Es 34, 4b-6. 8-9;
Dn 3,52.56;
2 Cor 13, 11-13;
Gv 3, 16-18
Ciascuno di noi, ogni uomo porta nel cuore il sigillo di Dio, cioè, come dice la Scrittura, la cava da cui siamo estratti. Anche la persona più superficiale o banale, più agnostica o che si dichiara atea ha nel suo profondo questo sigillo della creazione, che genera la nostalgia dell’infinito, della felicità, dell’eternità. La solennità della Santissima Trinità sottolinea come Dio abbia creato tutto per Amore, come la creazione sia un dono per noi uomini. Nel Prologo del Vangelo di Giovanni (1,1-18) viene rivelata la creazione per opera di Dio come manifestazione di Luce, Vita e Amore. Le domande che prima o poi ogni uomo si pone, chi sono, dove sto andando, che senso ha la vita, cosa ci sarà dopo la morte, non sono teoriche o filosofiche, ma sono domande esistenziali. La rivelazione di Dio Trinità dona a ciascuno di noi proprio il senso della nostra vita, di chi siamo e di dove siamo incamminati. Le prime comunità cristiane avevano fortissima la percezione di essere pellegrine verso un incontro definitivo di felicità eterna con Dio nella Gerusalemme Celeste. Questa sensazione del futuro, dell’appuntamento finale con Dio è il compimento del nostro esistere. Oggi siamo degli incompiuti, ma, sostenuti dalla rivelazione e dalla fede, conosciamo bene chi siamo e dove andiamo. Avere nel cuore la consapevolezza di Dio, uno e trino, che ci ama, ci conduce, ci attende in un’eternità di gioia vuol dire veramente ricentrarci su chi siamo e sul perché viviamo. Il tempo presente così relativo, sbandato, disorientato facilmente porta a cadere nella depressione, nella tristezza, nell’inconsistenza dell’esistenza e a rifugiarsi nei vari idoli, dal denaro al potere al sesso al piacere allo sballo, … La solennità della Trinità viene a dirci concretamente che Dio è Padre e che “ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna” e ancora una volta è ribadito l’Amore di Dio per la sua creazione e per la sua creatura prediletta, l’uomo, che, tramite l’incarnazione di Gesù, diventa figlio di Dio. La Trinità non è un teorema su cui spaccarsi la testa, ma è la rivelazione visibile di Dio fatta a noi nella persona di Gesù. Guardando a Gesù noi vediamo il Padre, come Lui stesso ha detto; accogliendo lo Spirito Santo, dono gratuito del Signore, siamo in grado di intuire la grandezza, la santità, la bellezza, l’Amore tenero e fedele di Dio. Rivelandoci, nella Scrittura e in particolare nel Vangelo, la sua unità trinitaria, Egli ci accoglie nella sua comunione e ci chiede di vivere oggi, nel concreto della nostra storia, questa comunione con Lui e con gli Altri. Non per niente Gesù, nel Vangelo di Giovanni, dice: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati”. Adorando, pregando la Santissima Trinità noi siamo spinti a vivere nel tessuto quotidiano il comandamento dell’Amore, della misericordia, del perdono. Proprio la seconda Lettura ci chiede di vivere nella pace, di avere gli stessi sentimenti, di farci coraggio a vicenda e tutto questo perché siamo figli del Dio della Vita, del Dio dell’Amore. La Trinità non è un rompicapo teologico, ma è un’apertura che Dio vuole darci sul mistero grande, infinito della sua Grazia. Celebrando la solennità odierna siamo invitati ad accrescere la nostra fiducia, il nostro abbandono, la nostra richiesta di protezione ed aiuto verso quel Dio che si fa conoscere Padre, Figlio e Spirito Santo. Solo chi diventa come un bambino secondo il Vangelo, come ci chiede Gesù, può accostarsi a questo mistero e riceverne risposte profonde. Dalla solennità di oggi nasce, ancora una volta, l’esigenza dell’annuncio a tutti gli uomini, affinché tutti possano conoscere che Dio è “abbà”, “papà”, che Gesù, il Figlio, si è fatto uomo e ci ha reso visibile la presenza di Dio in mezzo a noi, che Gesù effonde su di noi lo Spirito Santo, perché siamo capaci di approfondire la nostra relazione con il Signore e sperimentare la sua pace e la sua gioia nonostante le fatiche e i momenti difficili e di prova della vita. Credere in Dio significa affidarci a Lui, seguire la sua Parola, mettere in pratica il comandamento dell’Amore. Ed è su questo Amore che il Padre, attraverso Gesù sulla Croce, ci consegna come Madre la Madonna. Lei, che ha concepito per opera dello Spirito Santo, ci conduca nel cuore della Trinità. Apriamoci alla preghiera, riceviamo il dono, viviamo mossi da questo Amore, da questa Lode e da questo Grazie.