Corpus Domini

Pubblicato in Domenica Missionaria
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Dt 8,2-3.14b-16a;

Sal 147;
1 Cor 10,16-17;
Gv 6,51-58

La festa di oggi pone di fronte a noi il grande dono, la grande eredità che Gesù ci ha lasciato: l’Eucaristia. Significa rinnovare attraverso tutti i tempi in maniera reale, anche se misteriosa, il sacrificio della Croce, per l’espiazione dei nostri peccati, per la Nuova Alleanza, per sentirci figli amati e nutriti dal Padre, con la nuova manna che viene dal Cielo. L’Eucaristia è sempre stata, nel cammino della Chiesa, il punto centrale, il punto di riferimento per la crescita della vita spirituale e per la spinta all’amore verso il prossimo e alla missione. Nella solennità del Corpo e Sangue di Cristo è riportato il Vangelo di Giovanni al capitolo 6°, il cosiddetto discorso alla sinagoga di Cafarnao ed è interessante notare che, mentre i tre Evangelisti sinottici, Matteo, Marco e Luca, raccontano l’istituzione dell’Eucaristia durante l’Ultima Cena, Giovanni parla dell’Eucaristia in questo capitolo e, dell’Ultima Cena, evidenzia la lavanda dei piedi. I biblisti concordano nel sottolineare che questo gesto diventa, così, la conseguenza di quel pane vivo mangiato e accolto, di quel sangue versato e bevuto, e si esplica nel servizio, nella carità, nella disponibilità, nella prontezza, nella benevolenza. Il linguaggio del testo evangelico rivela il mistero di chi veramente è Gesù e di come noi siamo al centro del suo cuore e delle sue attenzioni: con le affermazioni “chi mangia di me vivrà per me, … io sono il pane vivo disceso dal Cielo, … chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna” siamo in grado di comprendere il senso profondo della nostra figliolanza di Dio, del nostro inserimento in un’Alleanza di Amore nel cammino terreno che diventerà gioia inesprimibile nell’incontro finale in Paradiso. Comprendere il valore dell’Eucaristia, l’importanza di nutrirsi di essa in maniera cosciente ci conduce a vivere con Dio e a relazionarci in modo nuovo con gli Altri. I Santi e le Sante erano innamorati dell’Eucaristia e da questo riferimento vivo hanno trovato la forza per grandi opere concrete verso i poveri e il mondo. Pensiamo solo a Madre Teresa di Calcutta, a Padre Pio da Pietralcina, al Beato Giuseppe Allamano che, dall’amore profondo per l’Eucaristia, ha tratto ispirazione e coraggio per fondare i due Istituti Missionari. Proprio il Beato Allamano, nei suoi insegnamenti spirituali, ha trasmesso ai missionari e alle missionarie questa forte devozione eucaristica, fonte del servizio e dell’annuncio evangelico. Oggi in una mentalità positivistica e materialistica che coglie solo il sensibile, quello che si vede, si tocca, si quantifica, l’utile, che non capisce il vero senso della vita, conta soprattutto l’avere, il possedere, l’apparire e da tutte queste avidità nascono l’egoismo, la prevaricazione e, spesso, nel cuore umano, una sensazione di annientamento, di paura, di angoscia. Con estrema chiarezza, nel Vangelo, ci viene chiesto di deciderci per il Signore e per il suo messaggio e, proseguendo nello stesso capitolo 6°, i discepoli, ascoltando le parole intense di Gesù “colui che mangia di me vivrà per me …”, si dicono l’un l’altro: “Dura è questa parola; chi può ascoltarla?”. In effetti è possibile lasciarsi coinvolgere dall’incredulità, da una relativizzazione dell’Eucaristia, mentre Gesù ci chiede di scegliere e impegnarci nell’Alleanza di Amore con il Padre e con i fratelli. Non deve stupirci se questa decisione ci porta, talvolta, in mezzo agli uomini, all’emarginazione, all’irrisione o all’incomprensione. E’ scritto nel Vangelo di Giovanni: “Colui che mangia di me vivrà per me, … chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna, … dimora in me ed io in lui”: l’invito, inequivocabile, è di vivere per Gesù, scoprire in profondità chi siamo e che cosa ci è chiesto in risposta del nostro essere figli di Dio. E’ un salto di qualità per capire il senso della vita e come rispondere nella quotidianità delle situazioni e delle relazioni con gli Altri, cominciando dalla propria famiglia, dal rapporto fra marito e moglie, fra genitori e figli, come dice San Paolo: “avere gli stessi sentimenti di Cristo”. “Avere la vita” significa passare all’uomo nuovo che sperimenta il vero Amore, il dono di sé, la misericordia, il perdono. E’ un discorso difficile nella società odierna, in cui tutto è valutato secondo il denaro, tutto è monetizzato e c’è la frenesia del subito e dell’adesso. Quando Gesù parla di vita eterna intende una vita di Amore che inizia nella realtà presente ed avrà la sua esplosione di luce nell’incontro finale con Dio. Il passaggio sta nel fare veramente del nutrimento eucaristico una spinta e una forza per questo legame di Amore con il Signore e con il prossimo. E’ la chiamata del cristiano a vivere da figlio di Dio, a maturare la consapevolezza che il Padre è con lui ed abita in lui, a entrare nella logica della crocifissione e risurrezione di Gesù, nella logica del dono di sé, del superamento di ogni pigrizia. In questa prospettiva si supera l’inquietudine e l’angoscia e si sperimenta la pace della vita con Dio. E’ un cammino che richiede vigilanza e preghiera, costanza e dedizione, ma che, nel contempo, apre le porte della fratellanza e della missione; fratellanza non come buonismo, ma come profonda attenzione agli Altri, specialmente ai poveri, come rinuncia al pettegolezzo, alla maldicenza, al rancore, al rimbrotto, alla vendetta, all’odio, …; l’apertura alla missione è la scoperta dell’annuncio nella concretezza delle nostre giornate, è il coraggio di portare il Vangelo nelle piccole e grandi occasioni che le circostanze ci presentano, è la determinazione a non lasciarci bloccare dalla paura, dal rispetto umano, dalla timidezza, dal pessimismo. La potenza di Gesù Risorto, lo Spirito Santo sono con noi per rendere feconda di frutti la nostra parola.

Maria di Nazareth, Madre del Verbo fatto pane di vita, desidera condurci in questo percorso forte di comunione con Lui e di fratellanza e missione.
Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:12
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