Dt 11,18.26-28.32;
Sal 30;
Rm 3,21-25a.28;
Mt 7,21-27
Nel Vangelo di questa domenica troviamo la bellissima e profonda parabola della casa costruita sulla roccia. Gesù ce la presenta come esempio di chi ascolta veramente la Parola di Dio e la mette in pratica oppure di chi, semplicemente, finge di ascoltare, ma non concretizza e non si decide per quanto il Signore dice. E’ molto facile che nella nostra esperienza possiamo ammirare le parole di Gesù, il suo esempio di una vita donata e vissuta totalmente nell’annuncio della misericordia del Padre, ma, nel contempo, per pigrizia o incostanza o perché attratti dalle mille idolatrie dell’oggi, non accogliamo sul serio questo invito né cerchiamo di applicarlo nei rapporti con Lui, con noi stessi e con il prossimo. Il termine “ascoltare” nella Bibbia ricorre più di 1200 volte e nel brano evangelico odierno Gesù ci dice che “chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica …” sperimenta l’ascolto inteso nel senso biblico più pregnante, cioè lascia entrare il messaggio di Gesù nella propria mente e nel proprio cuore e, mediante la preghiera e l’interiorizzazione, lo traduce fattivamente nelle opere. Allora la Parola di Dio muove i nostri piedi verso gli Altri, allarga le nostre mani nel dono delle cose e nella comunicazione del segno di pace anche a chi ci è nemico, dà una luce particolare ai nostri occhi per leggere e vedere le sofferenze, le lacrime e le povertà, dà coraggio alla nostra lingua, alle nostre corde vocali per annunciare che Gesù è il Signore, che il meglio per ciascuno è veramente optare per Lui e rispondere alla sua chiamata. Costruire la casa sulla roccia è sinonimo di mettere Gesù e la sua Parola al centro del nostro cuore.
Il testo parla poi di pioggia, di fiumi in piena e della casa che rimane salda o viene spazzata via dalle calamità naturali. Quest’acqua che straripa sta a significare le tentazioni, le prove e le croci che a volte si abbattono improvvise nel cammino di una persona, di una famiglia, di una comunità: una malattia, una morte, una situazione finanziaria difficile, la perdita del lavoro, la perdita della casa, … Proprio le situazioni più drammatiche diventano la palestra della nostra risposta di fede, del nostro abbandono fiducioso alla Provvidenza, del nostro essere forti e guardare avanti con speranza, ma se ci lasciamo travolgere arriviamo a maledire il Signore, a ripiegarci su noi stessi, entriamo nel pessimismo e nella disperazione e mettiamo in pratica la casa costruita sulla sabbia, che, apparentemente, ha una sua solidità e bellezza, ma non resiste alla prova e alle circostanze difficili. E’ l’espletamento di una fede composta più di esteriorità che di sostanza, più di egocentrismo che di un’autentica confidenza nel Signore, più di un emergere che di un donare incondizionato. Non per niente tante volte il discorso di Gesù cade sull’ipocrisia dei farisei e degli scribi, perché il cristianesimo di facciata è ancora molto presente nella realtà odierna e costituisce una tentazione che tutti prima o poi sperimentiamo. Gesù dice che la casa costruita sulla sabbia “cadde e la sua rovina fu grande”: si tratta del fallimento della vita, di aver sbagliato l’obiettivo, di aver faticato invano e perdendo di vista il senso della chiamata del Padre.
Dalla Parabola nascono alcuni grandi insegnamenti, nasce una sapienza di vita da accogliere nel cuore e tradurre in conversione. Concretamente si tratta di pregare, ascoltare, ruminare, applicare la Parola di Dio per viverla nella sua luminosità e nella sua profondità. In una società superficiale e banale tutto questo non è facile, ma diventa un vero esercizio di volontà e di opzione per Dio, una attestazione missionaria verso i fratelli per aiutarli a capire che ciò che veramente conta nella vita, ciò che dà pace e gioia al cuore, nell’effettività delle giornate è l’ascolto della Parola e il collocarsi alla sua sequela.
Nella Seconda Lettura, San Paolo ci dice che siamo “giustificati gratuitamente”, cioè che Gesù ci perdona, ci rende figli, ci inserisce nell’Alleanza di amicizia con Dio. A noi cogliere questo dono, viverlo ed annunciarlo agli Altri come un dovere di Amore prioritario verso coloro che incontriamo sulla nostra strada.
La Prima Lettura, dal Libro del Deuteronomio, ci invita a “porre nel cuore e nell’anima queste parole”, a scegliere il Vangelo e a collocarlo prioritariamente nella nostra vita. Possiamo veramente chiederci se per noi è importante il Signore, è importante il suo messaggio, se nella realtà della nostra storia e delle nostre relazioni ci lasciamo illuminare e sostenere dalla Parola di Gesù. Soltanto in un cammino di serena e gioiosa conversione quotidiana possiamo effettivamente scoprire la ricchezza del dono del nostro Battesimo. Non serve lamentarsi delle varie malattie e cattiverie dell’oggi, ma è necessario scuoterci e riprendere con coraggio il nostro percorso cristiano affinché diventi annuncio e testimonianza. Nella vita dei Santi si nota la perseveranza e la fatica nel bene, che non si lasciano distogliere dalle difficoltà o dalle pene; dobbiamo prenderne esempio e rafforzare la nostra persistenza nella preghiera, nell’ascolto, nell’apertura al prossimo specialmente se povero.
Ogni domenica la Chiesa, puntualmente, ci dà il nutrimento della Parola di Dio e dell’Eucaristia, che è la nostra energia vitale a sostegno della settimana. Viviamo con intensità la Liturgia domenicale, partecipiamo a quanto avviene nel Sacrificio Eucaristico, lasciamoci invadere dalla Parola di Gesù e diventiamone autentica e reale risposta. Così costruiremo la casa sulla roccia, così la nostra casa, il nostro cuore, la nostra famiglia, la nostra comunità, anche tramite nostro, si riempiranno di quella pace, di quella luce, di quella gioia che provengono dalla potenza di Cristo Crocifisso e Risorto e sempre vivente con noi, in mezzo a noi e in noi.