di Gesu’ all’ottavo giorno, secondo la prescrizione della Legge, e’ anche l’occasione per dargli in nome gia’ annunciato al suo concepimento : Gesu’, cioe’ Yahveh salva, e’ questo il vero nome del figlio di Maria (altra affermazione della divina maternita’).

Conclusione
La liturgia apre l’anno civile con la solennita’ di Maria Madre di Dio. Questo titolo stesso marca la novita’ assoluta, il nuovo inizio della storia umana con una donna che genere il Figlio di Dio. E’ la pienezza dei tempi. E’ la benedizione per eccellenza, la manifestazione del Dio propizio, il nome di Dio messo su ogni uomo e che trasfigura lo
sguardo e la vita. Tutto cio’ avviene attraverso quella donna che ora, accanto a Giuseppe, tiene in braccio il Bambino Gesu’ meditando tutto cio’ nel suo cuore. Mi piace citare una frase di Benedetto XVI che riassume tutta l’esemplarita’ di Maria Madre di Dio : « Maria e’ l’immagine esemplare di tutte le madri, della loro grande missione come custodi della vita, della loro missione di insegnare l’arte di vivere e di amare ». Maria ha insegnato a Gesu’ «l’arte di vivere e di amare».

GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

Nel 1968 Paolo VI
isitituiva la celebrazione, nella solennita’ della Maternita’ di Maria, della giornata mondiale della pace, come occasione per riflettere e pregare su qualche aspetto concreto della pace e impegnarsi, all’inizio del nuovo anno, a lavorare per la pace. Da allora ogni anno il Papa invia un messaggio in cui approfondisce il tema della pace. Paolo VI ne pubblico’ 11 dal 1968 al 1978 ; Giovanni Paolo II ben 27 dal 1979 al 2005; questo e’ il secondo messaggio di Benedetto XVI ed ha come tema « Famiglia umana, comunita’ di pace » mettendo in evidenza come la famiglia umana rettamente intesa e vissuta e’ componente fondamentale per costruire la pace.

Anzitutto voglio osservare come il termine «famiglia umana» ha una storia. Il magistero recente della Chiesa ha messo ognor piu’ in evidenza che tutta l’umanita’ costituisce una famiglia. Pio XII parlava spesso dell’unita’ del genere umano ; Giovanni XXIII nella Pacem in terris, il Concilio con la Gaudium et Spes, e Giovanni Paolo II hanno sviluppato questo concetto che tutti i popoli della terra costituiscono una sola famiglia. Questo concetto e’ ripreso e sviluppato da Papa Benedetto nel n. 14 del messaggio. Mi avvalgo qui di alcuni punti messi in risalto dal Card. Renato Martino nella presentazione di tale messaggio, il giorno 11 dicembre. Essi possono aiutarci a leggerlo e a proporlo all’attenzione di altri.
« Al n. 1 il Santo Padre ci dice che intende trattare il tema Famiglia umana, comunità di pace, prendendo spunti e facendo tesoro della visione cristiana della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. La dimensione familiare, tanto fondamentale nella vita delle persone, diventa il punto di partenza per allargare lo sguardo a tutta l’umanità, vista e compresa come una famiglia: "Anche i popoli della terra sono chiamati ad instaurare tra loro rapporti di solidarietà e di collaborazione, quali s’addicono a membri dell’unica famiglia umana" (n. 1). In tutto il Messaggio il Santo Padre Benedetto XVI ci fa vedere come la famiglia e la pace si richiamano costantemente in una feconda circolarità che costituisce uno dei presupposti più stimolanti per dare corpo ad un adeguato approccio culturale, sociale e politico delle complesse tematiche relative alla realizzazione della pace nel nostro tempo. Il Messaggio papale si presenta strutturato in due parti, in ognuna della quali il tema della famiglia, nella sua dimensione micro e in quella macro, viene progressivamente trattato in relazione ai vari aspetti della promozione della pace. Nella prima parte si evidenzia il senso e il valore della connessione tra nucleo familiare e pace; nella seconda, la famiglia umana è messa in relazione con una serie di problematiche attinenti la pace.
Al n. 2 vi si afferma che "la famiglia naturale, quale intima comunione di vita e d’amore coniugale, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, costituisce «il luogo primario della "umanizzazione" della persona e della società», la «culla della vita e dell’amore»". A partire da tale visione, il Santo Padre illustra come la famiglia sia la prima e insostituibile educatrice alla pace. Nella vita familiare, infatti, si fa esperienza di tutti gli ingredienti fondamentali della pace: la giustizia nei rapporti tra fratelli e sorelle, l’importanza della legge e dell’autorità dei genitori, il potere vissuto come servizio ai più deboli che, in famiglia, diventano il principale centro di interesse quando sono in difficoltà, l’aiuto vicendevole nelle necessità della vita, la disponibilità ad accogliere, a fare delle rinunce, a perdonare. La famiglia educa alla pace perché il lessico familiare è un lessico di pace. Nell’inflazione dei linguaggi, la società non può perdere questo lessico e questa grammatica che ogni bimbo apprende prima che dalle parole della mamma e del papà, dai loro gesti e dai loro sguardi.
Nel n. 5, il Santo Padre presenta alcune sue preoccupazioni, affermando che ogni forma di indebolimento della famiglia nella nostra società rende fragile la pace nell’intera comunità, nazionale e internazionale, perché la principale agenzia di pace, la famiglia, non è in grado di svolgere fino in fondo il proprio lavoro. Di fatto, lavorano contro la pace molti interventi legislativi che indeboliscono la famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna o che costringono le famiglie, direttamente o indirettamente, a non essere disponibili verso un’accoglienza della vita moralmente responsabile, oppure che non riconoscono il diritto della famiglia a essere la prima responsabile dell’educazione dei figli. La famiglia ha bisogno della casa, del lavoro per i genitori, della scuola per i figli, dell’assistenza sanitaria di base. Quando la società e la politica non riescono o non vogliono aiutare la famiglia in questi campi, si privano di un’essenziale risorsa di pace. Soprattutto, quando la famiglia viene ridicolizzata, come spesso accade nei mezzi di comunicazione sociale, e non se ne promuove più la bontà e la bellezza presso le nuove generazioni, si intacca e si corrode la fondamentale struttura di pace di cui dispone la società.
2.2 Dal n. 6 al n.14, il Santo Padre passa ad approfondire il legame tra famiglia umana e pace. Il numero di passaggio, ma anche di legame tra la prima e la seconda parte del Messaggio è proprio il n. 6, dove il Santo Padre, utilizzando il concetto di vocazione, descrive le feconde connessioni tra la dimensione vocazionale del nucleo familiare e la famiglia umana. Leggiamo questo bellissimo passo del Messaggio papale: "…la famiglia nasce dal si responsabile e definitivo di un uomo e di una donna e vive del si consapevole dei figli che vengono via via a farne parte. La comunità familiare per prosperare ha bisogno del
consenso generoso di tutti i suoi membri. È necessario che questa consapevolezza diventi convinzione condivisa anche di quanti sono chiamati a formare la comune famiglia umana. Occorre saper dire il proprio si a questa vocazione che Dio ha iscritto nella stessa nostra natura. Non viviamo gli uni accanto agli altri per caso; stiamo tutti percorrendo uno stesso cammino come uomini e quindi come fratelli e sorelle". Questo cammino è garantito dal riferimento a un Fondamento trascendente che è Dio stesso. Afferma il Santo Padre: "Senza questo Fondamento trascendente, la società è solo un’aggregazione di vicini, non una comunità di fratelli e sorelle, chiamati a formare una grande famiglia". In questa densa e stimolante prospettiva teologica e spirituale, il Santo Padre si sofferma a considerare alcune esigenze particolari della famiglia umana.
A) La prima esigenza che il Santo Padre prende in
considerazione è il rapporto tra famiglia umana e ambiente. La famiglia ha bisogno di una casa, di un ambiente a sua misura in cui intessere le proprie relazioni. Per la famiglia umana, questa casa è la terra, l’ambiente che Dio Creatore ha dato perché sia abitato con creatività e responsabilità.
B) La seconda esigenza che il Santo Padre illustra nei numeri 9 e 10 è propriamente quella economica. Questa, in sintesi, la riflessione del Santo Padre. Nella famiglia si fa esperienza di pace quando a nessuno manca il necessario e l’economia - frutto del lavoro di alcuni, del risparmio di altri e della attiva collaborazione di tutti - è bene organizzata nella solidarietà, senza eccessi o sprechi.
C) La terza esigenza sottolineata dal Santo Padre è quella propriamente morale. Una famiglia vive sotto una legge comune. Essa è causa di pace perché impedisce l’individualismo egoistico e lega insieme gli appartenenti alla famiglia, favorendone la coesistenza. Questo deve valere anche per la famiglia umana. Per avere la pace c’è bisogno di una legge comune, che aiuti la libertà ad essere veramente se stessa anziché cieco arbitrio e che protegga il debole dal sopruso del più forte (cf n. 11).
D) La quarta esigenza illustrata dal Santo Padre è propriamente quella riferibile al superamento dei conflitti e al rafforzamento dei processi di disarmo. Dopo aver ricordato le dolorose situazioni di conflitto presenti nel Continente africano, e nel Medio Oriente, il Santo Padre si sofferma al n. 14, soprattutto, sul tema del disarmo, invocando, da una parte, a non impiegare risorse per la produzione di armi e, dall’altra, a far progredire le trattative per uno smantellamento progressivo e concordato delle armi nucleari. Con riferimento allo stato attuale del processo di disarmo, si tenga presente che la spesa militare del 2006 è stata pari a 1.204 miliardi di dollari. Un aumento medio del 37% nel decennio 1997-2006. La spesa più alta mai registrata, anche rispetto al periodo della cosiddetta guerra fredda.

Il Santo Padre chiude il suo Messaggio con il numero 15, ricordando tre anniversari: il 60° della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (1948–2008), il 25° dell’adozione da parte della Santa Sede della Carta dei diritti della famiglia (1983–2008) e del 40° della celebrazione della prima Giornata Mondiale della Pace (1968–2008).»
Si deve essere grati a Papa Benedetto per la profondita’ e la concretezza di questo messaggio che tocca elementi cosi’ basilari per l’educazione e la costruzione della pace nel mondo.
Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:12
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